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Autore: Rihanna_idol    25/07/2013    2 recensioni
Non so perché continuavo ancora a vivere quest'inutile vita, non avevo nessun motivo. Tutti mi odiavano e mi definivano 'strana'. Eppure quel ragazzo vide qualcosa di buono in me, non so di preciso cosa, ma mi piaceva.
**
A sguardo basso mi avviai a passo veloce verso l’aula, quando incrociai lo sguardo di un ragazzo.
Fu l’unico che non mi rise in faccia e non fece una squallida battuta su di me.
Mi guardò intenerito e mi sorrise, come se già sapesse tutto di me, la mia storia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6. 




< Mitch! >
Sussultai dalla sedia e per poco non caddi a terra facendo una figuraccia d’avanti ai miei compagni di classe.
< Sei troppo distratta durante le mie lezioni! >
Mi interruppe la professoressa proprio mentre pensavo a Justin e a come mi sarei dovuta comportare con lui dopo la scorsa notte trascorsa insieme.
< Mi scusi… >
< È capitato troppe volte, nell’ufficio del preside! > Mi indicò l’uscita.
< Mah! >
< Non si discute. >
Mi alzai dalla sedia: mi guardai attorno imbarazzata, non mi ero mai trovata in questa situazione fino ad ora.
Le mie compagne mi guardavano divertite come se fossero fiere di me.
Abbassai lo sguardo e mi recai dal preside, varcai la soglia della porta ed egli mi guardò perplesso: < tu? > Disse meravigliato.
Annuii.
< Si, io. >
< Cos’hai fatto? > Chiese guardandomi dalla testa ai piedi.
< Non seguivo la lezione. >Feci una smorfia.
< Mss. Orta? >
Annuii, ed intravidi un sorriso sul suo volto: < per così poco? >
Appunto, ma cosa si aspettava da una ragazza come me? Con questa faccia da fessa che mi ritrovo?
< In cosa consiste la punizione? >Chiesi seccata.
Il preside si guardò attorno divertito: < Ehm, siediti su una di quella file di sedie fuori il mio corridoio. >
< Per fare cosa? >
< Ciò che vuoi, divertiti. > Appoggiò la sua mano sul mio braccio e mi invitò ad uscire, finché non mi ritrovai Jack d’avanti: < punizione! > Esclamò entusiasta.
< Sentiamo, perché sei qui… Di nuovo? > Chiese il preside con molta tranquillità e non mi sembrava sorpreso di vedere il biondino nel suo ufficio, forse era abituato alle sue visite a sorpresa.
< Lunga storia. > Disse grattandosi la testa.
< Andate tutti e due fuori. >
Così facemmo, mi sedetti su una sedia e devo dire che erano davvero comode… Tirai fuori l’iphone dalla tasca dei miei Jeans e cominciai a giocare a fruit ninja completamente applicata con gli occhi puntati sullo schermo ed il mio dito che si muoveva freneticamente su di esso, fui distratta dalla mano di Jack che mi accarezzava i capelli dolcemente, mi voltai verso di lui cercando di capire cosa volesse, il biondino si avvicinò vicino al mio orecchio e mi sussurrò: < sapevo che ti avrei trovata qui. >
Lo guardai scandalizzata, come faceva a sapere una cosa simile?
Non sono una ragazza terribile che combina guai, che non porta rispetto ai professori fino ad essere mandata nell’ufficio del preside, sono semplicemente una ragazza ‘’distratta’’  e forse anche troppo.
< Che vuoi dire con questo? >
Mi accarezzò la guancia freneticamente: < i muri hanno le orecchie. >
Gossip in così poco tempo su di me?
Nuovo record! Lo guardai stranita: < ehm, perché sei qui? >
< Volevo semplicemente vederti. >
Diventai tutta rossa, cosa voleva questo da me?
Finsi un sorriso, poi il biondino aggiunse.
