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Autore: linasyan    03/02/2008    2 recensioni
Eccomi tornata con una nuova storia!!!! Questa fanfic è ambientata a San Francisco, Carolina Bainchi, nata e cresciuta a Boston si è appena trasferita... la sua nuova vita la cambierà e la sconvolgerà se stessa, ma anche le regole della scuola... leggete e recensite please!!! Fabfic dedicata a Beatrice e Giada!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tradita, umiliata, arrabbiata, questi e più i sentimenti che invadevano in quel momento Carolina, continuava a piangere, ma in fondo, continuava a sperare di sentire il citofono, da un momento all’altra, non le importava che lui la vedesse con le lacrime, il mascara e la matita sbavati.

Voleva solo avere il suo Riccardo.

Nei suoi pensieri, che non avrebbe mai svelato a nessuno, lui citofonava, lei lo faceva salire, poi, Riccardo si sarebbe inginocchiato ai suoi piedi, chiedendole mille e più volte scusa, poi, si sarebbe alzato e l’avrebbe baciata, un bacio lungo, dal sapore di lacrime, ma intriso d’amore, lei era così, anche nei momenti critici cercava di essere il più ottimista possibile.

Ma in questo caso, la sua voglia di pensare sempre in rosa non sarebbe servita… forse…

Come un uragano, andò nella sua camera, prese il diario, accuratamente nascosto sotto i vestiti nel cassetto, e cominciò a strappare pagine su pagine…

Caro diario,

il primo giorno di scuola non è stato poi così terribile, devo ammettere che pensavo di peggio… ho conosciuto due ragazze simpaticissime, si chiamano Beatrice e Giada, sono entrambe mie compagne di classe, poi ho visto un ragazzo bellissimo, si chiama Riccardo, anche lui è nella mia classe, ovviamente il tipo figo della scuola, quindi non ho uno straccio di possibilità…

 

Caro diario,

la prof.ssa di lettere ci ha assegnato una ricerca da fare, sui poeti d’epoca, ed io sono capitata con la Bea e il cugino di Ricardo, Andrea…

 

Caro diario,

indovina! Riccardo mi ha chiesto d’uscire! Sono così felice che salterei, griderei, ma non voglio attirare l’attenzione di quell’impicciona di mia madre. Quindi aspetto, cercando di essere il più normale possibile…

sabato, sarà uno dei giorni più felici… te l’ho detto? I miei saranno via, quindi, dopo, sperando in un bacio, festeggerò…

la mia vita è migliorata venendo a vivere qui…

 

 

Si accertò che non fosse rimasto neanche un millimetro quadrato di quest’ultimo pezzettino.

Come un felino in gabbia, si mise a camminare avanti e indietro, ora che il trauma era passato la rabbia usciva fuori, incominciò a conoscere una parte di se stessa a lei sconosciuta… una parte assai vendicativa, che l’avrebbe fatta pagare a quello stronzo che aveva cercato di piantarla in asso, ma poi, cedette ancora alle lacrime, pensando, che, magari in quel momento Riccardo era con una ragazza, più grande, più bella e più esperta di lei, a fare chissà quale porcheria.

 

Riccardo aspettava fuori dal ristorante, non aveva l’orologio, ma secondo i suoi calcoli doveva essere tardi, ben più tardi dell’ora dell’appuntamento.

“Mi scusi che ore sono?” chiese ad una signora di passaggio “le otto” rispose questa prima di allontanarsi.

Ci rimase di merda, com’era possibile che fossero le otto? Forse Carolina non aveva trovato la strada? Ma com’era possibile se gli aveva detto lei dove andare?

Non voleva cominciare subito ad imprecare, maledicendo la ragazza da cui si era fatto ingannare.

Ma prese il biglietto che aveva ricevuto da Carolina, ma invece trovò quello che la Chiara gli aveva dato, era un invito per una festa che si sarebbe svolta la settimana dopo.

Lo rilesse, era scritto con una calligrafia allungata, e su ogni i c’era un cuoricino, la scritta era rosa, nella sua mente balenò un immagine, non era la prima volta che vedeva quella calligrafia, ma non nel passato lontano, ma in un passato non troppo passato.

Estrasse dalla tasca il vero biglietto e si mise a confrontare le due calligrafie, erano pressoché identiche, i cuoricini sulle i c’erano, anche la penna doveva essere la stessa, solo che alla fine di uno c’era la firma vera di Chiara e nell’altro c’ era scritto Carolina.

Doveva fare qualcosa, non poteva certo permettere a delle gallinelle di rovinare il suo appuntamento.

Senza neanche pensarci si mise a correre: direzione? Ma la casa di Carolina.

L’unico problema era che era a circa 20 minuti di distanza, e anche se stava correndo non ci avrebbe messo molto meno.

Si maledisse di non aver fatto corsa veloce alle scuole medie, invece di stare imboscato sugli spalti a prendere in giro i secchioni.

