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Autore: DailyBike    25/07/2013    3 recensioni
Dal testo
I suoi grandi occhi avevano il colore delle foglie da cui avevi appena spostato lo sguardo. I suoi occhi erano quelli di qualcuno che, sperduto su un'isola, vede una barca arrivare in suo soccorso, la vede fermarsi, vede scendere il salvatore che gli chiede semplicemente di salire a bordo, perché lui lo porterà a casa. Dopo quanto ti eri accorto di amare quegli occhi? Dopo quanto eh, Mikey? Dopo due, tre anni?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non eri mai stato felice, non fino in fondo. Non ti eri ancora abituato, dopo tanto tempo, al suo non essere tuo.

Quante volte ti eri maledetto per non essere come lui avrebbe voluto, per non essere abbastanza, per essere un uomo, per non soddisfare ciò che lui voleva.

Billie era sempre stato tutto per te, e tu eri sempre stato tutto per Billie, ma in un senso diverso. Il suo unico amico, il suo unico sfogo, il suo unico rifugio ai margini della società. Eri ciò a cui teneva di più, ma non eri abbastanza per fargli battere forte il cuore come lui faceva con te, non eri abbastanza da poter sostituire quella ragazza che a lui piaceva, ma che lei non cagava di striscio. E Dio solo sa quanto tu avresti voluto essere al posto suo, solo per ricambiare l'amore di quel ragazzo dagli occhi verdi che chiedeva solo una dose d'affetto da una persona che potesse dargli tutto ciò di cui aveva bisogno.

C'era stato un periodo, quando eri ancora piccolo, durante il quale avevi pregato perché lui sentisse le stesse cose che sentivi tu. Anche se ancora forse non capivi i tuoi sentimenti, speravi con tutto te stesso che anche lui ti volesse quel bene che tu non avevi mai voluto a nessun altro.

Ti ricordi il primo momento in cui l'avevi visto? Era in un angolo, nel cortile della scuola e stava lì, da solo, senza nessuno. Era dietro un mucchietto di foglie, sembrava le stesse impilando solo per aspettare di tornare in classe, perché tanto per lui, essere a lezione o no, era uguale. Aspettava, aspettava in silenzio, con il suo mucchietto inutile di foglie, lo guardava, lo demoliva, lo ricostruiva per poi demolirlo di nuovo. Ora ti senti come quel mucchietto di foglie, non è vero Mikey? Ti eri avvicinato, ti eri seduto accanto a lui con lo sguardo su quelle dannate foglie verdastre che sembravano così maledettamente interessanti, pur di non dover guardare la reazione del bambino al tuo arrivo. Ma non avevi resistito, ti eri girato verso di lui, che ti guardava, ti guardava e aspettava una spiegazione. I suoi grandi occhi avevano il colore delle foglie da cui avevi appena spostato lo sguardo. I suoi occhi erano quelli di qualcuno che, sperduto su un'isola, vede una barca arrivare in suo soccorso, la vede fermarsi, vede scendere il salvatore che gli chiede semplicemente di salire a bordo, perché lui lo porterà a casa. Dopo quanto ti eri accorto di amare quegli occhi? Dopo quanto eh, Mikey? Dopo due, tre anni? Il vostro primo incontro, triste come tutta la vostra storia, la tua storia, da quel momento in poi. Perché parliamone, tu eri dipendente da quel ragazzino, da quell'adolescente, da quell'uomo. Era come una droga per te, eri un fottuto tossico in eterna crisi d'astinenza. Di lui non ne avresti mai avuto abbastanza, perché lui non era davvero tuo, non lo era mai stato, e mai lo sarebbe diventato. E tu lo sapevi, l'avevi sempre saputo. Per la prima volta l'avevi capito quando, a pochi centimetri dal suo viso, l'avevi guardato negli occhi, cercandovi qualcosa, cercandovi quel "ti amo" che tu serbavi dentro da sempre, ma senza trovarlo. Ricordi quanto ti eri sentito morire? Ricordi quanto avresti voluto piangere? Quanto avessi combattuto per non farlo e quando alla fine, per nascondere tutta la delusione e tutto il rancore te ne fossi dovuto andare senza dargli una spiegazione, scoppiando in lacrime appena la distanza tra voi si era fatta abbastanza da impedirgli di sentirti? Era la prima volta, quella, in cui l'avevi deluso, lui stava male, la sua ragazza l'aveva mollato, e tu, quanto avevi sperato che arrivasse quel giorno solo per poterlo riavere di nuovo per te? Ti sei mai reso conto di che amico pessimo tu sia stato per lui? Per la persona che ami? Desideravi, bramavi che lei si stancasse di lui, poi quando era successo, tu ti eri sentito male, lo vedevi triste, e questo rattristava anche te, contrastando nel modo più netto con quella dannata gioia che avevi in petto, perché sei un egoista Mikey, lo sei sempre stato, perché credevi che nessuno potesse averlo tranne te, perché speravi che, alla fine, lui si sarebbe accorto del tuo amore e l'avrebbe ricambiato. Ma questo era mai successo? Che domande Mikey, ovvio che no. Vedevi ogni giorno passarti dinnanzi, identico al precedente, tante parole, tanti abbracci, nulla di più. Lui non sapeva, lui non capiva come tu ti sentissi davvero. Come, quando eravate soli, ti perdessi nella foresta dei suoi occhi. Li avevi visti mutare, i suoi occhi, quel lontano 16 settembre, da cui ormai erano passati trentuno anni. L'avevi visto arrivare, rimanere in silenzio, non ti parlava, non diceva nulla, ma tu sapevi, tu conoscevi già la risposta di quel dolore, sapevi che suo padre era malato perché lui te l'aveva detto, e un giorno glielo avevi letto negli occhi, che era finita, che non c'era più nulla su cui sperare. Forse non ricordi le sue iridi verdi quel giorno. Ma io sì, Mike, io mi ricordo. Avevi visto dei vetri spezzati da un tornado furioso, avevi visto le mille sfaccettature dove il vetro si era infranto, brillavano, sembravano un mare di smeraldi che tu avresti voluto riassemblare, pur rischiando di tagliarti le mani con i cocci. Lui aveva pianto, tra le tue braccia. Eri solo un bambino, non avevi capito nulla, non potevi capire come lui si sentisse, ma quell'abbraccio, quella calda stretta, le sue mani che si aggrappavano alla tua felpa in cerca di sostegno. Mike, che avresti mai potuto fare per aiutarlo? Gli avevi detto che ci saresti stato per sempre, e poi avevi mantenuto la promessa, consapevole giorno dopo giorno di quanto la tua vita diventasse passo dopo passo un viale di vetri infranti, come quelli che avevi visto nei suoi occhi un giorno lontano. 

