Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Nanek    26/07/2013    8 recensioni
Niall, intervenne di nuovo, deglutendo rumorosamente –Tu non faresti l’amore con me?-
Lei stava sorseggiando dell’altra birra, e al sentire quelle parole, quasi soffocò.
-Ma che domande fai? Bevi di meno- suggerì lei, cercando di portargli via la bottiglia di vetro.
-Non hai risposto però- la riprese lui, e lei, ci pensò un attimo.
-Ma.. che ne so! Noi due siamo amici, solo amici. Come posso pensare a una cosa del genere?- e lui colse il suo tono sarcastico nel dire quella frase.
-So che siamo amici, ma vorrei sapere lo stesso la risposta- la istigò ancora, e lei sospirò.
-Sarebbe la mia prima volta- rise –non so se ho voglia di condividerla proprio con te-sorseggiò ancora.
-Sono tuo amico, ti voglio bene, perché no? Ti sentiresti.. protetta- continuò lui, non sapendo il perché di quelle frasi, forse era l’alcool, forse era solo il suo animo tormentato.
-Definisci protetta- rispose lei, con un fil di voce.
Lui si girò verso di lei, mettendosi sul fianco, fissandola.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eclissi del cuore




Image and video hosting by TinyPic

 

Ora ti voglio più che mai 
Ora ti voglio qui per sempre 
Se solo tu mi sfiorerai 
Ci stringeremo eternamente 

 
Un temporale estivo stava per avvicinarsi; nuvole nere avanzavano lente lungo il cielo Irlandese, quella notte.
Si sentivano già in lontananza i tuoni, il vento freddo aveva già cominciato a soffiare, facendo alzare un poco le onde del mare, che si abbattevano sugli scogli, o che si lasciavano trasportare fino alla riva, sulla sabbia.
Così facendo, l’acqua faceva scomparire le impronte di piedi appena lasciate, fresche, impronte di piedi, impronte di loro due.
Andavano un po’ barcollando, le loro impronte, a volte non erano ben disegnate, non c’era la forma regolare di un piede, a volte i passi erano stati trascinati, e l’impronta era deforme: a volte sembrava che uno di loro due avesse un alluce enorme e più lungo del piede stesso, a volte, il timbro del tallone era più marcato, come se la sabbia l’avesse risucchiato in parte, a volte, si vedevano solo le impronte delle dita, come se avessero camminato sulle uova.
Ma all’acqua del mare poco importava della forma delle loro impronte, sarebbe passata comunque, e le avrebbe portate via.
Il fruscio del vento, il rumore delle onde, non copriva però, le loro risate, o le loro bottiglie, mezze vuote, che si sbattevano tra loro.
Bottiglie, bottiglie di birra, che i due giovani si divertivano a far scontrare, per brindare ad ogni cosa, per poi ricominciare a ridere, continuando la loro camminata notturna, in riva al mare, illuminata appena da qualche palo della luce.

Lui aveva alzato i suoi pantaloni fino al ginocchio, ma nonostante questo, era andato incontro a un’onda, che glieli bagnò quasi completamente; la camicia azzurra, le maniche dal gomito, i bottoni sbottonati fino all’altezza dello stomaco, i brividi per il freddo che lo invadevano, ma l’effetto dell’alcool che gli dava un po’ di sollievo, come se fosse una coperta di lana.
Gli occhi azzurri di lui, brillavano quella notte, erano lucidi, e rossi, rossi come lo erano sempre quando si concedeva delle serate da autentico ubriaco; i capelli biondi un autentico disastro: scompigliati dal vento, il gel che si era messo tre ore prima non aveva resistito.
Lei indossava un vestito, lungo a una mano dal ginocchio, color pesca, senza spalline; la giacca di lui indossata, lei era una tipa piuttosto freddolosa, e la birra non le dava sollievo, anzi, sembrava farla rabbrividire ancora di più.
I capelli di lei, anche loro torturati dal vento: quel che era rimasto della sua treccia era solo un ricordo, i ciuffi di capelli si sventolavano da una parte all’altra.
Anche lei aveva gli occhi rossi, quella notte: anche i suoi occhi azzurri erano lucidi, erano diversi, erano i suoi occhi da ubriaca.
Camminavano l’uno accanto all’altra, su una mano impugnavano il collo della bottiglia, riempita di birra di nascosto alla festa alla quale avevano partecipato, nell’altra mano tenevano le loro scarpe: lui le sue solite scarpe bianche, lei, i suoi tacchi color panna, che non faticò molto a togliere: il dolore era troppo per i suoi poveri piedi.

