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Autore: dadless    25/07/2013    2 recensioni
-Promettimi di non piangere, per nessuna ragione, da oggi in poi- sussurrò quando i loro occhi nocciola si scontrarono.
Sophie tirò su col naso -Tu mi prometti di volermi sempre bene e di non abbandonarmi?- chiese lei di rimando.
Lui annuì -Lo prometto- mormorò.
-Lo prometto- concluse Sophie, chiudendo gli occhi.
*ATTENZIONE! Questa NON è assolutamente una storia d'amore, ma parla di come possa trasformarsi nel tempo il rapporto tra fratello e sorella.
-Sospesa per motivi personali-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le urla arrivarono alle orecchie dei due bambini come coltellate allo stomaco.

La piccola Sophie appoggiò le sue delicate manine sul viso per asciugare le lacrime salate e calde, mentre suo fratello Justin si limitò a girarsi verso il muro, come se ciò bastasse. Non avrebbe pianto, questo era poco ma sicuro.

-Esci da questa casa, brutto bastardo!- ordinò Pattie a quello che sarebbe diventato il suo ex marito.

Aspettava solo che uscisse finalmente da casa per andare dall'avvocato e iniziare le pratiche del divorzio. Era solo un momento di rabbia, e di sicuro avrebbero presto fatto pace, come sempre. E poi a quell'ora Pattie non avrebbe di certo trovato lo studio del suo avvocato aperto, essendo notte fonda.

Almeno questo era ciò che pensavano Justin e Sophie, ormai abituati ai litigi dei genitori.

Ma quella notte era diverso.

La loro mamma era veramente troppo arrabbiata e non voleva vedere un secondo di più quel lurido traditore.

-No- rispose semplicemente Jeremy, come se tutte quelle urla non lo avessero sconvolto minimamente. E probabilmente era proprio così.

-Ho detto che devi uscire immediatamente da questa casa- disse nuovamente la donna, cercando di abbassare il tono di voce.

Ma era troppo tardi. Justin e Sophie avevano già sentito ogni cosa.

Erano troppo piccoli per sopportare la separazione dei genitori. Justin aveva solo cinque anni e la piccola Sophie appena tre. La bambina dai capelli biondi cercò di coprirsi maggiormente con le lenzuola, che, per lei, erano come uno scudo contro il mondo.

-Ah, sì? E perché?- chiese Jeremy sfoggiando uno di quei sorrisi che normalmente avrebbero fatto tingere di un rosso accesso le guance di Pattie, ma quel momento non era normale. La giovane donna si rese conto di quanto fosse odioso quel sorriso così pieno di strafottenza. L'amore l'aveva accecata per molto tempo. Ma quei messaggi le avevano in qualche modo aperto gli occhi, frantumando in un secondo quella patina che le aveva oscurato la vista per cinque anni.

Riusciva a provare solo odio, in quel momento.

Pattie si morse il labbro per evitare di gridare ancora.

Poi, prese un profondo respiro.

-La casa è il posto per una famiglia, e tu non fai più parte della nostra, quindi sei pregato di andartene- rispose, provando a trattenere la rabbia.

Era una donna molto diplomatica, ma era troppo chiederle di fingere indifferenza davanti a quella situazione. Si sentiva distrutta e vuota.

-Come sei drammatica, Pattie. Fai così solo per un innocuo messaggio?- il livello di sarcasmo era altissimo nelle sue parole. Ciò fece crescere il disgusto da parte di Pattie verso quell'uomo.

-Un innocuo messaggio?!- strillò incredula.

Jeremy alzò un sopracciglio, abbastanza annoiato, mentre Sophie, nella cameretta con Justin, premette le mani sulle orecchie per attenuare le grida.

Il biondino sbuffò.

Era stanco di tutto ciò che stava succedendo, forse più degli altri.

La donna afferrò il cellulare dal comodino vicino al letto, cercando di non guardare suo marito sdraiato tranquillamente, come se non fosse successo niente. Aprì la schermata dei messaggi, per poi iniziare a leggerne alcuni sprazzi qua e là.

-"Jennifer, ti amo tanto" "Per me esisti solo tu, Jen" "Sei bella e calda come il sole, Jenny, e mi illumini la vita" "Ti prometto che la lascerò presto, Jennifer, e potremo vivere il nostro amore senza nasconderci"- citò Pattie, con una smorfia di disgusto dipinta sul giovane volto, segnato dalla stanchezza.

Justin, nella stanza accanto, sembrò rendersi finalmente conto della questione e sgranò gli occhi, incredulo.

Come poteva suo padre amare un'altra donna? La sua mamma era così bella e dolce, perché non voleva stare con lei?

Prese un profondo respiro, che aveva trattenuto a lungo.

-Mi avevi detto di odiare le cose sdolcinate- commentò Pattie con un'espressione indecifrabile.

Jeremy alzò semplicemente le spalle, mostrando nuovamente la sua indifferenza.

-Bene. Fai una bella cosa: smettila di nasconderti come un topo nella tana e mostra il tuo amore al mondo, su- Pattie lo incitò ad alzarsi, afferrando il suo braccio e strattonandolo.

Jeremy strinse le labbra in una linea sottile e si avvicinò all'armadio, trovandolo praticamente vuoto. C'erano solo i pochi vestiti di Pattie, piegati accuratamente.

-Dov'è la mia roba?- chiese voltandosi verso la madre dei suoi figli.

