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Autore: Samita    24/07/2013    1 recensioni
Serie di fluff / slice of life casuali, della felice famigliuola Stark. Giusto per diletto. (!) Non si considera Avengers - Age of Ultron nella storyline! (!)
[3] “Tu eri uno Stark – tu” lo additò “ti eri presentato a casa sua in bermuda, due fiori di campo ed un prototipo non immatricolato delle Stark Motors!”
[6] Adam era il leader indiscusso della classe. Delle classi. Di tutta la scuola. E se gli girava di fare qualcosa che richiedesse più di due mani, potete stare tranquilli che qualunque bambino era disposto ad amputarsene una per lui.
[7] “NO!” urlò al figlio. “Vattene!” Lo additò “Sparisci! Evapora! Non voglio vederti! Sciò! Addio! Via! Via! Via!”
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tony Stark
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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(3) Quella volta in cui…

 

 

 

Il primo passo era stato incontrare Adam, e già lì aveva avuto i suoi dubbi.

Un po’ di paura, ecco.

Inquietudine, diciamo.

Soggezione poteva essere un termine più adatto.

Lo venne a prendere con uno degli ultimi modelli della Stark Motors, una cosa che funzionava con un cocktail di energia solare, reattori arc e batterie all’idrogeno. Fin qua sarebbe anche potuto andare bene, non fosse che era una di quelle sportive che sono state immatricolate solo perché gli Stark sanno fare molte, molte pressioni. Le dimensioni delle frecce dovevano essere al limite inferiore, e l’uso di telecamere in piena sostituzione degli specchietti retrovisori non era ancora del tutto contemplato dal codice della strada.

Liam strinse forte la mano attorno al mazzo di rose che aveva con sé. Si punzecchiò un pochino.

Adam si fermò esattamente davanti a lui, senza nemmeno spegnere il motore: lo guardò da dietro gli occhiali e si limitò, con un gran sorrisone, a fargli cenno col capo di salire.

Il ragazzo si mosse legnosamente, mancando un paio di volte la maniglia della porta.

“Allora, mi hanno detto che hai ceduto per la limousine modello extralarge.” Fece Adam, voce profonda e salda. Liam annuì.

Certo ‘cedere’ era una parola grossa.

Accettare, ecco. Annuire. Annuire poteva andare.

E infatti continuava a farlo, senza motivo.

Adam, con il gomito fuori dal finestrino, fece qualche rapida manovra e si reimmesse nel traffico: passò a posare lo sguardo su Liam, che pareva essersi inceppato in quel gesto d’assenso.

Sei teso?”

Liam si limitò a continuare in quello che stava facendo: annuire.

“Non preoccuparti, è tutta scena…” sogghignò Adam, tornando a guardare la strada “Penso che aspetti quest’occasione da anni.”

Liam annuiva.

Adam era squadrato, con un tappeto peloso in testa di capelli rosso-arancioni e ancora qualche rimasuglio di lentiggine sotto la barba da vichingo. Come il padre, aveva fatto carriera con estrema rapidità: a ventisei anni stava già tastando il profumo di una cattedra, non appena finito il suo secondo PostDoc.

Mio dio – realizzò Liam – era seduto accanto ad Adam Howard Stark. Mio dio. Doveva essere ipereccitato, in linea teorica – no, era solo terrorizzato. E quel che è peggio, era solo l’inizio.

Cosa hai deciso per il college?” chiese lo Stark, nel tentativo di fare conversazione.

“Per... il college?” fece eco il ragazzo.

Adam si voltò un isto verso di lui: “Andrai al college, vero?

Liam cercò di non farsi mancare il fiato: “Sì… sì, andrò al college…” si mise a rispondere, neanche fosse stato colto in fallo. “Sto decidendo tra Harvard e MIT…”

“E stai ancora a decidere?” chiese quello, retorico – ridendo sommessamente.

La strada scorreva rapida, probabilmente ben oltre i limiti di velocità. Lasciavano il centro, verso la periferia residenziale – ma sarebbero dovuti andare ben oltre: impossibile pensare che Liam potesse arrivare sin lì da solo. Anche se avesse avuto la macchina – cosa che non aveva, essendo uno dei dodici squattrinati borsisti della Lennox – si sarebbe comunque perso.

“Beh…” tentennò il ragazzo “Ci sono molti fattori.” Si limitò a dire.