< Andiamo a fare un giro? >
Scossi la testa come segno di negazione, ma Jack non ci penso due volte ad alzarmi dalla sedia con forza cingendomi il fianco e cominciando a camminare nei corridoi, mi sentivo una stupita, in un certo senso mi aveva obbligata ad andare con lui e questo non mi andava a genio per questo mi mostrai abbastanza fredda con lui ed anche in imbarazzo.
Ad un certo punto suonò la campanella e tutti gli alunni uscirono nei corridoi, cercai in qualche modo di liberarmi dalla presa del biondo ma non ci riuscii, mi girò verso di lui cominciando a lasciarmi una scia di paci sul collo… Anche se non potevo vedermi sapevo che ero diventata completamente rossa in viso dalla vergogna, appoggiai le mie mani sul suo petto e cercai di spingerlo con tutta la forza che avevo in corpo ma non c’era niente da fare, mi guardava divertito e aveva un sorriso malizioso. Mi accarezzava i capelli e avrei tanto voluto gridare più forte che potevo.
< Lasciami. > Abbassai lo sguardo intimorita.
< Rilassati… > Mi sorrise accarezzandomi i capelli.
Lo spinsi e non so come mi liberai dalla sua presa, a passo svelto cercai di entrare in classe finché non sentii una presenza maschile stringermi da dietro con violenza, voltai velocemente lo sguardo dietro di me, quel coglione non voleva proprio lasciarmi in pace, eh?
< Jack, per favore! > Gridai attirando l’attenzione di mezza scuola su di me.
Ad un certo punto intravidi Justin affacciato alla porta dell’aula, i nostri occhi si incrociarono e mimai co le labbra un ‘’aiutami’’.
Vidi Justin avvicinarsi a me con passo deciso e vista la sua espressione era a dir poco arrabbiato, mi tirò con forza verso di lui rimanendomi in disparte.
< Uh, è arrivato il coglione che salva la ragazza in difficoltà! > Affermò Jack guardando dalla testa ai piedi il ragazzo dagli occhi color miele.
< Se solo tu provi a toccarla di nuovo solo con un dito, io… >
< Tu cosa? > Chiese Jack divertito cercando in tutti i modi di irritare Justin.
Mi guardai attorno e mi accorsi che si era formato un grande cerchio attorno ai due ragazzi, cominciai ad andare nel panico, non volevo che Justin si facesse male a causa mia.
Ad un certo punto vidi Justin scagliarsi verso Jack prendendolo a pugni. Di una cosa ero certa… Sbiancai totalmente, mi sentivo paralizzata.
Non sapevo assolutamente cosa fare ero inutile: le persone si scansavano per paura di essere colpite, ad un certo punto intravidi Lexi che camminava nei corridoi cercando di capire cosa stesse succedendo, corsi da lei con il cuore in gola.
< Justin! > Indicai la rissa.
Lexi cominciò a correre ed io la seguii a ruota, cominciò a spingere Justin lontano da Jack  cercando di farlo allontanare, mi misi in mezzo e presi per un braccio Justin, con tutta la forza che avevo cercai di trascinarlo fuori da quel cerchio di coglioni…fortunatamente Lexi sbatté contro il muro Jack cercando di farlo calmare.
Mi voltai ancora sconvolta verso Justin e mi accorsi che perdeva sangue dal naso e dalla bocca.
< So che ti ha dato fastidio, cosa ti ha fatto!? > Chiese con un tono aggressivo recandosi verso Jack, gli strinsi un polso e lo guardai con gli occhi imploranti che non facevano assolutamente effetto, era a dir poco preso dalla rabbia.
I due feriti si mandavano occhiate di fuoco ed imprecazioni, finché non venne il preside a passo svelto verso di noi, in un tratto tutti scomparvero dai corridoi ed io, Lexi, Justin e Jack fummo mandati nell’ufficio del preside e sospesi per un paio di giorni.
Anche se non avevo capito cosa c’entrava Lexi in tutto questo.
