Film > Iron Man
Segui la storia  |       
Autore: Samita    26/07/2013    2 recensioni
Serie di fluff / slice of life casuali, della felice famigliuola Stark. Giusto per diletto. (!) Non si considera Avengers - Age of Ultron nella storyline! (!)
[3] “Tu eri uno Stark – tu” lo additò “ti eri presentato a casa sua in bermuda, due fiori di campo ed un prototipo non immatricolato delle Stark Motors!”
[6] Adam era il leader indiscusso della classe. Delle classi. Di tutta la scuola. E se gli girava di fare qualcosa che richiedesse più di due mani, potete stare tranquilli che qualunque bambino era disposto ad amputarsene una per lui.
[7] “NO!” urlò al figlio. “Vattene!” Lo additò “Sparisci! Evapora! Non voglio vederti! Sciò! Addio! Via! Via! Via!”
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tony Stark
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

(4) Quella volta in cui…

 

 

“Tony…”

L’uomo la ignorò deliberatamente, rigirandosi nel letto.

Tony!”

Quello strizzò le palpebre, infastidito dal tono della donna – che andava facendosi isterico.

“Abbiamo un problema –” la voce si era fatta più vicina.

“Che problema?” masticò lui, rifiutandosi di aprire gli occhi.

“Tony!” l’uomo sentì la mano di Pepper prendergli la spalla per scuoterlo: dovette arrendersi. Schiuse le palpebre per vedere, davanti a sé, il volto sconvolto della donna.

“Sono incinta!”

Quello sussultò, schizzando a sedere nel letto mentre sgranava gli occhi: “COSA?”

 

“Come diamine è potuto succedere?”

Dopo lo shock iniziale, Tony si era lanciato giù per le scale – verso la cucina – continuando a ripetere “Caffè, caffè, caffè – Jarvis! Caffè!” . Solo una volta bevutane una enorme tazza poté tentare di ragionare.

Pepper, di fronte a lui, riassumeva in un’unica persona il concetto di panico.

“Devo abortire –” disse, parlando praticamente a se stessa.

“– certo che devi abortire!”

La donna sgranò gli occhi: “Cosa hai detto?

Tony si immobilizzò, fissandola: incuteva un certo terrore, con quel tono di voce e quell’espressione dissennata.

Dovevano essere gli ormoni, si disse.

“Come ti permetti di dirmi cosa devo fare?!” continuò, tre volte più isterica di prima.

“Come mi… ma –”

“Mi metti incinta e mi vuoi pure dire che devo abortire?!

“Cosa – ?” Tony fece una smorfia asimmetrica, che manifestava la sua più totale incomprensione. Quel discorso mancava di filo logico, in ogni sua sillaba. “Ma se tu …” iniziò, con il braccio teso in avanti ed il palmo verso l’alto, ad indicarla.

Io faccio quello che voglio, ci siamo capiti?”

MaPepper!” non la aveva mai sentita essere così fuori di senno. Di solito spettava a lei la parte della metà logica della coppia – lui stava più sul passionale e cazzaro, lo sapeva benissimo… ma questa volta Pepper era completamente fuori di sé.

“Cosa?!” strillò infatti quella.

“Vorresti davvero vedere me crescere un figlio? Ti sembro una persona responsabile?

“No, infatti!” convenne lei, seppur continuando a mantenere il tono della voce elevato e stonato. “Non saresti nemmeno lontanamente in grado – no, saresti praticamente controproducente, un disastro, un patetico egocentrico senza alcuna scala di valori e pochi barlumi di etica – bisognerebbe essere pazzi per lasciarti avere un figlio!”

“Bene, fantastico.” Annuì, facendo finta di non aver appena sentito delle cose facilmente riconducibili a insulti. In realtà era fiero di più della metà di quelle cose, e non aveva la benché minima intenzione di cambiarle di una virgola. “Adesso, per favore –” inspirò, esausto  “– ti calmi? Siediti e calmati –” fece, indicandole la sedia. “ – e poi vediamo come procedere.”

“Come procedere per cosa?” sibilò lei.

Va bene, non bisognava più in alcun modo pronunciare la parola con la a nelle prossime ventiquattr’ore, pensò Tony.

“Siediti.”

Pepper si sedette, ancora intenta a fulminarlo con lo sguardo.

Jarvis, falle qualcosa – ”

“Non posso bere, sono incinta!

