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Autore: YourSisterX    26/07/2013    2 recensioni
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Morta da 50 anni, ancorata alle mura di una casa.
L'anima di una quindicenne vive dentro un appartamento in maniera tranquilla, ogni giorno nulla di nuovo, niente di cui meravigliarsi, nulla che risvegli la sua curiosità.
Poi un giorno qualcuno va ad abitare quella casa.
è il 21 Dicembre 2011. Il giorno in cui finisce la solitudine e inizia la vita, anche per una morta.
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Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2.
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«Cosa sei?»
Non riuscivo a credere che stesse parlando con me. Era assurdo, cos’era… un ghost buster? Uno psichico? Un bambino prodigio? Un cane?
inaspettatamente mi misi a ridere. No, non me lo aspettavo. mi girai un paio di volte mentre quello continuava a guardarmi confuso forse più di prima.
Poi mi indicai il petto con aria confusa, lui annuì.
Non parlavo nel vero senso del verbo da 50 anni e ora ero senza parole. Cosa avrei potuto dire?
“Un fantasma”? troppo normale andiamo… e non potevo neanche terrorizzarlo perché avrebbero chiamato un esorcista o che so io… quindi tutte le maledizioni e le frasi ermetiche le cancellai cercando di trovare un nome, qualcosa.
Non avevo un nome. Non me lo ricordavo. Non c’era stato nulla a ricordarmelo. Evidentemente dopo 50 anni che nessuno ti chiama più evidentemente non mi chiamavo neanche io.
In effetti sarebbe idiota chiamarsi da soli tipo “Hei Giampiero, passami l’acqua… oh subito Giampiero” e mettersi dell’acqua nel bicchiere.
Certo era idiota anche morire per un fulmine.
Ed era idiota anche quel ragazzo che mi faceva queste domande.
Optai per la prima opzione, per quanto fosse scontata e banale e avessi sperato in qualcosa di più, quindi mi girai e risposi «Un fantasma»
Lui rimase sconcertato. Si girò verso i suoi hyungs e notò che nessuno aveva sentito niente. Mi fece cenno di seguirlo.
«Vado in bagno» disse agli altri.
Non pensai subito all’imbarazzo che potevo provare nell’andare con un ragazzo in bagno e lo seguii.
Entrammo e lui chiuse la porta con tre mandate, chiuse il gabinetto, io rimasi con le mani in mano.
Mi fisso e disse «Un fantasma?» più a se stesso che a me in realtà, diciamo che non mi stava neanche fissando, fissava il vuoto. Si che tecnicamente ero vuoto anche io… torniamo al punto e evitiamo questi discorsi, sono un po’ complicati da spiegare e non troppo chiari anche alla sottoscritta
«Come ti chiami?»
E vaff… «Non me lo ricordo»
“Come puoi non ricordartelo?” avessi potuto scommettere qualcosa avrei giocato ogni cosa su questa domanda, era ovvio, da film, sottointeso, scontato.
«Come vuoi che ti chiamo?»
Bum! Che? Bene, apprezzo di non avere nulla da commettere…
«Cioè?» faccio io abbastanza sorpresa e notevolmente felice per la piega che prendevano le cose, nulla era come mi aspettavo, no potevo chiedere di meglio. Esultai internamente.
«Sarebbe divertente se… comunicassimo… quindi…»
«Stai flirtando?» chiesi, beep beep! Non dovevi dirlo!
«Non mi sembra… sto flirtando? Quanti anni hai»
Una scimmia… non è un ragazzo… è una scimmia…. Una scimmia o un delfino curioso…
«Se non lo sai te non so come potrei saperlo io. Non compio gli anni da un po’…»
«Da quanto vivi? Cioè… da quanto sei mor… quanti anni avevi quando sei morta?»
«e avevo 15, ma sono morta da 50 anni…»
«tecnicamente quindi avresti la mia età…»
«Io direi più che tecnicamente potrei essere tua nonna…»
«…Si… anche… come sei morta?»
«Ma la privacy no?»
Il ragazzino tacque. Non è molto delicato chiedere ad una ragazza che TECNICAMENTE ha quindici anni com’è morta… capitemi…
«scusa» mormorò colpevole, ma mi guardò comunque come a chiedermi di dirglielo
«Posso chiamarti noona?»
«hmm… se ci tieni…»
«Non ti piace?»
«Non mi sono mai abituata a questi appellativi… posso chimarti Jun comunque?
«Si, se vuoi si, sennò anche Zelo, mi chiamano anche così»
«Zelo? Come il cavaliere dello zodiaco?»
