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Autore: _Shinigami_Dragon_    26/07/2013    1 recensioni
salve fandom dei pokemon!! questa è la mia prima storia che scrivo qui!! questo è un racconto ad oc, ovvero voi sarete i protagonisti!! :) se solo lo vorrete, sarete protagonisti di avventure, pericoli e tanto, tanto divertimento!!
[ho tutti gli oc necessari]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
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LE PRIME PRESENTAZIONI

Una ragazza dai corti capelli biondi, premuti dentro un cappello nero stava camminando tranquillamente per le strade di  Ruperopoli. La giovane indossava una minigonna nera che ricoprivano dei pantaloncini, tenuta su da una cintura bianca, mentre ai piedi calzava un paio di stivali bianco-grigio alti fino a metà coscia. Una canotta nera con le spalle coperte da uno scialle rosso a maniche lunghe, era legata sotto il seno, mentre le mani erano coperta da un paio di guanti neri. Aveva gli abiti stranamente macchiati di uno sconcertante color rosso sangue. Giulia Cheshire,  questo il nome della fanciulla, stava percorrendo le strette viuzze della città, incurante della pioggia torrentizia che le infradiciava gli abiti. Era una ragazza non troppo alta, giovane, di circa 18 anni. Sembrava uno stecchino da tanto era magra. Gli occhi, contornati da lunghe e folte ciglia bionde, erano molto particolari: di un brillante verde smeraldo, avevano sorprendenti pagliuzze rosse. Erano occhi stupendi. A fianco a  lei, camminava un piccolo Zorua. Aveva uno strano ghigno a deformarle il musetto altrimenti dolcissimo. Ghigno, tra l’altro, che appariva anche sul volto della sua amica e padrona Giulia. Quella strana smorfia era raggelante. I grandi occhi della ragazza erano freddi, conferendo al viso una freddezza fuori dalla norma. Ma da quell’agghiacciante espressione facciale, si poteva anche intuire tutta il sadismo e tutta la voglia di vendetta della giovane. Arrivati davanti ad una casa dismessa e un po’ diroccata, Giulia tirò fuori dalla tasca una lunga chiave argentata. Infilò la chiave nella toppa, aprì la porta e… trovò una lettera a terra, sopra un tappeto consunto e logoro. Prima che la potesse anche solo raccogliere, una furia nera e rossa se ne impadronì. Quella stessa furia, pretese che Giulia le preparasse la cena, il bagno e la coccolasse un po’ prima di restituirgliela. Ovviamente tutte quelle mansioni furono eseguite con sotto fondo una serie di insulti/maledizioni all’indirizzo di un piccolo Zorua che ghignava divertito. Alla fine, quando la missiva giunse nelle mani della vera proprietaria, e dopo che la suddetta la lesse, un sorriso sadico e combattivo comparve sul volto della giovane.

<< Bene Zorua, preparati che abbiamo un Torneo da vincere! >> sussurrò maligna. Pochi istanti dopo, però, aggiunse << E non preoccuparti, non mi sono dimenticata di te, mi vendicherò al momento più opportuno! >> e, detto ciò andò nella camera da letto e si coricò, con una smorfia compiaciuta sul volto.

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Nel CentroPokemon della Città Nera,* una ragazza dai lunghi e lisci capelli entrò trafelata. Dietro di lei, una Samurott stava trasportando un Axew svenuto. << Per  favore – disse la giovane allarmata all’infermiera Joy – lo può visitare rapidamente? Stavamo facendo un allenamento, ma ho paura che Acqua (e lì iniicò l’esemplare femminile di Samurott) abbia calato un po’ troppo la mano su Awe. È svenuto e non si è ancora ripreso! >> concluse un po’ spaventata. La giovane ragazza, di nome Mei Rethast, nonostante l’apprensione per lo stato del suo amato Pokemon, non lasciava trasparire alcun sentimento dagli occhi neri come la pece. Sembravano dei pozzi di oscurità che le risucchiavano le emozioni. Aveva lunghi capelli neri come la notte, che si schiarivano in un rosso brillante nelle punte. Nonostante la corporatura robusta, il petto non era ampio, ma era leggermente più minuto. La carnagione olivastra le conferiva una bellezza esotica che sopperiva la “mancanza del seno prosperoso” che avevano alcune ragazze della sua età. Le labbra carnose e rosse, erano “sormontate” da un delizioso nasino spruzzato di efelidi. Non dimostrava più di 17 anni.

