Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: dadless    31/07/2013    2 recensioni
-Promettimi di non piangere, per nessuna ragione, da oggi in poi- sussurrò quando i loro occhi nocciola si scontrarono.
Sophie tirò su col naso -Tu mi prometti di volermi sempre bene e di non abbandonarmi?- chiese lei di rimando.
Lui annuì -Lo prometto- mormorò.
-Lo prometto- concluse Sophie, chiudendo gli occhi.
*ATTENZIONE! Questa NON è assolutamente una storia d'amore, ma parla di come possa trasformarsi nel tempo il rapporto tra fratello e sorella.
-Sospesa per motivi personali-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Erano passati già tre anni da quella notte e nella casa sembrava essere tornata la tranquillità.

Ma, in fondo, non sempre le cose sono esattamente come sembrano agli occhi delle persone.

Pattie provava ad andare avanti, voleva rifarsi una vita, ma proprio non ci riusciva.

Nonostante fossero passati tre anni, ancora non accettava ciò che era successo. Non amava più Jeremy, ma si sentiva ferita per quei cinque anni in cui lei lo aveva amato con tutto il cuore, mentre lui l'aveva solo presa in giro. Non pensava che sarebbe stato capace di una cosa simile.

Il Jeremy di cui si era follemente innamorata, era un uomo dolce, simpatico e soprattutto sincero. Non sembrava capace di mentire e invece l'aveva fatto. Desiderava delle spiegazioni, ma forse era troppo tardi per averle.

 

Sophie non riusciva a convivere con i sensi di colpa.

Credeva di essere lei la causa della separazione dei suoi genitori, ma non piangeva da quella sera. Lei e Justin avevano fatto una promessa e si sicuro non sarebbe stata lei la prima a infrangerla.

Ogni volta che le lacrime premevano per uscire, lei trovava qualche distrazione.

Non le dispiaceva vivere senza Jeremy, in fondo nemmeno lo conosceva, ma non sopportava di dover assistere ai pianti sommessi della madre. Quando tornava dal lavoro, infatti, Pattie entrava nella sua stanza da letto e scoppiava a piangere, senza preoccuparsi troppo di chiudere del tutto la porta. Sophie la vedeva e capiva quanto amore avesse provato nei confronti dell'uomo che l'aveva tradita.

 

Justin, invece, non voleva assolutamente vedere i pianti della madre. Riusciva a sentire i suoi singhiozzi e per lui era anche troppo. Lui sembrava quello più indifferente all'accaduto, ma in realtà era probabilmente quello che aveva sofferto di più. Sentiva la mancanza del padre, dei loro viaggi e dei pomeriggi passati insieme a vedere le partite di hockey. Non sopportava l'idea di non avere più una persona con cui parlare di sport. Vedeva i suoi migliori amici accompagnati ovunque dai loro papà, mentre lui dalla madre. Non che gli dispiacesse, amava sua madre, ma solo un padre può capire certe cose.

 

 

Quell'anno anche Sophie avrebbe frequentato la scuola elementare e sperava di trovare qualche amica simpatica, ma mancavano ancora un paio di settimane e non aveva niente da fare.

-Portami in piscina, Justin- disse fermamente, entrando nella loro stanza.

Justin, sdraiato sul suo letto, distolse per un attimo lo sguardo dal suo album delle figurine, per poi osservarlo nuovamente.

-No- rispose semplicemente.

Sophie sbuffò e si sdraiò sul suo letto, volgendo lo sguardo al muro leggermente rovinato.

Passò le sue dita dove la vernice si era tolta, lasciando intravedere il bianco della base.

Non voleva sprecare gli ultimi giorni delle sue vacanze in quel modo. Voleva uscire da quella casa, ma era troppo piccola per farlo da sola, doveva ancora compiere sei anni.

Justin guardò di sottecchi la sorellina, ma si finse indifferente non appena lei gli rivolse di nuovo la sua attenzione.

-Perché?- chiese lei. Non si sarebbe arresa così facilmente.

Il biondo roteò gli occhi nocciola.

Alzò lievemente l'album come per farlo notare a Sophie.

-Sto facendo i compiti, non vedi?- chiese retorico.

