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Autore: Alyssia Black    26/07/2013    3 recensioni
A Viterbo, la mia città, fatta eccezione per la festa patronale, l’evento più caratteristico è San Pellegrino in Fiore. “San Pellegrino” non si riferisce all’omonimo Santo, bensì al nome di un quartiere. È un quartiere medievale, il più antico della città. Ogni primo di maggio viene ornato con centinaia di specie di fiori, provenienti da tutto il mondo, che tingono di mille colori Viterbo.
È un’attrattiva per i turisti da una decina d’anni, anche se dal 2010 al 2012 si è assistito ad una festa “sotto tono”. Quest’anno, tuttavia, San Pellegrino in Fiore ha riconquistato l’antico splendore.
Una parola su Viterbo. La sua caratteristica più famosa sono le fontane, che presentano tutte la medesima forma simile ad un fuso; si trovano in ogni piazza della città. Importanti sono anche le mura, risalenti sempre al Medioevo, che circondano la Viterbo antica da quella nuova.
***
Storia ambientata a Viterbo, durante San Pellegrino in Fiore, quattro amiche, profferli e fiori.
***
Qualunque riferimento a persone realmente esistenti è puramente casuale
[Storia partecipante al contest "Feste e Tradizioni" di Sara.1994 ed è in attesa di risultato]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autrice:Alyssia Black (EFP), PiccolaStellaSenzaMeta (forum)
Titoli:Di profferli, fiori ed abbracci
Genere:Fluff
Rating:Verde
Città: Viterbo, Lazio
Festa:San Pellegrino in Fiore
Note:Una piccola nota! All’interno della storia trovi il passato e il presente. Il presente è usato per le descrizioni, che sono “valide ancora”, mentre il passato è usato per gli eventi, appunto, passati. Nella settima e ultima pagina trovi le note, che sono caratterizzate dai numeri in apice. Le parole scritte in blu indicano dei link che servono a farti comprendere meglio la storia. Li trovi nelle note ed in questo specchietto.
A Viterbo, la mia città, fatta eccezione per la festa patronale, l’evento più caratteristico è San Pellegrino in Fiore. “San Pellegrino” non si riferisce all’omonimo Santo, bensì al nome di un quartiere. È un quartiere medievale, il più antico della città. Ogni primo di maggio viene ornato con centinaia di specie di fiori, provenienti da tutto il mondo, che tingono di mille colori Viterbo.
È un’attrattiva per i turisti da una decina d’anni, anche se dal 2010 al 2012 si è assistito ad una festa “sotto tono”. Quest’anno, tuttavia, San Pellegrino in Fiore ha riconquistato l’antico splendore.
Una parola su Viterbo. La sua caratteristica più famosa sono le fontane, che presentano tutte la medesima forma simile ad un fuso; si trovano in ogni piazza della città. Importanti sono anche le mura, risalenti sempre al Medioevo, che circondano la Viterbo antica da quella nuova.
All’interno della storia troverai dei nomi e dei cognomi, soprattutto per quest’ultimi ho usato quelli più comuni qui. La vista che vedi sul banner è quella del Palazzo dei Papidi Viterbo, dove i cardinali elessero il Papa dal 1257. Qui ebbe luogo in conclave più lungo di sempre, durato ben 1006 giorni, dal 1268 al 1271.

Ogni riferimento a persone realmente esistenti è puramente casuale.

 
 


