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Autore: VexDominil    25/07/2013    1 recensioni
Una scelta è sempre una scelta. Anche se presa per le decisioni sbagliate.
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Quanto più alto è il valore d'un fine nella nostra coscienza, con tanto maggior energia noi ci sforziamo di tradurlo in realtà. Georg Kerschensteiner
 

Sfortunatamente per Temi, Busco non ricevette nessun'altro nei giorni seguenti mentre c'era lei da quelle parti. Così non poté sapere null'altro sulla malavita cittadina e si sentì persa quando Tommy fu dimesso dall'ospedale: sentiva di aver abbandonato la sua missione e di aver tradito Ferson, il suo salvatore.Non aveva chiesto altre notizie a Fran della sua famiglia, ma, da come la notizia della scomparsa dell'uomo aveva prima riempito tutti i notiziari per poi cadere nel dimenticatoio, aveva capito che non c'erano novità e questo l'aveva spronata a fare la piccola investigatrice ficcanaso. Ora, però, non sapeva più cosa fare e non aveva idea di come andare avanti: la solita vita non andava più bene ma al momento non poteva essere cambiata.Sentiva di aver vissuto sempre in una gabbia  e di essere improvvisamente cresciuta talmente tanto da sentire le sbarre inciderle la pelle.
Era impossibile per lei continuare così e, in più, rivoleva la sua routine.
Temi era una creatura assolutamente abitudinaria: le bastava compiere la stessa azione per due giorni di seguito per creare una nuova consuetudine.
Ne aveva creata un'altra nel periodo in ospedale di Busco, fatto di camminate silenziose, aperture improvvise di porte e di origliate fallite. Insomma, stava facendo il proprio apprendistato da spia e si stava convincendo di essere a un passo dallo scoperchiare la polveriera della malavita cittadina e salvare Egris, ma tutto era andato a scatafascio quando lui se n'era andato e lei si era resa conto di essere solo una patetica specializzanda esaltata da troppi polizieschi.
Il fatto che non si autodefinisse quasi - medico come al solito era indice di grave abbassamento di autostima e di depressione.
Tutta quell'adrenalina che aveva in circolo da quando aveva conosciuto Busco aveva smesso di girare nel suo sangue e l'aveva costretta ad affrontare la realtà, mettendola con le spalle al muro come aveva fatto qualcun'altro poco tempo prima.
Tutti stavano notando l'improvviso cambiamento di Temi: c'era stato un periodo in cui era cupamente determinata e a tratti aveva uno scintillio negli occhi psicopatico, mentre in questo era smorta, come se fosse stata trasformata in automa. Tutto il suo corpo esprimeva questa sua condizione, dai capelli che le pendevano come corde di campane mezze marcite dalle spalle parallele ormai al bacino, ai piedi che non tamburellavano più sul pavimento quando era seduta.
Ma più di tutto era il suo comportamento che era completamente cambiato: il suo lavoro sembrava non interessarle affatto e aveva rischiato più volte che il capo si accorgesse delle sue mancanze nei confronti dei pazienti. Per fortuna c'era Norge a proteggerla ma Temi era stata avvertita non molto sottilmente che la prossima volta che avesse ignorato un ordine o una richiesta sarebbe stata vittima della sua ira funesta. Oltre al fatto di essere licenziata in tronco seduta stante.
Però lei aveva annuito imbambolata e le aveva chiesto se potesse tornare a fare il suo giro.
L'infermiera l'aveva lasciata andare frustrata.
Perché non si sfogava con lei? Che problemi aveva? Cosa era cambiato nella sua vita improvvisamente?
Norge non sapeva spiegarsi e pregava il pantheon nordico, il suo preferito per le imprecazioni, di darle una risposta immediatamente o li avrebbe cercati personalmente per dargli una bella scossa.
I poveretti dovettero essere stati così spaventati dalla richiesta da farle tornare in mente cosa era successo il giorno in cui aveva notato per la prima volta lo strano comportamento di Temi.
Ora era certa che c'entrasse Tommy Busco ma non sapeva come collocarlo: le faceva solo ribrezzo pensare a una possibile liaison tra lui e la sua amica e non si azzardava a fare altre ipotesi.
Temi odiava mentire a Norge, in fondo era una sua amica e la sua alleata preferita, tuttavia preferiva non dirle nulla perché, conoscendola, avrebbe chiamato la mafia russa in aiuto e si sarebbe messa a cercare personalmente il suo aggressore fuori da ogni bettola di Egris.
Qualche volta la terrorizzava e di certo aveva dei comportamenti strani, come quando parlava al telefono: ogni volta si rattrappiva tutta e parlava a bassissima voce, come per difendere i segreti che le stavano venendo confidati proprio in quel momento.
La prima volta che aveva assistito a quella scena le era sembrata davvero inquietante e non smetteva mai di chiedersi a chi telefonasse.
Non credeva affatto che avesse una relazione perché di certo se ne sarebbe vantata a lungo per tutto l'ospedale e non esisteva nessuno che potesse tener testa all'infermiera, a meno, forse, che fosse un vichingone biondo suo antenato. E anche in quel caso Temi aveva qualche dubbio.
La sua mente, distratta da questo "mistero", si mise in moto con una serie di ipotesi sconclusionate.
Il problema di quel periodo era la sua ricerca perenne di delitti e intrighi che distorcevano la sua percezione di realtà: ogni persona con un particolare inspiegabile a prima vista diventava protagonista di un crimine o di una storia affascinante e coinvolgente.
Qualche complicazione sorse quando i pazienti, stanchi di tutte le domande che non sembravano pertinenti alla loro malattia, si lamentarono un po' con i medici di quella specializzanda  impicciona con gli occhi spiritati.
Ovviamente questo portò a una ramanzina e Temi si sentì senza speranza più che mai.
"Sul serio, di questo passo non riuscirò mai a diventare una professionista e di certo non scoprirò mai che fine ha fatto Ferson."
Questo pensiero le ricordò la conversazione origliata e la sua decisione di andare in chiesa a confessarsi.
Lei ci era andata e l'entrata le aveva ricordato  i suoi giovanili innumerevoli inginocchiamenti, messe e  preghiere grazie all'odore di chiuso e d'incenso.
Come quasi tutte le chiese che aveva visitato, era buia e le dorature delle cornici e dei quadri si intravedevano appena, quasi a suggerire la misticità del luogo.
Fermandosi sulla soglia per abituarsi al cambiamento di ambiente, aveva subito scorto il confessionale e si era chiesta se quello che stava facendo avrebbe cambiato la sua situazione di stallo.
Senza pensarci un attimo di più si diresse verso le panche più vicine alla piccola costruzione in legno che al momento ospitava il parroco e un credente, di cui vedeva le lucide scarpe di cuoio attraverso la pesante tenda che proteggeva i suoi segreti.
Aspettò per poco tempo e finalmente poté fare ciò che si era prefissata.
Almeno lo credeva, perché la ragazza a malapena riuscì a dire la classica forma:" Mio signore, perdonami perché ho peccato". Il pensiero improvviso di stare per raccontare tutto e quindi rendere reali il tentato stupro e la conversazione tra i due malavitosi la fece stare malissimo e scappò via dal luogo incespicando sulle mattonelle del pavimento.
Questo significava venire a patti con qualcosa che non voleva riconoscere. Per questo motivo in quel periodo, pur avendo quasi subito una violenza terribile,  era riuscita a continuare la sua vita in modo abbastanza normale e tranquillo, perché si era illuso che fosse tutto un gioco o un sogno. Insomma, tutta una finta senza conseguenze per la sua psiche e per la sua incolumità.
Fuori da lì aveva preso un lungo respirò e si era chinata sulle ginocchia, arrabbiandosi con se stessa: dov'era finito il suo autocontrollo? Come aveva potuto sperare di scoprire qualcosa di più sulla sparizione di Ferson se non riusciva a controllare la sua mente?
Odiava con tutta forza questo suo comportamento, soprattutto perché se non era riuscita a vuotare il sacco con uno sconosciuto tenuto al segreto confessionale, come l'avrebbe detto alla polizia o, peggio, alle sue amiche?
Non era ancora pronta e lo sapeva, ma così facendo avrebbe aiutato a nascondere la verità sul possessore dell'anello che ora indossava al medio della sinistra.
Non sapeva come c'era finito, forse, a forza di osservarlo e di spostarlo in ogni abito che indossava avente tasche, il suo inconscio aveva deciso che lì era più comodo e di sicuro nessuno ci avrebbe mai fatto caso.
Purtroppo si sbagliava.
 
