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Autore: Bab1974    26/07/2013    0 recensioni
A Rubens di Quintra, mercenario, viene affidato il compito di salvare il principe Pagan da un regno in cui viene tenuto prigioniero. Visto il suo ritratto si rende conto di conoscerlo con un altro nome, Condar, e di avere più volte giaciuto con lui. Una ragione in più per salvarlo.
Due capitoli sono ispirati a immagini del sito gestito da Sango79 'Disegni e parole?'.
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il principe dei miei sogni Salve questo primo capitolo è ispirato ad un'ìimmagine del sito 'Disegni e parole', gestito da Sango79.
Poiché sono negata a mettere i banner e le immagini nelle storie, vi lascio il link dell'immagine direttamente dal sito.
http://s1182.photobucket.com/user/DisegniParole/media/251508enjinyamimaru.jpg.html



I
Rubens di Quintra, mercenario al soldo di chi lo pagava di più, era stato chiamato alla corte di re GuiltarXXII, sovrano del regno di Guil.
"Ma tu guarda," pensò Rubens, mentre cavalcava verso il palazzo reale "un re che prende il nome dal regno, o viceversa. Mi da un senso di nausea."
Il giovane, che aveva circa trent'anni, era un cavaliere solitario, che combatteva senza l'ausilio di nessuno e si accontentava della compagnia di ragazzi di strada per il suo piacere. Nella vita aveva imparato che i legami con altri esseri umani creano unicamente problemi e che c'era un prezzo per tutto ciò che desiderava. Alla fine aveva soddisfazioni ed era libero da qualsiasi impiccio sentimentale.
Gli capitava di rado di conoscere qualche giovanotto alla ricerca come lui di piaceri effimeri e che si accontentavano di una notte di fuoco e quando accadeva ne era soddisfatto. Significava che anche senza denari poteva incontrare a chi dare vero piacere senza pensare che i gemiti fossero causati solo dal guadagno.
Ultimamente, in una taverna proprio vicina a Guil, aveva incontrato un ragazzo bellissimo che accendeva le sue notti in maniera incredibile. A quanto pareva non era una facile preda, aveva visto molti avvicinarsi per essere cacciati in malo modo, ma a lui erano stati sufficienti pochi sguardi e ancor meno parole per unirsi a lui sotto le coltri. Condar, come si faceva chiamare, era un amante appassionato e generoso, come non gli capitava spesso di incontrarne.
Una volta giunta al termine quella missione, quale che fosse, nessuno gli avrebbe impedito di tornare alla Taverna del Rospo Verde per cercare la sua compagnia.


Arrivò alla corte di Guiltar e, come non accadeva quasi mai, fu introdotto immediatamente nella sala del trono. Di solito lo facevano passare per antri bui e accolto in stanzette poco frequentate per la vergogna di avere a che fare con uno come lui. Oltremodo l'aria funerea di re, regina e cortigiani gli fece capire che era accaduto qualcosa di davvero grave.
Il Granciambellano si avvicinò alle Sue Maestà.
"Il mercenario è arrivato, e come da vostro ordine. Lo faccio entrare subito?" chiese.
"All'istante," ordinò re Guiltar concitato " prima facciamo meglio è."
Il ciambellano lo presentò al suo re.
"Ecco a voi Rubens di Quintra, mio Sire." presentò, inchinandosi e lasciandoli soli.
Anche Rubens si era inchinato, piegando semplicemente la schiena in avanti, in segno di rispetto ma senza esagerare. Tornò poi in posizione eretta senza alcun invito.
"Oh finalmente, vi aspettavamo con ansia." disse la regina.
Il marito le appoggiò una mano sul braccio.
"Cara, preferirei continuare da solo. Hai avuto troppe emozioni in questi ultimi tempi." le disse dolcemente.
La donna, con le lacrime agli occhi si eclissò a sua volta lasciando soli i due uomini. Rubens non proferì parola attendendo che fosse il re a fare la prima mossa.
"Rubens," esordì re Guiltar "ho sentito parlare molto di voi e mi hanno detto sia cose positive che negative. Per fortuna quelle positive sono di gran lunga maggiori e importanti e mi hanno convinto che eravate l'uomo per me."
Rubens, che immaginava che le cose fossero davvero gravi, ringraziò il re e lo pregò di esporgli la faccenda.
"Mio figlio Pagan, futuro re di questo regno, è sparito nel nulla l'ultima luna piena senza lasciare tracce." cominciò il re "Nessuno ha chiesto un riscatto, il che ci ha fatto molto preoccupare. Per fortuna abbiamo avuto notizie da qualche nostra spia di averlo visto prigioniero da un nostro re vicino. Il regno Terian è sempre stato nostro alleato e l'unico motivo che potrebbe aver portato re Teraninan a fare ciò potrebbe essere una mossa segreta per impadronirsi del mio reame con un sotterfugio. Purtroppo non sono riuscito a sapere altro, il mio uomo per continuare a stare alla corte di Teraninan senza dare nell'occhio non può contattarmi se non una volta ogni tanto e non voglio che sospettino qualcosa."
"Quindi mio Sire, quale sarebbe il mio compito?" chiese Rubens, rimanendo impassibile. Era abituato a tutto ormai.
"Voglio che voi salviate mio figlio, se è davvero nelle sue mani." disse il re "Il fatto che voi lavoriate da solo è un vantaggio. Forse riuscirete a intrufolarvi nel regno di Terian e scoprire tutto, senza che nessuno vi dia fastidio. Nel caso riusciste nell'impresa, vi sommergerò d'oro. Nel caso non doveste scoprire nulla, vi darò comunque una piccola ricompensa per il disturbo."
Rubens ci pensò un attimo, poi decise di dire sì. Lavorando da solo erano queste le missioni che facevano per lui.
"Accetto, signore e visto che avete molta premura credo che partirò per la missione il prima possibile." disse abbassando il capo per confermare. "Però avrei bisogno di qualche ritratto di vostro figlio, per farmi un'idea di chi dovrei salvare."
"Lo immaginavo." disse il re battendo le mani "Avevo già pensato a questa evenienza."
Al battito delle mani aveva risposto il Granciambellano accompagnato da due guardie che sorreggevano un enorme ritratto.
"Questo quadro doveva essere appeso nell'atrio principale del palazzo ma il mio ragazzo è sparito prima che fosse completo." disse il re con una certa commozione nella voce "Comunque i particolari della sua fisionomia sono già delineati, mancavano solo degli sfondi. Se non lo abbiamo appeso è solo perché aspetto il suo ritorno per farlo."
Ruben si voltò a guardare il quadro e, per la prima volta da quando era entrato, faticò a rimanere impassibile.
Il ragazzo ritratto era Condar, il suo piacevole compagno di letto. Non c'erano dubbi che fosse lui, non potevano esistere altri ragazzi di pari bellezza nel giro di poche miglia e il re non aveva alcuna ragione per dargli un'immagine che non fosse la copia precisa del figlio. Dovette fare forza su se stesso per non trasparire i sentimenti che provava.


