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Autore: Little_Sisters    26/07/2013    2 recensioni
[Questa fan fiction partecipa al contest “différent” di doresu no shoujo e _Aurara]
|AU| |Rating giallo| |Gouengaze -che ho rovinato con questa one shot...-|
Tratti dalla storia:
-.-.-.-.-
Virò in sua direzione, ordinandogli di cambiare rotta al più presto.
Il colpo partì.
Un’esplosione, poi il buio.
-.-.-.-.-
Fuusuke pianse. Per la prima volta, pianse.
-.-.-.-.-
La dedico a Geo, e alla mia Tessora ^^
Spero che vi piaccia!
Acchan ♥
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Axel/Shuuya, Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Acchan
Titolo della storia: Cry~
Rating: Giallo
Prompt (nel caso inseriate canzoni o banner): //.
Personaggi: Shuuya Gouenji, Fuusuke Suzuno, Yuuka Gouenji, Atsuya Fubuki, Katsuya Gouenji, Hiroto Kiyama, Kidou Yuuto, Nagumo Haruya, Kudou Michiya, Utsunomiya Toramaru, Kogure Yuuya.
Pairing: GouenGaze / Shuuya Gouenji x Fuusuke Suzuno / Axel Blaze x Bryce Withingale (Gazelle) , accenni alla AtsuYuuka / Atsuya Fubuki x Yuuka Gouenji / Hayden Frost x Julia Blaze
Numero di parole: 2.484 parole (secondo Word non contando il titolo, la descrizione della fic e le note in fondo).
Disclaimer: I personaggi non appartengono a me, ma alla Level 5.
La fanfiction non è stata scritta a scopo di lucro – ci mancherebbe…-. Qualunque tentativo di plagio sarà perseguito dal regolamento di EFP. Alcuni personaggi e fatti sono liberamente ispirati ad episodi storici realmente accaduti (per esempio: l’attacco a Pearl Harbor è avvenuto veramente, ma Suzuno e Gouenji non erano veramente lì presenti, non erano generali o chissà cos’altro. Loro non esistono.)
Eventuali note:
Allora. Da dove posso cominciare?
Ah, sì. La fic è ambientata durante, e dopo, la Seconda Guerra Mondiale.
Mi sembrava ciò che più si addiceva a questi due. Per essere più precisi, e per non utilizzare i nomi doppiati, parlo dell’attacco alla base americana di Pearl Harbor. Credo che tutti quanti -o quasi- sappiate di che parlo.
Beh, per la coppia…ho avuto taaanta fortuna, sapete?
Anche se sono una sostenitrice della BanGaze e della GouFubu, questi due mi piacciono insieme. E poi mi sarebbe potuta capitare una coppia su cui scrivere è decisamente più complicato, non credete? ^^”
Ah, mi sono recentemente convertita all'AtsuYuuka. Ma lui lo shippo anche con Afuro. Purtroppo qui non potevo mettere la suddetta coppia: questioni di trama.
Comunque ci sarebbero stati pochi accenni, in entrambi i casi.
Toramaru…beh, diciamo che in questa fic voglio farvelo odiare. Molto amorevolmente.
Ringrazio infinitamente Aurara e Rie per avermi dato la possibilità di partecipare ^.^
Spero che vi piaccia, cari lettori.
 
p.s.: il tè verde al limone, per chi non lo sapesse, esiste ed è buonissimo. Specialmente freddo. ù.ù
 
 
 
 
 

Cry~

 
 
 
 

Cimitero di Tokyo
7 dicembre 1951
9.41 a.m.
 
 
L’aria fredda di dicembre soffiava forte, quella mattina, facendo cadere le ultime, secche foglie rimaste attaccate ai rami degli alberi.
In quel posto così solenne e pieno di memorie, il rumore del vento era tutto ciò che si percepiva.
In mezzo al viale centrale, camminava solitario un uomo sulla quarantina.
In mano aveva qualche bacchetta d’incenso, un mazzo di rose bianche e quella che sembrava una vecchia lettera, dato il suo colore giallastro, ancora chiusa.
Saltava subito all’occhio il particolare colore dei suoi capelli: bianco. Come la neve che ricopriva l’enorme albero di ciliegio sfiorito al centro del cimitero, visibile da ogni punto del luogo.
L’uomo si fermò improvvisamente, e i suoi occhi azzurro ghiaccio si misero a scrutare il cielo plumbeo: tra poco avrebbe cominciato a piovere. Si rimise in cammino.
Oramai conosceva quelle strade a memoria; ci era sempre andato ogni sabato a trovare i genitori, morti in un incidente quando aveva sette anni. E più recentemente purtroppo, lui.
La gente credeva che loro due fossero solo molto amici, altri solo colleghi e niente di più. Poi c’era anche qualcuno che aveva compreso la vera natura del loro rapporto: erano omosessuali.
Ma in fin dei conti, chi aveva il coraggio d’incolpare Shuuya Gouenji e Fuusuke Suzuno di una tale “debolezza”?
Nessuno. Assolutamente nessuno. Per loro fortuna.
Altrimenti, se l’Imperatore ci avesse creduto, sarebbero stati condannati a morte.
“Almeno non saresti morto solo tu.” pensò, stringendo i pugni con forza e dando un calcio a un piccolo sasso sul ciglio della strada.
Fuusuke si riscosse dai suoi pensieri, rendendosi conto di essere arrivato al bivio centrale del cimitero.
Girò a destra, in direzione della lapide di Shuuya.

