Ciao a
tutti!
Ecco dopo una
lunga pausa questo nuovo cap!
Commentate in
molti a presto!
Capitolo 7 - Squarcio
dimensionale
Nella Fortezza Oscura un vecchio era seduto pensoso sulla
sedia del suo studio. Egli da anni si era impegnato nell’apprendimento delle
forze oscure: desiderava conoscere il più possibile sul bene e sul male, sulla
separazione di un qualcosa dal corpo e dal cuore. Pensava che l’essere umano
potesse potenziarsi, col potere del tetro. Soprattutto l’Essere, l’Inizio,
poteva dividersi. Ora si trovava di fronte ad un dubbio: se procedere le
ricerche attuando esperimenti su
umani.
Ansem: i suoi capelli erano biondicci, gli occhi simbolicamente profondi
per la grande sapienza che possedeva (dotto, tanto da dargli l’appellativo de il
Saggio), camice bianco stile infermiere e la barba poco corta e massiccia, raggruppata di più sul mento che sui
lati.
Il
rischio era troppo alto, ed essendo una persona giudiziosa optò per la scelta
più sensata. Avrebbe abbandonato tutto. Non se la sentiva di rischiare la vita
dei suoi fedeli studiosi. Per tal cagione convocò lo scienziato più brillante
del suo gruppo per parlargliene.
Quest’ultimo entrò dopo pochi minuti
nello studio. Ansem il Saggio e Xehanort si osservarono per alcuni secondi,
durante i quali lo studente cercò di carpire ciò che il suo maestro aveva da
dirgli.
Xehanort, sveglio ma ambizioso, accorto e arrogante allo stesso tempo,
anch’egli aveva un camice bianco cinto da un solo bottone grigio, capelli
precocemente bianchi tinti da una leggera sfumatura viola e foulard viola legato
al collo. Occhi castani, vacui.
<< Il progetto richiede rischio e minaccia che non sono disposto a
correre. >>, iniziò lo studioso. << Molliamo tutto.
>>
Fu
come ricevere un ceffone, o peggio, un stangata al torace. Lo studente dovette
attendere qualche secondo che il suo stomaco digerisse il
colpo.
<< Non possiamo abbandonare tutto cosi! >>, esclamò irritato
lo studente. << Abbiamo bisogno di sapere se al di la delle tenebre c’è
qualcosa, un qualcosa che può renderci più forti! Siamo arrivati fino a questo
punto: bramo conoscere la verità! >>
<< E invece non possiamo non renderci conto che potremmo morire
tutti! E’ altamente rischioso, chi ti dice che andrà tutto a gonfie vele?
>>
<< Tu sei pieno di gelosia per i progressi che ho compiuto negli
ultimi giorni. Di questo passo arriveremo a irrobustirci nel giro di un mese
procedendo con gli esperimenti! >>
Le
urla incominciavano a sentirsi fuori dal
corridoio.
<< Io continuerò a progredire nelle mie ricerche, e tu non potrai
fare nulla! >>
<< Il tuo cuore canta scelleratezza, Xehanort. e un giorno te ne
renderai conto. Non posso fermare le tue idee strampalate ed eccentriche, ma
posso impedirti di usare il mio laboratorio. Ora vai immediatamente via dalla
mia proprietà! >>
Lo
studente uscì, colmo di rabbia, e pronto alla
vendetta.
Una figura ambigua e sfuggente si trovava sul picco di una montagna frastagliata, in bilico tra spasso e tribolazione, osservando il panorama. Quella città, non solo l’unica, ma anche le altre migliaia centri abitati della Terra, era stata distrutta.
La diletta dal destino era scappata, e l’uomo sulla cima rideva. Rideva come non mai, una risata a trentadue denti, la bocca spalancata, sia perché aveva trovato finalmente la guerriera nominata dal profeta, sia perché ora stava scappando come un piccolo cagnolino percosso con bastonate.
Al tempo stesso però un pensiero non riusciva a smettere di tormentarlo. I poteri dell'avversario erano aumentati. Pensava di poter schiacciare in men che non si dica i Custodi: il problema era l'antagonista dell'oscurità, che da uno aumenta a due, due boss duri da sconfiggere.
Ed era quello che gli premeva.
Né sommo né minuto come la ragazzina che stava osservando, anzi imponente e autorevole nella sua aura malvagia, il suo volto era oscurato da una strano incantesimo: gli occhi vispi riflettevano e la mente scaltra viaggiava ad anni luce per trovare una soluzione.
Egli si voltò, ed in una frazione di secondo scomparve girandosi a centottanta gradi avvolto dal suo mantello grigio-chiaro.
Mark sembrava una statua di cera, simile a quelle che si possono trovare nei musei più famosi e conosciuti, quelle immortali, quelle che descrivono un eroe pronto alla battaglia, con la propria fida arma alla mano.
Ed infatti, era proprio la posizione in cui si trovava lui. Nel modo in cui il battitore di una squadra di baseball aggrediva una piccola palla di cuoio, egli cingeva d’assedio l’avversario come se riversasse tutto il suo odio su di lui. Prima che il tempo si bloccasse, aveva mosso orizzontalmente la mazza come una spada, mirando al fianco poiché sapeva che era una delle parti più fragili di qualsiasi essere, anche quelli ignobili: l’esempio lampante era dinanzi a lui.