 
Astrid è una sedicenne viterbese, non troppo diversa dalle altre ragazze della sua età. Per nove mesi all’anno frequentava il Liceo Scientifico, ottenendo degli ottimi risultati in ogni materia.
“Mamma, tra cinque minuti esco” urlò dalla sua camera. Aveva appena terminato di spazzolarsi i capelli neri ed era quasi pronta; mancava solamente un velo di trucco e poteva andare.
“Con chi stai e dove vai?” chiese la mamma, mentre cucinava un budino.
“Con me ci sono Flavia, Elena e Rebecca, andiamo a San Pellegrino In Fiore” la madre annuì, senza dire nulla. Pochi attimi dopo aveva sentito sbattere la porta di casa: Astrid era andata.
Ella scese velocemente le scale di casa, un vecchio palazzo al centro della città; percorse velocemente via Garibaldi, dove abitava, inforcò i Ray-Ban e prese l’IPhone dalla borsa.
Terminò anche via Cavour, raggiungendo piazza del Plebiscito; lì era l’appuntamento con le amiche, le quali erano già arrivate e la attendevano davanti ai giardini del municipio.
“Astrid, finalmente! È un quarto d’ora che ti aspettiamo” la accolse Rebecca, una graziosa ragazza dai capelli castano chiaro.
“Scusate” si limitò a replicare.
Erano vestite tutte al medesimo modo, pantaloni al ginocchio, t-shirt e Converse.
Imboccarono via San Leonardo, in direzione del vecchio quartiere medioevale,  chiacchierando amabilmente della scuola, dei compiti e della festa.
San Pellegrino In Fiore è una delle feste più importanti di Viterbo, giunta ormai alla XXVII edizione. Dal 19851, infatti, il primo giorno di Maggio il vecchio rione di San Pellegrino si tinge di mille colori. A rendere straordinaria la festa, così come l’atmosfera, è, appunto, il luogo in cui si svolge.
San Pellegrino ha una storia mitica, risalente addirittura al Medioevo. È composto da decine e decine di vicoli stretti e suggestivi, circondati da abitazioni antiche e chiesette, interamente costruite in peperino grigio.
Le piazze e le vie, i profferli2 e i le scalinate, le fontane e i pozzi vengono ornati per l’occasione con migliaia di fiori, italiani e non. Molti sono i viterbesi che contribuiscono ogni anno alla manifestazione, aiutando a disporre i fiori nel modo migliore.
Astrid e le sue amiche impiegarono pochi minuti a raggiungere il cuore della festa, articolata tra le mille piazzette.
“Guardate piazza del Gesù!” esclamò Elena. Lo slargo era completamente ricoperto di piante e fiori. Alcuni vasi di veroniche erano stati disposti lungo la circonferenza della fontana che domina la piazza, mentre delle ninfee si trovavano nell’acqua. Molti fiori secchi erano stati messi a terra, come in un’infiorata, formando il leone simbolo della città. Il bar della piazza per l’occasione serviva particolari gusti di gelato. Le quattro amiche, curiose di scoprirne qualcuno, assaggiarono la margherita, il tulipano e la rosa3. Ogni gusto, come spiegò il proprietario del locale, era stato creato con estratti di fiori coltivati da alcuni contadini della zona.
Tutte le quattro ragazze ritennero molto gustoso quel gelato, tanto da desiderarne un altro appena finito il primo.
Alla fine della piazza erano state posizionate alcune decine di sedie; lì, infatti, poche ore dopo si sarebbe tenuta una conferenza sui gerani, i fiori prediletti dai balconi viterbesi.
“Il discorso del professor Rossi non ci interessa, vero ragazze?” chiese Rebecca.
“Lo sopportiamo già a scuola, oggi proprio no!” replicò Flavia. Il relatore sarebbe stato, infatti, il loro professore di Biologia, Giovanni Rossi. Era un uomo sulla sessantina, molto competente, ma estremamente noioso. Ora egli sedeva su una delle sedie nella piazza e discuteva amabilmente del più e del meno con un altro uomo.
“Vi prego, passiamogli lontano. Non mi vede più di buon occhio da quando ho preso quel due e mezzo!” Elena implorò le amiche, intanto si coprì con gli occhiali da sole, pensando di essere meno riconoscibile. I suoi capelli rossi, però, non si potevano nascondere.
Il professore guardava nella loro direzione.
“Boccolini, Delle Monache, Capobianchi e Rosetto, buongiorno!” urlò riferendosi alle ragazze. Elle, però, non risposero. Prima che l’uomo potesse dire qualcos’altro si erano dileguate. Avevano corso fino a Piazza della Morte, situata cinquanta metri più avanti. Anche lì lo spettacolo era mozzafiato.
“Quest’anno gli organizzatori si sono superati; erano anni che non si assisteva ad un San Pellegrino così bello” affermò Astrid.
Le tre amiche annuirono, l’amica aveva proprio ragione.
Piazza della Morte è la zona più antica di Viterbo e proprio intorno ad essa era sorto, successivamente, l’interno quartiere. Una grande fontana domina anche questa piazza. È di forma esagonale, circondata da antichissimi edifici, uno dei quali ospita durante l’anno diverse mostre. Anche l’acqua di questa fontana era colorata da decine di ninfee rosa. Numerosi sono gli alberi che ornano la piccola piazza e per quell’occasione i loro tronchi erano stati addobbati con alcune edere.
Un cartello accanto alla fontana portava la dicitura “Oggi visita gratuita a Viterbo Sotterranea”.