Adam annuì, apparentemente convinto.

Probabilmente l’unica cosa peggiore di cui avrebbe potuto parlare era il sesso. Era noto che in casa Stark c’era una diatriba infinita sulla questione universitaria: il padre era stato al MIT, e lì dispensava svariate borse oltre che finanziare, con la Stark Industries Ricerca e Sviluppo, moltissimi progetti. La madre veniva dalla Columbia – e sebbene non fosse una fan sfegatata della propria università come lo erano marito e figlio della loro, aveva comunque una certa influenza. Adam, invece, fatto il college al MIT aveva cambiato drasticamente idea ed era andato ad Harvard a studiare fisica teorica, sostenendo che al MIT erano troppo ingegneristici. Cosa che aveva mandato il padre su tutte – o quasi – le furie.

No, non era il caso di parlare di università in casa Stark, e Liam sapeva che la sua posizione era delle peggiori immaginabili, dovendo scegliere fra quella di Stark Senior e quella di Stark Junior.

Grazie a dio le borse con cui sarebbe andato dall’una o dall’altra parte non erano le borse Stark. O sarebbe stato davvero, davvero un disastro.

“Va bene, ho capito.” Fece Adam, dopo il lungo silenzio del ragazzo. “Sei saggio ad avvalerti della facoltà di non rispondere.”

Avesse potuto usarla sempre, sarebbe stato tutto più facile.

 

Dopo venti minuti di viaggio immerso in un silenzio imbarazzante – solo per Liam, ovviamente – lo ‘Stark Manor’ comparve in lontananza.

A Liam venne voglia di buttarsi direttamente fuori dal finestrino, ma desistette. In fondo, quello era un momento che ogni ragazzo della sua età viveva: era normalissimo. Cioè, non era normale viverlo in casa Stark, ma per il resto era fisiologico. Andava fatto e basta.

Cercò di ficcarselo in testa mentre entravano nel giardino privato: le sue già precarie convinzioni, però, caddero subito.

No, non ce la poteva fare.

Non con Tony Stark che, braccia incrociate e posizione statuaria, li attendeva in piedi davanti alla porta.

Adam lasciò la macchina davanti all’ingresso principale, spegnendo il motore e scendendo rapido. Liam non si mosse subito, forse si era dimenticato di saper muovere gli arti inferiori. E quelli superiori.

Ci volevano cinque gradini per arrivare alla porta, ragion per cui Stark padre sembrava molto, molto più alto, grosso e imponente di quanto fosse in realtà.

Impacciato, sbattendo le rose da tutte le parti e in puro disagio anche grazie allo smoking, Liam riuscì finalmente a scendere.

Gli occhi di Stark senior gli si incollarono addosso – o forse li notò solo allora.

“Buon… buongiorno, Signor Stark.” Disse il ragazzo, cercando di sembrare meno stupido di quanto già si sentisse. Pose il piede sul primo gradino, e lì si fermò.

“Veramente sono le sei di sera.” Gli fece notare l’uomo.

Liam, gelato, non si mosse.

Un fantastico inizio, pensò. E mancavano ancora quattro scalini.

Cercò di imbastire un sorriso convincente, e si issò sul secondo. “Scusi…”

“Sono rose, quelle?” domandò l’altro, scettico.

In tutto questo, Adam era già entrato in casa, abbandonandolo: molto probabilmente se la stava ridendo da dietro la porta.

Hem … sì.” Rispose il ragazzo, arrivando al terzo scalino.

Ne mancavano solo due.

Per…? Farsi sbranare direttamente?

“Viva le banalità.” Fu il commento di Tony Stark.

Liam continuava a sorridere, mentre il sudore iniziava a colargli dalle tempie. Stava per crollare. Meno uno.

Ha una casa –” meglio cambiare discorso, si disse “ – davvero… imponente.” Quest’ultima parola l’aveva pronunciata alla fine della scala, quando si ritrovò faccia a faccia con l’uomo.

Stark non rispose, limitandosi a fissarlo.

Liam era magretto e un pelino emaciato. Biondino, aveva la mascella appuntita e un tentativo (fallito) di barbetta selvaggia: tre peli su una guancia e tre sull’altra, nient’altro. In realtà non era tanto più basso di Tony Stark, forse un paio di centimetri – o forse nemmeno quelli, era solo impressione.

