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Autore: Edsthirdnipple    26/07/2013    0 recensioni
Non so per quanto tempo camminai. Pioveva a dirotto e tirava un vento gelato, ma non m' importava, volevo andare il più lontano possibile da casa: non potevo più stare là dentro. Vagavo per il piccolo paese dov'ero cresciuta, fradicia, con i miei auricolari e la mia musica. Arrivai ad un piccolo parchetto mai notato prima. Mi addormentai.
"Hey, hey.. Stai bene? Non hai freddo?" ripeteva una voce mentre con un dito mi punzecchiava ripetutamente la fronte.....
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so per quanto tempo camminai. Non ero neanche ben vestita: avevo addosso solo dei pantaloncini e un'enorme felpa blu fregata a mio cugino. Pioveva a dirotto e tirava un vento gelato, ma non m' importava, volevo andare il più lontano possibile da casa: non potevo più stare là dentro. Vagavo per il piccolo paese dov'ero cresciuta, fradicia, con i miei auricolari e la mia musica. Arrivai ad un piccolo parchetto mai notato prima. Salii sullo scivolo rosso e mi rifugiai lì. Mi accoccolai in un angolo, alzai la musica e rimasi a guardare la pioggia fino a che non mi addormentai. 
"Hey, hey.. Stai bene? Non hai freddo?" ripeteva una voce mentre con un dito mi punzecchiava ripetutamente la fronte. Quando aprii gli occhi, la prima cosa che vidi fu la marea di boccoletti neri. Erano tantissimi, ondulati e neri come la pece, erano lunghi tanto da coprire le orecchie e la fronte.
"Hey.. Tutto ok? Scusa se ti ho svegliata, ma ti ho vista qui e pensavo fossi svenuta o qualcosa del genere..." si giustificò la voce. A parlare era un ragazzo. Aveva due grandi occhi verdi, un nasino con la punta all'insù, le labbra rosse e screpolate per il freddo o per il continuo mordicchiarle, mascella e zigomi marcati e pelle bianchissima. 
"Sean?" risposi. Non so nemmeno perchè dissi quel nome. La cosa che non capisco è il perchè ogni volta che avevo un periodo no, mi veniva in mente lui. Forse perchè ormai associavo le cose brutte a Sean...
"Chi? No, io sono Ed.. Piacere" sorrise amichevole porgendomi la mano.
"Io.. Io sono Maya.." strinsi la mano ricambiando il sorriso.
"Che fai qui? Stai bene?" chiese.
"Si.. Si.. Sto bene grazie, mi ero solo addormentata" risposi stordita e sorridendo.
"Hai freddo?" chiese indicando la mia pelle d'oca. Annuii e faci spallucce, fingendo di stare bene, anche se in realtà stavo veramente morendo di freddo. 
"Fammi spazio.." disse mentre si issava per salire sullo scivolo. Mi feci più in là e lo feci sedere vicino a me.
"Ed..." ripetei ad alta voce pensando.
"Si?"
"Niente, stavo solo pensando.. non è un nome italiano.. Di dove sei?"
"No,in effetti no, sono di origini inglesi, ma sono praticamente nato qui.."
"Praticamente?" chiesi.
"Tecnicamenete son nato in Inghilterra, ma i miei si sono subito trasferiti qui.."
"Capito.. Ed mi piace.. si chiama così anche Sheeran" il mio sorriso si allargò solo a pronunciare quel nome.
"Sheeran? Ti piace?" 
"Da morire! Ti ho già preso in simpatia solo per il nome!"
"Ah non perchè sono bello e simpatico?" chiese quasi deluso.
"Naah. Hahahahhah" risposi ridendo. Anche Ed rideva. Mentre rideva, gli si socchiudevano tanto gli occhi e gli si allargava il sorriso formando due fossettine nelle guance, il pomo d'adamo faceva su e giù e i capelli molleggiavano.
Quando smettemmo di ridere, passò un minuto buono a fissarmi le braccia. "Senti tieniti sta felpa che mi fai star male!" disse poco dopo.
"Haha perchè?" risposi.
"Perchè stai morendo di freddo: tremi! E mi da fastidio vederti così e vedere me con la felpa" disse inarcando le sopracciglia.
"Oh che tenero, ma ti faccio notare che anch'io ho la felpa--" risposi sorridendo.
"Si ma la tua è fradicia, dai prendi. Ti ammali sennò!" mi porse la sua felpa, io non me lo feci ripetere due volte, mi tolsi la felpa bagnata e mi misi la sua. Aveva un buon profumo, era gigantesca, ma era caldissima. Ed aveva un'altra maglietta a maniche lunghe sotto.
Mentre mi mettevo la sua felpa notai lo skateboard vicino allo scivolo:"E' tuo?"
"Si.." rispose.
"E ci sai andare su?!" chiesi.