Accompagnai Justin in infermeria prima che mia madre  venisse a prendermi.
Era orribile vederlo in quelle condizioni, mi faceva stare davvero male, lo guardai negli occhi piena di dispiacere mentre l’infermiera cercava di disinfettare le ferite.
Alzai lo sguardo ed incontrai i bellissimi occhi di Justin, le lacrime minacciavano di uscire. Non potevo più trattenerle, mi sentivo così in colpa… Scossi la testa ed uscii dall’infermeria, potei sentire la voce roca di Justin che mi chiamava.
Cominciai a piangere silenziosamente con le mani portate in viso, finché non sentii una dolce carezza sui capelli, era Lexi.
L’abbracciai piangendo sulla sua spalla: < è tutta colpa mia… > pian piano trasformai il mio pianto in un pianto disperato, sentendo Lexi stringermi a sé sempre più forte per farmi capire che lei c’era, e ci sarebbe sempre stata per me.
< Tesoro, non darti la colpa. > mi prese la faccia fra le mani e mi diede un bacio sulla fronte.
< E colpa mia s ti ho resa così sexy. > aggiunse cercando di tirarmi un po’ su di morale, sorrisi tanto per darle soddisfazione.
**
< Vorresti spiegarmi perché sei stata sospesa?! > Chiese mia madre tagliando la carota freneticamente, sinceramente mi faceva un po’ paura con quel coltello fra le mani.
< Forse il preside non è stato chiaro? > Chiesi seccata.
Mia madre posò il coltello sul tavolo e venne verso di me con un sguardo di fuoco, le gambe cominciarono a tremarmi, si avvicinò e mi strinse il braccio facendomi uscire un gemito di dolore: < voglio sapere la versione dei fatti da te e sarà meglio che tu sia sincera. >
Tirai un grande respiro.
< Non voglio dirtelo. > Una lacrima percorse il mio viso.
‘’Coraggio, resta forte! Non ti abbattere.’’ Ripetei fra me e me.
< Non era una domanda, dimmelo. >
Restai in silenzio per una manciata di minuti osservandomi i piedi.
< Sono tua madre, ho il diritto di sapere. >
< Si lo sei scientificamente… Ma non ti sei mai comportata come tale. – una dopo l’altra le lacrime percorsero il mio viso freneticamente, non avrei mai pensato che un giorno avrei detto una cosa simile a mia madre. Ma ora era il momento giusto per sputargli la verità in faccia. – Ti sei mai chiesta come mi sento ogni giorno? Come mi sento quando partiamo? Come mi sento il primo giorno di scuola? Come mi sento in un posto affollato con tante persone della mia età? Beh, te lo dico io… Uno schifo.
Odio la mia vita, odio tutto e tutti… Ma a te non importa, t’importa solo del tuo stupido lavoro. Tu non sai niente di me… Sapevi che Rihanna è la mia cantante preferita da sette anni e papà mi promise che un giorno mi avrebbe portata ad un suo concerto. Lo ha fatto? Sai quante volte avrei voluto parlare dei miei problemi adolescenziali con te, ma tu mi respingevi… Perché dovevi lavorare ?
Ho imparato a tenermi tutto dentro, a piangere in camera mia con la testa sul cuscino cercando di soffocare i miei lamenti, sto bene solo con me stessa, anzi, manco con me stessa visto che mi odio.
Ah, per non parlare del divorzio fra te e papà…
< Aly… > Mi interruppe mamma sapendo dove volessi arrivare.