So quanto sia stato difficile, io ero con te, io sono te e sono l'unico a capire cosa tu abbia provato. Mi hai spezzato, martoriato come sotto colpi di una frusta. Sei sempre stato un masochista, sai? 

Capisco lo stargli vicino, ma perché quelle continue illusioni? Perché sacrificarsi accettando quello stupido progetto della band? Ovvio, per rendere felice lui, e per farti morire dentro ancora di più. Quei tour, quei maledetti tour, le ragazze che ti facevi solo per cercare di dimenticarti della sua esistenza. Scappavi, stavi lontano e tornavi solo alla sera per ritrovarti su quel palco, con lui accanto che aspettava la pausa per chiederti dove cazzo fossi finito. Eri il suo migliore amico, sai Mikey? L'unica persona su cui avesse mai contato davvero. E tu non facevi altro che deluderlo, che cercare di allontanarti da lui, ma come ho già detto, il tossico torna sempre dalla sua droga. Stupido Mike. Stupido ad aver notato quel bambino che giocava solo con le foglie e che poi si era innamorato di qualcuno che non eri tu. Lei era bellissima, a detta sua, lei era perfetta, lei era tutto ciò che lui avesse mai desiderato. E tu eri solo, maledettamente solo e privo di speranze. 

Quanto avevi adorato e sprezzato quei baci sul palco, quelli che per lui non erano altro che un modo per fare urlare i fans, e per te erano le porte d'accesso al paradiso. Quelle labbra calde, carnose, perfette, saresti stato a nutrirti di quei boccioli saporiti per sempre, assaporandoli con la lingua, fondendoli con te. Ma tu eri destinato all'inferno, Mikey. L'hai sempre saputo, stupido illuso. 

Poi ti eri dato all'alcohol e alle donne, volevi che lui non sospettasse di nulla, ma cosa credevi scemo? Era palese, tu eri fottutamente cotto. Inutile prenderci in giro. Lui lo sapeva, ma faceva finta di nulla. A volte credevi lo facesse apposta, capitarti in stanza nudo con la scusa di aver dimenticato l'asciugamano, solo per constatare se ciò che provavi per lui fosse ancora vivido dentro di te, solo per sentirsi importante. Quello stronzo. Lui era la cosa più importante che tu avessi, e lo sarebbe sempre stato. Perché tu lo amavi in ogni suo pregio, in ogni suo difetto.

 

La verità è che lo ami ancora, caro il mio Mike. E ogni tanto guardi ancora nei suoi occhi tanto per vedere se qualcosa sia cambiato dal giorno prima. Cerchi quella scintilla, il brillare dei suoi occhi che ti dica "Mikey sei tutto per me, ti amo, ti voglio." senza mai trovarlo.


 




NdA:   Oggi credo sia il sesto giorno e mi sento di dire "Sono fiera di noi!" perché non abbiamo ancora gettato la spugna. E spero non lo faremo. Comunque, questa storia è tutta dedicata a quella merdaccia di Mike, che mi diverto un sacco a far soffrire senza motivo. Devi sapere Mikey, che in realtà ti voglio molto bene, ma ce l'avrò sempre con te per non aver chiesto a Billie di sposarti. 

Ps. Scusate i miei titoli un po' a cazzo ma dovete sapere che metto la frase che mi piace di più della prima canzone che parte in riproduzione casuale sul mio iPod.

A domani, spero tutto ciò vi sia piaciuto.

  

  
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