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Autore: TimOFF    26/07/2013    3 recensioni
Santana Lopez ha un solo obiettivo: diventare atletica ed emotivamente stabile. Questo è il piano elaborato nel "postaccio", la clinica in cui ha trascorso un tempo che neanche ricorda. Ora è tornata a casa, molte cose sono cambiate e nessuno le parla più di Matt, suo marito. Santana cerca di trasformarsi nella donna che lui ha sempre voluto, convinta che questo servirà a farlo tornare da lei. Ma le cose si fanno più complicate quando incontra Brittany, una misteriosa e problematica giovane donna che si offre di aiutarla a riconquistare Matt.
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Ho amato "Il lato positivo", in particolare il romanzo di Quick. Questa fanfic lo ripercorre in qualche modo, anche se con licenza di distaccarsi ampiamenti a tratti. Spero che vi piaccia, anche se non avete visto il film o letto il libro. Ovviamente Brittana, ma compariranno moooolti personaggi ;)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Addirittura due capitoli in pochi giorno!!! Ed è già in lavorazione il prossimo!!
Lasciatemi un commentino, se vi va :D
Buona lettura!!

 






 

CAPITOLO 7
 
Non può che farti bene
 
 
Entro nell’ufficio della dottoressa P. con i soliti cinque minuti di anticipo: ormai ha capito quanto odio aspettare.
Mi seggo sulla poltrona marrone, chiedo per gentilezza ad Emma come stia, lei mi ringrazia e mi dice che sta bene, rivolgendomi un sorriso.
 
«Pare che poi tu abbia avuto qualche problema ieri notte, a proposito di un video.»
«Mamma ti ha telefonato?!» chiedo acidamente. Poi le dico: «Chissà perché volevo quel video… forse perché sono sposata e non vedo mio marito da quanto, quattro anni?!»
Sbuffo sonoramente, a volte mi sento come se le persone accanto a me non si sforzino affatto a capirmi. Allora ripenso a quell’opportunità che stavo prendendo in considerazione da qualche giorno. «Senti, ho una lettera. Voglio che tu la dia a Matt.»
So che è a lui che devo dar conto dei miei progressi, è a lui che devo raccontare che sto meglio, non ad una psicologa né a nessun altro.
Resto stupita quando Emma dice semplicemente: «No.»
«Perché?» chiedo con durezza.
«Hai un’ingiunzione restrittiva, Santana. Non puoi avere alcun contatto con Matt finché il giudice non ti accorderà il permesso e questo dipende per lo più da come andrà questo ciclo di terapia, okay?»
Annuisco semplicemente, mi rendo conto di non poter trarre nulla di più da quel discorso.
 
La dottoressa allora cambia argomento e mi chiede della cena a casa di Quinn. Mi guarda con quei suoi occhioni enormi, che forse crede siano impenetrabili, ma ormai ho imparato anche io qualcosa di lei. E la sua espressione mi lascia intendere che già sa qualcosa, probabilmente mia madre le ha parlato anche di quello.
Le dico che la cena è andata bene, che sono stata contenta di aver ricucito un po’ i rapporti con Quinn, e che persino Sam sembrava essere meno fastidioso di quanto ricordassi.
 
 
Ma ovviamente la signorina P. mi chiede di Brittany: mi chiede come mi sono trovata con lei, se sono stata a mio agio, se ho apprezzato la sua compagnia.
Probabilmente sapeva tutto di lei e della sua storia, Lima in fondo era una cittadina piccola e le notizie come quella giravano in fretta.
 