"Beh.. si.." rispose un pò sorpreso dalla mia domanda, o forse lo era più per l'espressione che per altro.
"Davvero??? Ti prego insegnami ad andarci su!" Mi esaltai.
"Hahaha ok.. Magari non adesso che c'è l'asfalto bagnato..." sorrise.
Non so quanto rimasi la' sotto con lui, passammo il tempo a parlare di cose veramente inutili, ma ci divertimmo tanto, eravamo già diventati amici. Decisi di alzarmi solo quando mi fece notare che erano già le sette di sera e che era ora di tornare a casa per la cena. A malincuore, mi alzai e mi feci accompagnare a casa. Nessuno dei due aveva voglia di farlo, così rallentammo il passo. Camminava lentamente con in mano lo skate al mio fianco.
"Vuoi provare?" chiese, sorprendendomi a fissare il suo skate. Io non risposi nemmeno, spalancai gli occhi e annuii sorridendo. Mi mise lo skate ai piedi e mi aiutò a salirci.
"Dammi la mano, ti trascino" disse porgendomi la mano. Non mi feci grandi problemi ad afferrargliela violentemente non vedendo l'ora d'essere trascinata. Mi strinse delicatamente la mano e cominciò a trascinarmi pian piano. Ma i problemi iniziarono quando aumentò la velocità: cominciai a barcollare sulla tavola e a perdere l'equilibrio.
"Eeeeed sto cadeeendoo!!" urlavo e gli strattonavo la maglia mentre lui moriva dal ridere. 
"Che ti ridi? Aiutamii!!" continuavo.
Chissà cosa pensava la gente che vedeva questi due cretini per strada all'ora di cena, io ad urlare trascinata sopra uno skateboard e lui che piangeva dal ridere. Ma alla fine non ci importava di cosa pensava.
 
Per fortuna arrivai a cassa sana e salva. Ed rideva ancora. 
"Fai schifo come maestro!" feci la finta offesa. 
"Dai dai ero così anch'io all'inizio.. Un pò meno urlante, ma..." rispose consolandomi, ma senza smettere di ridere.
"Vabbè.. Grazie" sorrisi.
"Stasera che fai?"
"Non credo di poter uscire... Sono scappata.. Mi faranno il culo!"
"Allora scappa un'altra volta.. Evadiamo!" disse con una strana luce negli occhi.
Quella luce mi contagiò: "A che ora?" dissi facendogli un sorriso complice.
"Stasera alle 10, tieni aperta la finestra! Anzi, fammi vedere qual'è..".
Non ci pensai due volte e gli mostrai la mia finestra. 
Quando tornai a casa, le urla e i "mi hai deluso" dei miei genitori non mancarono, come al solito, ormai ci avevo fatto tanto l'abitudine che mi ero autoconvinta di essere davvero la delusione in persona. Non avevo nemmeno voglia di mangiare, ancora. Ormai stavo perdendo un chilo dopo l'altro senza fare nessuna dieta voluta, semplicemente mi facevano passare la voglia di fare qualsiasi cosa, mangiare, dormire, vivere... Finsi di essere dispiaciuta ed entrai in camera con la mia musica. Ormai vivevo solo di quella, mi chiudevo in camera e lasciavo che le parole diventassero le mie psicologhe, che la riproduzione casuale diventasse la mia migliore amica e che la musica diventasse la mia camomilla, il mio calmante. Solo così riuscivo ad andare avanti, anche perchè non avevo più un posto in cui star tranquilla, era diventato tutto un inferno per me. A casa era la terza guerra mondiale: i miei non facevano altro che litigare, per le cose più stupide ed inutili, mentre a scuola... Beh, ho sempre amato quel posto, finchè non è diventato una passerella, dove per essere amato, per avere amici, bisognava sfoggiare capi di alta moda e avere un atteggiamento da "ce l'ho solo io", inutile dire che fui subito messa da parte e derisa per il mio stile da maschiaccio. Diciamo che andavo avanti fregandomene, finchè tornavo a casa e il sorriso di mia madre e mio padre mi consolavano, potevo dire di essere fortunata e di stare bene...
Mentre Adam Lambert si sgolava in "No boundaries", mi accorsi che erano le 10 passate e che Ed non era ancora arrivato. Mi alzai dal letto, dove mi ero coricata ad aspettarlo vestita come mi aveva lasciata, e andai verso la finestra, o meglio, il balcone di camera mia. Faceva veramente freddo, ma non avevo voglia di cambiarmi, così decisi di mettermi solo un paio di leggins giusto per riscaldarmi anche le gambe. Se mi fossi presentata in quel modo a scuola mi avrebbero deriso più di quanto avrebbero fatto di solito! Avevo i collant e sopra i pantaloncini e l'enorme felpa rossa di Ed. Aveva un buon profumo ed era comodissima, quasi mi dispiaceva a ridargliela.
  
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