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Autore: Nanu_97    24/07/2013    1 recensioni
''Ciecamente sogniamo di superare la morte attraverso l'immortalità anche se da sempre l'immortalità ha rappresentato la peggiore delle condanne, il destino più terrificante.''
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Black Hill, Londra 1569.
 
Era notte fonda quando si udirono le prime urla. Ero nella camera di mio fratello rannicchiata accanto a lui. Io e Asher avevamo sedici anni, eravamo gemelli e ciò era molto raro in quel periodo. Non vi erano molti gemelli. Eravamo molto legati. Sentivo quando stava male, quando aveva qualcosa da dirmi. Eravamo inseparabili. Molte notti, dopo un incubo, correvo in camera sua e lo trovavo sveglio ad aspettarmi, come se avesse intuito che avevo avuto un incubo e avessi bisogno di lui, e io mi sdraiavo sul letto accanto a lui. Il braccio di Asher mi cingeva tenendomi stretta al suo petto.  E’ da quando ho memoria che so che ogni volta che ne avevo bisogno lui c’era. Fu lui ad insegnarmi a combattere usando la spada lunga e corta. Non ero al suo livello ma almeno battevo Zoe, più grande di noi di quattro anni. Ma nonostante lei fosse la più grande non si era mai dilettata nell’arte del combattimento. Ripeteva in continuazione che l’unica cosa importante per una ragazza era trovarsi un marito e sistemarsi per sempre. Letteralmente.
Pur essendo una femmina, Asher mi ripeteva in continuazione che da grande sarei stata più forte persino di lui. E ogni volta che lo diceva io sorridevo felice di poterlo battere.
Ma non ne avremmo mai avuto dimostrazione.
Al primo colpo Asher balzò in piedi, perfettamente sveglio, intimandomi di nascondermi dentro all’armadio a due ante addossato alla parete opposto rispetto alla porta.
Iniziai a scalciare e a urlare.
‘No! Asher! Voglio venire anche io! Sono brava! Posso aiutare’ volevo dirgli, ma non ne ebbi il tempo. Mi spinse dentro all’armadio dandomi un bacio sulla fronte e mormorando che sarebbe andato tutto bene e presto sarebbe tornato da me. Ma sapevo che non era così. Le lacrime mi scivolarono fuori dagli occhi mentre lui si allontanava e usciva di corsa dalla stanza con in mano la spada che nostro padre gli aveva dato per essere sempre pronto anche nelle situazioni peggiori. E questa era una di quelle.
Le urla continuavano ad aumentare di intensità, un odore acre di fumo mi arrivò alle narici. Fuoco. Il palazzo stava andando a fuoco.
Stavo per uscire dall’armadio quando mi ricordai delle parole di Asher. Così afferrai una maglia e me la premetti contro il naso per non ispirare troppo fumo.
All’improvviso tutto divenne silenzioso. Si udiva solo il crepitare delle fiamme che inghiottivano tutto ciò che incontravano nella loro strada.
Emisi un esule respiro. Ma proprio quando credevo che nel palazzo non ci fosse rimasto nessuno, l’anta dell’armadio si aprii rivelando la figura di un ragazzo. Un uomo con l’aspetto di un ragazzo. Emanava una forte energia oscura. Il suo sguardo incontrò il mio che rimase rapito dai suoi occhi neri come il petrolio. 
  
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