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Autore: Rubus idaeus    25/07/2013    2 recensioni
La lezione di chimica e biologia all'università era diventata particolarmente frequentata da quando l'insegnamento della materia era stato affidato al novello professore, fresco di laurea, Raymond John Andrews, un giovane intraprendente ed estremamente brillante che aveva ottenuto la cattedra senza particolari difficoltà suscitando l'invidia dei colleghi rivali più anziani.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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La mia preziosa e sudata laurea non mi servì a molto, non trovavo lavoro da nessuna parte, ovunque richiedevano persone con maggiore esperienza, malgrado io fossi uscita da Cambridge con il massimo dei voti. Quindi continuai a lavorare a tempo pieno nella libreria di mio zio, il quale era entusiasta di avere un aiutante.

Un giorno mentre io lavavo a terra e lui sfogliava il giornale, mi chiamò e mi fece cenno di avvicinarmi. Lasciai il moschettone a terra e facendo attenzione a non scivolare sul pavimento bagnato lo raggiunsi.

-Joyce, questo non è il tuo professore di scienze? Quello che è venuto qui quel giorno...

Il respiro mi si smorzò bruscamente e la vista mi si annebbiò per un attimo quando il mio sguardo si posò sulla carta: una delle pagine interne del giornale era quasi interamente dedicata a lui. A quanto lessi aveva scoperto un rimedio per una malattia degli alberi da frutto ritenuta fino ad allora incurabile e ne aveva ricevuto i meritati riconoscimenti da parte delle autorità statunitensi e mondiali. Alla fine del lunghissimo articolo c'era una foto che lo ritraeva in camice bianco mentre stringeva la mano ad un tizio paffuto in giacca e cravatta. Osservai quell'immagine a lungo, fissando la sua figura, analizzando i suoi cambiamenti. Era diverso da come me lo ricordavo, ma in fondo non lo vedevo da due anni e mezzo ormai. Se possibile era ancora più bello di prima. Aveva i capelli decisamente più corti, un taglio che gli donava davvero, e occhiali ancora più spessi e ingombranti a nascondere la bellezza dei suoi occhi. Un'inspiegabile e assurda nostalgia di lui si impossessò di me. Rivederlo, lì, in quell'immagine, aveva risvegliato il mio cuore assopito che prese a battere come non mai. Sentivo che avrei dovuto vederlo, un'altra volta, solo una, mi sarebbe bastato, volevo stringerlo tra le braccia e dirglielo: dirgli che io lo amavo. Se non l'avessi amato sarei riuscita a dimenticarmi di lui e a distanza di così tanto tempo non avrei più dovuto provare niente al cospetto di una sua foto.

Agguantai il cappotto e me ne andai di corsa senza neppure salutare. Presi al volo un taxi e mi precipitai all'aeroporto. Non avevo nulla con me, a parte la mia borsetta, niente valige, ma non mi importava. Salii sul primo aereo per New York che trovai, ero totalmente in preda alla follia, non pensavo alle conseguenze, non pensavo a cosa avrei fatto una volta scesa sul territorio americano, l'unica cosa che volevo era rivederlo, rivederlo al più presto. Quel viaggio mi sembrò interminabile, l'oceano scorreva all'infinito sotto di me, poi finalmente avvistai la costa.

-Raymond sto arrivando.

Mormorai tra i denti sorridendo.

  
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