-Niall buttiamoci per terra mi gira tutto- annunciò lei, ridendo, e buttandosi sulla sabbia senza pensarci due volte, sporcando tutto il vestito, e ridendo ancora, come se non ci fosse cosa più divertente.
Niall rise a sua volta, e la seguì, rotolandosi per bene, sporcandosi ancora di più, facendola ridere ancora.
-Non dovevamo rubare dell’altra birra, siamo ubriachi e ci siamo persi- annunciò lui, ridendo ancora, posizionandosi vicino a lei, pancia in su.
-è colpa tua Babu, sempre a bere, mi porti sulla cattiva strada- annunciò lei, sorseggiando dell’altra birra.
-Non chiamarmi Babu, è orribile- grugnì lui, muovendole la mano occupata con la bottiglia e facendole rovesciare la bevanda sul vestito.
-Babu sei un pasticcione!- lo rimproverò lei, ridendo, tastandosi con la mano la parte bagnata.
Niall rise ancora, e le si avvicinò, portando il naso verso la macchia appena fatta, inspirò l’odore di birra che si era mescolato con il profumo di lei.
-Sai di buono adesso, Buba- annunciò lui, ricevendo da lei uno spintone.
-Profumavo di buono anche prima, antipatico- rise a sua volta –Carino Buba, mi piace- si complimentò e lui rise ancora.
-Solo noi due possiamo trovare dei nomi da autentici idioti- annunciò Niall.
-Beh, noi siamo idioti, se no, non saresti mio amico- continuò lei, e lui le diede ragione.

La testa girava a entrambi.
Fissavano il cielo nero, e le nuvole, tutto sommato, non sembravano neanche tanto catastrofiche ai loro occhi: correvano veloci, erano nere, sfumature di grigio, non avevano niente di anomalo; ma appena spostavano lo sguardo verso la spiaggia, tutto cambiava: il palo della luce faceva il giro tondo, il marciapiede sembrava muoversi in continuazione, tutto ciò dava loro quella sensazione di nausea che tanto odiavano, e che preferivano evitare, buttandosi a terra, come in quel momento.

-Il vestito che hai sta sera è così corto che ti si vede pure il neo più nascosto che hai- annunciò lui tutto d’un fiato, per poi scoppiare in un’altra risata.
Lei gli tirò un colpetto sulla spalla, lamentandosi, dicendo che mentiva.
-E io non ho nei nascosti- cercò di dissimulare lei, sentendosi il calore sulle guance invaderla.
-Come no? È il primo segreto che mi hai confidato! Tu hai un neo proprio lì sotto- rise ancora lui, e lei si domandò come avesse fatto a essere così stupida: raccontare cose del genere a Niall, si rischiava sempre che le riprendesse nei momenti meno opportuni.
-Stupida io a confessartelo, e tu sei un guardone Niall- si lamentò lei, fingendo di mettere il broncio.
Il biondino rise ancora, sapeva come metterla a disagio.
-Però sai che ti dico? Che non ci credo che hai un neo proprio lì, dovresti mostrarmelo, così ci crederò di più- propose malizioso, sghignazzando e bevendo dalla bottiglia.
-Te lo puoi scordare, pervertito di un Horan, credimi sulla parola e basta, o vado a raccontare in giro della tua voglia a forma di goccia d’acqua sul tuo bel culetto bianco- lo derise lei.
-E tu come lo sai?!- domandò alzando il tono di voce.
-Tua mamma ha delle belle foto di te tutto nudo- ridacchiò lei, portandosi le mani sugli occhi, non riusciva a smettere di ridere, non riusciva a smettere di pensare a quella foto che Maura le aveva mostrato anni prima: Niall nudo, bianco come la neve, quasi brillava di luce propria, messo di spalle, e quella voglia sulla natica, l’unico punto più scuro.
-Te la mostro se vuoi, non ci impiego tanto- annunciò lui, ridendo.
-Credo che per sta volta rinuncerò grazie- continuò lei, sospirando –Vedila così: quella voglia è come il mio neo, sono cose segrete, sono cose che vedrà solo chi ci porterà a letto-
-E questa perla di saggezza ti viene da dove? Neanche fosse chissà cosa una voglia o un neo- sbuffò lui.
-Io la vedo così, voglio che quel neo lo veda chi farà l’amore con me, non chi è ubriaco e pervertito- ridacchiò.
Calò il silenzio tra di loro.
Poi Niall, intervenne di nuovo, deglutendo rumorosamente –Tu non faresti l’amore con me?-
Lei stava sorseggiando dell’altra birra, e al sentire quelle parole, quasi soffocò.
-Ma che domande fai? Bevi di meno- suggerì lei, cercando di portargli via la bottiglia di vetro.
-Non hai risposto però- la riprese lui, e lei, ci pensò un attimo.
-Ma.. che ne so! Noi due siamo amici, solo amici. Come posso pensare a una cosa del genere?- e lui colse il suo tono sarcastico nel dire quella frase.