Prima ancora di girarsi, Demian lo stava esaminando attonito. Era impossibile prevedere come la sopravvivenza umana possa intervenire ogni volta che si è in pericolo di vita. Difatti era strano che Mark, un ragazzo talmente tranquillo, potesse diventare un insano ammazza-cosi-neri.
In questa temperie di pensieri la mente di Demian fu distratta da un suono indistinto nella sua mente. Un suono che poteva sentire unicamente lui, solo lui, poiché dal primo momento che toccò il Keyblade fu individuato dalle forze del male.
Era stato già trovato giorni prima, dallo stesso suono confuso, ed essendo sicuro della persona che lo aveva emanato si voltò immediatamente. Il giorno del chiarimento era giunto.
<< Non so perché, ma ho una grande voglia di farti del male, sai? >>, confessò Demian.
Era eccitato ma allo stesso tempo nervoso. Il sangue pulsava in testa, come se avesse un secondo cuore più grande del normale nel cervello. La bocca si era inaridita, perciò non riuscì a dire altro.
Intanto la sua mente lavorava febbrilmente, pensando se fosse meglio una tattica offensiva o una pausa dal breve ma intenso periodo di vita ‘anormale’, e nel caso della prima ipotesi, come combattere. Invece optò per la seconda. Aveva atteso troppo a lungo, ed ora voleva sapere, doveva sapere.
L’uomo incappucciato si trovava di fronte a lui. Un uomo avvolto da un’impermeabile nero: era visibile solo il mento privo di peluria. Emanava un’oscura aura di potenza, e sembrava essere esperto nell’arte di guerreggiare. La sua statura era simile a quella di Demian, sul metro e settantacinque, né troppo basso né troppo alto.
Demian voleva risposte. Voleva sapere perché da quando l’aveva incontrato tutto era andato storto: prima Mark, poi le visioni, poi l’incidente… Troppi perchè arcani. Ed era giunto il momento di sapere.
<< Tu sei troppo curioso ragazzo. >>, disse semplicemente l’uomo. << A volte la curiosità fa male. >>
<< Forse non hai capito ciò che ho intenzione di farti. >>, proseguì Demian. << Allora soffrirai di più prima di morire. >>
L’istinto della sopravvivenza sopraffece anche lui. In quella occasione, come mai prima, il ragazzo si comportava in modo simile ad un boss che deve disfarsi di un suo sicario divenuto inadempiente.
Non era lui.
E non lo sarebbe stato più per molto tempo.
L’uomo cominciò a recitare una lagna, a cui Demian prestò molta attenzione. Si era reso conto subito che quello era un altro indizio per arrivare alla verità. Una profezia:
“Il giovane il vecchio scavalcherà
nel campo bellico
una forza oscura il sommo sarà
del nemico gli occhi
perforerà
e le brune gambe spezzerà
Due flotte di tenebre in
una, poi morire, morte avrà.
Dal levante la giovane guerriera giungerà
a
travagliare le ombre e gli eredi del male
scontrandosi con la flotta
mortale
grande impeto procurerà.
Tremate umani dal cuore
impuro:
nella grande città c’è
un rombo
due fratelli dilaniano
il traditore,
complementari esseri
combattono entità capaci.
mentre la grande
dimora resiste a tono.”
Queste tre strofe furono come un impeto verso Demian: si
ritrovò con le ginocchia a terra pensando ancora a quelle parole misteriose. La
profezia era stata emanata. Il ragazzo non sapeva più che fare. Si sentiva
sempre più debole e fragile. L’avversario era ancora lì, senza nessuna
intenzione di battersi.
Il
tempo riprese come se niente fosse. L’uomo non c’era più, era scomparso, e Matt
continuava a combattere contro gli esseri neri. Demian ritrovò le forze e si
alzò, ma prima che potesse avvicinarsi all’amico questo venne trafitto sul petto
dagli artigli di uno dei nemici. Gli altri due subito approfittarono e si
avvinghiarono alle sue spalle. Vicky continuava a singhiozzare come una
bambina.
Demian spalancò la bocca dall’orrore. Nella sua mente emergeva solo un
pensiero: abbattere.
Proprio in quel momento un’altra voce conosciuta distrasse Demian: sua
sorella gli chiedeva aiuto.
Subito si voltò e vide la ragazza carina in preda al panico: un enorme
essere con un mantello blu elettrico stava di fronte a lei, bloccandola. Nella
mano destra aveva una campana. Non voleva pensare a ciò che sarebbe accaduto se
la campana avesse risuonato.
Aveva
una grande falce nella mano sinistra. Una mano che non aveva pelle: era ossa. Il
suo viso era per metà coperto: dall’altra metà si capiva che era scheletrico. Un
teschio al posto della faccia.
“Una
creatura dell’oltretomba”, pensò Demian.
In
questi pochi attimi di riflessione Matt fu interamente ricoperto di Shadow, e
cadde al suolo. Demian a quel punto alzò il viso al cielo con una lacrima appena
pronunciata sulla ciglia.
<< No! >>, urlò al cielo.
Un lampo accecò tutti. Demian vedeva tutto bianco. Si
sentì bloccare mani e piedi e avvertì un forte dolore allo stomaco. Si sentì
vorticare ferocemente. Non riuscì a tenere gli occhi aperti. Poi più
nulla.
Ringrazio a
Black Kairi che mi subisce sempre su msn.
E tutti gli
altri! Non voglio fare nomi per evitare di dimenticare
qualcuno!
Alla
prossima!