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Autore: Okami_chan    24/07/2013    5 recensioni
Eccomi con la mia primissima fanfiction! Ovviamente sulla mia coppia preferita! GaLe!
Jet e Droy sono spariti e Levy decide di fare una missione da sola. Incapperà in una particolare richiesta d'aiuto e in strane sfide dove dovrà mettere a dura prova la sua forza e il suo ingegno. Ma cosa succederebbe se come avversario avesse LUI?
Spero di avervi incuriosito!
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Nuovo personaggio, Pantherlily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a voi il quinto capitolo! Putroppo anche questo è un po' lungo, ma spero che sia abbastanza leggero da leggere.

Buona lettura!

 

 

 

 

Capitolo 5. Ha inizio la sfida


Dopo la spiacevole visita di uno dei messaggeri del Duca nessuno riuscì più ad addormentarsi. Il motivo? La misteriosa lettera ricevuta ad un orario veramente imprevedibile.
Appena dopo aver ricevuto quei due pezzi di carta, tutti si distribuirono in cerchio ad Evangeline compresi i signori O’Neil, mentre Levy stava proprio di fronte alla ragazzina.

Per prima cosa lesse il bigliettino, come le era stato detto:

 

Cara Evangeline, 

complimenti per la scelta dell’accompagnatore,

In questa busta c’è la tua prima mansione.

Ma se aprirla e leggerla vorrai,

prima delle 12.00 di domenica aspetterai.

Se la condizione non verrà rispettata,

fuori dai giochi sarai cacciata.


 

Tutti i presenti rimasero di stucco riconoscendo la calligrafia del Duca; avevano ricevuto l’indizio nel cuore della notte ed ora dovevano aspettare altre 11 ore prima di poterlo leggerlo.
Inutile dire il “disagio” provato, ma quello che fece allarmare Levy fu la strana curiosità dei genitori nel leggere la lettera: volevano aprirla e leggerne il contenuto, senza dire poi niente alla loro figlia così da non venire squalificata e magari aiutarla dandole un aiuto dopo lo scadere del tempo.
«Così avrai rispettato le regole e nessuno potrà dirti niente» disse la madre
Ma Eva era di tutt’altra opinione.
«Questa lettera è stata data a me, quindi io devo aprire per prima questa lettera quando sarà il momento, perché sarò io che dovrò giocare»
«Evangeline questo non è un gioco! Il premio finale è troppo alto per rispettare certi principi!» sentenziò il padre avvicinandosi alla figlia rimasta pietrificata dalla serietà del genitore.
Jamese era disposto a tutto pur di far vincere la propria figlia, ma prima che potesse strapparle dalle mani la lettera una voce limpida e decisa lo fece fermare.
«Si fermi o Evangeline perderà!»
Tutti si voltarono verso l’unica persona che, oltre alla povera Eva, non si era fatta prendere dall’avidità e dalla curiosità.