Fece una faccia tra il sorpreso e il “che diavolo sta dicendo”, mi sentii molto stupida ad averlo detto… neanche avrei dovuto sapere che quella serie esisteva, ma la bambina che viveva di sopra quando era piccola guardava quel cartone e beh… storia lunga…
«Veramente era come il dio… dell’ardore… quello greco…»
«Si, è… il primo Zelo che mi è venuto in mente…» sorrisi, quanto ero felice di poter parlare qualcuno, di poter interagire col mondo, solo in quel momento mi resi conto della solitudine degli anni passati. Il mio sorriso diventò una smorfia e delle lacrime cominciarono a scorrere sulle mie guancie.
«Noona… stai piangendo…» disse Jun preoccupato
«Sono solo felice…» dissi io tra i singhiozzi. Sorrisi, tra le lacrime, qualcuno mi vedeva, quacluno mi parlava, qualcuno mi sentiva, qualcuno sapeva che esistevo. Le lacrime cominciarono a scendere ancora più copiosamente.
Mi calmai solo diversi minuti dopo.
«Noona…» mi chiamò Jun «C’è un balcone? Un posto isolato dove possiamo andare? Possiamo uscire? Gli hyung si potrebbero incuriosire, loro non ti vedono…»
Sospirai per calmarmi e annuii, gli dissi di seguirmi, passai attraverso la porta, senza ricordarmi che lui non poteva, mi girai un momento e mi accorsi che stava ancora aprendo la porta. Aveva tirato o sciacquone.
«Maknae pensavamo fossi morto!» disse Himchan
«O che ti avesse risucchiato lo scarico» disse JongUp
«O che il fantasma del gabinetto ti avesse ucciso e stesse divorando la tua anima» aggiunse Daehyun ridacchiando
Jun ridacchiò, mormorò qualcosa come “Scusate” e mi seguì.
«Maknae ora dove vai?» disse Yongguk
«Esploro la casa…mi sembrava ci fosse un balcone da queste parti, forse esco, vi avviso comunque…»
«Non farti male…» disse Yongguk
«Ma dovevi aiutarmi coi piatti» piagnucolò YoungJae
Himchan fece cenno di no a Jae che si mise brontolando a strofinare stoviglie e bacchette mentre Zelo mi seguiva trotterellando felice di essersi tolto quell’incombenza.
Arrivammo nella terrazza di mia nonna, c’erano diversi cespugli abbastanza folti da non far vedere che un ragazzo parlava all’aria, l’unico inconveniente era la grandezza, non era proprio una terrazza, era un buco del tetto… come lo definivo io… bastava.
«Eccoci qua!» dissi soddisfatta con la voce ancora un po’ provata dal pianto, ma sempre felice.
Il ragazzino mi sorrise. Poi si rabbuiò un attimo «Non sei un dio della morte o uno spirito maligno vero?»
«Ti sembro cattiva?» lui fece di no con la testa ancora incerto «Come faccio a fidarmi?»
«Stai parlando con un fantasma che vedi solo te su una terrazza di un condominio e ti fai pure queste domande?»
«Okay okay… è solo che non mi sembra possibile… parlare con un fantasma…vedere un fantasma…»
«Neanche a me…»
«Cosa?»
«Neanche io riesco a credere che sto parlando con qualcuno, ho passato gli ultimi» sospirai «50 anni… nella solitudine più totale…»
«Nessuno è mai riuscito a vederti?»
Feci cenno di no con la testa. Lui mi guardò ancora.
«Come sono?» gli chiesi all’improvviso, non sapevo neanche io perché, forse volevo sapere come ero fatta, forse volevo una prova tangibile che quello che vedeva ero io, forse semplicemente volevo che parlasse con me, volevo che mi prendesse in considerazione, volevo rendermi seriamente conto che qualcuno sapeva che esistevo ancora.
«Giovane… piccola… hai gli occhi grandi, sembri occidentale… di dove sei?»
«Italia» dissi io aspettando che dicesse altro
«Bella l’Italia… forse un giorno ci andrò…»
«E’ lontanissimo, come pensi di arrivarci? Quando sono venuta con mia nonna qua ci abbiamo messo giorni…»
«Con l’aereo ci vorrà non più di un giorno…»
Oh… dimenticavo che esiste la tecnologia…
«Poi?» dissi in apprensione
«Hai dei lunghi capelli… sei molto magra e abbastanza alta…»
«Non sono cambiata…» dissi in un sospiro…
«Quand’è… se posso chidertelo…l’ultima volta che ti sei vista?»
«Quando sono morta…»
L’atmosfera si fece pesante. Cosa che proprio non volevo. Mi misi a fare l’equilibrista sul balcone.
