Zakuro
osservata il soffitto della sua camera senza realmente vederlo.
Nella sua testa continuavano a risuonare le parole di Leandra,
facendole
prendere maggior consapevolezza del suo destino.
Nel
momento
in cui hai finito Deep Blue, una parte di lui è schizzata
fuori dal suo corpo
assieme alle gocce di Acqua Mew, attaccandosi all’unica cosa
vivente rimasta in
quella stanza.
I due alter
ego si scontreranno alla fine, e l’unica cosa in grado di
poter rendere
Cordelia vulnerabile sarà il predestinato sacrificio
dell’altro.
Chi ha
sconfitto Deep Blue l'ultima volta?
La
profezia parlava di lei, su questo non c’erano dubbi. Zakuro
sapeva
che l’esito di quella battaglia dipendeva da lei e, per
l’ennesima volta, provò
la frustrante sensazione di avere un macigno di
responsabilità sulle spalle.
Era ormai trascorsa una settimana dalla visita di Leandra; la donna
aveva dovuto abbandonare la Terra dopo solamente due giorni dalla sua
rivelazione per non rischiare che la sua assenza su Edren destasse
sospetti.
Nonostante non ne avesse fatto parola con nessuno, la squadra aveva
capito che
Leandra era stata torturata in modo da estorcerle informazioni sui
fuggitivi e
sulle Mew Mew.
Ryan e Kyle avevano supposto che Cordelia avrebbe potuto
attaccare da
un momento all’altro; dopo il loro ritiro dal campo di
battaglia era solo
questione di giorni prima che la sovrana di Edren si facesse viva. Le
Mew Mew
erano sempre in allerta e cercavano di non dividersi mai.
Zakuro no. Lei preferiva stare sola, e nella solitudine che precede un
passo importante si era chiusa anche questa volta, rimuginando.
Nonostante tentasse di celarlo agli altri e a se stessa, aveva paura:
paura di non essere all’altezza del suo compito, paura di
deludere, di
commettere un errore imperdonabile, paura di morire.
Da quando aveva scoperto di essere una Mew Mew aveva accettato
l’idea
che, presto o tardi, avrebbe dovuto rischiare la vita per la missione,
lo aveva
sempre saputo. Ma scoprire di essere stata prescelta per
morire, di dover
andare incontro alla morte a braccia aperte, la terrorizzava.
In quel momento non riuscì ad evitare di
pensare a tutte le cose che
avrebbe voluto fare prima di morire.
Non si sarebbe mai sposata.
Non aveva ancora visitato molti paesi lontani.
Non avrebbe più ascoltato il chiacchiericcio eccitato di
Ichigo prima
di un incontro con Mark.
Non avrebbe più potuto spronare Minto ad essere
più forte.
Non si sarebbe potuta sdebitare con Retasu per esserle stata vicino.
Non avrebbe mai assistito alla cerimonia del diploma di Purin.
Ryan non avrebbe mai saputo di essere la cosa più simile ad
un fratello
per lei.
Kyle non le avrebbe più rivolto i suoi dolci
sorrisi.
Non avrebbe mai assistito al ritorno in patria di Pie e Taruto da eroi.
Soprattutto, non avrebbe mai più rivisto Kisshu.
Il cielo primaverile si fece scuro in una frazione di secondo e il
boato di un’esplosione lontana distrasse Zakuro dai suoi
pensieri.
Era giunta l’ora. Come i due scienziati americani avevano
previsto,
Cordelia doveva essere tornata all’attacco.
La ragazza rimase ancora distesa sul letto, cercando di assorbire
completamente la percezione del suo cuore che batteva, del respiro
irregolare,
del suo corpo.
Non ci sarebbero più stati occhi dorati nei quali annegare e
braccia
forti non l’avrebbero stretta in un abbraccio rassicurante.
Non in quel
momento.
Mentre l’allarme risuonava in tutta la casa e i
passi concitati al
piano inferiore annunciavano a Zakuro che la squadra si stava riunendo
in
laboratorio, lei rivolse ancora i suoi pensieri a Kisshu, non riuscendo
però ad
essere arrabbiata con lui per essere stata abbandonata. Ormai non aveva
più
importanza, tra poche ore sarebbe morta.
Con un ultimo sospiro Zakuro si alzò dal letto e si diresse
in
laboratorio.
La
squadra era riunita di fronte a Ryan e Kyle, in piedi davanti ai
monitor; su di essi lampeggiavano dei puntini rossi.
- E’ il momento. – esordì Ryan evitando
palesemente gli occhi di
Zakuro, come se guardarla potesse fargli del male – Facciamo
in modo che questa
sia l’ultima battaglia. –
Le ragazze e i due alieni annuirono, i lineamenti del volto tesi.