La bambina sbuffò ancora -Ho due anni in meno di te, ma non sono stupida. Quelli non sono compiti- commentò stizzita.

-Due anni e mezzo- sottolineò Justin, visibilmente spazientito.

Sophie appoggiò i piedi sul pavimento freddo. Afferrò un elastico nero e si legò i capelli biondo scuro.

In quei tre anni, i capelli dei due fratelli si erano scuriti notevolmente, ma Justin li aveva comunque più chiari della sorella. Al contrario, gli occhi di Sophie erano diventati lievemente più chiari, mostrando delle deliziose sfumature verdi.

Si avvicinò alla porta della camera e l'aprì.

-Due anni, sei mesi e ventidue giorni- lo corresse e, dopo avergli rivolto una linguaccia, uscì dalla stanza.

-Oh, allora sei brava a fare i conti- sentì il commento ironico del fratello, fuori, ma decise di non considerarlo.

Si diresse verso la cucina, sicura che avrebbe trovato sua madre.

Pattie era seduta al tavolo con delle carte davanti e una calcolatrice in mano. Tra la spalla e la guancia teneva un telefono. Stava parlando di sicuro con l'avvocato.

Le toccò ripetutamente il braccio, fino a quando le rivolse un'occhiata scocciata.

-Scusami un attimo, Claire- disse, appunto, al suo avvocato.

-Cosa c'è, Sophie?- chiese con tono arrabbiato alla figlia.

La bambina si morse il labbro inferiore.

-Non andiamo in piscina?- chiese ingenuamente.

Pattie roteò gli occhi -Ti sembra che io stia giocando? Adesso non posso- rispose, agitando la mano come per mandarla via.

Sospirando, Sophie uscì dalla casa e si sedette sul marciapiede davanti alla villa della famiglia Bieber.

Sapeva perfettamente che sua madre non voleva in alcun modo offenderla. Senza dubbio aveva molte cose da fare, ma la bambina aveva sperato che potesse trovare un po' di tempo da passare con lei. Era anche un po' arrabbiata per il tono di voce usato dalla madre, ma lo avrebbe dimenticato presto, no?

Afferrò un pugno di sassolini e iniziò a lanciarli uno ad uno sull'altro lato della strada, facendo fuggire un gattino.

Sporse involontariamente il labbro in fuori, mentre si perse fra i suoi pensieri.

Sembrava quasi che suo fratello avesse già infranto la promessa. Insomma, aveva detto che non l'avrebbe mai abbandonata, e invece Sophie si sentiva proprio sola.

Non per forza una persona ti abbandona quando parte per un lungo viaggio, pensò Sophie, ma quando ti è vicino e nonostante tutto ti sembra distante.

 

Justin, nello stesso momento, lanciò dall'altra parte della stanza il suo inutile album.

Non voleva trattare male sua sorella, ma aveva iniziato a credere che fosse lei la causa della separazione di Pattie e Jeremy, i suoi genitori. Non era proprio un bel pensiero, ma non poteva farci niente.

Ricordava perfettamente un pomeriggio dell'anno prima, in cui i suoi nuovi amici erano andati a casa sua per guardare una partita alla televisione.

 

-Dov'è tuo padre?- chiese Chaz, guardandosi intorno.

Era abituato a vedere i suoi genitori sempre insieme, mentre a casa di Justin c'erano solo la madre e la sorellina dagli occhi strani. Guardandoli da varie angolazioni, cambiavano colore.

-Non c'è- rispose Justin alzando le spalle con noncuranza.

-Perché?- chiese confuso Ryan.

-Mia madre l'ha cacciato di casa dopo la nascita di Sophie- rispose senza distogliere lo sguardo dalla televisione.

Christian rise -Be', allora è colpa sua- commentò senza riflettere troppo sulle sue parole. Cosa che, purtroppo, Justin fece.

Non gli interessava più la partita.

Distolse lo sguardo e lo puntò sulle due figure, sua madre e sua sorella, intente a parlare nella cucina. Avevano lasciato la porta aperta e Justin riusciva a vederle perfettamente. Sophie sorrideva, cosa che Justin non riusciva più a fare dopo quella sera.

Strinse i pugni.

Era ovvio che lei non fosse minimamente triste.

