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Autore: Desty    27/07/2013    2 recensioni
-Mi scusi- chiese, attirando l’attenzione dell’infermiera che di colpo si fermò. -Le scale proseguono. Esistono altri piani?- domandò curioso. Per quanto quel posto lo stesse terrorizzando, un briciolo di curiosità sembrava farsi spazio in mezzo a quel terrore. Miss.Marin s’irrigidì di colpo, serrando saldamente la mascella.
-Il quinto piano non è area di sua competenza. Esistono gli infermieri per quel piano, lei si limiti a lavorare su questo- rispose, poco educatamente. -Ora muoviamoci, il mio turno sta per cominciare e devo mostrarle la sua stanza- aggiunse, riprendendo a camminare. Harry pensò di chiederle di spiegargli dove si trovasse la sua camera e di farlo proseguire da solo, ma un urlo agghiacciante lo fece rabbrividire e capire che l’idea non era delle migliori.
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-Loro cercano di farci dimenticare tutto, Dottor.Styles. Però noi non possiamo dimenticare. Siamo persi nella confusione- sussurrò Spencer; lo sguardo fisso nel vuoto e la postura immobile. Sembrava quasi non respirare, il terrore dipintole sul volto.
**
Harry spalancò gli occhi inorridito. Si sedette accanto a Spencer e, con dolcezza, le afferrò le mani stringendole saldamente. -Ti aiuterò Spencer: fuggiremo da Clerkenwell- sussurrò posando la sua fronte contro quella della ragazza.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Lost in confusion, like an illusion.

 

 

Prologue.

Primo colpo, preceduto da un urlo da far gelare le vene. Secondo colpo, seguito dal tonfo del corpo che cadde a terra. Terzo, ed ultimo, colpo, seguito da un sospiro di liberazione. Il silenzio.

Spencer, rannicchiata in cima alle scale, si prese la testa tra le mani e chiuse gli occhi, agghiacciata da quella scena. Tremava, aveva paura che lui potesse vederla, nascosta dalla grande e possente ringhiera di quella scala, e uccidere anche lei, proprio come aveva appena fatto con sua madre. L’uomo alto e robusto lasciò scivolare la pistola dalle sue mani, facendola finire sul pavimento di legno con un tonfo secco; Spencer rabbrividì al pensiero che lo stesso rumore aveva fatto il corpo di sua madre. Non riusciva a muoversi, i muscoli sembravano essersi indolenziti di colpo e così le capacità motorie. Aveva paura. Non osava vedere ciò che stava accadendo in salotto, gli occhi le facevano male al solo pensiero di potersi aprire e vedere quello che stava facendo quell’uomo col corpo di sua madre. Avrebbe dovuto chiamare la polizia, ma la mente aveva cancellato il numero, così come aveva cancellato la sua completa esistenza nel giro di dieci secondi. Deglutì velocemente e dalla sua bocca uscì un grido strozzato quando si decise, finalmente, ad aprire i suoi occhi color ghiaccio. Si sporse, tremante, lungo la ringhiera, giusto in tempo per vedere colui che era diventato da poco il suo patrigno uscire dal grande portone di casa, con a seguito quello che doveva sicuramente essere il corpo morto di sua madre. Spencer spalancò la bocca per urlare, ma tutto ciò che uscì furono solamente lamenti strozzati e parole incomprensibili persino per lei. Tremare sembrava essere l’unica cosa che il suo corpo le permetteva di fare; ma non poteva starsene lì, rannicchiata su quella scala e non far nulla. Raccolse le poche forze che il suo corpo le permetteva di utilizzare e, tremante, scese quella lunga scalinata fino ad arrivare vicino a quella pozza di sangue ancora fresca e fluida; le venne la nausea non appena l’odore sanguineo raggiunse le sue narici. Trattenne un conato di vomito e spostò lo sguardo altrove, verso il telefono. Doveva chiamare la polizia, doveva denunciare ciò che era appena successo. Sua madre era morta, il suo patrigno l’aveva appena uccisa davanti ai suoi occhi. Un formicolio, fastidioso, le scivolò lungo la spina dorsale, facendola tremare sempre di più. Desiderava solo accasciarsi lungo il pavimento e piangere, ma anche quest’ultima azione le sembrava troppo dolorosa e complicata. Allungò una mano verso il telefono, riusciva perfettamente a vedere il movimento irregolare delle due dita cercare di comporre il numero della polizia; le riuscì solamente dopo il terzo tentativo, ma fu troppo tardi. Spencer s’irrigidì di colpo quando sentì la porta di legno sbattere alle sue spalle; non si girò, non sarebbe riuscita a reggere il confronto con lui. Sentiva il suo respiro affaticato dallo sforzo, le suole delle sue vecchie scarpe scricchiolare sul parquet macchiato di sangue, il fastidioso odore di tabacco che lo seguiva sempre mescolato con i troppi litri di dopo barba; sentiva la sua presenza dietro di lei.