 

“Ma dai Bea! Non puoi dire che Andrea non sia carino, poi è ovvio che gli piaci, quell’appuntamento in realtà non era di gruppo…”,

“Si ma a me piace Marco!” disse la moretta sbattendo i piedi,

“Bea, basta devi dimenticarlo! Subito! Giurami che quando saremo a scuola lunedì, e sarete da soli, gli chiederai di uscire… che ne so, a prendere un gelato, ma mi raccomando da soli!” disse Giada con un trono che sembrava non ammettesse repliche.

“Va bene…” accettò con tono sconfitto, ma non troppo triste in realtà, a lei Andrea piaceva, ma ormai era abituata a pensare a Marco come ragazzo ideale.

 

I muscoli gli bruciavano, la milza pure, ma qualcosa nella sua testa lo faceva continuare  a correre, se l’avesse visto, il suo prof sarebbe subito stato orgoglioso di lui, e gli avrebbe messo un bel voto, ma lui non voleva ne voti ne complimenti, voleva Carolina, ma non voleva andarci a letto, gli bastava guardarla negli occhi, guardarla sorridere, parlare con lei, baciarla.

Tutto qui.

Sempre più stanco, sempre più sudato ma sempre più vicino.

Nella sua testa se la immaginava, chissà come aveva reagito, chissà cosa stava facendo, magari non le importava nulla, o magari era disperata, come lui, in quella sua corsa contro il tempo.

La verità era questa sua seconda opzione.

Per quanto ci provasse non riusciva a smettere di piangere, neanche ascoltare la musica a manetta, per quanto ci provasse la musica non la isolava dai suoi sentimenti, sembrava trovare in ogni singola canzone un riferimento alla sua situazione.

In fondo al cuore continuava a sperare, ma nella sua mente si era già formata l’idea che non avrebbe più parlato col ragazzo che gli piaceva, non avrebbe mai più sentito la voce melodiosa, o, come desiderava non avrebbe mai toccato i suoi capelli corvini, cosa che, però, avrebbero fatto molte altre ragazze dopo di lei, o magari in quello stesso momento lo stavano facendo.

Quel pensiero la fece rabbrividire.

Si tolse le cuffie e buttò il suo ipod verde sul letto.

Come prima, cominciò a fare su e giù per la casa.

Si avvicinò alla finestra che dava sulla strada, quella da cui, tempo prima, aveva visto Riccardo allontanarsi, e che tanto sperava di veder arrivare.

Toccò il vetro, era freddo.

Ci soffiò sopra, una nuvola opaca lo coprì, poi, con l’indice scrisse: “perché?”.

Continuò a guardare giù dalla finestra, e con intensità comincio a pensare: “Ti prego, compari, ti prego… al mio dieci, ok?- chiuse gli occhi- uno, due, tre, quattro… cinque, sei, sette, otto, nove e dieci” piano aprì gli occhi, niente, ormai le palpebre, a furia di piangere le bruciavano.

Ormai si era arresa, si voltò per allontanarsi, quando un movimento attrasse la sua attenzione.

Era lui, era veramente lui.

Il viso le s’illuminò, e sula bocca s’increspò un sorriso amaro.

Anche lui alzò lo sguardo, pur essendo molto distanti l’uno dall’altra si sorrisero.

Carolina si voltò, spalancò la porta, e si precipitò giù per le scale.

Uscì dalla casa, e si buttò fra le braccia di Riccardo.

Cominciò a singhiozzare.

“Credevo che…” non riusciva a parlare, ma comunque lui la zittì.

“Ti spiego tutto” le disse.

Salirono in casa e chiusero loro la porta alle spalle.

Riccardo le spiegò tutto, lei non poteva crederci.

“Mi credi?” le chiese “si”.

Poi, lui la baciò, e come l’aveva immaginato lei, era un bacio dal sapore di lacrime, ma intriso d’amore.

Un’ora dopo erano ancora sul divano, abbracciati, lui che le accarezzava la schiena, lei che gli accarezzava i capelli.

“Secondo te è stata un’idea si Chiara oppure di qualcun altro?” gli chiese lei,

“Non lo so, m’importa solo che stiamo assieme” le rispose, baciandola ancora.

Passarono così la nottata, alternando baci dolci a carezze abbracci.

 

Il lunedì arrivarono mano nella mano assieme.

Lasciando di stucco l’Arianna e la sua combriccola e Luca, e come promesso Beatrice uscì con Andrea, da soli, ma al contrario di quello degli amici, il loro andò bene dall’inizio alla fine.

Ma questa è la loro storia.

La storia fra Carolina e Riccardo, continuerà a lungo, con i loro alti e bassi, ma rispetto al loro pessimo appuntamento è niente.

Fine.

 

Ed eccoci alla fine. Purtroppo, anche per questo chap ci ho messo molto, ma almeno è arrivato.

Ringrazio di cuore: vegigirls, silvy49, rOo cullen, helen912004, Haci, Vicky e Susachan per aver lasciato delle recensioni!!!

1 - helen912004
2 - vegigirls

Per avermi aggiunto ai loro preferiti!

 

Spero continuiate a seguirmi!

Bax Lina

 

  
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