“– che la calmi…”

“Posso proporre un infuso di valeriana e camomilla, Signore.” rispose la voce, computerizzata solo per modo di dire, di Jarvis. Aveva quel tono perennemente calmo, con quella sua aplomb, che parve da solo aver diradato parte dell’ansia di Pepper.

“Sì, grazie.” Fece la donna, prendendosi il volto fra le mani.

Tony, che sedeva di fronte a lei in mutande, prese a far roteare la tazza vuota del caffè con le dita.

Smettila.

Smise.

Rimasero in silenzio, in attesa che l’infuso fosse pronto.

 

“Ma come diavolo è potuto succedere?!” si domandò Tony, ad alta voce.

Pepper era ancora intenta a sorseggiare l’infuso. Jarvis, al solito, aveva avuto un’ottima idea. Sarebbe morta, senza quell’avanzatissimo software a dare la parvenza di ordine e logica in quella casa.

“Quelle pillole sono una fregatura.” Continuò Tony.

Pepper posò la tazza, levando le sopracciglia in un’espressione di puro stupore: “Pillole?

“Pillole!” rimarcò Tony. Poi, notando che l’espressione dell’altra non cambiava, pensò che fosse il caso di tacere.

Pillole?” ripeté la donna, talmente sconvolta da trovare la cosa divertente. “Tony, io non prendo la pillola da un anno.

Tony sbiancò. “COSA?

Adesso era lui quello con la voce stridula.

Pepper, incredula, si guardava attorno senza riuscire a trovare parola che valesse la pena d’esser detta.

“Non ci posso credere.” Fece lei, sorridendo dalla disperazione. “Sei assolutamente incredibile.”

Io? Sarei io incredibile?” rimarcò lui, offeso “Sei tu che hai smesso di prendere la pillola a tradimento!”

A tradimento?!

“Signore –” intervenne Jarvis – “Temo di dover dar ragione alla signorina Potts.”

“E tu da quand’è che parli senza essere interpellato?” chiese, retorico, Tony; “Gliel’hai insegnato tu?” domandò poi scettico alla donna.

“Eh? Tu vaneggi!” si difese Pepper.

“Sedici mesi fa…” iniziò a narrare Jarvis.

“MUTO.” gli intimò Tony. Il software, ubbidiente, eseguì.

Pepper sospirò, scuotendo rassegnata il capo.

“E’ per quella storia?”

“Certo che è per quella storia, Tony! Ma – ma dove hai vissuto negli ultimi mesi, tu?

“Qui.” Si limitò a rispondere lui.

“E te lo avevo anche detto!”

“Mi sarà sfuggito –”

“Ti è sfuggito il fatto che io abbia avuto un –”

“ – SHT!” la fermò, levando le mani di scatto in avanti nel gesto di bloccarla “Se a me è vietata la parola con la a a te è vietata la parola con la i, ok?”

Pepper roteò gli occhi, riprendendo a scuotere il capo. Tony si fece quasi turbato, iniziando a fissarla con una serietà lontanamente più matura di quella con cui aveva accolto la notizia mattutina.

Ma si può sapere perché pensi che ti faccia usare il preservativo ogni volta, eh?”

“Per essere sicuri!”

“E il diaframma!”

“Per essere estremamente sicuri!

Ah, ma la vasectomia, LUI, non l’ha pur fatta – per essere sicuro!

“Esiste anche una cosa chiamata spirale, se è per quello – vogliamo parlarne?”

“Quello è uno dei metodi più sicuri per non essere protetti, ci sono pile e pile di studi scientifici che lo dimostrano!”

“Potevi almeno stare attenta al calendario!”

Io?

“Beh, io non di certo.”

“Oh – ma se sai benissimo quando sono in periodo!”

“Lo so durante, non prima!

“Ho il ciclo più regolare di tutta la California e tu non lo hai ancora imparato?

“Cosa c’entro io con il tuo ciclo!”

Pepper ci vide rosso. Sbatté le mani sul tavolo e dopo aver guardato per un unico – ma inteso – istante Tony con fare omicida si alzò dalla sedia e uscì dalla stanza.

Tony, braccia incrociate, più che scomposto sulla sedia – ed ancora in mutande – non si mosse, rifiutandosi di seguirla.

 

 

Quella non era certo la prima volta che litigavano seriamente – cioè senza finire a letto per direttissima (cosa peraltro sconsigliabile, in queste circostanze); questa volta, comunque, Tony stringeva bulloni con più foga del solito.