«Attenta!» disse lui preoccupato, in effetti doveva essere pericoloso per i vivi fare quel genere di cose…
«Tranquillo… non muoio mica una seconda volta…»
Lo vidi prendere fiato per parlare ma mettersi subito a tacere da solo, un po’ pentito.
«Un fulmine» dissi io. Lui capì come io avevo capito così voleva chiedermi.
Rimanemmo in silenzio per un bel po’.
«Sono felice che sei venuto a vivere qua.» dissi all’improvviso, un po’ per rompere il silenzio un po’ perché lo pensavo veramente.
Sorrise, dolce come mai lo avevo visto sorridere fino a quel momento, anzi, ora che ci penso non lo avevo visto sorridere neanche una volta fino a quel momento.
Sorrisi anche io.
«Hai un bel sorriso.» mi disse.
Se avessi avuto del sangue per arrossire in quel momento sarei stata peperone.
Ridacchiai imbarazzata.
Ci mettemmo a parlare del più e del meno. Di come fosse la vita dopo la morte, di come fosse stare fuori dalla casa, lui scoprì che non potevo uscire da quell’appartamento oltre la prima rampa di scale, io capii che quei sei ragazzi presto avrebbero debuttato come cantanti, mi fece sentire un pezzo di quello cantava e rimasi attonita davanti alla bravura di quel ragazzo.
Ridemmo molto, passarono ore credo.
«Jun sei qua?» una voce dall’interno
«si, sono qua» fece lui. Arrivò Yongguk.
«Non hai freddo?» disse stringendosi «Vieni dentro, tra poco andiamo a dormire, domani abbiamo molto lavoro da fare, lo sai… presto debutteremo… dobbiamo esercitarci.»
«Arrivo subito hyung, lasciami prendere ancora un po’ d’aria» disse il piccolo cercando di togliersi il più grande dai piedi, con delicatezza… certo… ma… se lo stava levando dalle palle…
Il più grande fece un mormorio sconnesso, si guardò intorno come a cercare qualcuno, passo lo sguardo anche dove mi trovavo io, per un attimo mi illusi che riuscisse a vedermi, passò avanti senza neanche accorgersi di me. Sospirai, Jun se ne accorse.
«Hyung…e tu… conoscessi un fantasma…» disse il più piccolo
«Sarebbe divertente… magari un sopravvissuto alla prima guerra mondiale… un soldato… un antico militare…»
Zelo fece una faccia alla “me lo immaginavo, non ci si può aspettare troppo da uno hyung come te”
«Dicevo unA fantasma…»
«una donna fantasma?»
«Ssi-»
«Magari una geisha che ha segretamente preso il potere dello shogun che serviva accreditandosi il potere del Giappone… o una regina… o…»
«Una donna normale, una ragazza giovane, morta per caso.»
«Quindi? Chiunque è un soldato, siamo tutti soldati! La vita è una guerra soldato!» disse ridendo il più grande, poi con un sorriso paterno tornò dentro intimando al più piccolo non più di cinque minuti.
«Comunque il tuo hyung è simpatico…»
«Si… è un po’… »
«Fissato con le cose militari?»
«Non si notava vero?»
«Nulla proprio…»
Ridemmo e parlammo ancora per un po’… poi dovette andare, era arrivato il secondo avviso, stavolta da parte di Himchan, che Zelo chiamò “Omma” per prenderlo in giro.
Lo seguii dentro casa, lo lasciai lavare. Pensai solo dopo che visto che mi vedeva non potevo andare a vedere JongUp fare la doccia. Sospirai contrariata.
Aspettai che tutti fossero a nanna, mi accoccolai vicino al muro, come seduta sulla finestra, a vegliare sui ragazzi. Jun era ancora sveglio. Gli feci ciao con la mano. Lui mi salutò di rimando. Mi avvicinai al suo letto.
«Posso farti una domanda?» chiesi io
«Certo» disse a bassa voce e mezzo addormentato.
«Ti va di avere come amica un fantasma?»
Lui sorrise, poi mi porse il mignolo.
Strinsi il mignolo, come se realmente potessimo toccarci, ignorando il fatto che io ero aria stringemmo le dita come in un patto. Sorridemmo, poi vegliai su di lui finché non si addormentò.
Sarebbe stato il periodo più bello di tutta la mia vita... o morte... quello che volete...
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Se sei riuscito a leggere fino alla fien vuol dire che non ti ho ucciso. ^^ *sospiro di sollievo*
 
spero vi sia piaciuto, recensite please TT TT 
 
YourSisterX  
  
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