Dopo avergli mostrato l'enorme volto del figlio, Guiltar gli fece vedere anche un piccolo disegno che ritraeva la spia che aveva nel palazzo di Teraninan.
Era normale avere spie che facessero il resoconto di quello che accadeva anche in paesi amici.
"Quindi anche Teraninan avrà le sue spie qui." disse Rubens "Non sarà affatto una sorpresa per lui il mio arrivo, anche perché mi avete accolto come se fossi un principe."
"Oh, lo sarà." disse il re con un ghigno "Voglio scoprire chi è la spia, che di certo è il complice del rapimento di Pagan e, senza possibilità di errori, farà di tutto per mettersi in contatto con il suo re. Appena siete entrato, è scattato l'ordine di non far passare nessuno alle entrate principale fino al ritrovamento di Pagan. E non vi preoccupate per i cittadini, ho fatto buona scorta, potremmo resistere a un assedio di un mese senza bisogno di prendere nulla."
"Quindi avete bloccato tutte le porte." borbottò a mezza voce Rubens.
"Ho impegnato ogni soldato che avevo libero." confessò il re Sono di pattuglia e di guardia in gruppi di tre per evitare che qualcuno tradisca l'altro. Hanno l'ordine di uccidere chi tenta di uscire di soppiatto dalla città e bisogna riuscire ad addurre scuse molto buone per potere passare le mie guardie e solo con mio lasciapassare. Ho impartito anche l'ordine di uccidere qualunque volatile sia beccato fuori o dentro le mura. Non voglio che escano messaggi con piccioni o falchi."
"Avete pensato proprio a tutto, Sire." si complimentò Rubens.
"Già." ammise Guiltar "Ora la mia unica incognita siete voi. Spero di non aver male riposto la mia fiducia.
Rubens si limitò a inchinarsi. Non voleva certo mettersi a urlare che avrebbe sacrificato la vita per salvare Condar e che lo avrebbe fatto pure gratis.


Una volta aver memorizzato il ritratto della spia, Rubens si ritirò in una stanza che era stata preparata per lui. Sarebbe ripartito due giorni dopo, il tempo di organizzarsi e di riprendersi dal viaggio appena fatto, prima di effettuarne un altro.
La notte non riusciva a prendere sonno. Decise di non sforzarsi troppo e uscì a prendere una boccata d'aria nei giardini del palazzo. Mentre lucidava la sua spada, i suoi pensieri erano puntati sul suo Condar (non riusciva a chiamarlo in altra maniera). Ricordava il suo volto bello e i suoi occhi che lo imploravano di prenderlo mentre si avvinghiava alle lenzuola del letto che accoglieva i loro incontri. Per la prima volta si rese conto di tenere a qualcuno che non fosse la sua persona e saperlo in pericolo gli metteva angoscia. Di certo aveva un motivo in più per liberarlo oltre ciò che gli avevano promesso come ricompensa. Sperava solo che il sentimento, di qualsiasi genere fosse, che sentiva nascere dentro di sé, non lo intralciasse.
Non vedeva l'ora di partire e sapere dov'era sparito il ragazzo, e soprattutto andare a vedere alla Taverna per un controllo di sicurezza. Era certo che Condar e il principe fossero la stessa persona, ma comunque un controllino non avrebbe fatto male.
  
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