Prendete un circolo, coccolatelo, diventerà vizioso!
Eugène Ionesco
Circolo vizioso
Damon è corrucciato. E ne ha tutte le ragioni, effettivamente, perché è domenica pomeriggio. E lui odia la domenica pomeriggio con tutto se stesso.
Sta aspettando che Elena scenda le scale, la sacca da viaggio in mano e un sorriso di conforto. Che gli dica, ancora una volta: “Damon, su, non fare il bambino. Ci vedremo la settimana prossima.”
Anche se non sta facendo il bambino. Solo... detesta vederla partire.
I primi due giorni, solitamente, sono la parte peggiore. Non ritrovarla accanto al mattino, preparare il caffè per uno. Poi, lentamente, si riabitua alla solitudine. Giusto in tempo per vederla, ridente, scendere dalla macchina dopo quelle sette ore di viaggio che la sfiancano ogni volta, e corrergli incontro.
Un giorno e mezzo, in cui si ritorna alle coccole mattutine e al caffè per due. E poi di nuovo tutto dall'inizio.
Uno stramaledetto circolo vizioso.
Sbuffa, un adorabile – no, la definizione non è sua, quanto di quell'inguaribile romanticona persa che è la sua fidanzata – broncio dipinto in viso, mentre sente i passi di Elena sul pianerottolo. Quando fa capolino dalla cima delle scale, come aveva previsto, ha un sorriso rassicurante e già pronte sulle labbra le stesse parole che gli rivolge ogni domenica pomeriggio.
Oggi non vuole ascoltarle, però. È di umore particolarmente pessimo, anche se non c'è un motivo preciso. Sarà che ha realizzato che stanno rimanendo intrappolati in una routine vagamente destabilizzante... è troppo normale per essere vero. Insomma, abitano a Mystic Falls.
Non c'era praticamente mai stato nulla di anche lontanamente normale, in quel posto. Non da quando lui e suo fratello avevano avuto la grandiosa idea di fare una visitina a casa.
E così, ora è terribilmente diffidente verso quella tranquillità. Gli suona falsa. Impossibile.
Ma sa che, forse, deve semplicemente rilassarsi.
Così si rimangia le parole che stavano premendo per uscire e fermare la tipica rassicurazione di Elena – aveva pensato ad un molto pacato “no, Elena. Oggi non partirai. Faremo qualcosa di diverso. Potresti rimanere fino a martedì, che ne pensi?”... ripensandoci, se si fosse rifiutata (considerato che non aveva nemmeno un esame e che ancora non aveva saltato neanche un giorno), l'avrebbe semplicemente sollevata di peso e rinchiusa in camera – per lanciarle un ghigno amaro di comprensione, avvicinarsi a lei, prenderle la borsa e accompagnarla fuori.
Sono proprio accanto all'auto quando, come al solito, lei allunga la mano per riprendere il bagaglio.
Come al solito, lo guarda negli occhi e piega leggermente la testa all'indietro per chiedere un bacio.
Come al solito, lui le si avvicina, sfiorandole le labbra e soffiando un risentito “buon viaggio”.
Come al solito, lui la osserva salire in auto, fare manovra e partire, salutandolo fin quando riesce a vederlo, mentre lui risponde con energia.
E, come al solito, quando la porta della pensione si richiude alle sue spalle con un tonfo sordo, dividendo quell'innaturale normalità domestica dall'innaturale normalità esterna, Damon si cancella il sorriso di circostanza dalle labbra con un sorso di bourbon, per poi rintanarsi in camera e rassegnarsi, ancora una volta, ad aspettarla.
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N/A - Note dell'Autrice
Buonsalve, lettori. *_*
Eccomi con l'aggiornamento del Venerdì e una (brutta?) notizia per chi segue l'altra Raccolta: credo la cancellerò, mi dispiace.
Purtroppo, ora che mi sono anche messa in testa di continuare per bene una Long appena pubblicata, non riuscirò mai a gestire anche due raccolte... quindi l'altr farà ciao ciao al fandom D:
Forse più avanti la ripubblicherò, o forse no, chissà. Comunque, credo che andrò in crisi anche gestendo solo questa, quindi non posso fare altriemnti D:
Spero che non vi dispiacerà troppo (se vi dispiacerà) e vi saluto, care mie, che ho veramente tante tante tante - troppe - cose da fare!
A presto,
la vostra indaffaratissima Soqquadro