Demolite le armature, aveva ripreso in mano il suo precedente hobby: le automobili. Ovviamente, dato che per Tony Stark un hobby non può limitarsi a sistemare due viti e lucidare dodici carrozzerie, aveva iniziato a mettere su un progetto a lungo termine – che sarebbe dovuto sfociare in un nuovo ramo dell’azienda interamente dedicato ad automobili d’avanguardia: un altro motivo di discussione con Pepper, fortunatamente stemperato sotto le lenzuola.

“Signore, la signorina Potts è in avvicinamento.” Comunicò Jarvis.

Tony si passò la mano sporca di grasso sulla fronte, tracciandovi una spessa linea nera e unta.

“Quanto?”

“Davanti alla porta della taverna, signore.”

“Mi dovrebbe interessare?” domandò, tornando a infilare la mano nel meccanismo di sterzo su cui stava lavorando.

“E’ andata via, signore.”

“Vedi?” fece lui, retorico e quasi trionfale. “Non era importane. Alza la musica e vedi di non dire altro. Ferrovecchio, vieni qui a darmi una mano.”

Non era una seduta di meccanica seria se non aveva un po’ di sana musica a pulire il rumore di fondo del suo cervello.

“Signore –” cercò di dire Jarvis, sovrastando a stento la musica.

“MUTO.”

 

 

Alle nove di sera Tony decise che poteva essere il caso di uscire dalla taverna-laboratorio, almeno per farsi una doccia. Stanco e vagamente soddisfatto per il lavoro della giornata, prese a fare i gradini a due a due per arrivare il prima possibile alla camera da letto, per cambiarsi.

L’antistress aveva funzionato sin troppo bene: la sua mente si era alienata a tal punto che finché non irruppe in camera non ricordò il vero motivo per cui si era rifugiato nel seminterrato.

Varcata la soglia, le luci non si accesero come dovuto: evidentemente qualcuno doveva aver disattivato i sensori di movimento. Quel qualcuno era Pepper, che, man mano che i suoi occhi si abituavano alla penombra, Tony intravide distesa sul letto.

Il tutto lo riportò violentemente alla realtà di quella mattina: Pepper era incinta, lui si era dimenticato che non prendeva più la pillola (cosa che era avvenuta a causa di un notevole incidente, tra l’altro), lei aveva le idee altamente confuse sulla parola con la a e, nel complesso, avevano avuto discussione piuttosto accesa.

Ok, doveva averla fatta arrabbiare parecchio.

E poi c’erano da considerare gli ormoni, quei piccoli bastardi che si divertono a rendere la vita di coppia un inferno altalenante tra euforia e odio reciproco.

“Tony?” mormorò lei, svegliata dalla lama di luce che entrava dalla porta socchiusa.

L’uomo si bloccò lì, senza ben sapere quanto valesse la pena indietreggiare o, peggio, avanzare.

Pepper sembrava molto più calma di prima – assonnata, ma calma.

Tony inspirò a fondo, optando per entrare. Si socchiuse la porta alle spalle, camminando nel buio.

*THUD* – “Uhg!” sibilò, dopo aver centrato in piena il margine del letto con la tibia – e sì che quella stanza era enorme, ci voleva impegno.

“Ti sei fatto male?” fece la donna, con il tono ancora rintronato dal sonno.

“Dove diavolo sei?” chiese lui, massaggiandosi la parte lesa. “Chi ha messo qui il letto?”

Pepper si sporse per accendere la luce – acciecando Tony, che strizzò le palpebre. “Fammi vedere –” fece lei, alzandosi.

Ovviamente nessuno aveva spostato nulla – negli ultimi dieci mesi, per lo meno. Evidentemente Tony era in uno stato mentale tale da fargli dimenticare gli avvenimenti dell’ultimo anno, o qualcosa del genere. Ad ogni modo, ora la memoria gli era ben che tornata.

“Non è niente” mugugnò l’uomo, mentre Pepper, scalza, gli si avvicinava.

Sei sporco di grasso.” Fu la risposta dell’altra.

“Ero in laboratorio.” Disse lui, rizzando la schiena.

“Taverna.” Lo corresse la donna.

“Quel che è.” Fece spallucce.

Rimasero in piedi, l’uno di fronte all’altra, a guardarsi. Dopo un po’ Tony iniziò a provare disagio, dato che quella non gli scollava gli occhi di dosso – ed aveva un’espressione contemplativa che faceva trasparire una certa pena: cosa per lui incomprensibile, data la situazione.

“Bene, vado a lavarmi.”

Decisamente.”

“Se mi lasci andare, ci vado.”

