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Autore: Rosmary    24/07/2013    5 recensioni
{Prima classificata al contest "Da 90 a 110 parole - Il ritorno" indetto da PaytonSawyer}
È buffo quanto sottile sia la linea tra l'unicità e la diversità. Alla prima attribuiamo valore positivo, alla seconda, in troppe occasioni, valore negativo. Un ragionamento, a ben vedere, piuttosto ipocrita, che condanna l'unicità stessa e coloro che ne sono intimamente portatori.
Cinque drabbles per cinque personalità differenti.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dobby, Fiorenzo, Gellert Grindelwald, George Weasley, Zacharias Smith
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I personaggi presenti in questa raccolta sono proprietà di J.K. Rowling;
la storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.

 








La condanna dell’unicità

 
 

I. Fiorenzo
 
Folle. Non v’erano altri termini per descrivere l’agire tuo, ma, d’altra parte, sottostare a regole imposte non t’era mai parsa un’idea sana.
 
Lo ricordi ancora, il guardare con astio i tuoi simili ed i tuoi dissimili poi. Neanche quelli ti piacevano, appartenevano ad una razza terribilmente cieca.
 
Calpestasti più volte la pavimentazione dell’aula di Divinazione con gli zoccoli duri e capisti d’essere ancora nel posto sbagliato, ancor più lontano dal naturale habitat.
 
Immaginasti che, similmente ai tuoi fratelli, quegli umani non t’avrebbero mai compreso, ma adulato o temuto. 
 
Non esisteva collocazione a te adatta, ch’eri condannato in eterno, reo d’essere diverso, reo d’essere unico.
 


II. Gellert Grindelwald
 
L’avevi sempre saputo, che sarebbe stato l’alleato più grande, l’amico, a voltarti le spalle.
 
Debole. Non v’erano altri termini per definirlo. Debole come tutti gli altri mentecatti.
 
Possibile, ti chiedevi, che tu solo avessi intuito le potenzialità dell’ingegno umano?
 
Possibile, domandavi ancora a te stesso, che solo tu avessi percepito l’inesistenza di limiti all’essere magico?
 
Più i quesiti affioravano in te, più la mente veniva logorata e la rabbia alimentata.
 
Comprendesti d’essere solo al mondo. L’unico, tu, a cui la verità s’era rivelata.
 
Decidesti allora d’impugnare la Bacchetta di Sambuco e condannare a morte i mentecatti, persuaso che il fato t’avesse eletto capostipite di una nuova era.
 
 

III. Zacharias Smith
 

Chi fu a dire che lealtà e cordialità dovessero essere le caratteristiche di ogni Tassorosso?
 
Chi, tra i tanti maghi e streghe, iniziò a parlare della bontà e l’associò alla tua Casa?
 
Sciocchi. Non v’erano altri termini per additarli.
 
Da te s’aspettavano sorrisi amichevoli, pacche sulla spalla e giuramenti di fedeltà.
 
No, dicesti a te stesso, non avranno nulla di tutto questo.
 
Ti distaccasti dalla massa, fosti arrogante e insopportabile.
 
Sorrisi sarcastici e infidi giuramenti i tuoi.
 
Quando la battaglia iniziò, sapevi già cosa fare: scappare.
 
Non saresti stato il nuovo Diggory, morto per la lealtà e ricordato come l’altro Campione al tempo di Potter.
 
Tu, l’unico Tassorosso traditore.



IV. Dobby

Oh, quant’era frustrante il non capirli! C’era forse qualcosa di sbagliato in te? Non l’avresti saputo dire.
 
Trascorrevi le ore, i giorni e i mesi interi parlando ai tuoi compagni. Dobby può liberare. Dobby spiega come fare, ripetevi continuamente, con sguardo incoraggiante. Ma, intorno a te, solo tanti volti arrabbiati e spaventati.
 
Non lo capivi, d’essere l’unico Elfo a reputare importante la libertà.
 
Strani. Non conoscevi altri termini per etichettare quelli della tua razza.
 
Persino Winky, a cui erano stati donati vestiti, piangeva e s’ubriacava ogni giorno.
 
T’impegnavi sul serio, ma non riuscivi ad afferrare cosa ci fosse di terrificante e offensivo in un calzino.
 
 
 
V. George Weasley

 
Crudele. Non v’erano altri termini per descrivere la tua seconda nascita.
 
Percepivi emozioni nuove, sensazioni diverse. Un insieme che t’era assolutamente sconosciuto.
 
Troppe volte ti voltavi in cerca d’un viso che non esisteva più.
 
Troppi istanti trascorrevi ad attendere parole che non sarebbero mai arrivate.
 
Non l’accettavi, d’essere diventato unico.
 
In tutto il mondo, non c’era volto identico al tuo, nessun corpo, per quanto simile, sarebbe più stato il tuo riflesso.
 
Diverso da tutti eri diventato. Una novità, questa, che faticavi a capire, con cui era complesso convivere.
 
Tu, il solo condannato a nascere e morire due volte nell’arco della stessa vita.







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