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Autore: Walechu    26/07/2013    1 recensioni
"Il complicato rapporto tra Momoi e Aomine non fa altro che peggiorare fino a spezzarsi. Ma è proprio nei momenti più difficili che si capisce quanto una persona sia importante per noi."
Okay -respirone- la mia prima ff sulla coppia AoMomo(nessun spoiler tranquilli). Sono agitata e sudata -30° in casa capitemi- e boh, ci sarannò parecchi orrori, frasi fatte e scontate, ma come prima volta mi sembra di essermela cavata benino - un sei me lo merito ewe -
Le critiche sono ben accette. Anche i consigli. Per i pomodori marci passate al prossimo capitolo ;3
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Shoichi Imayoshi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Allora un dubbio lo assali all'improvviso, contorcendogli lo stomaco: perché era rimasta al suo fianco?

 


Aveva saltato gli allenamenti per l'ennesima volta. E per l'ennesima volta Momoi era andato a cercarlo sul tetto della scuola per la solita ramanzina. Ma stavolta era sgattaiolato via prima che arrivasse.
Ormai era diventata una routine: andava a scuola, dormiva in classe, saltava gli allenamenti e sopportava le lamentele di Momoi. Quando s'impuntava era davvero snervante.
Camminava svogliatamente per il parco, ruotando gli occhi attorno a lui. Non c'era nulla che lo attirava, che lo attraesse, che gli facesse venir voglia di vivere.

«chan!»

Una voce da lontano. Non ci fece subito caso, ma la cartella che gli arrivò in testa la notò eccome.

«DAI-CHAN!!»

Momoi se ne stava in piedi, le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, i capelli spettinati e arruffati a causa della corsa.

«Che cavolo... Pensi di poterti nascondere da me?!»

Alla fine ritrovò la sua compostezza portando le mani sui fianchi. Ed eccolo li; lo sguardo da maestrina.

«Tch... che palle. Uno non è più libero di fare una passeggiata? Devo dirti anche quando vado al cesso?»

«Non è questo il punto! Hai saltato gli allenamenti, sai benissimo che abbiamo un'importante partita tra una settimana!»

«E allora? Non ho bisogno di allenarmi... »Si massaggiò la testa, sbuffando e dandole le spalle.

«Dove stai andando!?? Non ho fini-»

«Non m'interessa quello che hai da dire. Piantala di comportarti come se fossi mia madre! E soprattutto piantala di starmi appiccicata! Ovunque vada ti ho sempre tra i piedi. Sei una rottura di palle, Satsuki...»

Rimase in silenzio, si aspettava una replica, un insulto. Invece non arrivò niente. Anzi quando si girò, Momoi era già lontana, con la sua cartella stretta tra le braccia. Era sorpreso e irrequieto. Che avesse esagerato?

 


Il giorno dopo arrivò tardi a scuola. Oltre alla predica del professore si aspettava anche quella di Momoi. Volse il viso verso il suo banco incrociando per un'istante lo sguardo di lei, che subito lo distolse. Sospirò rassegnato. Era chiaro che si era offesa per ieri. Si sedette al suo posto, una fila più dietro rispetto al banco di Momoi. Non c'è la faceva ad aspettare l'intervallo. Le lanciò una gomma ma lei ignorò completamente la sua richiesta di conversazione.
Il fatto di essere ignorato lo mandava in bestia.

Suonò la campanella svegliandolo dai suoi pensieri in elaborazione di una decente richiesta di scusa. La seguì uscire dalla classe. Usò il tono più cordiale che conosceva, ma la sua voce uscì come una presa in giro.

«Ehy Satsuki... »

La rosa lo ignorò, svoltando l'angolo e dirigendosi verso i bagni. Rimase lì, immobile. Quella sensazione di gelo lo fece rabbrividire. Scosse la testa: era tipico. Le sarebbe passato prima o poi.

Al suono della campanella tornò in classe e dormì fino alla fine delle lezioni. Ma al suo risveglio, Momoi non era lì ad aspettarlo.


Prima o poi cederà. Era una settimana che non si parlavano. O meglio, Momoi non parlava con lui.

Aveva provato ad avvicinarla con scuse banali, ma lei lo ignorava sempre e passava oltre.

Anche i suoi compagni di squadra si stavano incuriosendo alla faccenda.

«Ahahah! Finalmente ha capito che è meglio stare lontani da un pezzente come te, AHOmine!!- Wakamatsu, uno dei suoi senpai si asciugava le lacrime mentre rideva di gusto»

«Stai zitto...» si limitò a tagliare corto il capitano Imayoshi.

«Allora, devi averla combinata grossa eh?» Un sorrisetto dall'ambigua interpretazione illuminò il viso del moro.

«.. bah, le passerà!» Borbottò irritato. Si mise in un angolino della palestra a fissare gli altri allenarsi. Quel giorno pensava che se fosse andato agli allenamenti, Momoi si sarebbe ricreduta e lo avrebbe perdonato. Già, se solo fosse venuta.

Si alzò di scatto e si diresse verso casa sua. Era stufo di essere ignorato. Compose il suo numero di cellulare ma suonò a vuoto. Imprecò contro la noiosa vocina che lo invitava a lasciare un messaggio dopo il “bip”. Era furioso. Non sapeva nemmeno lui il perchè, ma voleva a tutti i costi vederla.

«Oh, Aomine-kun.»

Quella voce quasi priva di emozione lo fece fermare. Kuroko se ne stava in piedi vicino al semaforo, il solito vanilla shake in mano e nell'altra un libro dalla copertina azzurrina. Il suo sguardo indagatorio lo scrutava e Aomine si copriva il petto, come se potesse vedergli nell'anima.

«é successo qualcosa?»

Sussultò alla domanda. Come al solito andava al dunque senza tanti preamboli. Si passò un dito tra il collo e il colletto della camicia.

«Nulla.»

«Ah, capisco »Il semaforo cambiò in un accecante verde speranza e il ragazzo passò affianco a lui.

«Un'ultima cosa. Io e Momoi-san usciremo molto spesso insieme. Perciò lei passerà pochissimo tempo con te. Spero che questo non sia un problema, Aomine-kun.» Fece un inchino prima di proseguire la sua camminata.

Spalancò gli occhi, sorpreso dalla sua frase per poi sorride spavaldamente.

Un problema? E perché mai? Finalmente poteva stare solo, di certo lui non aveva bisogno di lei.

«...già, io non ho bisogno... » sussurrò per tentare di convincersi. Ma qualcosa dentro di lui cresceva. E lo faceva stare male.

 


Come aveva detto Kuroko, lui e Momoi non si erano ne parlati ne visti per una settimana intera. L'aveva notata di sfuggita alla partita, per poi tornare a casa senza di lui.

E la scena si ripeteva.

In fondo lei era innamorata di lui sin dalle medie. Finalmente verrà ricambiata e sarà felice, pensò.


Felice.

 

In quelle settimane aveva fatto tutto quello che voleva senza mai sentirsi rimproverare. Ma non era felice. Non lo era per niente. Le sue giornate erano più vuote di prima, non avevano senso.

Si sentiva come ai tempi delle medie, quando il suo talento sbocciò prima degli altri e si isolò da tutti. Lui e la sua forza. Lui e...

Lui non era mai stato solo. Nonostante tutto lei era sempre lì.

Allora un dubbio lo assali all'improvviso, contorcendogli lo stomaco: perché era rimasta al suo fianco?
 

   
 
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