Zakuro era stata molto chiara sull’argomento: aveva
rassicurato tutti
della buona riuscita del piano e non voleva essere guardata come una
malata
terminale, prossima al trapasso. Sapeva che, se i suoi compagni
avessero
mantenuto un atteggiamento fiducioso, per lei sarebbe stato
più facile, nel
caso l’Acqua Mew non funzionare, accettare di andarsene.
Kyle, dopo aver digitato brevemente al computer, affermò: -
Secondo le
coordinate, Cordelia si trova al porto. –
- Perfetto. – asserì Ichigo, cercando di prendere
in mano la situazione
e infondere fiducia nei compagni.
- Sapete cosa fare. – le congedò Ryan. –
Ci rivediamo qui. –
La squadra annuì e si avviò fuori dal
laboratorio. Zakuro riuscì a
compiere solo pochi passi prima di essere richiamata.
- Zakuro. –
Ryan aveva pronunciato il suo nome come se da quello
dipendesse la sua
vita.
- Ryan. – rispose la Mew Lupo voltandosi e avvicinandosi al
ragazzo;
Kyle si spostò a controllare alcuni dati su uno dei numerosi
monitor,
lasciando il biondo
di fronte a Zakuro.
Ryan fissava tristemente la ragazza quando fece un movimento
improvviso, come se avesse voluto abbracciarla ma si fosse fermato a
metà del
gesto. Le mise quindi le mani sulle spalle e le sussurrò,
senza staccare gli
occhi dai suoi: - Abbiamo programmato tutto, vedrai che
andrà tutto bene. –
- Lo so Ryan. –
La presa del ragazzo sulle sue spalle si fece leggermente
più forte;
per un attimo parve quasi che volesse aggiungere qualcosa, invece si
limitò a
lasciar andare Zakuro e incrociare le braccia al petto.
Zakuro non si sarebbe dilungata in un discorso strappalacrime su quanto
fosse terrorizzata dalla situazione o su quanto l’affliggesse
l’idea di non
rivederlo mai più, no. Non gli avrebbe detto addio.
- Ci vediamo più tardi. – mormorò
solamente Zakuro, prima di dare le
spalle a Ryan e correre fuori dal laboratorio per raggiungere i suoi
compagni.
Il Mew
Team giunse al porto di Tokyo nel giro di pochi minuti,
trovandosi di fronte ad uno spettacolo catastrofico: il cielo era
completamente
nero e, nonostante fosse mezzogiorno, i raggi del sole non riuscivano a
penetrare
le spesse nubi, attraverso le quali si riuscivano a scorgere diversi
lampi
azzurri. Il vento faceva agitare le vele delle barche e spazzava via i
resti di
un edificio che era stato raso al suolo.
Cordelia se ne stava in piedi sulle macerie, i lunghi capelli neri
legati nella solita coda alta che ondeggiavano nell’aria
divenuta
improvvisamente gelida e gli occhi color del ghiaccio animati dalla
follia.
- Vedo che siete arrivati. – esordì Cordelia con
un ghigno che le
deformò la bocca carnosa.
L’unico vantaggio della squadra in quel momento era che
l’aliena fosse
completamente all’oscuro della profezia.
La sovrana di Edren mosse qualche passo verso la squadra Mew Mew,
evocando il suo gatto a nove code.
- Durante l’ultima battaglia ve la siete squagliata solo
grazie a
questi due traditori. – sputò velenosa con un
cenno del capo in direzione di
Pie e Taruto, che stavano richiamando le proprie armi – Ma
questa volta non vi
lascerò andare. –
Zakuro scoccò un’occhiata a Mew Ichigo, in piedi
di fronte a Cordelia:
era nettamente più bassa di lei e sul suo viso roseo si
leggeva la paura.
- Che abbia inizio lo spettacolo! –
gridò Cordelia cominciando a menar
fendenti con la sua arma. Fortunatamente i sette riuscirono a evitare i
colpi
appena in tempo, chi alzandosi in volo, chi balzando via.
Pie fu il primo a reagire, scagliando sull’avversaria un
fulmine, che
però venne facilmente bloccato da un gesto della mano di
Cordelia.
Mew Purin tentò di imprigionarla con il Fiocco Immobilizza,
ma senza
successo; l’aliena si era scansata all’ultimo
secondo, lasciando che l’attacco
rimbalzasse contro la chiglia di una barca. Mew Minto e Mew Retasu
tentarono un
attacco incrociato, collegando le loro due armi, mentre Taruto
lanciò le sue
bolas. Cordelia, però, erse prontamente una barriera
invisibile attorno a sé,
proteggendosi dagli attacchi.
