Nickname sul forum: Saruccia97_LTD
Titolo: Pochi attimi e poi noi
Genere: Generale, Slice of life, Romantico
Avvertimenti: Missing moments, Raccolta
Rating: Verde
Personaggi/Pairing: Kankuro/Tenten
Note: Questa fanfiction si è classificata prima al contest "Ciò che non ti uccide ti fortifica", indetto da Shizue Asahi sul forum di Efp.
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1.
Pensieri
Guardava
con attenzione tutto ciò che stava accadendo, ma soprattutto
le mosse e i jutsu dell’avversaria. E aveva constatato che
quello era il match di sua sorella, senza alcun dubbio. Ma l’altra ragazza, che, se non ricordava male, si chiamava Tenten, lo incuriosiva.
Lo incuriosiva perché, pur sapendo che non aveva speranze, non si era arresa e la tenacia non le mancava.
Poi sapeva già maneggiare abilmente ogni tipo di arma, nonostante in quel preciso istante non servisse praticamente a nulla.
Era, in un certo senso, curiosa. O strana, non riusciva a capirlo, Kankuro.
Ma forse, quello, non era il momento adatto per pensare a certe cose.
2. Capelli
Il tramonto era ormai inoltrato, la giornata giunta al termine, ma Tenten si allenava ancora: doveva migliorare, si ripeteva, perché gli altri stavano facendo altrettanto.
E i capelli, in quel momento sciolti come poche altre volte, ondeggiavano nell’aria ad ogni suo movimento.
Ignara di essere guardata, continuava a lanciare kunai e shuriken contro l’albero che le stava di fronte.
All’improvviso vide una figura avvicinarsi, quindi si fermò. Indugiò un momento, perché non sembrava conoscere chi fosse.
Poi, dopo averlo visto meglio, più da vicino, ricordò solamente che era all’esame chunin.
«Sei molto carina con i capelli così, sai?» le disse quello, per poi andarsene.
L’aveva spiazzata con poche parole, quel marionettista.
3. Ragazzi...
Tenten si rigirava nel letto da un’ora, ormai, senza riuscire a prendere sonno: il caldo, infatti, la rendeva insonne. Era una cosa odiosa, ed anche troppo.
Anche perché, se non dormiva, era costretta a far qualcos’altro. E pensava.
In quel momento preciso le veniva in mente solo una cosa, o meglio, persona.
L’aveva rivisto quel pomeriggio, Kankuro, e da allora non riusciva a farlo andar via dai propri pensieri: ricordava di aver sentito una piacevole fitta quando si erano guardati, ma non ci aveva fatto caso per niente.
Adesso, invece, voleva riprovare quella sensazione. Forse voleva anche rivederlo... Ma i ragazzi non le interessavano.
Almeno era quello che diceva.
4.
Abbracci
Quando tutto era finito, ogni tipo di minaccia scomparsa e la guerra cessata per sempre, si sentì un brusio generale.
Piuttosto forte, comunque, per esser definito brusio; e, anche se sfiniti, tutti avevano iniziato a ridere.
Si abbracciavano, anche tra sconosciuti, perché finalmente era tornata la pace.
Tenten si era voltata, pareva cercasse qualcuno, poi abbracciò chiunque fosse dietro di lei: sentendo la sua voce, poi, capì di non aver sbagliato persona.
Era lui, di nuovo presente, di nuovo per lei.
E premette il suo viso contro l’incavo del collo del ragazzo, sorridendo.
«È finita, Kankuro!» riuscì a mugugnare, solamente.
Mentre lui si limitò a stringerla più forte a sé.
5.
Proposta di matrimonio
E, quando le si era avvicinato, un po’ troppo imbarazzato per i suoi standard, il cuore aveva iniziato a batterle più velocemente.
Provava una sensazione strana, mai sentita, ma che non le dispiaceva.
Qualcosa le faceva pensare che stava per dirle qualcosa, solo che non aveva idea di come, considerando le smorfie di incertezza che stava facendo il ragazzo.
«Kankuro? Stai bene?» chiese, notando che arrossiva sempre di più.
«Uhm... Credo di sì. Credo...»
Tenten era decisamente perplessa.
«Sicuro?» domandò, di nuovo, per accertarsene meglio.
«Uff! –e fece un gesto con la mano- ci sposiamo?»
Tenten sorrise: quel ragazzo e le proposte non andavano decisamente d’accordo.
6. Bambini
Appena la ragazza aveva pronunciato quelle parole –pochissime, a dirla tutta- era rimasto quasi pietrificato.
Gli tornavano sempre in mente, come il ritornello di una canzone abbastanza fastidiosa. Questo, però, era tutt’altro che fastidioso.
Più che altro gli metteva paura.
«Sono incinta, Kankuro.»
Quando gliel’aveva confessato, Tenten aveva in viso un enorme sorriso. Lui, invece, era sbiancato.
Non aveva mai pensato a questa possibilità, di avere dei figli; adesso tutto sembrava essergli caduto addosso.
Per quanto bello poteva essere, si era lasciato prendere, almeno in un primo momento, dal terrore.
Probabilmente avrebbe fallito, si ripeteva sempre. Ma, fortunatamente, c’era Tenten a fargli cambiare idea.
7. Sorrisi
Alla vista di quel pargolo, si era intenerito pure lui, che pochi attimi prima aveva affermato che nulla avrebbe potuto addolcirlo.
Aveva avuto uno strano effetto alla sua vista, quel bambino, troppo piccolo per i suoi gusti.
Tenten adesso era sfinita e dormiva nella sua stanza, ma aveva fatto un ottimo lavoro, gli venne da pensare.
Beh, non proprio lavoro: non trovava, però, parole adatte.
Si era sentito strano, Kankuro; un’emozione nuova cercava di rompere il muro che la paura gli aveva creato dentro.
Ed era, finalmente, anche sereno, perché l’attesa lo aveva snervato, fino all’ultimo.
E un sorriso solcò il suo viso, rasserenandolo.