-Dentro una valigia, fuori dalla porta- rispose, imitando il sorriso che pochi minuti prima aveva sfoggiato lui.

Jeremy fece una smorfia, rendendosi finalmente conto di quanto risultasse fastidioso agli occhi degli altri quella curvatura delle labbra, più simile ad una smorfia o a un ghigno, che a un sorriso.

Annuì e sporse la mano verso il salvadanaio appoggiato sul maglione preferito di Pattie. Ma lei appoggiò la mano sulla sua, per fermarlo e attirare la sua attenzione.

-No, caro. Il taxi te lo pagherà la tua Jennifer, quando arriverai a casa sua, e non voglio assolutamente che quella puttana metta le mani sui soldi che io mi sono guadagnata lavorando- sputò quelle parole come se fossero veleno.

Adesso la determinazione brillava nei suoi occhi.

Sembrava la donna più sicura e viva del mondo, ma lei si sentiva morta dentro. Tutto quello che aveva costruito in quegli anni, le si era sgretolato fra le mani. Ma non poteva farci niente.

Si diressero all'ingresso e i loro passi nella casa spaventarono la piccola Sophie, che si coprì completamente il viso con la coperta.

Aveva paura del futuro, come mai prima di quella notte.

I singhiozzi si unirono alle sue lacrime in quel pianto silenzioso. I suoi genitori non si accorsero di niente, però.

Jeremy era fermo davanti al portone, pensando ad un modo per non andarsene.

Pattie lo fissava con disprezzo, aspettando che lui abbandonasse finalmente la casa.

L'uomo si girò verso la donna che cinque anni prima aveva amato veramente tanto. Ma quell'amore era diminuito sempre di più, fino a diventare solo una stupida presa in giro, che durava già da troppo tempo. Era sicuro che lei fosse ancora innamorata di lui e l'avrebbe trattenuto.

Be', questo suo pensiero era vero solo in parte.

Pattie lo amava ancora, nonostante tutto, ma non avrebbe permesso che continuasse a mentirle.

-Addio- lo salutò senza nemmeno pronunciare il suo nome.

Lui digrignò i denti e uscì definitivamente dalla casa, dopo aver sbattuto la porta con forza, ferito nell'orgoglio.

A quel rumore sordo, Sophie sobbalzò.

Spostò piano le coperte, come per assicurarsi che nessuno la stesse guardando.

Aveva paura di avere la reazione sbagliata a tutto quello che era successo. Aveva la terribile sensazione di essere la causa di tutto è di certo nessuno stava facendo qualcosa per scacciare quell'orribile pensiero dalla sua mente.

Alle orecchie dei due bambini arrivarono i singhiozzi soffocati e disperati della giovane madre.

Justin si morse il labbro inferiore.

Non sapeva proprio come aiutarla.

Si girò nuovamente sull'altro fianco, fissando lo sguardo sulla sua sorellina.

Era completamente terrorizzata e piangeva da quando il padre era tornato a casa dal "lavoro" e la loro mamma lo aveva aggredito.

Sospirò.

Suo padre gli sarebbe mancato troppo. Avevano passato dei bei momenti insieme. A volte partivano solo loro due con il camper e stavano via per parecchi giorni, lasciando la mamma e Sophie da sole.

Sophie non aveva passato tanti momenti con Jeremy. Anzi, non lo conosceva quasi. E Justin si sentì in colpa in quel momento. Jeremy aveva passato più tempo con lui che con la sua sorellina e tutto perché ogni fine settimana insisteva a lungo affinché partissero per uno dei loro viaggi.

Dopo svariati minuti di silenzio assordante, la porta venne chiusa violentemente un'altra volta. Di sicuro Pattie non sarebbe andata dall'avvocato a quell'ora, ma aveva comunque bisogno di uscire e sfogarsi.

-Perché piangi?- chiese Justin, con lo sguardo sempre rivolto alla sorellina.

Lei singhiozzò ancora.

-Ho paura del buio- rispose lei.

Justin sorrise lievemente.

-Piangi per il buio e non per quello che è successo?- chiese stranito.

Sophie si girò verso il letto del fratello.

-Se non avessi paura del buio, scenderei dal letto e verrei da te- spiegò con voce tremante.

Justin pensò a quanto bene volesse a sua sorella e a tutti i suoi sensi di colpa.

Scivolò via dalle coperte e infilò i piedi nelle pantofole, per poi sdraiarsi nel letto di Sophie, avvolgendo il suo corpo in un tenero abbraccio.

-Promettimi di non piangere, per nessuna ragione, da oggi in poi- sussurrò quando i loro occhi nocciola si scontrarono.

Sophie tirò su col naso -Tu mi prometti di volermi sempre bene e di non abbandonarmi?- chiese lei di rimando.

Lui annuì -Lo prometto- mormorò.

-Lo prometto- concluse Sophie, chiudendo gli occhi.

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!

Ci tengo a dire che questa non è assolutamente una storia d’amore, bensì la storia di come possa trasformarsi nel tempo il rapporto tra fratello e sorella.

Il rating è arancione, ma per le tematiche di cui si parlerà e se ci dovessero essere scene di sesso, non sarebbero fra loro due, ci tengo a precisarlo.

Be’, spero vi piaccia come idea.

È una storia molto personale e ci ho messo un bel po’ di tempo a convincermi a pubblicarla, mi porta alla mente troppi ricordi, ma ci tenevo a scriverla.

Un abbraccio coccoloso,

Morena

 

  
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