Lei non conosceva nemmeno Jeremy e, se quella notte si era sentito in colpa per non averle permesso di stare più tempo con lui, in quel momento riuscì a provare solo rabbia nei suoi confronti. Lei non lo conosceva. Come si può provare la mancanza di una persona che per te è come se non esistesse? È impossibile.

Per questo era arrabbiato. Sophie avrebbe continuato la sua vita come se niente fosse, ma lui no.

 

Sospirò.

Il suo amico era riuscito a fargli aprire gli occhi, ma avrebbe preferito che non lo avesse mai fatto. Per quella battuta, lui aveva infranto la promessa.

Be', non odiava Sophie, le voleva naturalmente ancora bene, ma stava iniziando ad abbandonarla giorno per giorno.

 

Pattie, in cucina, aveva smesso di considerare le parole di Claire.

Nella sua mente era impressa l'espressione di sua figlia Sophie.

Nell'ultimo periodo non passavano molto tempo insieme, nonostante fossero sotto lo stesso tetto.

-Hai capito, Pattie?- l'avvocato chiese la conferma.

La donna scosse lievemente la testa, come per cacciare quei pensieri.

No, non aveva capito. In realtà, non aveva proprio ascoltato la donna. Il silenzio fu la risposto alla domanda di Claire.

-Ho detto che non potete andare a Londra queste ultime due settimane di vacanza- ripeté dopo aver sospirato.

Pattie spalancò i suoi occhi celesti.

-Ma perché?- chiese incredula -Ho risparmiato abbastanza soldi e i bambini hanno i passaporti. Qual è il problema?- continuò poco dopo.

Aveva deciso già da un po' di tempo che per sarebbero partiti per l'Inghilterra. Aveva visitato Londra da ragazza e le mancava terribilmente quella città affascinante. Voleva che anche i suoi figli ci andassero e poi sapeva quanto ci tenesse Sophie a vederla.

Claire sospirò -Lo sai. Jeremy ora vive a Londra e tu dovresti comunicare comunque agli assistenti sociali ogni tua decisione, quindi anche i viaggi. Loro non perderebbero tempo per organizzare degli incontri tra i tuoi figli e Jeremy- spiegò.

Pattie sbuffò.

In fondo era anche un po' colpa sua. Vedendo lo strano comportamento di Justin nell'ultimo periodo, aveva deciso di coinvolgere gli assistenti sociali di Stratford nella faccenda. Ma, evidentemente, aveva solo peggiorato le cose.

Justin era sempre più distaccato e suscettibile, mentre la piccola Sophie odiava quelle due donne che la riempivano di domande. Inoltre, non potevano andare a Londra.

-Va bene, ho capito. Grazie comunque, Claire- disse prima di salutarla e terminare la conversazione telefonica.

Si alzò, appoggiò il telefono sul tavolo e si guardò intorno per cercare Sophie.

Con una veloce occhiata alla finestra, la vide seduta sul marciapiede, intenta a lanciare dei sassolini.

Sorrise e la raggiunse.

Si sedette vicino a lei e le circondò il corpo con il suo braccio.

Sophie, però, rimase immobile, con lo sguardo perso nel vuoto.

La giovane madre sospirò.

-Non possiamo andare a Londra- sussurrò, accarezzando la sua schiena.

La bambina annuì semplicemente, ma era delusa. Aveva creduto veramente che ci sarebbero andati, ma avrebbe aspettato ancora.

Lasciò scivolare i sassi dalle sue dita e si alzò, per poi dirigersi verso la casa.

Pattie rimase qualche altro minuto lì, seduta.

Era normale che la figlia fosse arrabbiata e delusa. Ma presto il rancore se ne sarebbe andato, no?

 

 

 

 

EHI!

Ed ecco qua il secondo capitolo, spero veramente che vi piaccia.

Ricordo a tutti che i due fratelli non si innamoreranno, questa storia parla solo ed esclusivamente del loro rapporto che, come vedete, è già cambiato.

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate e I_am_just_myself per aver recensito, vi adoro.

E tu, Francy, ricorda che dedico questa storia a te, ti voglio un bene immenso.

Un abbraccio coccoloso,

Morena

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: dadless