Le dico che Brittany è simpatica, è carina e ha un bel fisico, che si vede che era una ballerina, insomma, ma Emma insiste per sapere la verità, come fanno gli psicoterapeuti, che hanno tutti qualche dote paranormale che li rende capaci di vedere al di là delle tue bugie: sanno che prima o poi ti stancherai di parlare a vanvera e tirerai fuori la verità.
Allora le dico: «Brittany ci ha provato con me.»
«In che senso?» mi chiede Emma.
«Nel senso che mi ha invitata a casa sua e voleva che andassimo a letto insieme.»
Lei si muove leggermente sulla poltrona, vedo che è un po’ a disagio, come se fosse una verginella che si imbarazza a sentir parlare di sesso, e non escludo sia così. La osservo e sembra stia cercando le parole migliori per continuare quel discorso.
«Sei convinta di questo? O è stata solo una tua interpretazione del suo atteggiamento?»
La guardo quasi offesa. «Mi ha chiesto di accompagnarla a casa, e già la cosa non ha senso, visto che sono una donna come lei. Mi ha fatta entrare in casa sua, mi ha offerto del vino rosso, e poi mi ha esplicitamente chiesto di salire sopra con lei.»
«E tu l’hai fatto?»
«Fatto cosa?»
«Sei salita di sopra con lei?»
Quando il senso delle sue parole mi colpisce quasi mi metto a urlare. «Certo che no!»
«Posso chiederti perché non l’hai fatto?»
Non ci credo che me lo stia chiedendo sul serio.
«Vediamo… da dove inizio? E’ una donna?? Sono sposata??» le rispondo io, sarcastica.
 
Non so a che gioco stia giocando la dottoressa, forse vuole testare il mio livello di fedeltà a mio marito: ma pensa davvero che l’avrei potuto tradire così, su due piedi, per di più con una donna?
 
Decido che è meglio chiarire questa situazione, non vorrei mai che la gente pensasse male di me a causa di questo.
«Senti, Emma. Io non voglio impicci, non so nemmeno perché Brittany volesse venire a letto con me, lei è carina e di sicuro può trovare un uomo che la possa soddisfare. Oppure è semplicemente una ninfomane, non lo so. Tu che ne pensi?» le chiedo.
«Non so se sia ninfomane, Santana» risponde. «Ma a volte le persone fanno qualcosa perché pensano che gli altri se lo aspettino. Magari Brittany non voleva davvero venire a letto con te, ma forse ti stava semplicemente offrendo qualcosa che pensava tu volessi, per farsi apprezzare, ecco.»
Resto di stucco. «Stai dicendo che secondo Brittany ero io a voler andare a letto con lei
 
Penso a questa possibilità.
Non nego che nel corso della serata mi era capitato più volte di soffermarmi sul suo viso, sui suoi occhi, sul suo corpo. E forse l’altra l’aveva notato e l’interpretato come un tentativo di approcciare con lei, come se fossi interessata a lei da quel punto di vista.
 
«Tua madre mi ha detto che sei tornata a casa con la giacca sporca di trucco. Vuoi dirmi com’è successo?»
Racconto alla dottoressa P. di come la bionda porti ancora la fede al dito e di come sia scoppiata a piangere sulla mia spalla solo a nominare suo marito.
«Beh, Santana. Forse Brittany ha solo un gran bisogno di un’amica. Magari voleva darti quello che pensava tu volessi nella speranza di ottenere quello che davvero voleva lei, ovvero la tua amicizia. Tu come ti sei comportata quando lei è scoppiata a piangere?»
«Io-io l’ho… abbracciata, ecco. Siamo state così per quasi dieci minuti.»
«Sei stata gentile.»
 