 
 
 

-.-.-.-.-

 
 
 

Tokyo, casa Suzuno.
7 gennaio 1941
6:47 p.m.
 
 
In casa Suzuno l’aria era tesa.
Fuusuke poteva percepirlo chiaramente; Shuuya era arrivato, ma c’era qualcosa che non andava.
- Cos’hai? – chiese freddo.
Gouenji oltrepassò con passo lento la grande porta del salotto, e si avvicinò sorridente all’altro, seduto sul divano intento a leggere un tomo dall’aria antica.
- E tu cosa leggi?
- Non provare a cambiare discorso! Quando fai così, vuol dire che è successo qualcosa. Qualcosa di grave, suppongo. E voglio sapere di che si tratta. Quindi dimmelo e basta, porcospino.- disse l’albino fulminando l’uomo con i suoi occhi di ghiaccio. Aveva un’aria molto seria e arrabbiata.
- Suzuno, io…oh, e va bene. Stamattina stavo per iniziare un’esercitazione con alcuni miei soldati, quando è arrivato uno dei messaggeri dell’Imperatore, che mi ha consegnato questa lettera. Sapendo che ci vediamo spesso, mi hanno dato anche questa, che è per te. Credo si tratti dello stesso messaggio.-
Shuuya porse la lettera al compagno, che la prese e la lesse velocemente.
- Ci hanno convocati,  per parlare con l’Imperatore e con alcuni altri generali. Non so di cosa dovremo discutere, te lo giuro.-.
Fuusuke rimase perplesso: se le più alte cariche dell’esercito si stavano per incontrare, con così poco preavviso, e soprattutto con lui presente…
- Lo so io di che parleremo: stanno organizzando un attacco, quasi sicuramente. E se hanno chiamato anche te, vuol dire che sarà anche un’azione aerea.
- Contro gli Americani?
- Quasi sicuramente. E mi sono anche già fatto un’idea sul possibile bersaglio: una base navale…-
Lo stesso nome apparve in un istante nella mente dei due uomini, come un fulmine a ciel sereno.

 
 
 
 
 
 

Pearl Harbor
 

 
 

-.-.-.-.-

 
 
 
Cimitero di Tokyo
7 dicembre 1951
9:54 a.m.
 
 
Quel giorno era il decimo anniversario della sua morte, ma a Fuusuke sembravano secoli.
Si ricordò del giorno in cui lo seppellirono: le lacrime della giovane Yuuka, del padre di Shuuya, Katsuya, e di quel ragazzo, Atsuya, che a quei tempi era solo il fidanzato della ragazza.
Si erano sposati non tanto tempo prima e anche lui era presente.
Dopo la morte di Gouenji era rimasto in buoni rapporti con la famiglia. Katsuya lo aveva sempre trattato come un figlio. E Yuuka come un altro fratello maggiore, sin da quando lui e Shuuya erano solo amici, in altre parole quando erano due soldati semplici dell’esercito. Poi Shuuya decise di voler diventare un pilota dell’Aereonautica, mentre a Fuusuke fu proposto di diventare uno degli strateghi delle azioni belliche Imperiali, dopo che vennero notate le sue grandi doti. Alla fine, il biondo era diventato generale. E Fuusuke il consigliere dell’Imperatore Hiroto.
 