Levy con sguardo deciso si parò davanti a Jamese e Meredith nel tentativo di proteggere il suo cliente e il prezioso quanto intoccabile pezzo di carta. 
Il signor O’Neil guardò con sguardo allibito la piccola maga che ora la guardava con un misto di rabbia e rimprovero.
«Perché dite questo, Miss Levy?» chiese Meredith rimasta alle spalle del marito ancora troppo confuso.
«Se rileggeste il biglietto con più attenzione capireste il rischio che avete corso» cominciò a spiegare Levy.
«Le parole in rima, possono far confondere il bigliettino come una semplice filastrocca, quando in realtà è un chiaro regolamento per la prima parte del gioco»
Adesso i signori O’Neil, la servitù e anche la piccola Eva, rimasta saldamente dietro le spalle della maga, ascoltavano con crescente interesse la spiegazione.
«Prima di tutto come lei stessa ha detto, la lettera è indirizzata ad Evangeline quindi è lei l’intestatario del messaggio. Poi dice che in questa busta ci sono le informazioni per la tappa successiva del gioco, ma subito dopo avverte che se lei dovesse aprire la busta prima del tempo verrà squalificata»
«Esatto» confermò il signor O’Neil «Per questo se la aprissi io, o qualcun altro che non sia Evangeline, non ci sarebbero problemi»
«E invece no!» disse l’azzurra con fermezza
La testa nera come la notte di Eva sbucò al lato della sua accompagnatrice, confusa quanto i suoi genitori.
«Ma come?» disse la ragazzina con voce incerta.
Levy girò il capo verso di lei.
«Con il desiderio di arrivare per primi in questo gioco, vi è sfuggito il primo punto: la lettera è indirizzata a te e a nessun altro. Inoltre c’è scritto che se vuoi aprirla e leggerla devi aspettare, e i tuoi genitori non possono fare nulla perché se la volessero leggere dovrebbero aprire la lettera e di conseguenza tu non potresti più farlo perché il sigillo di cera sarebbe già rotto» disse con un dolce sorriso.
«Quale sigillo?» chiese Meredith che in tutta quella confusione non era riuscita ad avvicinarsi al pezzo di carta in questione.
Eva allentò la presa, mostrando il retro della busta: uno stampo di cera rossa con impresso il simbolo degli Wolf la teneva ben chiusa.
 

«Come ho già detto; Eva deve aprirla e per farlo nessun altro prima di lei dovrà essere mosso da tali intenzioni» concluse Levy
I signori O’Neil non dissero nulla, troppo sconvolti al pensare che avrebbero potuto essere loro i primi responsabili della sconfitta della loro adorata figlia.
Levy appoggiò una mano sulla schiena di Eva invitandola a tornare in camera.
«Ora che abbiamo chiarito ogni disguido, credo sia meglio ritornare a dormire. E’ necessario essere riposati per la “mansione” che il Duca ti ha affidato, non sapendo di cosa si tratta» disse la maga nella speranza che anche gli altri spettatori silenziosi, rimasti a seguire la scena, seguissero il suo consiglio.
Infatti in meno di un minuto tutta villa O’Neil ritornò come era prima dell’arrivo della lettera, anche se pochi riuscirono a prendere sonno.

 

 

 

* * * * *

 

 

 

 

L’indomani mattina Eva era agitatissima; non stava più nella pelle di aprire il piccolo oggetto fonte di tanti screzi nonostante fossero solo le 8.00 di mattina.
Dopo lo scampato pericolo della sera prima, Levy decise di innalzare una barriera di rune attorno al tavolo della camera di Eva, dove vi aveva appoggiato il misterioso indizio, con la precisa e solida regola che nessuno poteva attraversarla fino a quando non fosse crollata automaticamente alle ore 12.00.

 