Fu così la volta di Mew Ichigo e Mew Zakuro, che si
portarono ai due
lati di Cordelia e, quando la barriera svanì, attaccarono in
coppia. L’aliena
questa volta non ebbe il tempo di evitare il colpo o di ripararsi
nuovamente;
cadde a terra rovinosamente, graffiandosi le braccia e il viso, ma
quando si rialzò
le sue gambe erano miracolosamente ferme e la mano destra stringeva
convulsamente il gatto a nove code.
- Non avete speranze! – gridò.
Girò su se stessa e, sotto gli sguardi sbalorditi della
squadra Mew
Mew, alzò le braccia in direzione del mare.
Un’onda di dimensioni gargantuesche
si levò al largo e cominciò ad avvicinarsi
precipitosamente al molo. Zakuro
aguzzò la vista e si accorse che l’onda che a
breve li avrebbe investiti non
era fatta di acqua, ma di schegge di vetro sottilissime e aghi. Anche
il resto
della squadra doveva essersi accorto di quel particolare; infatti,
Zakuro udì
qualcuno urlare, anche se non riuscì a riconoscere chi
fosse, e Mew Ichigo
gridare: - Presto, usiamo il Mew Power per proteggerci! –
Utilizzando le proprie armi riuscirono ad ergere appena in tempo una
barriera fra loro e lo tsunami di vetro, ma quella protezione non
durò a lungo;
la potenza dell’attacco di Cordelia fu tale da spezzare la
barriera protettiva,
e la squadra venne investita dai cocci aguzzi.
Mew Zakuro trattenne il respiro mentre gli aghi e le
schegge di vetro
le penetravano nella pelle, procurandole tagli ovunque.
Quando rialzò la testa l’ondata era ormai finita,
ma con conseguenze
disastrose: il molo era completamente cosparso di cocci di vetro e i
suoi
compagni sanguinavano da ogni parte del corpo a causa dei numerosi
tagli
sottili che si erano provocati. Zakuro, sdraiata sulla schiena,
incrociò lo
sguardo di Minto, che aveva il volto contratto in una smorfia di dolore
mentre
il sangue le ricadeva sugli occhi, e capì che doveva avere
il suo stesso
aspetto.
Il rumore di una frusta che colpisce il suolo fece voltare di scatto il
viso di Zakuro a destra: Cordelia aveva approfittato della confusione
generale
per avvicinarsi a lei.
- Sei dura a morire, vero? – domandò
Cordelia con una malcelata nota d’odio
nella voce, e le sue parole colpirono Zakuro molto più di
quanto l’aliena si
aspettasse.
Cordelia si chinò su di lei, specchiandosi in quegli occhi
così simili
ai suoi, i lineamenti deformati dalla follia.
Levò il braccio che reggeva il gatto a nove code in alto
sopra la sua
testa, pronta a colpire.
- Di’ addio a questo mondo, Zakuro. –
La Mew Lupo chiuse gli occhi, rassegnata e incapace di difendersi,
aspettandosi nuove ondate di dolore laddove si fosse abbattuta la
frusta.
- Mi dispiace Cordelia, ma per farlo dovrai passare sul mio cadavere.
–
Si udì il tonfo di un corpo che cade pesantemente a terra,
poi più
nulla.
La ragazza riuscì a percepire un profumo fresco, come di
pioggia e salsedine;
un profumo troppo familiare.
Zakuro sollevò le palpebre, ma le braccia che la
sorreggevano non erano
femminili e gli occhi che la guardavano non erano azzurri.
Erano dorati.
Angolo Autrice:
Ciao a tutti! So di
essere imperdonabile, ma ho avuto un po’ di
difficoltà a scrivere questo capitolo; non sapendo come
collegare una scena all’altra
l’ho creato dal nulla e spero sia di vostro gradimento. In
più sono stata fuori
città per tre giorni, cosa che ha soltanto peggiorato il mio
ritardo.
Per quanto riguarda il
prossimo capitolo, non vi farò attendere molto,
anche perché siamo alla fine della storia: mancano
probabilmente 2 capitoli, 3
al massimo.
Mi piacerebbe sapere
che cosa pensate del capitolo e della storia fino
ad ora, dal momento che è quasi terminata.
Che cosa pensate
succederà ora che Kisshu è tornato, e
perché l’ha
fatto dopo aver detto a sua madre il contrario?
Fatemi sapere che cosa
ne pensate. Grazie a tutti coloro che leggono
e/o recensiscono,
Salice_