Non riesco a trattenere un sorriso, perché mi sto impegnando davvero in questa cosa dell’essere gentile.
«Grazie, Emma. Solo che adesso… quella mi segue dappertutto.»
«Che intendi dire?»
Sono un po’ imbarazzata nel raccontare l’episodio, perché alla fine ho esagerato un po’, ma decido di essere sincera con lei.
Le racconto che me la sono trovata dietro per tutto il mio percorso mattutino di footing e che non mi ha lasciata stare nemmeno quando le ho chiesto di lasciarmi sola o quando ho provato a seminarla e che alla fine abbiamo quasi litigato perché le ho dato della puttana.
«Questo non è stato gentile.»
«No, direi di no.»
«Perché non vuoi che ti segua?»
«Perché mi piace correre da sola» le dico semplicemente.
Vedo Emma che si ferma un attimo pensierosa, spero stia per partorire un’idea brillante.
«Forse dovresti chiederle di uscire, come amiche, ecco. Andate al cinema, o a mangiare qualcosa.»
«Perché dovrei farlo?»
«Perché forse le serve solo un po’ di compagnia. Se le concederai un po’ del tuo tempo, magari smetterà di starti addosso e ti lascerà in pace. Dalle quello che vuole, e forse non lo vorrà più. Capisci?»
Ci penso un attimo e quella cosa in fondo sembra avere senso. È come con i bambini che vogliono a tutti i costi un giocattolo, che dopo esser stato usato qualche volta, finisce in un’enorme cesta che non verrà più aperta.
«Credi davvero che funzionerebbe?»
Emma scrolla leggermente le spalle. «Vale la pena provarci, no?»
 
 
In macchina, mentre torniamo dallo studio della dottoressa P., chiedo a mamma se anche lei pensa che passare volontariamente del tempo con Brittany sia il modo giusto per togliermela dai piedi, e lei risponde: «Mi spieghi perché vuoi togliertela dai piedi? Hai bisogno di amici, Santana. Tutti ne hanno bisogno. E lei sembra una ragazza a posto, ha solo attraversato un momento difficile, come te d’altronde.»
Non dico nulla. Forse mamma non ha ben chiara la differenza tra “essere amici” e “lei voleva fare sesso con me”, ma forse non è il caso di parlare esplicitamente con lei di questo aspetto.
 
Mamma parcheggia nel vialetto, spegne il motore, e dalla tasca caccia cinquanta dollari che mi porge. «Esci con la tua amica, passa una serata diversa, Santana. Non può che farti bene, è troppo tempo che non esci semplicemente a divertirti un po’.»
Me ne sto zitta e prendo i soldi e vedo un fastidioso sorriso che si forma sul viso di mia madre.
 
 
Passo la giornata in camera mia, riesco a schiacciare un pisolino, mi aggiorno sugli ultimi risultati dei Cavaliers, che nelle ultime settimane avevo decisamente trascurato. Non stavano andando bene, avevano perso molte partite e penso che Matt probabilmente sarebbe stato nervoso e irascibile a causa di questo, e per la prima volta da quando ero entrata nel postaccio, penso che c’è un aspetto di lui che non mi manca affatto.
 
Al tramonto decido di andare a fare un altro breve giro di corsa. Mentre inizio a fare stretching davanti al prato di casa, vedo Brittany che corre avanti e indietro lungo l’isolato, sicuramente in attesa che anch’io mi metta a correre.
Senza rendermene conto un piccolo sorriso si forma sulle mie labbra e mi riprometto di invitarla fuori a cena, almeno non sarebbe più dovuta ricorrere più a questa assurdità del pedinamento. Mi metto a correre, passo davanti casa dei suoi e la bionda immediatamente inizia a seguirmi.
Non dice niente, non mi saluta nemmeno, come se fosse una coincidenza che stessimo percorrendo la stessa strada. Penso che forse è ancora arrabbiata per quello che le avevo detto la mattina, e farebbe bene ad esserlo.
Superiamo il McKinley, passiamo davanti casa di Quinn e arriviamo da Breadstix, un ristorante non troppo chic in cui spesso andavo da ragazza dopo scuola.
Mi fermo e mi volto, leggermente affannata. Brittany si ferma poco distante da me, guardandosi i piedi.
«Ehi» le dico. «Ti va di cenare con me in questo posto?»
«Stasera?» risponde, sempre fissando l’asfalto.
«Sì.»
«Sette e mezza davanti casa mia» dice lei, e corre via, lasciandomi completamente di stucco. Forse aveva ragione Emma, ha solo bisogno di compagnia. Alzo lo sguardo e vedo un sole rosso che esce da dietro le nuvole. Sorrido e decido di tornare a casa.

  
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