Mei indossava una maglietta a mezze maniche larga, con stampato davanti un lupo che ulula alla Luna. Con un tipico vestiario da “Darkettone” (dovrebbe essere scritto giusto, spero ^^’) calzava un paio di comodi jeans neri e un paio di scarpe da ginnastica, del medesimo colore della maglietta e dei pantaloni.

<< Stia tranquilla, lo visiterò subito! Se vuole, controllo anche la sua splendida Samurott. L’ha allevata in una maniera esemplare. Si vede, dal manto ben curato e dallo sguardo di profondo affetto e forte ammirazione che rivolge, che state insieme da tanto tempo >> si complimentò l’infermiera.

<< Che ne dici, Acqua, ti va di fare una visitina? >> chiese dolce Mei. Il Pokemon rispose con un cenno d’assenso e si fece richiedere nella Pokeball da dare alla signorina Joy.
Dopo qualche minuto, la ragazza in uniforme tornò con la sfera del Pokemon d’acqua, sostenendo che era un’esemplare magnifico, invece Awe sarebbe dovuto rimanere sotto controllo anche per la notte, perché il Geloraggio che lo aveva colpito era stato molto duro per un piccolino come lui, ma che comunque non era nulla di grave. Dopo aver ringrazieto l’infermiera, la giovane Rathast si avviò verso la camera che aveva prenotato per la notte, insieme alla sua amata Acqua.

Il mattino dopo, quando Mei scese per far colazione e per recuperare Axwe, Joy, oltre che ridarle il Pokemon, le diede anche una lettera che le era stata recapitata nella notte. La ragazza l’aprì mentre ritornava in camera e, appena finì di leggerla, chiamò a raccolta tutti i suoi amici, per dar loro una stupenda notizia: erano stati selezionati tra i migliori allenatori di tutto il modo.

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Nikki Inuzuky era una ragazza solare e sempre allegra. Il giorno in cui le arrivò una strana lettera da parte di uno quasi sconosciuto Comitato di Beneficienza Rocket, stava cercando di dipingere il suo amato Ambipom mentre scalava un albero lì vicino. Si trovava in un boschetto vicino al villaggio Duefoglie. Amava quel luogo perché era vicino a dove abitava il suo adorato zio Rowan che l’aveva indirizzata allo studio e all’allenamento Pokemon.  Era una giovane molto alta, magra e dal seno prosperoso. I lunghi capelli biondi erano raccolti in un codino laterale, mentre alcuni ciuffi ribelli le ricadevano liberi sui grandi occhi azzurri. Vicino a lei il suo amato Pikachu, chiamato  da tutti Pika, la osservava mentre sfumava le ombre dietro al Pokemon di tipo normale. Il piccolo Pokemon elettro urlacchiò emozionato: << Pika! Pika! >> Nikki sorrise dolcemente << Davvero trovi che sia venuto bene? >> quello annuì con vigore, mentre un sorriso allegre si stampò sulla faccia della bionda. Guardò l’ora e si accorse che erano più delle sette di sera. << Oh mio Dio! Siamo in super ritardo! Lo zio stavolta mi uccide!! Ambipom, ritorna! >> comandò al Pokemon, che scomparve nella Pokeball. La ragazza si mise a correre, con il suo adorato Pikachu che la seguiva e, in brave tempo, riuscirono a tornare a casa.

<>lo zio Rowan non era molto arrabbiato, ma non per questo la lasciò andare via senza farle una piccola lavata di testa. Dopodiché andarono a cenare insieme, ovviamente preparando anche da mangiare al piccolo Pika. Durante il pasto, il professore fece un’esclamazione che costrinse Nikki a sollevare la testa dal piatto. << Mi ero scordato di dirti che oggi è arrivata una lettera per te, la vado a prendere un attimo >> e, così dicendo, sparì nel salotto, per poi ricomparire pochi istanti dopo, con un sorriso trionfante e una lettera dai colori sgargianti in mano. La giovane la lesse ad alta voce, così che anche lo zio e il Pokemon potessero sapere cosa ci fosse scritto sopra. Man mano che andava avanti,un sorriso spontaneo le crebbe sulle candide labbra.

