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Autore: Yuna Shinoda    04/02/2008    3 recensioni
Questa mini-storia di Carnevale si svolgerà in due capitoli.
Bella ricorda il modo in cui la madre la vestiva da bambina a Carnevale, e il padre ostenta le suddette fotografie che mostrano i Carnevali di Bella, a Edward.
Spero gradirete, è un puro sclero carnevalesco! XD abbiate pietà XD
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Odiavo le feste. Tutte.
Forse quella più antipatica era Carnevale, non tanto perchè combinavano scherzi, perchè si sa che è normale tra ragazzi fare certe cose.
La cosa che mi dava fastidio era l'usanza di travestirsi da qualcuno.
Fino all'età di dieci anni, Reneè si era talmente fissata con questa tradizione che ogni volta in cui mi presentava l'ennesimo vestito cucito a macchina da lei stessa, correvo a nascondermi nell'armadio o sotto il letto per non farmi trovare.
Il fatto era che Reneè non era una madre come le altre. No.
Se le altre bambine alla mia età indossavano il classico travestimento da dama oppure da principessa oppure da strega, io facevo la differenza.
Reneè non si limitava a farmi un vestito, ci metteva tutto il suo estro creativo.
Andava a finire che quando mi obbligava ad andare alle feste delle mie compagne con la puzza sotto il naso ridevano tutti di me.
Sapete perchè?
Bhè, i miei abito erano davvero fuori dal comune.
Pon - pon dappertutto, gonne larghe con strati di vari colori, scarpe di colori diversi con un fiocchetto per parte, trucco stralunato da pagliaccio da circo... Insomma, avrei potuto essere la figlia di Arlecchino.
Charlie poi conservava gelosamente le mie foto travestita, le aveva appese in salotto tanto in alto che nel mio metro e sessantadue non ero in grado di schiodarle dal muro.
Finchè eravamo solo io e lui, va bene.
Poi, da quando un certo Edward Cullen era diventato ufficialmente il mio ragazzo, no.
Gli avevo ripetuto cento volte che avrebbe dovute toglierle perchè erano oscene, ma lui ripeteva che gli ricordavano quando ero ancora piccola e ingenua.
La cosa strana era che le appendeva solo nel periodo di Carnevale.
Emmett di sicuro non si sarebbe fatto scappare una risata se le avesse viste. Appunto.
Meglio che nemmeno Edward le vedeva.
Con tutte le mie insistense - povera me - Charlie non aveva levato dal muro nemmeno una foto, e di lì a poco Edward sarebbe arrivato.
Diamine, ma non poteva decidere di non metterle quest'anno? No?
Bussano alla porta.
Corro ad aprire e quasi muoio nel vederlo: Edward, il mio Dio greco è sulla soglia dell'entrata con un sorriso sghembo da togliere il fiato.
Le gambe mi tremano, la voce mi traballa quando lo saluto.
- C-ciao -
- Ciao - mi risponde chinandosi lentamente su di me per baciarmi le labbra prima dell'arrivo del corvo Charlie, quasi dietro di noi.
- Salve, figliolo -
- Salve, Charlie -
Edward mi prende le mani e mi conduce nel salotto. Non me la racconta giusta... Non è che sta leggendo i pensieri di mio padre?
Per favore, speriamo non gli venga in mente di fargli vedere le mie foto...
Il mio angelo sembra già sorridere mentre ci sediamo sul divano.
- Edward? - Charlie attira l'attenzione - allora, avete piani per stasera? -
- A dire il vero non lo so, Charlie. Puo' darsi che Alice e Jasper vadano ad una festa, gli altri non lo so -
- Ah - sospirò, forse deluso? E risprese - Edward ma a te i tuoi genitori ti hanno mai fatto travestire a Carnevale? -
- Papà! Ma mica sono domande da fare! - lo ammonì io, cercando di cambiare discorso
- No, Bella, nessun problema - disse Edward ridendo sotto i baffi mentre parlava - Comunque la risposta è si -
- Lo vedi? - disse, rivolto a me - mica è una cosa tanto anormale! -
Sbuffai.
- Perchè? - chiese Edward con un sorriso enorme stampato in volto; di sicuro stava leggendo la mente di Charlie, dannazione!
- Devi sapere, caro Edward, che Bella non ha mai avuto piacere di travestirsi -
- Papà! - dissi
- Ma la madre le confezionava sempre abiti così carini - continuò, senza ascoltarmi - facevano invidia a tutti - disse, ridacchiando.
Sapeva meglio di me quanto quegli abiti fossero eccentrici.
- Vuoi vedere? -
- No, no e no! Edward restà lì! - quasi urlai, cercando di bloccarlo sul divano cingendogli le spalle.
Quando il tuo ragazzo è più forte di Superman e Spiderman messi insieme, due mani fragili come le mie non bstano. Non basterebbe nemmeno un autocarro a farlo stare fermo.
Si alza e con passo felino raggiunge mio padre.
Mi arrendo, rassegnata.
- Guarda, qui aveva dieci anni. Bello il vestito, non ti pare? -
Edward, sogghignando rispose - Molto originale, soprattutto i colori delle stoffe -
Ricordo quel vestito. L'ultimo che Reneè mi cucì.
Era fuxia con le pailettes sul petto contornate da perline di tutti i colori e di tutte le forme. Ricordo di aver visto anche un elefantino.
La gonna era a balze, lunghissima, una balza diversa per ogni colore dell'arcobaleno. Dal viola al giallo.
Poi avevo delle ballerine multicolor con un cuoricino sopra.
E il cappello? Non ne parliamo.
Era quasi un sombrero, tutto di pailettes.
Mai stata umiliata tanto nella mia vita. Adesso anche il mio ragazzo guardava quelle foto... Che vita crudele.
- Tu continua a vedere, io adesso devo uscire - disse mio padre, che guardai minacciosa uscire dal soggiorno.
Edward, intanto, continuava a ridere. Mi alzai e lo rggiunsi vicino a quel muro degli orrori.
- Che ridi? - domandai, ma non mi rispose.
- Ehi? Terra chiama Edward! Ci sei? -
- Sei troppo carina quando fai così - si voltò, sorridendomi
- E tu troppo cattivo quando ridi di me -
- Ma non rido di te, sciocchina - mi disse, prendendomi il mento tra le mani - rido per un'altra cosa -
Non riuscivo a rispondere. Il suo sguardo magnetico mi aveva catturata e non riusciva a distogliermi dai suoi occhi topazio.
Con il fiato corto, dissi - C-cosa? -
- Sei sempre stata bellissima, è questo che ho notato - disse, baciandomi la fronte - sono fiero di me stesso -
- F-fiero d-di cosa? - chiesi, il fiato sempre più corto
- Di amarti. Ieri, oggi, domani. Per sempre -
- Anche se mia madre mi conciava così da bambina? -
- Anche - mi disse, sorridendomi.
- Promettimi una cosa - riprese, dopo alcuni secondi di pausa - però ricordati che se prometti non puoi tornare indietro -
- Si -
- Benissimo. Hai promesso, ricordi? - sogghignò - Stasera non è vero che Alice andrà ad una festa -
- Embè? -
- Saremo noi che la organizzeremo -
Alice + festa =... Bella vieni al party!
- Non dirmi che... -
- Proprio quello -
- No, Edward, no - ripetevo
- Per favore - diceva facendomi gli occhi dolci - sarà solo per un'oretta, dai, hai promesso -
Come si fa a resistere ad uno sguardo come questo?
- Va bene. Andiamo -
Ci dirigemmo verso casa Cullen, dove Alice mi avrebbe preparata per la festa di quella sera.

  
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