Eva continuava a girare per la sua stanza mentre Levy, incurante dell’irrequieto movimento della sua cliente, leggeva pacificamente un libro seduta su un divanetto situato in angolo della camera.
Avevano appena finito di fare colazione e con tutti gli zuccheri appena ingeriti, Eva sembrava le reincarnazione di una vera e propria pila (N.d.a. sempre che da loro ne esistano).
Più girava intorno al tavolo maggiore era il mal di testa che le veniva come i dubbi che le sorgevano; questa escalation continuò solo un paio di minuti fino a quando oramai troppo disorientata decise di esternare i suoi interrogativi.
«Ehi. Levy?»
La maga alzò lo sguardo sereno dal libro.
«Dimmi»
«Ci sono delle cose che non capisco»
Levy inclinò il capo di lato cercando di intuire i suoi pensieri.
«Perché il Duca ci ha svegliati nel cuore della notte? Perché ci ha dato quel biglietto per avvisarmi di non aprire subito la lettera? Se il gioco inizia a mezzogiorno poteva anche inviarcela questa mattina oppure qualche minuto prima dell’inizio del gioco, no?» chiese, guardando Levy con una faccia abbattuta e altrettanto confusa. L’azzurra la guardò leggermente divertita da quella che era la chiara espressione di chi non sapeva più dove sbattere la testa.
«Hai mai giocato al gioco del silenzio?»
Eva non capiva la natura di quella domanda, avevano passato gli ultimi giorni praticamente insieme ed avevano imparato a conoscersi; sapeva che tutto quello che Levy diceva o faceva non era per caso, quindi decise di seguire il suo discorso.
«Si, ed è pallosissimo» sbuffò Eva.
«Se intendi dire che non è divertente come guardia e ladri o palla campo, allora hai ragione è un gioco noioso. Ma è comunque un gioco dove i bambini si sfidano, invece della velocità è messa alla prova la calma e invece della forza fisica vince chi possiede più pazienza»
Eva ci rifletté un attimo, non l’aveva mai pensato sotto quel punto di vista. Levy aveva ragione, ma ancora non riusciva a capire dove voleva arrivare.
«Tu dici che il gioco inizierà alle 12.00, ma in realtà è iniziato nell’esatto istante in cui hai ricevuto la lettera ed il biglietto. Eva, stiamo già giocando!» disse Levy come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Non poteva crederci, aveva ragione ancora!
«Quindi stiamo giocando al gioco del silenzio?» chiese schioccata Eva a quella rivelazione.
«Una variante molto strana direi, però similare. Invece di tenere ferma la lingua bisogna frenare la curiosità. Quindi possiamo dire che la prima fase del gioco mette alla prova la pazienza e la forza di volontà» valutò Levy.
«Prima fase?» Eva si ricordò che anche il giorno prima usò lo stesso termine.
«Tu sapevi che il gioco era diviso in più parti?» chiese stupita.
«Non lo sapevo, ma lo sospettavo. Partire dalle proprie case non è certamente equo se è una gara, c’è chi è più vicino al traguardo e chi più lontano»
«Accidenti Levy sei un genio! Sono felice di averti come accompagnatrice!» disse euforica Eva.
«Ti ringrazio. Anch’io sono felice di avere te come mia cliente» disse felice Levy.
E così il tempo passò più velocemente.

 

 

 

* * * * *

 

 

 

11.58. Levy ed Eva erano in piedi di fronte al tavolo, tra meno di due minuti le rune sarebbero scomparse e l’erede degli O’Neil avrebbe aperto finalmente la lettera. Dopo il guaio di ieri sera i genitori decisero di non interferire, ora più che mai convinti che il cervello di Levy poteva risolvere qualsiasi enigma.
Le due ragazze avevano pranzato prima, anche se era alquanto anomalo pranzare alle 11.00, ma non sapendo nulla di cosa contenesse la lettera, decisero di prepararsi per ogni evenienza.

 

«Sei pronta?» chiese Levy
«Si!»
12.00 in punto, al suono dei rintocchi del preciso orologio del campanile di Hydrangea, le rune scomparvero ed Eva allungò la mano per afferrare la lettera.
Ruppe lo stemma di cera e la aprì.
Vi estrasse una comunissima carta da lettere, ma quello che vi era scritto non lo era.

 

Cara Evangeline,

se stai leggendo questa lettera significa che hai atteso lo scadere del tempo e questo mi allieta, ma ora c’è un altro ostacolo che dovrai superare per raggiungere la meta.

 

L’oriente ci ricopre dei suoi colori e tradizioni, 

mentre ci ritroviamo nella nostra ora più lieta,

senza ammettere ritardi.

Custodendo nobile nettare, ma di povere origini.

 

Profumata seta scarlatta mossa da Eolo fa da tappeto per il nostro incontro,

e il ciliegio ci sostiene come la terra fa con lui.

 

Nel luogo pregno di enigmi e conoscenza,

il nostro calore si diffonde nell’attendere i nostri ospiti.