Questo probabilmente era dovuto al fatto che, nonostante fosse più vicino ai settanta che ai sessanta, l’uomo possedesse ancora lo stesso fisico solido e definito di trent’anni prima. I segni del tempo si potevano intravedere solo sulle mani – leggermente rugose e sciupate dal suo continuo lavorare manualmente –, sul collo – anch’esso leggermente rugoso – e su minima parte del volto. Ah, e ovviamente su barba e capelli bianchi. Il taglio era però lo stesso di quello delle vecchie copertine di Wired.
Come avrebbe detto qualunque suo amico, e pure in tono esaltato, Tony Stark era e rimaneva un figo, non c’era niente da fare.

Liam si sentiva uno schifo, al confronto.

Dettaglio non trascurabile – come prevedibile, in fondo – era che Tony Stark era un padre iper-protettivo. Il fatto che nei due mesi precedenti Monica avesse tentato di preparare e istruire il ragazzo per quell’incontro era del tutto irrilevante. Superfluo. Inutile.

Liam deglutì.

“Allora?” gli chiese Stark, retorico.

Come la ragazza aveva rimarcato più volte, il signor Stark era dotato di pessimo carattere ed eccessivo carisma. In pratica, ce l’aveva in pugno.

Hem…” cosa diavolo avrebbe dovuto rispondere? “Sono venuto a prendere sua figlia.”

Stark levò un sopracciglio: “Ma davvero?” fece, sarcastico.

Liam stava finendo la saliva da deglutire.

“Per… il ballo.” Ormai le cose stupide gli uscivano automaticamente di bocca.

“Da non credere.”

Il ragazzo era disperato: rimasero in silenzio, finché l’uomo non decise di rigiragli un metaforico pugnale fra le metaforiche viscere: “Suppongo che tu voglia entrare.”

Hem… se posso.”

In effetti non puoi.”

Liam tacque.

Iniziava a capire perché gli struzzi si sentissero tanto protetti con la testa dentro un buco – cosa non avrebbe dato per uno in cui infilarla. Magari profondo. Molto profondo.

“Allora… la aspetto fuori.”

Le labbra di Stark si tesero minimamente, tornando poi a disegnargli in faccia l’espressione seria con cui lo aveva accolto.

“Dimmi, a quale titolo vorresti portare mia figlia al ballo?”

 

“Va bene, adesso sta esagerando.”

Pepper osservava la scena dalla finestra semichiusa: Liam era talmente terrorizzato da Tony che non si era nemmeno reso conto che mezza famiglia lo stava guardando, gatto compreso.

“Dai, ancora due minuti –” sghignazzò Adam, accanto a lei. Quella era una delle cose più divertenti che avesse visto in tutta la sua vita.

“Adam, lo sta torturando! Guarda come suda!”

Eddai, anche la madre di Ellie mi aveva fatto l’interrogatorio –”

Pepper si voltò di scatto verso il figlio: “Tu eri uno Starktulo additò “ti eri presentato a casa sua in bermuda, due fiori di campo ed un prototipo non immatricolato delle Stark Motors!”

Quello rise, ripensando ai tempi andati.

“Bisogna essere idioti a voler uscire con uno Stark

“Da che pulpito!”

“– quel ragazzo in confronto a voi due è un santo! Adesso vado a chiamare Monica.”

“No!” Adam la trattenne. “No, ti prego, dai! Ancora un attimo!”

 

Hem…” Liam continuava a deglutire. “Hem… sono… sono il suo ragazzo.”

Le sopracciglia di Stark parvero esplodere verso l’alto: “Oh, ma davvero?”

Liam optò per tacere, come velatamente suggeritogli prima da Adam.

“E com’è che io non ne so niente?”

Possibile?

No, Monica era stata chiara: recitava.

Stava facendo di tutto per metterlo più a disagio possibile.

Riuscendoci.

“Fumi?” L’uomo andò dritto al sodo.

“No.”

“Bevi?”

“No.”

“Strano, curioso che tu sia ancora vivo, senz’acqua – per tutto questo tempo. Un interessante caso di studio.”

Liam incassava la testa nelle spalle, ormai dandosi per spacciato.

Grazie al cielo il portone dietro a Tony Stark si aprì.

 

Monica spalancò con foga la porta di casa, gli occhi sgranati dall’ira.