< Non lo vedo da quasi un anno! E sai perché? Perché dovevi complicarmi la vita sbattendolo fuori dalla tua vita e anche dalla mia, io mi sento diversa da tutti, voglio solo avere una vita normale. –rimasi in silenzio per una manciata di secondi cercando di prendere fiato mentre le lacrime non smettevano di scorrere sul mio viso- ma adesso cambierò, cercherò di diventare più forte! Cercherò ancora una volta di non odiarti, ma sappi che te lo rinfaccerò a vita ciò che mi hai fatto passare e non prenderò mai il tuo esempio quando avrò dei bambini, per non farli soffrire come ho sofferto io! >
Le diedi le spalle ed in lacrime mi recai in camera mia, presi un grande borsone da sotto al letto e ci misi dentro una manciata di vestiti, presi il telefonino poggiato sul comò e mi recai frettolosamente a casa di Lexi totalmente in lacrime, non potevo credere di aver detto una cosa simile a mia madre… Glielo avrei voluto dire molto prima ma non avevo mai il coraggio.
Venni accolta da Lexi che appena mi guardò intuì qualcosa.
Ci poggiammo sul divano con due frullati freschi in mano.
Man mano gli raccontai tutto ciò che era successo a casa mia e specificai che non avevo intenzione di tronare a casa, per questo le chiesi di ospitarmi per un tempo indeterminato a casa sua, Lexi non ci pensò due volte, era entusiasta della mia presenza a casa sua.
Ad un certo punto scese di sotto Justin.
< Forse è meglio che vada… > Replicò Lexi alzandosi dal divano e dandomi un pacca sulla schiena.
Justin mi guardò stranito, poi spense la tv e si sedette affianco a me, aveva dei brutti segni sulla faccia, più lo vedevo più soffrivo, mi sentivo morire dentro…
< Hai pianto? > Domandò perplesso.
Annuii asciugandomi velocemente una lacrima sfuggita al mio occhio.
Odiavo farmi vedere debole, cercavo sempre di non piangere in pubblico.
Vedevo Justin in difficoltà, come se aveva intenzione di fare qualcosa per me ma qualcosa lo bloccava, mi avvicinai a lui dolcemente e lo abbracciai… Fra le sue braccia mi sentivo protetta. Lui mi strinse a sé dolcemente accarezzandomi i capelli: < non avrei dovuto comportarmi in quel modo… > mi sussurrò all’orecchio dolcemente.
Cercavo in tutti i modi di trattenere le lacrime che minacciavano di uscire, mi davo forza stringendo la maglia di Justin.
< Quando ti ho vista in difficoltà, che ti toccava, che ti baciava… Sono esploso, mi sono meravigliato anch’io della mia reazione. >
Appoggiai la mia testa sul suo petto scolpito sentendo i sui battiti del cuore che man mano diventavano sempre più frettolosi.
< Posso capirlo… Se sei arrabbiata con me. > Mi girai velocemente verso di lui guardandolo dritto negli occhi: < non sono arrabbiata con te –gli accarezzai dolcemente i capelli- solo… Ho avuto paura. >
Justin mi guardò perplesso, poi aggiunse: < paura? >
Annuii.
< Sai qual è stata la cosa più brutta? Sapere che tu ti trovavi e ti trovi in quelle condizioni per colpa mia, stai male e dolorante… Per colpa mia… è solo colpa mia. >
Purtroppo non riuscii a trattenere le lacrime che percorsero il mio viso freneticamente, appoggiai le mani sul mio visto, quando ad un certo punto Justin si alzò dalla poltrona mi prese in braccio come faceva un padre con una bambina quando era stanca e mi strinse a lui, avvolsi le mie braccia attorno al suo collo stringendolo a me.
Ad un certo punto afferrò il mio viso fra le sue mani: < tu non c’entri niente, chiaro? >
Annuii.
 Justin avvicinò le sue labbra alle mie un po’ titubante, come se volesse la mia approvazione. Poggiai le mie morbide labbra sulle sue e cominciammo a baciarci con passione, mentre la mani di Justin percorrevano la mia schiena delicatamente. Di una cosa ero certa: se Lexi non fosse venuta a romperci le palle per tutto il tempo e non sarebbe entrata nel salotto dicendo: < ops! >, non so a cosa saremo potuti arrivare. 







  
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