 

 

Eva lesse ad alta voce e molto attentamente ogni riga, parola per parola, ma non trovò alcuna soluzione per decifrare l’indovinello molto più difficile di quello sul bigliettino.
Sapeva di non essere brava con gli indovinelli per questa ragione si rivolse all’unica persona in grado d’aiutarla.
«Levy. . . . .ci hai capito qualcosa?» chiese titubante
«Hmmm. . . .dobbiamo analizzare una strofa alla volta, leggendo verso per verso» disse Levy completamente assorta nell’enigma.
Eva annuì e rilesse la prima strofa con più attenzione, scandendo bene ogni verso.
«”L’oriente ci ricopre dei suoi colori e tradizioni”? Significa che dobbiamo truccarci all’orientale?» chiese istintivamente Eva.
«Non penso che si riferisca a delle persone, credo che sia una similitudine. Deve essere la descrizione di un oggetto»
«Nell’ultimo verso c’è scritto “il nostro calore si diffonde” significa che deve essere caldo?» chiese Eva cercando di interpretare l’unico verso a lei comprensibile.
«Direi di si, brava Eva. Ora torniamo al primo verso. E’ un oggetto di colori e tradizioni orientali, forse si riferisce alla fattura» azzardò Levy.
«”Custodendo nobile nettare, ma di povere origini” significa che contiene un liquido apprezzato anche dai nobili, ma che deriva da qualcosa di misero» continuò la sua analisi la scripter.
«Vino?» sparò Eva.
«No, anche l’uva viene mangiata dai nobili; deve essere qualcosa di più povero, magari che nessuno mangia»
«Ed è tenuto al caldo» puntualizzò Eva
 

A quella nota, Levy realizzò quale era il soggetto.
«Il tè! Deriva da foglie sminuzzate e infuse in acqua calda!» esclamò 
«Allora quelli che lo “custodiscono” devono essere delle tazzine da tè» dedusse Eva euforica.«Esatto! Per la precisione tazzine di fattura orientale!»
«Evviva! Evviva! Siamo riusciti a decifrare il primo pezzo!» esultò Eva piena di allegria.
«Calmati siamo solo all'inizio» cercò di riportare Eva alla realtà. «"Mentre ci incontriamo nella nostra ora più lieta" hmmm . . . . Il tè solitamente si prende alle cinque del pomeriggio, quindi deve essere l'ora in cui dovremmo presentarci»
«Si, ma dove? E che cosa vuol dire "senza ammettere ritardi"?»
«Credo sia l'esatto opposto della precedente sfida» sostenne la maga «Prima abbiamo dovuto aspettare che scadesse il tempo, mentre questa volta dovremmo arrivare al punto d'incontro prima dello scoccare delle cinque»
«Allora non c'è problema! Abbiamo più di quattro ore per raggiungere la destinazione»
«Ma la cosa non è così semplice. L'ultima verso dice "il nostro calore si diffonde nell'attendere i nostri ospiti" vale a dire: i nostri tè ci aspettano belli fumanti, questo significa che dovremmo arrivare pochi minuti prima delle cinque, quando il tè viene preparato» ragionò Levy
«Mi sembrava troppo facile» confessò Eva senza demolarizzarsi, amava le gare e la limitazione del tempo era una difficoltà che anzichè spaventarla la entusiasmava ancora di più.


