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Autore: Mrs C    26/07/2013    3 recensioni
Sono qui perché l'intero corpo dell'MI6 pensa che io sia sconvolto dalla scomparsa di Bond, ed è così.
Sono sconvolto, frustrato e stanco. E sa perché sono sconvolto, frustrato e stanco? Perché tutti tendono a trattarmi come una mogliettina in lutto. Non lo sono. Sono un uomo, e un hacker.
[...]
E non posso. Non posso permettermelo. Non adesso, e neanche dopo. Non è la prima persona che perdo, so sopportare il dolore.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, James Bond, James/Q, James/Q, Q
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I4 gennaio 2013 
Diciottesima seduta
Ore 17: 34
 
 
 
 




Ho sempre avuto un po’ paura dei sentimenti. Del cuore. Delle persone. Non in senso letterale, voglio dire... gliel’ho detto una volta, se volessi potrei far saltare in aria mezza città con uno schiocco di dita e senza alzarmi dalla poltrona.

Ma gli esseri umani sanno essere infimi, a volte. Terribilmente fastidiosi e fanno male. Un colpo di lingua può fare più danni di una spada, dottore.

E io mi sono sempre rifiutato di farmi trascinare in un circolo vizioso di dolore e paura.

Mi sono sempre tenuto alla larga, in un modo o nell’altro, cercando di difendermi come meglio potevo.

Ma lei sa bene che non mi è servito a molto. Se non mi fossi chiuso nel mio bozzolo, forse ora sarei più preparato al dolore. Le scariche elettriche che sento sarebbero meno intense. O forse no.

Personalmente credo non ci si possa abituare a... quella cosa. Allo stare male.  

Se così non fosse, riuscirei a mangiare qualcosa senza alzarmi la notte e rimettere ai piedi del letto.

Non credo si tratti di senso di colpa. So distinguerlo da tutto il resto, sono una persona pragmatica. Razionale.

Credo di averlo accettato. Razionalmente.

James è morto.

Morto.

E’ una parola così forte. Aspra. Implica il movimento di tutti i muscoli facciali e quello un po’ più impegnativo del cuore.

Metaforicamente ti da la sensazione di star sanguinando.

Anche se non so se lei sa cosa intendo dire.

E’ una di quelle ferite che non si curano con la medicina o gli anti dolorifici.

Anche se, per essere onesti, ci ho provato.

La puoi fasciare alla bell’e meglio, cambiare le garze quando sono sporche, ma niente più di quello. Continuano a sanguinare e devi avere la forza e la pazienza di farle rimarginare da sole.

Se sei fortunato, ti rimane solo una dolorosa cicatrice che, ogni tanto, fa cadere qualche goccia di sangue. Se non lo sei, rischi di morire ben prima che il taglio si sia chiuso.

Io mi trovo in mezzo. Non mi sento fortunato né sfortunato. Credo sia una condizione di limbo che proprio non riesco a scacciare.

Una sensazione di apatia fulminante, insomma.

Ma io non voglio morire. Sto cercando di fare ogni cosa in mio potere per evitarlo, dottore. Non è mia intenzione lasciarmi andare, finché ho qualcosa che mi impedisce di farlo.

Morto. Morte. Morire.

Ripeto ogni giorno queste tre parole per cercare di... esorcizzare la paura, pensando che nonostante tutto, per me, è ancora molto lontana.

Che devo qualcosa a qualcuno. Che devo ripagare un favore o andare avanti perché ho tante vite sulle spalle.

Sono sicuro che lei pensa stia delirando. Ma il mio discorso è imparziale e logico. O almeno, io vedo la logica e credo sia abbastanza.

Nonostante questo, quando guardo lo specchio del bagno e fisso il suo riflesso... mi spaventa.

Ho le occhiaie, il viso scavato, sono dimagrito tantissimo. Tutti vedono lo spettro di James che mi galleggia vicino e credono sia un male per me.

Forse lo è. Non lo so. Ma è un male che, almeno, mi fa compagnia. Mi impedisce di impazzire.

Lo vedo ogni tanto, nei miei sogni. Con quelle rughe sulla fronte e gli occhioni azzurri che ti fissano e, dio, era un vizio. Ha sempre saputo che mi da fastidio essere osservato, ma lui lo faceva di proposito!

Mi guardava, e non riuscivo a non guardarlo. Era impossibile, capisce? Anche adesso lo è.

La mattina mi sveglio e mi sembra tutto così... blu. Per un momento, solo per un momento.

E’ tutto così blu che quasi ci affogo dentro.

Non mi assegnano più missioni pericolose all’MI6, sa?