 
 
Angolo dell'autrice che ama The last Cop e ieri è andata in brodo di giuggiole
Ciao a tutti!
Come state?
Stranamente, io muoio dal caldo. Una cosa davvero incredibile, più unica che rara. :)
Comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, come la storia in generale, e che recensiate, perchè sapere cosa ne pensate di tutto ciò mi farebbe davvero piacere. ;D
Una piccola nota: sapete perchè Temi si mette PROPRIO in quel dito e in quella mano l'anello?
No?
E' palesemente ovvio che io non faccio nulla per nulla e questo è il significato:
mano sinistra: interiorità, Il dito medio, accostato alla divinità Saturno, è il dito posto al centro della mano e per questo motivo rappresenta l'armonia, il senso di giusto e sbagliato, la legge, la giustizia, la ricerca della verità, la correttezza, l'analisi di sé.
Scegliere il dito medio simboleggia quindi l'abilità di sapere distinguere fra giusto e sbagliato, oltre all'autorità per determinarlo. Indossare un anello al dito medio può anche rappresentare una tendenza all'introspezione e alla riservatezza.
Chi opta per questo dito è una persona seria, riflessiva, incline ai pensieri profondi, che a volte può mettere in soggezione coloro che gli stanno intorno.
Se volete altre notizie: http://dieta-e-bellezza.myblog.it/archive/2011/12/14/significato-anelli-dita-mani-personalita.html
Adieu!;D
Vex
  
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