«Adesso ci resta da capire il dove si terrà questo incontro con il tè» continuò l'azzurra.
«"Profumata seta scarlatta mossa da Eolo fa da tappeto per il nostro incontro"» rilesse Eva.
«Hmm. . . .» Levy ci pensò su più attentamente, questo pezzo era più difficile del precedente e aveva bisogno di più tempo per dare la giusta interpretazione al verso.
«Le tazzine sono posate su una tovaglia di seta profumata?» tentò Eva nel vano tentativo di essere d'aiuto alla sua preziosa accompagnatrice.
«No, credo che anche questa volta si riferisca a ben altro, se fosse stata una vera tovaglia non c'era bisogno di sottolineare che Eolo cioè il Dio dei venti la muoveva. Secondo me è proprio grazie alla folata di vento che sposta questa "seta" vicino alle tazzine, forse dall'esterno di una finestra»
«E se fossero le rose? In molte poesie si definiscono i petali di una rosa delicati come la seta» disse Eva memore delle lezioni di poesia.
«Hai perfettamente ragione! Ottima intuizione!» si congratulò Levy.
Le guance di Eva si imporarono sensibilmente, era la prima volta che riusciva a risolvere correttamente un enigma.
Per evitare un aumento del suo imbarazzo Eva concluse la seconda strofa.
«"E il ciliegio ci sostiene come la terra fa con lui"»
«La terra fa da appoggio all'albero di ciliegio e le tazzine vengono sorrette da un tavolo ricavato proprio dal legno di quest'albero» definì velocemente la scripter.
«"Nel luogo pieno di enigmi e di conoscenza"»
«Sicuramente si definisce al posto dove dovremmo andare»
«Ti dice qualcosa?» chiese Eva.
«Un luogo pieno di misteri, ma anche di conoscenza. Forse una biblioteca o qualcosa che ha a che fare con i libri, ma abbastanza vecchio perchè ci siano delle leggende, deduco. Ma proprio non ho idea di che luogo si tratti» ammise Levy, nonostante fosse riuscita a decifrare l'indovinello non sapeva la cosa più importante: la destinazione di quella assurda gara.
«Io invece si!» disse Eva con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, dopo la traduzione di Levy aveva subito capito ed ora Levy la fissava curiosa.
«Villa Wolf. Il Duca ci diceva praticamente ogni volta quanto la sua casa sia piena di strane storie sui fantasmi dei suoi antenati o passagi segreti mai trovati. E poi custodisce i più antichi testi dove è scritta tutta la storia della città di Hydrangea nei minimi dettagli, scritti dai predecessori dell'attuale Duca Wolf» le spiegò Eva.
«E sai anche per caso in quale stanza c'è un tavolo in ciliegio con delle rose?» chiese col fiato sospeso Levy.
«Hmm. Si! C'è nè una con un bellissimo tavolo difronte ad un enorme porta finestra che dà sul giardino dove si trovano delle rose!» disse euforica.

 

Non potevano crederci, ci erano riuscite! Ed ora non dovevano fare altro che prepararsi per la fatidica ora. Di comune accordo decisero di partire una mezz'ora prima dell'orario limite, visto che la dimora del Duca distava a pochi minuti a piedi da quella degli O'Neil. E con un po' di fortuna, passando attraverso strade abbastanza affollate, avrebbero evitato la maggior parte degli sguardi avversari e di conseguenza degli scontri inutili.

 

 

 

* * * * *

 

 

 

Alle ore 16.30 le due rappresentanti della famiglia O'Neil erano pronte a partire, salutati i genitori i quali le avevano augurato di mettercela tutta senza rischiare di farsi male, Evangeline seguita da Levy si diressero alla porta d'ingresso, ma ancora prima di mettere mano sulla maniglia un violento boato fece saltare tutti sul posto dalla paura.
«Cosa è stato?» chiese allarmata Eva.
«Sembra come se stesse crollando un palazzo in lontananza» disse Jamese, interpretando a modo suo il suono appena udito.
Ed ecco di nuovo un violento scoppio, seguito da altri rumori che nessuno dei presenti nella casa riusciva ad identificare; tutti tranne Levy.
«Dei maghi si stanno scontrando» disse la maga, abituata alle battaglie magiche e ai suoni prodotti da esse. «E nemmeno molto lontano da qui. Sarà meglio fare una strada più lunga per aggirare il campo di battaglia» disse ad Eva.
«Mi raccomando sii prudente Evangeline!» disse apprensiva la madre.
«Non dovete temere» tranquillizzò Levy «Qualunque cosa succeda, non permetterò a nessuno di ferire in alcun modo vostra figlia»

 