-Ragazzina, che stai facendo?- la voce di lui le risuonò lontana nella testa. Il telefono le cadde dalle mani, procurando così il terzo tonfo. Spencer deglutì e si voltò, lui era troppo vicino a lei.

-Rispondi!- tuonò sgranando gli occhi grigi per metterle paura. Lei sussultò e si allontanò di un passo, andando a sbattere contro quel maledetto tavolo di vetro appuntito; la gamba iniziò a farle male.

-Ni…- cercò di rispondere, ma le parole di morirono in bocca. Lui si avvicinò a lei e la sua grande mano la colpì in pieno volto, talmente forte da farle perdere quella poca stabilità che era riuscita a guadagnare. Cadde a terra, proprio come sua madre. Ma lei non era morta, per ora.

-Stupida ragazzina stavi chiamando la polizia?!- urlò il suo patrigno, notando che la chiamata in corso era proprio diretta alla polizia. Spencer scosse, velocemente, la testa e quest’ultima iniziò a farle male, troppo male. L’uomo si accucciò, avvicinando il suo maleodorante volto a quello della ragazza, completamente in panico. Sorrise e una lunga striscia di denti giallognoli vennero messi in mostra da quel mostro. La sua mano, per la seconda volta, si alzò e le dita afferrarono, saldamente, i capelli lunghi e castani di Spencer, la quale urlò nel sentirseli tirare violentemente.

-Lasciami!- riuscì ad urlare dolorante. L’uomo rise, stringendo sempre più forte i capelli della ragazza, ormai in preda al panico e distesa lungo il pavimento.

-Vuoi che ti lasci? Vuoi che ti lasci?! No, io non credo, stupida ragazzina- sussurrò avvicinando sempre di più il suo volto a quello di Spencer. L’odore di tabacco da masticare era così intenso da farle salire il vomito.

-Sai, dovrei uccidere anche te. Ma risulterebbe troppo strano e io, di problemi, non ne voglio avere- disse, tranquillamente, il suo patrigno. La ragazza socchiuse gli occhi sentendo la mano dell’uomo stringere sempre più forte i suoi capelli; le alzò la testa dal pavimento e la fece ricadere di colpo, lasciando andare i capelli. La testa sbatté contro il tavolino di vetro. Spencer urlò dal dolore e si morse l’interno delle guance quando sentì qualche cosa di caldo e denso scivolarle lungo la tempia destra. Rimase accasciata sul pavimento.

-Ma non ti preoccupare, ragazzina. Mi occuperò anche di te- sussurrò l’uomo all’orecchio della ragazza.

-Perché?- chiese lei, ormai priva di forze. Il suo patrigno rise sonoramente e si avvicinò, nuovamente a Spencer.

-I soldi la fanno la felicità, mia cara Spencer- rispose, semplicemente. Sbuffò e si alzò dal pavimento, lasciando lì la ragazza; l’ultima cosa che vide furono le vecchie scarpe dell’uomo avvicinarsi alla pozza di sangue rosso. Chiuse gli occhi e cercò di dimenticarsi tutto, ma non fu così facile; ciò che le aspettava era anche peggio.


 

Desty's Corner.
Bene, sono di nuovo qui con una nuova FF nata per puro caso durante un mio momento delicato. Parto col dire che non sarà la solita storia d'amore tutta rose e fiori; no.
Tratterà tematiche delicate e, in alcuni momenti, si parlerà di alcuni momenti difficili. I personaggi non saranno, di certo, allegri e simpatici come lo sono nelle altre FanFiction che, solitamente, mi ritrovo a scrivere.
Ci saranno scene forti ma non troppo, non descritte a pieno nei dettagli e particolari.
Sarà, come potete aver capito, una storia nuova e diversa dal resto e spero con tutta me stessa possa piacervi e prendervi come lettura.
Ringrazio di cuore NuvolaBlu per lo splendido Banner (e per gli altri due banner, che utilizzerò storia proseguendo) e per aver ascoltato le mie innumerevoli crisi riguardo la pubblicazione di questa storia -estremamente importante per me-
Bene, mi dileguo nella speranza di avervi incuriosito un pò :)
Love. #Desty

  
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