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Autore: Hufflebubble    26/07/2013    2 recensioni
Harry ha appena visto i ricordi di Piton e va nella stanza delle necessità, dove usa una giratempo e il boccino d'oro. Fan fiction particolare sulla storia di Lily e Piton.
è la mia prima fan fiction, siate buoni, e soprattutto spero vi piaccia!! confido nelle vostre recensioni!
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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fantasmi

Titolo: Fantasmi senza tempo

Autore/data: Hufflebubble - Luglio 2013

Tipologia: One Shot

Rating: Per tutti

Genere: Drammatico

Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Lily Evans

Pairing: Severus/Lily

Epoca: HP 7° anno

Avvertimenti: nessuno

Riassunto: Harry ha appena visto i ricordi di Piton e va nella stanza delle necessità, dove usa una GiraTempo e il boccino d'oro. Fan fiction particolare sulla storia di Lily e Piton.

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

 

 

 

Fantasmi senza tempo


Aveva appena visto quei ricordi, nel Pensatoio di Silente, che dolorosamente gli aveva donato Piton qualche istante prima… prima di morire.
Ora, con un macigno nel cuore, aveva bisogno di prendersi qualche minuto per riflettere, per stare solo con sé stesso, prima di andare nella Foresta Proibita e raggiungere Voldemort per compiere il suo destino, segnato da quando era nato.
Harry decise allora di dirigersi verso la Stanza delle Necessità, così che nessuno sarebbe riuscito a trovarlo e avrebbe potuto godere della tranquillità necessaria a schiarirsi le idee. Tutti gli altri stavano prendendosi cura dei loro cari che erano defunti per quella guerra assurda.
Uscì dallo studio del Preside... cioè... quello che una volta era stato il preside di Hogwarts per molti anni, e si diresse lentamente verso quella parete vuota, ci passò davanti tre volte e finalmente si materializzò un portone nel muro, che subito spinse rifugiandosi dentro.
La Stanza delle Necessità questa volta gli si presentò come l'esatta copia della Sala Comune di Grifondoro, con tanto di divani comodissimi e caminetto, acceso, con le fiamme che scoppiettavano e danzavano allegre. Si sedette su un divano, le mani sulla faccia a nascondere quelle lacrime che, anche se nessuno lì poteva vedere, avevano iniziato a cadergli dal momento in cui era uscito dall'ufficio di Silente.
Rimase in quella posizione per diversi minuti, leggermente confortato dal tepore delle fiamme, quando all'improvviso sentì un alito di aria fredda sul collo. Pensò di esserselo solo immaginato, e continuò pertanto a vagare nel mare tempestoso dei suoi pensieri. Passarono pochi istanti quando si ripresentò quella sensazione di freddo. Possibile che ci fosse qualche Dissennatore nella Stanza delle Necessità? No, decisamente impossibile! Eppure... 
Alzò lentamente la testa. Guardò alla sua sinistra, poi alla sua destra, ma non notò nulla di strano. Distrattamente lanciò uno sguardo alle spalle. Fece per appoggiarsi di nuovo allo schienale del divano quando si rese conto di aver intravisto, dietro di lui, un barlume argenteo, perlaceo. Si girò nuovamente e ciò che vide lo lasciò senza fiato: un fantasma!
Non era una novità che a Hogwarts gironzolassero diversi fantasmi, ma lui... non poteva essere, sicuramente era stato uno scherzo della sua mente, che era decisamente confusa!
Riprese fiato, e controllò di nuovo. Ed eccolo ancora lì, che galleggiava a mezz'aria, il lungo mantello che si muoveva leggero, come se un lieve venticello spirasse in quella stanza, così come i capelli, lisci, che arrivavano fino alle spalle e sembravano ugualmente unti come quando era vivo! 
Piton!
“Potter, ce ne hai messo di tempo prima che ti accorgessi della mia presenza!” disse il fantasma di Piton, con la sua solita voce glaciale e in tono ironico.
Harry rimase come paralizzato, non sapeva cosa pensare e soprattutto cosa dire. “Lei... Lei... Professore... Prima... Alla Stamberga Strillante, lei era... Morto!”. “Bravo, Potter, sei sempre sveglio come al solito vedo. Se sono un fantasma è ovvio che sono morto, non ti sembra?” Piton riusciva a essere odioso nonostante fosse solo più l'immagine del suo corpo.