“Non mi pare di starti impedendo nulla, Tony.” Pepper incrociò le braccia, poggiando il peso su di un fianco.

No, certo, fisicamente non gli stava impedendo nulla – figurarsi.

Fisicamente.

Tony levò lo sguardo al cielo, roteando poi il capo.

Cosa facevi – ?” le domandò, con lo stesso tono di un bambino costretto a chiedere scusa ma tutto vuole fare tranne che quello.

“Dormivo.”

Tornò a guardarla, con un sorriso scettico. “Prestino, per dormire.”

“Tu cosa facevi?”

“Io armeggio, donna.”

Armeggio.” Ripeté lei, seccata. Non certo per quella parola, ma per queldonna’ buttato lì, giusto per infierire. “Tony, posso ricordarti che conviviamo, e che non sono una di quelle ragazze da una – macché, mezza – notte?”

“Certo che lo so.”

“Non mi sembra.”

“Posso andarmi a lavare, adesso?”  fece per muoversi, ma lei lo richiamò non appena voltatele le spalle.

“Tony!”

“Prenderò nota del fatto che ti piacciono gli uomini unti e sudati.” Disse lui, girandosi.

Pepper trattenne un sorriso. “Tony, mi hai abbandonata per tutto il giorno.”

Lui inarcò le sopracciglia. “Beh, vale lo stesso per te – ti pare?”

No che non mi pare –”

“– ah, già, eri venuta ma poi hai cambiato idea.”

“– … almeno io ho provato a farmi vedere.”

“Fallendo.” Il volto gli si era indurito, e quest’ultima risposta era uscita tagliente dalle sue labbra.

Pepper accusò il colpo, scrutandolo attonita.

“Che stronzo.” Fece lei, voltandogli le spalle.

“Io?”

“Tu! Nemmeno il coraggio di chiedere mezza scusa!” esplose, camminando a grandi passi verso la porta.

“Io? Ma se neanche lo sapevo che rischiavo di metterti incinta, Pepper!

“Sei un idiota!” gridò la donna, sulle scale.

Tony rimase per qualche istante immobile, gli occhi puntati sulla porta, a fissare il nulla.

Decise poi di andare a farsi la doccia.

 

Aprì di colpo gli occhi, sveglio e sconsideratamente lucido. Una fastidiosa sensazione d’ansia lo appesantiva, come immobilizzandolo nel letto. A fatica voltò il capo verso la sveglia, che segnava le tre del mattino. Regnava il silenzio.

Come sotto l’effetto di venti caffè si mise di scatto a sedere: fu quello l’istante in cui si rese conto che suddetto silenzio era dovuto all’assenza del calmo e leggero respiro di Pepper.

Pepper?”

Chiese, al nulla.

La sua parte di letto era vuota, le lenzuola ancora rimboccate.

Pepper!” la chiamò, scendendo dal letto. Aprì la porta, andando a cercarla sul ballatoio del secondo piano: il buio avvolgeva la casa. Scese le scale passandosi una mano sul volto, mentre cercava di riassemblare idee e ricordi.

Dunque, avevano litigato. Normale.

Pepper era – oh, Cristo, Pepper era incinta! Anormale, MOLTO anormale!

Jarvis!” chiamò, a metà della rampa. “Dov’è Pepper?”

“Nella taverna, signore.” Rispose il software.

“Nella taverna?!

Per oscuri motivi l’immagine che gli si materializzò in mente fu quella di Pepper, pervasa dalla sua furia di quand’ancora subiva gli effetti dell’Extremis, intenta a distruggere ogni sua (di Tony) singola creazione e non. Una scena orribile.

“Cosa diamine ci fa in taverna!?” ribadì, andando a prendere la seconda rampa di scale, verso il seminterrato.

“Al momento dorme, signore.”

“Sì, ma prima?”

“Non saprei, signore.”

“Non registri tutto, tu?!” ormai era quasi arrivato.

“Mi ha disattivato, signore.”

Temeva seriamente per il peggio.

Ciò nonostante, la situazione che trovò in taverna era perfettamente normale. Ogni oggetto era al suo posto.

Tony poté concedersi un sospiro di sollievo.

Prese a cercare la donna, chiedendosi dove potesse essere finita a dormire – considerato che la ‘taverna’ era invasa da macchine, motori, oggetti, strumenti, bracci robotici Ferrovechio incluso. La trovò nel posto più probabile e contemporaneamente improbabile che si potesse immaginare: accoccolata sul sedile del passeggiero della Ford Flathead Roadster. Se fosse stata cosa studiata o sola casualità, non era dato sapere: ad ogni modo la scena smosse a sufficienza l’animo di Tony per farlo avvicinare alla macchina e, tentando di non fare troppo rumore, sedere accanto alla donna, al posto del conducente.