Finito, esclamò convinta: << Bene, Pika, questo Torneo lo vinceremo noi! >>

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Cherry Walker era una ragazza alta e formosa. I lunghi capelli bianchi, tenuti a mo’di criniera, facevano un netto contrasto con la sua pelle abbronzata, che risaltava anche sulla candida neve dell’omonima città, Nevepoli. Li aveva appena sciolti, poiché aveva finito da poco una lotta con la forte capo palestra Bianca. Era una dei pochi sfidanti che reputava alla sua altezza (più o meno). Anche quella volta, Cherry aveva vinto la sfida. Ciò nonostante, Bianca non sembrava ne abbattuta ne turbata, ma, al contrario, una bruciante determinazione bruciava ne suo sguardo. << Ancora una volta non sono riuscita a sconfiggerti. Ma la prossima volta, la prossima volta ti abbatterò senza pietà, stanne certa! >> quasi ringhiò la bruna. << Certo, certo… la prossima volta, la prossima volta…. Bla, bla, bla >> mimò con le mani le sue parole per sottolineare il concetto, mentre, a sentire quelle frasi, un ghignetto sadico le increspava il viso. << Ogni volta è la stessa storia, arrivo, mi sfidi dicendo che non perderai, ovviamente perdi e, ovviamente, ripeti la solita zolfa che l’incontro dopo vincerai e io sarò sconfitta. Mi spiace, ma devo proprio dirtelo: SEI UNA DEBOLE! Io, invece, sono una forte, brava e irraggiungibile allenatrice. Non potrai mai competere con me! >> il ghigno sadico e malefico che deturpava i bei lineamenti si ingrandì, nel vedere lo sguardo scioccato e demoralizzato della sua avversaria. I lineamenti di Cherry, decisi e affilati, mettevano in risalto dei splendidi quanto strani occhi. Essi non erano, infatti, di un colore specifico come tutti gli altri. No, la ragazza riusciva a differenziarsi anche in quello. Essi erano di un normale nero inteso, ma non formava un vero e proprio contorno. Da lì si spaziava in tutta una serie di colore, che passavano da un arancione intenso vicino alla pupilla fino ad un oro-giallo nel resto dell’iride. La ragazza albina indossava un paio di jeans blu attillati e una maglietta nera a mezze maniche molto scollata. Sopra alla T-shirt, metteva una giacca sempre di jeans ma rossa, sulla quale, all’altezza del seno, c’era scritto “My Shadow”. Sopra i capelli leonini c’era un cappello con visiera bianco e nero, mentre al collo spiccava un ciondolo bianco a forma di rosa. Ai pantaloni era attaccata una cintura dove le sue 6 Pokeball penzolavano libere.

Nonostante l’affronto che Cherry le aveva fatto, Bianca non si “abbassò” al suo livello e, dopo essersi ripresa dallo sconforto che quelle parole le avevano suscitato, disse, con malagrazia: << C’è una lettera per te. Thò! >> Stupita, Walker la prese, si allontanò e la lesse. Appena finito, un sorriso da predatore le illuminò il viso.

 Cherry Walker era una bastarda senza cuore e calcolatrice. Non si sarebbe fatta sfuggire quell’occasione per nulla al mondo.


ANGOLO DELLA FABBRICA DI CIOCCOLATA:
Salve Mondo! Ebbene sì sono tornata ed sono tornata anche stranamente presto! Devo dire che gli oc che mi sono arrivati mi hanno ispirato subito. Sfortunatamente sono solo 4, per ora e sono solo femmine! Passando alla storia, spero di essere riuscita a descrivere bene le vostre ragashuole e di non aver fatto troppi danni ^^” Coooomunque mi sono divertita un sacco a descriverli! E per questo ringrazio tutti coloro che hanno recensito, in particolare Jeo 95 perché me ne sono accorta adesso (si, so, sono scema! -.-“) che mi ha messo tra i suoi autori preferiti, grazie mille!! *^* Poi, poi, poi ah sì l’* allora io non ricordo come si chiama l’infermiera, quindi la chiamerò sempre Infermiera Joy! Credo di aver finito con le mie sclerate! :D spero a presto!! :D
Un bacio :*
Bea!! :D
Ps con i titoli faccio schifo!! ;D

   
 
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