“Ragazze, ci andiamo?” disse Rebecca indicando quella scritta.
Le altre, senza farselo ripetere un’altra volta, si diressero verso una piccola bottega.
Nonostante fossero nate e cresciute in quella città, nessuna delle quattro conosceva la sua parte sotterranea.
“Volete vedere i cunicoli che si dipanano sotto i nostri piedi?” chiese loro una ragazza giovane.
“Sì, grazie” le rispose cortesemente Elena.
“Allora venite da questa parte”. Furono condotte in un’altra stanza, molto più rustica della precedente. Presentava una botola in un angolo e un vecchio tavolo di legno al centro.
“Mettete questi” disse la ragazza porgendo alle ragazze dei caschetti da speleologi.
“Astrid, guarda come sei bella così!” rise Elena. Astrid, infatti, aveva il copricapo troppo grande per la sua testa e pareva un clown alle prese con una parrucca.
Scesero attraverso la botola, che fu aperta dall’inserviente, in un primo, grande cunicolo. Era interamente scavato nella roccia e doveva risalire ad epoca cristiana.
La gita all’interno dei sotterranei durò mezz’ora e si articolò in molteplici gallerie, una delle quali alta poco più di un metro. Le quattro ragazze, infatti, furono costrette ad abbassarsi, camminando quasi a carponi.
“Finalmente la luce!” disse Rebecca non appena uscite.
Si diressero verso la zona più piccola e particolare del quartiere. L’area in questione non è più larga di duecento metri, ma è un dedalo complesso di vie e stradine. Raggiunta piazza Scacciaricci si iniziava ad avvertire un’atmosfera realmente magica. I fiori erano i protagonisti indiscussi. Grandi vasi di orchidee erano stati posizionati sulle scale e sulle logge dei profferli, mentre i davanzali delle finestre erano pieni di primule. A terra continuavano i giochi di colore con i petali secchi, mentre da alcune anfore posizionate su dei muretti partivano cascate di fiori multicolori4.
In un piccolo angolo della piazza un uomo sulla settantina era intento a dipingere. Sedeva su uno sgabello di legno e si destreggiava tra pigmenti e pennelli, riproducendo sulla tela un girasole.
“Ci facciamo fare un ritratto? È un amico di mio papà ed è veramente bravissimo” Astrid sembrava in preda all’euforia. Suo padre era professore di restauro all’Accademia delle Belle Arti5 e conosceva alcuni tra gli artisti più bravi della zona.
“Mi scusi” disse Elena, riferendosi all’uomo. Egli si voltò.
“Potrebbe farci un ritratto?” chiese Rebecca.
“Ce ne servirebbero quattro copie identiche” concluse Flavia.
“Indubbiamente!” rispose amabilmente l’uomo, “Mettetevi sedute su quella scala” indicò il luogo a cui si riferiva.
Il pittore muoveva velocemente la mano sinistra, con cui teneva il pennello, prima sui colori e poi sul foglio.
Le quattro ragazze attesero poco più di mezz’ora in quella posizione. Erano adagiate ognuna su un gradino diverso e sorridevano.
“Ho finito! Potete scendere” urlò.
I quadri, molti simili ai soggetti originali, furono arrotolati e riposti in un apposito contenitore circolare.
“Quant’è?” domandò Flavia.
“Nulla, è sempre un piacere dipingere. Alla prossima ragazze. Astrid, salutami tuo padre” concluse.
“Grazie tante. Non mancherò certo di farlo” replicò Astrid.
“Io ho voglia di una granita, e voi?” chiese Elena non appena si furono congedate dall’artista.
“Sì, lì c’è un chiosco dove possiamo prenderla” disse entusiasta Rebecca.
“Come la volete?” domandò Elena.
“Noi tre tutte alla fragola!” concluse Astrid.
Si avvicinarono al gazebo, anch’esso circondato da centinaia di fiori.
“Desiderate?” chiese un ragazzo appena si avvicinarono al bancone.
“Quattro granite alla fragola, per favore” rispose repentinamente Elena. Furono servite velocemente, pagarono due euro ognuna e si gustarono quella bibita tanto fresca.
“Ho un’idea” Astrid sembrava entusiasta, “Seguitemi” terminò.
Attraversarono due piazze ed un paio di vie dai nomi particolari, giungendo ad un vicolo molto stretto.
Le case, che lo circondavano su entrambi i lati, non distavano più di due metri le une dalle altre. I fiori, ovviamente, ornavano ogni balcone, mentre i portoni presentavano alcune ghirlande di margherite e tulipani.
Le altre tre ragazze non sembravano conoscere quel posto.
Benvenute a via degli Abbracci!6” annunciò raggiante Astrid, mostrando una targa in marmo che indicava il nome del vicolo.
Le abitazioni estremamente vicine trasmettevano intimità. Via degli Abbracci, infatti, nonostante sia al centro del quartiere San Pellegrino, è poco frequentata dai turisti per la scomodità nel raggiungerla. Bisogna passare dietro ad alcune case private.
“Questo vicolo è tutto per voi, amiche mie” iniziò Astrid.
“Grazie, grazie per tutto quello che fate, ogni giorno” riprese Elena.
Sul volto di Rebecca, ragazza dal carattere estremamente sensibile, si notò una piccola lacrima.
“Venite qui!” concluse Flavia, tendendo le braccia.
Le quattro amiche, che si conoscevano ormai da moltissimi anni, si abbracciarono per alcuni minuti.
Grazie di esistere” sussurrò Astrid.
 