Detto questo le due ragazze uscirono di casa con destinazione villa Wolf. Arrivate al cancello due loro conoscenze le si pararono davanti.
«Ev! Levy!»
Erano Jimmy e Timmy ed erano malconci, con qualche graffio e barcollanti ma ancora tutti interi.
«Ragazzi!» disse Eva allarmata «Cosa è successo?»
«Quel maledetto DeTurdot! Ha assoldato un mago dagli strani poteri» disse Timmy.
«Non possiamo competere con la sua magia» disse Jimmy.
Ad un tratto le due figure si mossero come un'onda come se le loro immagini fossero trasmesse attraverso un video.
«Siete dei maghi anche voi, vero?» domandò l'azzurra.
Levy riconobbe il tipo di magia dei gemelli; la magia sdoppione permette di creare più copie di sè, anche fisiche e non solo immagini come quelle che ora aveva dinnanzi.
«Si, ma sembra che anche con le nostre copie, quel mago sappia esattamente chi è l'origiale» disse Jimmy con il fiatone, la sua magia era al limite. A quanto pareva stavano usando l'ultimo briciolo di energia per avvisare la loro amica.
«E non finisce qui! Perfino gli altri partecipanti che usano la magia dell'invisibilità sono stati immediatamente individuati» informò Timmy. «E neanche i maghi assoldati dagli altri ragazzi siano riusciti a fargli un graffio. Sembra che abbia un armatura»
«Non sappiamo come faccia, ma riesce a trovare tutti i partecipanti del gioco. Stai attenta Ev!» disse Jimmy.
«Non possiamo più giocare, in questo momento nostro padre ci sta riportando a casa» disse Timmy.
Le loro immagini cominciarono a sbiadirsi segno che la magia era al limite.
«Ti chiediamo solo un favore a testa. . .» la voce di Timmy era debole ma decisa «. . . vinci la sfida . . .»
«. . . e prendi a calci quell'arrogante di DeTurdot. . .» continuò il gemello con gli occhi stanchi sforzandosi di restare sveglio.
«. . . FALLO PER NOI!» dissero in coro i due fratelli prima che le loro copie sparirono del tutto.

 

Eva era sconvolta ed arrabbiata avrebbe affrontato quel mago ed avrebbe dato una bella lezione a DeTurdot. Correre verso la battaglia e affrontarli, era questo il suo piano affrontarli faccia a faccia.
Al suo scatto, Levy le afferrò il braccio prima che potesse fare pazzie.
«Eva fermati! Non hai possibilità di battere il mago!» 
«Ma devo farlo! Per i gemelli!»
«Ti hanno anche chiesto di vincere, e questo non è il modo»
«Allora cos'altro possiamo fare? Li hai sentiti, ci troverà in ogni caso!»
«Io invece penso di no» disse Levy con tranquillità «Credo di sapere come abbia fatto il tuo amico DeTurdot ed il suo mago e so anche come aggirarli»
«Conosci una qualche magia segreta?» Eva emozionata sperava ad assistere a qualche incantesimo.
«No! Questa volta faremo esattamente quello che vorrebbero i tuoi genitori: comportarsi come una signorina» disse Levy divertita «Vieni torniamo dentro. Abbiamo bisogno di un piccolo aiuto»

 

E così, mentre dalle strade giungevano senza sosta i suoni degli scontri, i signori O'Neil poterono aiutare la loro unica figlia e farsi perdonare per il loro precedente tentativo di aprire la lettera. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

 

Quale sarà la strategia di Levy? Riusciranno ad arrivare a destinazione? O verranno fermate come tutti gli altri?
Spero di avervi incuriosito! ;-)

 

E' vero non c'è molta azione, ma vi prego non fatemi del male! *si mette ginocchio ed implora perdono*
Ho impiegato ore solo per scivere quelle corte righe degli enigmi, inventati di sana pianta e non sono un'amante dei rebus. Spero di aver scritto qualcosa di decente!

 

Arrivata a questo punto non posso non ringraziare tutti quelli che mi recensiscono e anche tutti quelli che leggono e basta. Non mi aspettavo così tanti lettori! Sono commossa *occhi lucidi*

 

Continuate così e se volete datemi le vostre opinioni su questo capitolo.

Grazie a tutti! 

  
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