 

x.x.x.x

 
 
L’albino dagli occhi azzurri aveva azzeccato, quella sera, con la sua previsione: arrivati in alta uniforme a palazzo la mattina seguente, furono condotti in una sala segreta, dove ad attenderli c’erano l’Imperatore in persona, tutti i più grandi generali della Marina e dell’esercito imperiale. Shuuya rappresentava l’Aereonautica. In più, Fuusuke non era l’unico fedelissimo cui era stato chiesto di presenziare all’incontro: c’era anche Nagumo Haruya, capo dei sevizi segreti giapponesi. Loro due non erano in buoni rapporti, ma sapevano fare lavoro di squadra, quando serviva, e operavano in ogni situazione in maniera eccellente.
Fuusuke ricordava il discorso che si tenne in quella sala; era stampato nella sua memoria, indelebile.
Perché quello fu l’inizio della fine della sua felicità…
 
 
 

-.-.-.-.-

                                             
 
 

                                             Tokyo, Sala segreta del palazzo imperiale
8 gennaio 1941
9:56 a.m.
 
 
Quando furono tutti presenti, l’Imperatore Hiroto prese parola:
- Bene, ora che ci siamo tutti…Kidou, di cosa volevi parlarci, visto che ci hai convocati qui così di fretta?-
I presenti erano tutti stupiti: nemmeno l’Imperatore in persona sapeva di cosa si sarebbe parlato in quell’incontro?
- Come desiderate, Imperatore. Vi ho convocati così di fretta perché ho un progetto da farvi esamin…-
- Mi faccia indovinare, ammiraglio. Per caso si tratta di un progetto d’attacco alla base americana di Pearl Harbor?- Suzuno aveva preso parola, condividendo il suo pensiero. Yuuto annuì, lasciando ancora più stupiti tutti i generali e l’Imperatore.
- Oh…beh devo ammetterlo, Suzuno, che mi avete impressionato; sapevo delle vostre incredibili doti:“colui che tutto prevede”. Così vi chiamano alcuni dei miei soldati. Ammetto che è un soprannome piuttosto azzeccato. Ero perplesso, ma ciò che mi avete appena detto è  una conferma dell’opinione comune.
- Non è stato difficile capire, ve lo posso assicurare: non si convocano le persone più influenti e importanti delle forze militari del nostro Paese, l’Imperatore e due dei suoi fedelissimi senza un motivo sufficientemente importante. Sbaglio?-
- No. Non sbagliate affatto. Ma torniamo a noi; come già detto vi ho convocati qui, per presentarvi il mio progetto: l’Operazione Hawaii. Questa consiste in un attacco a sorpresa alla base americana di Pearl Harbor, come avrete già capito. Pensavo di…-
Così Kidou iniziò il suo discorso. Intanto, Suzuno e Gouenji si scambiarono un’occhiata d’intesa: entrambi avevano capito che qualcosa non andava.
In ogni caso, alla fine di quella riunione, si decise che l’attacco avrebbe avuto luogo nel dicembre di quello stesso anno.
 Shuuya sarebbe partito in missione, mentre Fuusuke sarebbe rimasto a guardare
nella baia di Hiroshima, assieme all’ammiraglio Kidou.
Erano questi, gli ordini dell’Imperatore. Non si poteva fare altrimenti.

 

 
 

-.-.-.-.-

 
 
 
Cimitero di Tokyo
7 dicembre 1951
10:07a.m.
 
 
La strada per arrivare alla bara di Shuuya era ancora lunga; lo avevano sepolto ai limiti del cimitero.
Avevano dedicato un intero campo per i soldati morti nell’attacco, i cui corpi erano stati recuperati e non, in loro memoria. Suzuno pensò a come si dovessero sentire i cari dei soldati dispersi, e a com'era stata una fortuna avere ritrovato il suo corpo. Tutte le volte che venivano a commemorarli, dovevano ricordarsi che nella bara…non c’era niente. Solo terra. Il loro caro era, probabilmente, uno scheletro perso da qualche parte in fondo all’oceano. Era come riaprire una ferita continuamente, non si sarebbe mai più rimarginata.
La sua era quella che spiccava più di tutte, perché più grande e perché costruita in marmo bianco. L’unica, tra tutte, candida e senza macchia.
Suzuno continuò a camminare lento per i vicoli deserti e freddi del cimitero, ripensando a quanto il tempo fosse volato, da gennaio a dicembre, in quel fatidico anno…
 
 
 

-.-.-.-.-

 
 
 
 

Tokyo, casa Gouenji
26 novembre 1941
3:54 p.m.
 