Chiunque avesse visto quel curioso spettacolo avrebbe potuto affermare che quelle quattro ragazze, così simili tra loro, più che amiche sembravano delle sorelle.
 
 

 
 
 
 
 
Note
 
1 Nel 2011 non è stata effettuata la manifestazione
 
2 Profferlo: è un elemento tipico dell'architettura civile del Medioevo.
È costituito da una scala a una sola rampa che corre lungo la facciata dell'edificio. In cima alla scala una piccola loggia che precede la porta di ingresso dell'abitazione.
Al di sotto della scala si apre un mezzo arco che racchiude l'accesso all'ambiente del piano terreno, generalmente destinato a bottega, a cantina o, più raramente, a stalla. (Wikipedia)
Esempio di profferlo qui.
 
3 Non mi sto inventando nulla, eh! I gusti esistono veramente e vengono creati solo per l’occasione.
 
4 Esempio di anfora con fiori qui
 
5L’Accademia delle Belle Arti di Viterbo è una delle più prestigiose in Italia e tra i numerosi indirizzi i più gettonati sono pittura, scultura, restauro e ceramica. Per maggiori informazioni vedere qui
 
6Esiste veramente “via degli abbracci” ed è proprio uno dei vicoli più particolari.
 








Spiegazioni che ho dato all'organizzatrice del contest:
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Una piccola nota! All’interno della storia trovi il passato e il presente. Il presente è usato per le descrizioni, che sono “valide ancora”, mentre il passato è usato per gli eventi, appunto, passati. Nella settima e ultima pagina trovi le note, che sono caratterizzate dai numeri in apice. Le parole scritte in blu indicano dei link che servono a farti comprendere meglio la storia. Li trovi nelle note ed in questo specchietto.

A Viterbo, la mia città, fatta eccezione per la festa patronale, l’evento più caratteristico è San Pellegrino in Fiore. “San Pellegrino” non si riferisce all’omonimo Santo, bensì al nome di un quartiere. È un quartiere medievale, il più antico della città. Ogni primo di maggio viene ornato con centinaia di specie di fiori, provenienti da tutto il mondo, che tingono di mille colori Viterbo.
È un’attrattiva per i turisti da una decina d’anni, anche se dal 2010 al 2012 si è assistito ad una festa “sotto tono”. Quest’anno, tuttavia, San Pellegrino in Fiore ha riconquistato l’antico splendore.
Una parola su Viterbo. La sua caratteristica più famosa sono le fontane, che presentano tutte la medesima forma simile ad un fuso; si trovano in ogni piazza della città. Importanti sono anche le mura, risalenti sempre al Medioevo, che circondano la Viterbo antica da quella nuova.
All’interno della storia troverai dei nomi e dei cognomi, soprattutto per quest’ultimi ho usato quelli più comuni qui. La vista che vedi sul banner è quella del Palazzo dei Papidi Viterbo, dove i cardinali elessero il Papa dal 1257. Qui ebbe luogo in conclave più lungo di sempre, durato ben 1006 giorni, dal 1268 al 1271"
   
 
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