Il tutto, sempre, in mutande: un dato non trascurabile, visto che la pelle non coperta dai boxer gli si appiccicava a quella del sedile – una cosa piuttosto fastidiosa.

“Dove stiamo andando?” chiese, poggiando la mandritta sul cambio e l’altra sul volante, lo sguardo diretto verso il parabrezza.

Pepper schiuse gli occhi, guardandolo con fare assonnatamente interrogativo.

“New York?” propose Tony, voltandosi verso di lei. “Dicono che sia bella in questo periodo.”

“Che ora è?” domandò l’altra, cercando di svegliarsi.

“A New York? Le sei.”

“Che cosa fai qui?” continuò lei, cercando di mettersi a sedere composta.

Cosa fai tu nella Ford.” Gli rimbalzò la domanda l’altro, fissandola.

Pepper strizzò gli occhi un paio di volte, ispirando profondamente.

Tony staccò la mano dal volante, spalmandosi sul sedile. Girò giusto la testa per poter guardare Pepper negli occhi.

Rimasero in silenzio, finché Tony non ebbe la prima idea intelligente da ventiquattr’ore a quella parte.

“Scusa.”

Pepper lo guardò, senza sapere se valesse la pena essere stupita o se, come spesso avveniva, il discorso di Tony sarebbe continuato per vie tali da farla pentire d’aver anche solo sperato in un minimo di ragionevolezza da parte sua.

“Mi sono comportato da idiota.”

Sconvolgente, stava succedendo davvero. Pepper si concesse di sollevare millimetricamente le sopracciglia.

“Adesso, però…” continuò lui, iniziando già a farle temere d’aver sperato troppo “potremmo parlarne da persone… ok – per me è una parola grossa, ma – mature?

Pepper schiuse le labbra, sconcertata.

Quello, oltre ogni aspettativa, andò avanti: “Senti, non voglio costringerti a fare nulla, va bene?”

La donna stava per sciogliersi.

“Cerca solo di chiarirti le idee, e poi… lo sai che posso fare qualunque cosa.”

Pepper sorrise: “No che non puoi –” mormorò, scettica “– non penso sapresti gestire un bambino.”

“Nutri sempre una grande fiducia in me.” Commentò, sarcastico. “Guarda Jarvis com’è venuto su bene – Jarvis?”

“Sì, signore.”

“Dì a Pepper come ti ho programmato bene, Jarvis.”

“Sufficientemente bene, signore.” Rispose il software.

Sufficientemente? MUTO. – Non lo ascoltare, deve essersi preso qualche virus. Un bel brodino e gli passa, domani lo sistemo.”

Pepper si era messa a ridere sommessamente, quasi fosse che la risata in sé stentasse ad uscire.

“Sei un cretino, Tony.” Finalmente un insulto affettuoso: quello sorrise, facendo scivolare la mano dal cambio alla gamba di Pepper.

La donna inspirò profondamente, scuotendo poi leggermente la testa.

“Era un falso positivo.”

Tony sgranò gli occhi, le rughe sulla fronte che gli si ammassavano l’una sull’altra.

 

A quella notizia Tony non aveva propriamente reagito: si era limitato a restarci di sasso. Nella sua mente riecheggiava il vuoto, incapace di formulare pensieri compiuti.

Dopo il primo minuto di espressione basita, Pepper decise che era abbastanza e tornò a guardare verso il parabrezza, eludendo lo sguardo di Tony.

Rimasero in silenzio a lungo: cinque minuti dopo erano ancora lì – ora entrambi intenti a fissare il parabrezza, Tony con la mano ancora appoggiata sulla gamba di Pepper.

Evidentemente tutti e due avevano un po’ di cose su cui riflettere.

Pepper posò la sua mano su quella di Tony, carezzandogli dolcemente le dita.

In effetti sarei stato un pessimo padre.” Disse quello, rompendo il silenzio.

“Sì, parecchio.” Assentì lei.

“Considerato poi il mio di padre…”

“Non ci sarebbe stata speranza.” Concordò.

“Pensa poi se fosse stata una femmina…”

“Mio dio, ogni sera a chiedersi se è ancora viva…” al solo pensiero Pepper percepiva l’ansia generata da una situazione del genere.