Siamo amici.

Niall ripensò velocemente a quella scena, avvenuta diversi mesi prima, alla festa di compleanno di Sean: lei lo aveva chiamato in disparte, dicendo che doveva confessargli una cosa importante, e lui l’aveva seguita.
Ripensò velocemente al viso di lei, caratterizzato da un sorriso timido, le guance rosse, e la sua voce, che lentamente gli confessava che lei provava qualcosa di più per lui, che una semplice amicizia.
Ripensò velocemente alla sua reazione: Niall incredulo, Niall serio, Niall che la fissava, la guardava negli occhi, e l’unica cosa che riuscì a fare, fu ferirla, pronunciando quelle parole “Ma noi siamo amici, e a me basta così”; poche parole, pochi attimi, e il viso di lei si spense, come se il mondo le fosse crollato addosso.
Durò pochi istanti, e lei riaccennò un lieve sorriso, che tanto sembrava una smorfia, e gli rispondeva con un semplice “Fa finta che non ti abbia detto nulla, sono ubriaca non so che dico. Amici come sempre, migliori amici per sempre!” aveva esclamato con finta allegria, per poi brindare insieme a lui, brindare alla loro amicizia.
Quelle parole gli erano costate caro, quelle parole non sapeva neanche perché gli fossero uscite dalla bocca, quelle parole erano state l’errore più grande che potesse fare.

-So che siamo amici, ma vorrei sapere lo stesso la risposta- la istigò ancora, e lei sospirò.
-Sarebbe la mia prima volta- rise –non so se ho voglia di condividerla proprio con te- sorseggiò ancora.
-Sono tuo amico, ti voglio bene, perché no? Ti sentiresti.. protetta- continuò lui, non sapendo il perché di quelle frasi, forse era l’alcool, forse era solo il suo animo tormentato.
-Definisci protetta- rispose lei, con un fil di voce.
Lui si girò verso di lei, mettendosi sul fianco, fissandola.
La mano di lui si avvicinò al corpo di lei, andò a sfiorarle le gambe, per poi salire verso il suo petto, salire al collo, sfiorandola delicatamente, come non aveva mai fatto con nessuna.
Arrivò al suo viso, le accarezzò gli zigomi, disegnò il contorno dei suoi occhi, delle sue sopracciglia, della sua bocca.
-E tu invece?- sussurrò lei –faresti l’amore, per la prima volta, con me?- deglutì a fatica, ritrovandosi le iridi di Niall troppo vicine alle sue.
Lui si avvicinò ulteriormente, e quando si trovò a sfiorarle le labbra con le proprie, rispose.

-Sì-

Unì le loro labbra, gliele baciò delicatamente, assaporandole, le labbra di lui sembravano accarezzare quelle di lei, le baciava con una delicatezza tale da farle battere più forte il cuore; era bello quel bacio, era perfetto, era fatto apposta per loro due, e raggiunse il culmine della sua perfezione quando le loro labbra si schiusero all’unisono, la lingua di lui andò a sfiorare quella di lei, fino a toccarla definitivamente.
I loro denti si toccavano qualche volta, ma non sembravano infastidirli: davano un tocco, un qualcosa in più a quel bacio così speciale per entrambi.
La mano di lui passò sotto al vestito color pesca, fu in quello stesso istante che lei si staccò da quel bacio, allontanandolo appena, lo guardò negli occhi.