Niente da organizzare, nessuno da addestrare... non credono sia capace di seguirle.

Il mio lavoro è l’unica cosa che mi fa aprire gli occhi ogni giorno. Che mi permette di non buttarmi sotto un treno e di andare avanti in questa vita che mi ha portato via tutto.

Per riuscire a sopravvivere devo avere qualcosa a cui aggrapparmi, e io mi sono aggrappato disperatamente al lavoro.

Ho preso quelle due settimane di vacanza che mi aveva consigliato, mi sono rilassato, dottore.

Seguo la terapia e prendo i medicinali. Non ho mai mancato a un appuntamento con lei.

So che pensa non ci siano miglioramenti, glielo leggo in faccia.

Ma se c’è una cosa che ho imparato, è che se voglio risalire quanto basta per salvarmi, devo avere qualcosa a cui aggrapparmi. L’unica cosa che resta, è la mia Q-branch. Per cui, dottore, parli con M. Probabilmente a lei darà retta. Non possono portarmela via.

Lì ho conosciuto James, dottore. Ho conosciuto l’unica persona che è riuscito a superare la mia barriera, quella che mi ha dato un motivo per vivere invece di sopravvivere.

Non so se lei riesce a capirlo. Se entrare nella mia testa le risulta così facile come sembra.

Ma se riesce a farlo, dio solo sa come, sarà meglio che legga bene: quel posto mi appartiene di diritto.

Sarò corretto solo fino a un certo punto, tanto per essere chiari, perché non permetterò a nessuno di mettere anche solo un dito nel mio dipartimento senza che io l’abbia approvato e---

Un attimo.

Sono Q. Chi diavolo è? Sono in terapia.

Ah, Alec. [1] No, non m’interessa, dovrai aspettare a quando avrò-- Alec, mi hai braccato anche mentre venivo qui per parlarmi di quanto sono buone le salse olandesi, ti ricordi? Puoi aspettare mezz’ora di seduta per dirmi quello che devi dire!

In che senso? Trevelyan sto perdendo-- che cavolo vuol dire?

Se è uno scherzo non è divertente. Ti spedisco sul Monte Sinai a piantare patate.

Stai delirando? Hai bevuto troppi Jack?

Che dia-- oh merda.

No, prendo la macchina, sto arrivando. No, maledizione! Sono perfettamente in grado di guidare, smettila di ripetermelo!

Dottore, io devo... devo andare. Devo... Dottore. Hanno... James. L’hanno trovato. Io... devo andare.

Hanno trovato James!
 
 
 


 
 
 
4 gennaio 2013 
Diciottesima seduta
18:03


 
Il paziente presenta buoni riscontri alla terapia. Rispetto alle prime sedute, in cui non riusciva a esprimere nessun pensiero e preferiva rinchiudersi in se stesso, rifiutando qualunque tipo di aiuto interno o esterno - sintomatico della Sindrome di Asperger, benché appena accennata - ora parla spontaneamente. La rabbia, benché trattenuta e soffocata, è ben visibile nei gesti e nelle parole. Questo lo rende un soggetto in via di recupero. 
Parlando da un punto di vista personale e ben poco oggettivo - e da questo punto in poi gradirei che M non tenesse conto delle mie parole se non in via confidenziale - credo che Quentin sarà perfettamente in grado di recuperare le sue mansioni nel più breve tempo possibile. L’intelligenza di cui è dotato, sarà un grande aiuto nei periodi di difficoltà.




Firma del Dr.
Hannibal Lecter






Ps. I'm a Serial Addicted



[1] Alec Trevelyan, Agente 006 dell'MI6, il migliore amico di Bond. Lo so, non è colpa mia, prendeteva con Mrs Teller che mi ha fatto innamorare di questo personaggio (e di cui vi spingo a leggere Feel che è skdjskdmksdmsndjsdn).

Saaaaaaaaaaaaaaaaaalve! Sono tornata! Mi rendo conto che gli eventi stanno correndo molto più di quanto avessi preventivato, ma penso di non poter fermare niente, stanno andando esattamente come avevo pianificato anche se in meno capitoli. Sono quasi sicura che finirà tutto entro i prossimi due! Volevo a tutti i costi che James tornasse a metà della ff, e ho cercato di non sminchiare il lato tecnico della vicenda, spero solo non vi faccia cagare perché devo dire che - specie l'ultima parte - mi ha divertito parecchio (è sempre colpa di Mrs Teller, vergogna su di te!). Vi mando tanto amore e spero di rivederci presto °_°
see ya!




Jess
   
 
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