“… o se è finita in un brutto giro…”

“… dubbi eterni sulla sua verginità…”

“… a diciotto anni avrebbe potuto iniziare a uscire con gente come me.

“Non le avrei permesso di fare i miei stessi errori, non ti preoccupare.”

Tony si voltò verso la donna, offeso: “Cosa, scusa?”

“Sei tu che hai iniziato –” fece lei, abbozzando un sorriso.

“E un maschio?” domandò poi lui, sinceramente spaventato all’idea. “Io da piccolo ero una creatura infernale.”

“Ah, non c’è dubbio. Tuo padre doveva essere un santo, per sopportarti.

Ma se hai appena detto che mio padre era una pessima premessa alla mia paternità – !”

Tu l’hai detto.” specificò quella.

Ma tu mi hai sostenuto!”

Pepper sfiatò, spostando lo sguardo fuori dal finestrino.

“Per non parlare di quanto bisognerebbe spendere per mettere in sicurezza questa casa…” continuò, guardando Ferrovecchio.

“Basta non lasciarli entrare in taverna.” Rispose lui, con ovvietà.

“Oh, certo –” Pepper tornò a guardare Tony “– perché tu non sei mai entrato nei laboratori di tuo padre!”

Tony stirò il margine di un labbro: touché.

“E poi –” continuò lui, avvicinando il volto a quello di Pepper. “Sarei stato follemente geloso.”

“Ah… geloso di un bambino?”

“I bambini rubano le madri ai padri – mai sentito parlare del complesso di Edipo?”

“Allora hai ragione a temerlo.”

Pepper si avvicinò quel poco di più che bastava per posare le labbra su quelle di Tony.

“Sono geloso al solo pensiero.” Sussurrò lui, prima di prenderla tra le braccia per un bacio, finalmente, serio.

Sorrise, gaudente, pronto a pregustare il fantastico sesso post-litigio che li attendeva.

Fece per andare a sbottonarle la camicetta, ma di colpo si fermò.

Aggrottò le sopracciglia, ristabilendo un profondo contatto visivo con la donna.

Lei si fece interrogativa.

“Tu pensi che io sia davvero così superficiale..?” disse, secco.

“Eh?” questa non se l’aspettava. “Ma – no – un po’ –” si lasciò sfuggire, “Perché?”

So perché sei qui.”

“Non ti seguo, Tony…”

“Sei triste.”

“Sono triste perché…?”

“Tu sei terrorizzata all’idea di un figlio perché io sarei un pessimo padre.”

“Non stavamo per fare sesso post-litigio?” chiese lei, quasi scocciata.

Ma tu?

“Tony?”

Pepper, saresti un’ottima madre.”

“Smettila, stai dicendo cose a caso.”

“Cose a caso? Guarda che hai fatto da madre anche a me, in fin dei conti. So quanto sei brava.”

“Questo non ti fa onore, lo sai?”

Pepper, tu non volevi abortire.””

“Il problema non si pone più, te lo ricordi?”

Tony sorrise sghembo. “Sì, invece.”

Quel sorriso non le piaceva.

O forse sì?

“Non ho preservativi in questa macchina.”

“Ok… quindi?”

“Vuoi che li vada a prendere?” fece lui, in tono di sfida.

Pepper ammutolì.

La tensione rimaneva lì, dov’era. Bella palpabile. Di quelle che ti fanno svegliare il giorno dopo felice e contento. O felice e contenta.

“Beh, lo prendo per un no.”

Tony riprese a baciarla, sbottonando – a fatica – la dannata camicetta.

“Aspetta…”

“No, ormai è andata – decisione presa.” Stava ancora litigando con l’ultimo bottoncino, e rischiava che quel momento di stallo riuscisse a far cambiare idea alla donna. Certo non s’aspettava un concepimento immediato – anche se l’idea che fosse avvenuto nella Ford era epica – ma in genere, una volta superato il primo gradino… optò per staccare il bottone con un colpo secco, non aveva tempo.

“Facciamo un bambino.” mormorò lì Pepper, con inaspettata convinzione.

“Fantastico –”

“Sì, un fantastico bambino –”

“Facciamo un bambino –” continuò Tony, lanciando via i boxer “E poi romperò l’anima a quelli della ricerca perché si inventino una pillola che non faccia… venire… gli i…”

Parola vietata! Prima il bambino, Tony – ”

“Prima il bambino!”

 

 

 

 

 

… abbiamo battezzato la bimbomobile.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Iron Man / Vai alla pagina dell'autore: Samita