Un'ondata di sentimenti contrastanti invase Harry. Aveva appena visto nel Pensatoio come Piton avesse passato parte della sua vita a cercare di proteggerlo, come Silente lo avesse quasi usato come strumento per sette anni. Piton si era “affezionato” a lui, se così si poteva dire trattandosi del professore di Pozioni! Lo aveva fatto per amore di sua madre, un amore che non era mai sfiorito dopo tutto questo tempo. Avrebbe voluto dirgli molte cose, anche se non sapeva bene cosa, aveva rivalutato in pochi attimi il tanto odiato insegnante che lo aveva fatto dannare per tutti quegli anni a Hogwarts.
Ma ora, che avrebbe potuto lasciarsi andare e dirgli tutto ciò che lo tormentava, non riusciva a proferire parola, talmente era sconvolto.
Il fantasma si avvicinò. Harry cercò di schiarirsi un po' le idee, e iniziò a blaterare qualche parola, anche se si sentiva estremamente stupido. “Professore... Come ha fatto a sapere...?”
“A sapere dove trovarti, Potter? È semplice, sono un fantasma, questo spero che tu lo abbia capito, e posso passare attraverso i muri. Ti ho tenuto d'occhio quando guardavi i miei ricordi nel Pensatoio, e ti ho seguito fin qui. È stato semplice seguirti in questa stanza, io posso passare dove voglio!”
“E come mai è venuto a cercare proprio me, signore?” Harry continuava a sentirsi il cervello bloccato.
“Nessuno sa che sono diventato un fantasma, e ti chiedo che rimanga tra di noi. Ma tu hai una cosa che io non ho e che non posso usare. Ho una richiesta da farti, Potter.”. Harry notò per un attimo che Piton aveva avuto un fremito mentre pronunciava quelle parole.
“Signore, tra le mura di questo castello è in corso una guerra, e io devo andare nella Foresta, dove... Voldemort... mi sta... aspettando” disse Harry singhiozzando leggermente.
“Siamo nella Stanza delle Necessità, e io necessito che tu faccia una cosa per me! In questa stanza si può trovare tutto quello di cui si ha bisogno, e ti prego di alzarti da quel divano e dirigerti verso quel tavolino laggiù nell'angolo. Apri la scatola che c'è sopra e prendi quello che c'è dentro.” Piton era esattamente come quando gli assegnava i compiti di Pozioni minacciando chi non li avesse consegnati in tempo. 
Eppure... Aveva sentito bene? Piton lo stava pregando!
Harry si alzò a malincuore da quel comodo divano e si diresse nella direzione che gli era stata indicata. Aprì lentamente la piccola scatolina di legno, con dei sottili intagli dorati. Prese in mano un piccolo oggetto, con la forma di una clessidra, legato a una catenella dorata. Una GiraTempo! Pensava che fossero andate tutte distrutte quando era successo il disastro all'Ufficio Misteri al Ministero della Magia, ma non poteva sbagliarsi. Quel congegno era proprio come quello che avevano usato lui e Hermione quando avevano salvato Sirius dai Dissennatori!
“Non pensavo ce ne fossero ancora di queste” mormorò Harry quasi tra sé.
“Infatti non ce ne sono più, ma questa qui era mia, a cui ho apportato qualche piccola modifica alcuni anni fa, e che ho gelosamente custodito. Ora torna utile.”
“Signore, mi sta chiedendo di tornare indietro nel tempo?” lo interruppe Harry.
“No, Potter, non è questa la cosa che voglio da te”. Piton stava diventando snervante, fuori i suoi amici e compagni stavano piangendo i loro cari e lui era lì come se parlasse davanti a una tazza di tè in un freddo pomeriggio d'inverno. “Tu hai con te il Boccino d'oro, che ti chiedo di prendere e aprire.”
Harry non capiva cosa c'entrasse la GiraTempo con il Boccino, e la sua faccia stupita rivelò chiaramente i suoi pensieri, ma c'era altro là fuori, più urgente di una pallina del Quidditch, e lo interruppe di nuovo: “Professore, sono contento che mi abbia fatto trovare questo strumento, ma avrei una certa urgenza, devo andare là fuori a combattere!”.
“Se tu mi lasciassi finire di spiegare invece di interrompermi continuamente... Stavo dicendo che ho apportato qualche modifica a questa GiraTempo, ed è ora in grado di fermare il tempo. Colui che la usa continuerà a muoversi e fare ciò che stava facendo, ma tutti gli altri saranno immobilizzati nell'istante in cui la sabbia della clessidra avrà smesso di scorrere. Quindi avrai tutto il tempo per fare quello che ti chiedo”.