-Non sono sicura di volerlo- sussurrò, volgendo lo sguardo sulla bocca di lui –Non voglio che succeda, e che dopo questa notte, l’unica cosa che ti ricorderai sarà solo il mal di testa di questa sbornia- concluse, e vide le labbra di lui aprirsi in un sorriso.
-Non posso scordarmi quello che succederà sta notte- le si avvicinò all’orecchio –Perché notti come queste, senza doverci ubriacare, le voglio rivivere, non una volta, ma tante volte, voglio fare l’amore con te tante volte- concluse, e lei lo guardò confusa.
-Ma tu hai detto che..- cercò di dire lei, per ricordargli le sue dannate parole, ma lui la bloccò, appoggiando nuovamente le sue labbra alle sue, baciandola ancora.
Quando si allontanò nuovamente, riprese –Io sono innamorato di te- confessò.

Lei lo guardò attentamente.
Si chiedeva, dentro di lei, se fosse vero, se quelle parole fossero vere o se fossero solo il risultato di troppa birra in circolazione.
Lo guardò negli occhi, e non l’aveva mai visto così sicuro delle sue parole: non aveva balbettato, non aveva aspettato, non aveva esitato, era sicuro.
Si lasciò travolgere da quelle parole, si lasciò travolgere dalla fiducia che aveva in lui, si lasciò convincere da quegli occhi color oceano, che finalmente, volevano lei, la volevano più di ogni cosa al mondo, e la fissavano, con un’intensità tale da convincerla di quei pensieri.
Si lasciò andare a un sorriso, e nel farlo, una goccia d’acqua cadde sulla sua fronte: il tanto lontano temporale era arrivato.
Ma quella goccia d’acqua non sembrò turbarli, entrambi troppo presi l’uno dagli occhi dell’altra, troppo presi a guardarsi, a sorridersi, a confessarsi quelle parole che tenevano nascoste dentro di loro.

-Ti amo- si sussurrarono all’unisono, e questo li fece ridere appena.

La pioggia cominciava a scendere più forte, e l’immagine di loro due era meravigliosa l’una agli occhi dell’altro: lei fissava i capelli di lui, che andavano bagnandosi mano a mano, guardava le goccioline di pioggia scendergli lungo il volto, guardava la sua camicia fradicia, che si attaccava al suo fisico perfetto; lui guardava come la pioggia scendeva vicino ai suoi occhi, guardava come andava appoggiandosi sulle labbra rosse, era meravigliosa.
Si sorrisero un’altra volta, lei gli accarezzò la guancia, lui poi, le si avvicinò nuovamente, unendo nuovamente le loro labbra, lasciandosi andare ai loro brividi, mentre la pioggia inzuppava i loro vestiti, i loro capelli, le loro pelli.
Ma tutto questo non sembrava importare, l’unica cosa che importava in quel momento erano loro due.
Loro due.
In quella spiaggia travolta da un lieve temporale estivo, dove il cielo aveva perso il suo blu, per lasciarsi sopraffare dal grigio e dal nero, dove non regnava lo splendere della luna e delle stelle, ma la pioggia, dove il mare non era calmo, loro due, portavano un piccolo spiraglio di luce, luce che si confondeva con felicità.
 

Ogni tanto tremo di paura ma poi nei tuo occhi sento quello che sei 
(Tornerai, non sai) 
Che ogni tanto cado e non ci sei 

Ora ti voglio più che mai 
Ora ti voglio qui per sempre 
Se solo tu mi sfiorerai 
Ci stringeremo eternamente 

Ogni tanto so che nell'intero universo non c'è niente che somigli un po' a te 
(Tornerai) 
Ogni tanto so che non c'è niente di meglio e niente che per te non farei 

Qui nell’ oscurità 
La luce si confonde con la felicità 
Ti voglio qui più che mai 
Per sempre tu mi stringerai 



Note di Nanek
Ma come mi è venuta questa OS? Bella domanda, continuo a chiedermelo pure io..
Salve a tutte! Eccomi di nuovo con un’altra OS su Niall James Horan “Babu” in questa OS LOL
Dovete sapere che inizialmente non doveva finire bene questa OS, non volevo neanche il bacio tra i due qui.. ma la Tommos_girl93 mi ha detto su parole che nelle OS faccio Niall sempre insoddisfatto e triste, quindi, ecco che il finale è nuovamente felice e tutti si amano <3
Nonostante il cambio di finale, mi sono molto persa in quest’ultima scena.. *-* Niall che vuole farlo con te su una spiaggia sotto la pioggia *-* ehm ehm. Cerchiamo di essere seri…
Beh, questo è quello che il mio cervellino ha prodotto insomma.. spero vi possa piacere, e spero di trovare qualche recensione =))
Grazie mille per aver letto <3
Nanek
  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Nanek