Stupido padre!” gridò. Vide Liam scorgerla, bianco e sudato, con in mano un enorme mazzo di rose che stava stritolando per l’ansia.

Tony si voltò verso la figlia, che sembrava pronta a saltargli addosso – e il lungo vestito rosso che indossava non sembrava costituisse per lei alcun impedimento.

“Cosa ci fai qui?!” continuò, mantenendo la voce piuttosto elevata.

“Ehi – cos’è, non posso stare a casa mia?” Tony parve sorridere. Da dietro la ragazza comparve anche Pepper, intenta a scuotere il capo.

“Siete due idioti.” fece la donna: stava chiaramente rivolgendosi anche ad Adam, di poco dietro di lei.

Monica prese a guardarsi attorno, mentre Liam ancora rimaneva immobile come uno stoccafisso. Surgelato, per giunta.

“Adam, coglione! Come ho anche solo potuto pensare di fidarmi di te?!

Le labbra strette per la rabbia, la ragazza si sistemò uno dei fermargli che vincolava nell’acconciatura i lunghi capelli neri. Per un momento i due Stark temettero che nascondesse nell’enorme volume di capelli un pugnale pronto per essere usato.

“Mi hai cacciato di casa in un giorno come questo, tesoro!” si giustificò il padre “Hai idea di quanto abbia aspettato?”

Certo che ne ho idea, ed è l’esatto motivo per cui ti ho cacciato – ma tanto Adam ha mandato a quel paese ogni mio singolo piano! Non fosse stato per lui saresti ancora in spiaggia a crogiolarti senza nemmeno pensare al fatto che forse – dico, FORSE – tua figlia all’ultimo anno del liceo ha un ballo! VERO?

Ora la ragazza guardava Adam, che era palese aver fatto la spia. Più e più volte.

“Non vale escludermi da queste cose!” protestò Tony “è il mio lavoro di papà, questo.”

Monica sgranò ancora di più gli occhi, per quanto potesse parere aver già raggiunto il limite. Facendo di no con la testa, sconvolta, sorpassò a lunghi passi il padre e andò ad afferrare il braccio di Liam.

“Sono qui, amore” fece al ragazzo, tentando di rassicurarlo.

Liam annaspava.

Ma dai, è un pesce lesso –” fece Tony, indicandolo “– lo hai trovato nel banco sconti?”

“Non ti azzardare a dire così – dopo quello che gli hai fatto!”

L’uomo indietreggiò con il capo, apparentemente rimesso in riga.

“Pensate che riusciremo a fare delle foto prima che svenga?” Adam era arrivato con la macchina fotografica in mano. “I due futuri studenti di Harvard.”

“No, adesso ricominciano…” mormorò Pepper, rassegnata, portandosi la mano alla fronte.

“Harvard? MIT, vorrai dire.” Fu infatti il commento di Tony.

Liam strinse Monica a sé, più per cercare conforto che per altro. Non era del tutto sicuro di essere ancora vivo: forse la sua anima vagava lì in giro, da qualche parte.

“Siete ridicoli.” fu il commento di Monica, dopo aver lasciato Adam scattare qualche foto.

“Forza, piccola –” disse il padre “– tanto lo sai che sta a te scegliere, lui ti seguirà.”

“Quindi andranno ad Harvard.” Adam doveva sempre mettersi in mezzo, chiaro.

Tony guardò la figlia, con una chiara espressione da ‘quello sta scherzando, vero? Perché non può essere vero’.

Scocciata, la ragazza schioccò la lingua sul palato. Sul vialetto, fortunatamente, comparve la limousine: bene. Era ora di sganciare la bomba e filarsela.

“Voi due mi avete talmente tanto rotto con questa storia…” disse, iniziando a trascinarsi dietro Liam. “Che siete riusciti a farmi prendere la decisione più netta, chiara e lucida di tutta la mia vita!”

I due la guardavano basiti, il fiato sospeso.

Dietro, Pepper sorrideva divertita.

 

Io andrò a Yale.

 

 

ma tanto questa te la ricordi.

 

 

 

 

 

 

 

Volevo ringraziare tutti quelli che seguono e passano di qua, siete tantissimi =) la cosa mi rende estremamente felice!

Spero che anche questa vi piaccia, e alla prossima! (ne ho ancora un paio nel cassetto, ma la vena creativa è in piena e ne scrivo di nuove appena posso..  :D )

 

SAMITA

   
 
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