Ormai Harry aveva rinunciato a cercare di capire le strane richieste di Piton, che gli disse come fare a bloccare la clessidra per un quarto d'ora. Non appena mise in funzione il congegno, sembrò che al di fuori di quella stanza avessero improvvisamente tolto il volume.
Allora si mise una mano in tasca, e prese quella piccola pallina dorata a cui si era abituato e la cui presenza non sentiva neanche più.
Sì, Harry aveva tenuto con sé il Boccino, con quella strana scritta sopra, ma non aveva ancora capito che cosa farsene. “A cosa le serve un Boccino d'oro?” chiese, sempre più confuso.
Con la stessa calma Piton disse: “Non cambi mai, Potter, è evidente. All'interno di quel Boccino d'oro si trova la Pietra della Resurrezione, che solo tu sei in grado di usare. Voglio che tu chiami... tua madre!” Le sue ultime parole non erano più tanto sicure, la voce si era un po' incrinata.
Harry rimase a bocca aperta, non sapendo bene cosa dovesse fare. I Boccini hanno una memoria tattile. Infatti, non appena in quel bosco lo aveva avvicinato alla bocca era comparsa la misteriosa scritta: Mi apro alla chiusura. Agì d'istinto, e nuovamente lo avvicinò alla bocca. Non appena lo sfiorò, il Boccino si librò a mezz'aria e iniziò lentamente a schiudersi, lasciando uscire una piccola pietra nera dal suo interno.
Harry prese la pietra, liscia e freddissima al tatto. Chiuse gli occhi e si concentrò su sua madre. Fu un sussulto di Piton a riportarlo alla realtà.
Davanti ai suoi occhi c'era Lily, più vivida di un fantasma ma comunque opalescente. 
Sua madre alzò una mano verso Harry, ma subito la riabbassò. “Harry...” sussurrò, “Severus.... che cosa... ti è successo...? Perché sei un fantasma? Quando è successo?”. Lily si avvicinò un po' al fantasma.
“Lily!” Piton non riusciva più a parlare, non poteva credere che davanti ai suoi occhi ci fosse, anche se solo come spirito, la donna che aveva sempre amato. Se fosse stato ancora vivo il suo cuore avrebbe iniziato a battere all'impazzata, fuori da ogni possibile controllo! Alcune lacrime perlate gli scesero sulle guance. Harry non lo aveva mai visto così, se non nel Pensatoio, e provò una grandissima tenerezza. Gli venne quasi voglia di andarlo ad abbracciare.
Piton aveva sempre sognato un momento in cui avrebbe rivisto il suo amore, ma non lo aveva mai creduto possibile, giustamente. E si era immaginato tutti gli improbabili discorsi che avrebbe voluto farle, le parole che non era mai riuscito a pronunciare quando un tempo erano grandi amici. Ora, trovandosela davvero lì davanti, non sapeva da che parte cominciare, ma era ben consapevole che era stato per quell'esatto momento che non era morto del tutto, che era diventato un fantasma. 
Si avvicinò a Lily, timido, con le guance rigate dalle lacrime. Lei gli allungò una mano, che lui, tremante, cercò di prendere, ma essendo entrambi spiriti non ci riuscì. La guardò negli occhi, ora argentei, che un tempo erano stati di un verde brillante, ma così li vedeva comunque ora. In quel momento capì che non sarebbero serviti grandi discorsi, vedeva nei suoi occhi che l'aveva perdonato, e fece l'unica cosa giusta. Sempre guardandola dolcemente negli occhi sussurrò: “Lily io... ti amo!”.
Nel momento in cui finì di pronunciare l'ultima, fatidica, parola, una luce dorata invase la stanza, un senso di pace invase il cuore di Harry, che si accorse che Piton non c'era più. Le lacrime gli sgorgarono all'improvviso, felice che Piton avesse trovato la tanto meritata pace, dopo aver passato una vita infernale. Sì, Harry era felice per lui. 
Sua madre era ancora lì.
“Mamma...”
“Harry, sii forte!”. Harry continuava a piangere, ma sua madre stava svanendo. E poco prima che sparisse del tutto la sentì sussurrare: “Severus...”, notando che una lacrima le scendeva dritta sulla guancia.
Harry rimase solo, e finì tutte le lacrime che aveva. Dopo qualche minuto sentì di colpo che erano tornati tutti i suoni, e capì che era il momento di andare.
Con il cuore più leggero uscì dalla Stanza delle Necessità, e scese le scale per dirigersi verso la Foresta Proibita. 
Ora era davvero pronto a morire, a dare la vita in cambio al sacrificio compiuto da quell'uomo che aveva amato sua madre e lo aveva protetto per tutto quel tempo. Sempre.
  
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