 
- Fuusuke? –
La testa del biondo apparì dalla porta della sala.
- Mmh? Cosa c’è Gouenji? – chiese l’albino, mentre spostava la sua attenzione dal caminetto della sala a lui.
- Ti va un tè? – chiese Gouenji sorridendo.
- Sì, va bene. -
Gouenji sparì dietro la porta della saletta, dove di solito lui e Fuusuke giocavano a carte – vinceva sempre il ghiacciolo, diamine –.
Si diresse in cucina per preparare il tè.
Il preferito di Fuusuke era il tè verde. Con il limone.
Per Shuuya era una cosa inconcepibile metterlo, ma per il ghiacciolo faceva un sacrificio.
Mentre versava il tè nella tazza, sorrise pensando a quanto rischiavano ogni giorno: loro due stavano insieme, e sapeva benissimo che alcuni avevano capito che tra loro due non c’era semplice amicizia.
Ma la loro influenza metteva paura anche ai nobili, quindi nessuno osava proferire alcunchè sull’argomento o la propria opinione a riguardo.
Mise le due tazze su un vassoio, e andò nella sala.
- Eccomi con il tè…Mmh?-
Fuusuke si era avvicinato a una delle gigantesche finestre del salotto, e aveva scostato le pesanti tende di velluto blu, per guardare fuori.
Poggiò il vassoio sul tavolo e prese in mano le due tazze, avvicinandosi a Suzuno.
- Guarda. Sta nevicando. Ah, grazie per il tè.-
- Di nulla...Com' è passato veloce il tempo, vero? È già novembre.
- Sì. Tu hai già preparato le valigie, Shuuya?
- No. Pensavo di farlo stasera. –
Il biondo si voltò verso Fuusuke: sapeva a cosa stava pensando.
Poteva essere freddo e distaccato quanto voleva, ma sarebbe sempre stato in grado di capirlo.
Aveva paura. La stessa che aveva lui. Paura di non rivedersi più.
Perché la guerra era un gioco crudele, e potevi morire ovunque e in qualsiasi modo.
Shuuya tirò le tende, affinchè nessuno potesse vederli, e attirò l’albino a sé per abbracciarlo.
- Tornerò, te lo prometto…
- Non dire sciocchezze. Non puoi promettere una cosa del genere, perché non puoi saperlo, idiota di un porcospino.-
Fuusuke ricambiò l’abbraccio.

 
 
 

-.-.-.-.-

 
 
 
Cimitero di Tokyo
7 dicembre 1951
10:15a.m.
 
 
Fuusuke arrivò di fronte alla lapide. Lesse per l’ennesima volta le parole dorate incise sul marmo. S’inginocchiò, e le sfiorò, come per essere sicuro di ciò che stava leggendo.
Porse il mazzo di rose sul monolito, poi accese le bacchette d’incenso.
- Ciao, Shuuya.- disse, sapendo benissimo che nessuno, purtroppo, avrebbe risposto.
Sfilò dalla tasca la lettera chiusa. Il mittente era Shuuya.
- Te la ricordi? Me l’hai mandata il giorno prima dell’attacco. Mi arrivò una settimana dopo, nello stesso momento in cui mi chiamarono e mi dissero che ti eri sacrificato per i tuoi sottoposti, che il tuo aereo era caduto in mare e che la tua salma sarebbe arrivata a giorni a Tokio. Non l’ho mai aperta. Sono passati dieci lunghi anni, e non l’ho mai aperta.- disse, cominciando a rigirarsi tra le mani quel pezzo di carta.
Già, l’attacco…nel complesso le vittima giapponesi furono poche in confronto alle perdite americane.
La partenza di Shuuya per Hiroshima, dove sarebbero partiti tutte le navi e gli aerei, venne anticipata all’improvviso, in questo modo…non avevano nemmeno avuto l’occasione di passare una notte insieme, o di darsi un bacio.
 
 
 

-.-.-.-.-

 
 
 

Tokyo, Stazione, binario 14
2 dicembre 1941
7:54 a.m.
 
 
- In carrozza! In carrozza!-
Il capostazione aveva cominciato a sbraitare in giro per il binario, a chiamare gli ultimi passeggeri che non erano ancora saliti sul treno.
- Fratellone, mi raccomando…
- Non ti preoccupare, Yuuka. Ti prometto che tornerò a casa al più presto.- disse Gouenji, sfoderando un sorriso che di vero non aveva niente.
Poi, dopo avere abbracciato la sorella, guardò il padre.
- Abbi cura di te, figlio mio.
- Anche voi, padre-.
I due si salutarono così; non un abbraccio, un sorriso, niente.
Poi Suzuno si avvicinò a Shuuya, che si voltò verso l’albino.
- In bocca al lupo, Gouenji. Evita di farti abbattere, chiaro?
- Crepi, Suzuno. Comunque sempre positivo, eh?-
Si strinsero la mano ridacchiando, e Fuusuke diede una pacca sulla spalla al biondo.
- In carrozza, in carrozza!-
Shuuya si avviò verso il treno, ed entrò.
I tre rimasero vicino ai binari fino a quando persero di vista l’ultima locomotiva del treno, poi uscirono dalla stazione.
“Torna, Shuuya. Ti prego” pensò l’albino voltando le spalle all’edificio, per poi sentire il fischio acuto del treno.

 

 
 

 

-.-.-.-.-

 

 

7 dicembre 1941
 
Si sentivano solo gli spari, lì.
Gli americani erano stati attaccati di sorpresa, li avevano sbaragliati.
Shuuya vide il caccia di uno dei suoi migliori sottoposti passare vicino a lui.
Il suo nome era Utsunomiya Toramaru.
Ma vide anche uno degli aerei da combattimento americani puntare proprio verso il caccia del suo soldato.
Virò in sua direzione, ordinandogli di cambiare rotta al più presto.
Il colpo partì.
Un’esplosione, poi il buio.



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 Cimitero di Tokyo
7 dicembre 1951
10:27a.m.
 
 
- Toramaru viene quasi tutti i giorni, qui da te, sai? Il senso di colpa lo attanaglia. Penso che non si darà mai pace, Shuuya.-
L’albino ripensò a quel ragazzo; provava quasi invidia per lui. Gouenji si era sacrificato per salvare la sua vita. Lo aveva anche sfiorato l’idea che Shuuya lo tradisse, ma si dovette ricredere quando Yuuka gli parlò di lui come “uno di quelli che mi mandava continuamente lettere e fiori, prima del mio fidanzamento con Atsuya-kun. Un idiota insomma”.
La vecchia lettera era ancora tra le sue mani. Non l'aveva mai aperta, per paura di ciò che ci poteva essere scritto lì dentro. Si chiese se aprirla fosse la cosa più giusta da fare, dopotutto.
Alla fine, si convinse e l’aprì. La calligrafia di Gouenji era stranamente più leggibile del solito, segno che si era messo d’impegno per scrivere in maniera quantomeno comprensibile. Fuusuke ridacchiò, ripensando alle volte in cui Shuuya se la prendeva con lui perché aveva una calligrafia impeccabile.
Cominciò a leggere. Persino il vento aveva cessato di soffiare, quasi come per rispetto nei confronti dell’albino e del defunto aviatore.
 
 
 
 
 
 
Hiroshima, 6 dicembre 1941
 
 
 
Caro Fuusuke,
qui i preparativi sono quasi ultimati. Tutti sono agitati, ma stasera abbiamo intenzione di divertirci.
No, non pensare male. Perché so che lo hai fatto.
Qualche birra, una partita a carte...poi dubito che qualcuno dormirà.
Qui tanti hanno paura di morire, ma è normale.
Anche io ho paura. Io l’ho detto apertamente, ma i miei soldati non ci credono.
La maggior parte di loro ha poco più di vent’anni, mentre io ne ho trenacinque.
Mi ricordano molto me e te qualche tempo fa…specialmente quando parlano di alcune loro bravate in accademia.
Te lo ricordi il comandante Kudou?
Lo scherzo delle birre fu epico…appena l’aprì, la bottiglia gli scoppiò in faccia.
Yuuya, te ed io venimmo rincorsi per tutto il dormitorio. Per colpa di Nagumo che non tenne la bocca chiusa.
Comunque…mi manchi molto.
Non vedo l’ora di tornare a casa, e vedere te, Yuuka, mio padre…e anche quel salmonato di Atsuya.
Ti amo.
 
Gouenji Shuuya
 
 
 

-.-.-.-.-
 
 
Fuusuke pianse. Per la prima volta, pianse.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
N.D.Acchan:
Se siete arrivati fin qui…beh, complimenti.
Sinceramente? È dal tre di luglio che la sto scrivendo.
Questa shot ha avuto in tutto…credo tre o quattro ristesure e centinaia di correzioni.
È stata un parto, insomma. E…non so se esserne soddisfatta o meno.
Comunque qui ho due persone da ringraziare…
 
1. La mia Socia Sociosamente Fantastica, alias Geo, che mi ha anche dedicato la drabble della MarkDylan ♥
 
2. La mia Tessora che mi ha evitato una crisi quando il black out di zona mi ha cancellato la fic.
Alla fine Word l’aveva salvata in automatico. *stima word*
 
Ora me ne vado, buona estate a tutti!
Bacioni,
Acchan ♥

  
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