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Autore: smarsties    27/07/2013    6 recensioni
Sono passati due giorni dalla fine del reality e la parola d'ordine è "dimenticare". Piuttosto difficile se trovi lavoro nello stesso quartiere in cui abitano il tuo ex e la ragazza con cui ti ha tradita.
Spinti dal rancore, Duncan e Courtney daranno il via a un'intensa e a lungo andare ridicola sfide tra coppie, coinvolgendo rispettivamente Gwen e John, collega di lei. La demenzialità della situazione, però, potrebbe fornire la giusta spinta per maturare e, chissà, forse anche pedonare.
***
Dal settimo capitolo:
La ragazza venne sbattuta qua e là come una bambolina di pezza, per poi cadere – per pura coincidenza – sul petto di Duncan. Si aggrappò con forza alla sua maglietta, per evitare di cadere… peccato che a terra ci finirono entrambi.
Si ritrovarono stesi sul suolo, lui sotto e lei sopra. La situazione era alquanto critica.
Avrebbe voluto tanto rimanere accoccolata per un po’ sul suo petto, come ai vecchi tempi.
***
Non tiene conto dei fatti successivi ad A Tutto Reality: il Tour.
Genere: Demenziale, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Nuovo Personaggio | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La storia inversa: quando tutto va come non dovrebbe'
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Martedì

 
Due piedini color caramello scesero lentamente le scale.
Courtney, ancora in pigiama e con delle occhiaie piuttosto accennate, si precipitò in cucina.
Daniel le aveva dato un giorno libero, come impiegarlo?
Innanzi tutto, si era svegliata più tardi, rispetto ai suoi standard.
Di solito, si alzava presto per studiare ma, quella mattina, si era concessa un poco di sonno in più.
Con il nuovo lavoro, poi, lo studio era passato in secondo piano. Ma a cosa serve studiare se conosci tutto l’esame di ammissione a memoria?
Portarsi avanti di un paio di anni ha i suoi vantaggi.
Iniziò la sua ricerca alla colazione.
Nel frigorifero non ebbe molta fortuna, gli scaffali erano vuoti e la dispensa più che altro desertica.
Fantastico, non ho nulla!
Corse in camera e si infilò la prima cosa che vide, cioè i vestiti usati il giorno prima.
Poi afferrò la borsa – che era sull’appendiabiti, all’ingresso - e uscì di casa.
Destinazione … centro commerciale, uno qualsiasi.
 

***
 

 

Solo una persona poteva essere a letto, alle dieci e ventisette minuti. Duncan.
Non se ne curò minimamente, tanto la sua giornata non aveva impegni.
Si accorse che, in qualche modo, la notte prima era caduto dal letto e, in quel momento, si trovava sul pavimento.
Si alzò massaggiandosi la testa.
Avrò sbattuto alla testiera ma non me ne frega niente.
In fondo, anche se era Luglio e lui si trovava in Canada, faceva pur sempre un caldo immane.
In realtà, neanche la sveglia era riuscita a svegliarlo. Fu un rumore assordante, proveniente dalla cucina, a interrompere il sonno del punk, quella mattina.
La sua fidanzata aveva avuto la brillante idea di mettersi a perlustrare ogni centimetro della stanza.
-Si può sapere che diavolo stai facendo?-chiese ancora sul ciglio della porta. –E già che ci sei, che ne dici di preparare la colazione?-
Gwen si diresse verso di lui.
-Oggi niente colazione, gli scaffali sono vuoti.-
-Cosa?-
-Dobbiamo andare a fare la spesa, quindi datti una mossa a vestirti.-
Se c’era una cosa che Duncan odiava, quelli erano i supermercati. Non li sopportava, sin da quando era bambino.
La gente stava mezz’ora a scegliere il cibo, i cassieri erano antipatici, i reparti sembravano infiniti … sì, è un posto che ti fa venire il nervoso. Eccome!
 

 

***
 

 

John era accasciato sul divano, a vedere un po’ di sana TV.
Un ottimo modo per passare il tuo martedì di riposo.
Il suo programma consisteva nel niente più assoluto, solo riposo e televisione.
Il suo stomaco, collaborando con lui nel far nulla, si cominciò a far sentire.
Non ti preoccupare amico mio, ora verrai sfamato.
Con la grazia di un elefante, si alzò in piedi e, a passi lunghi, si diresse in cucina.
Un urlo sovraumano non attardò ad arrivare quando, con sua grande sorpresa, si accorse che non aveva nessun tipo di provvista.
-Come faccio adesso a vivere?-si chiese tentando di non scoppiare in lacrime. –La mia vita è priva di significato.-
Ok, ti stai rendendo ridicolo. Fortuna che sei in casa tua e nessuno può vederti.
Dimenticandosi che era ancora in mutande, uscì fuori con l’intenzione di comprare qualcosa.
Dei commentini idioti e qualche battuta da parte dei passanti, però, fece accorgere al ragazzo del suo “magnifico” aspetto.
Inizia bene questa giornata …
 

 

***
 

 

Preso il carrello, Courtney entrò al supermercato.
Con una mano, leggeva la lista che si era preparata strada facendo.
Seguendola non ci avrebbe messo neanche un secondo.
-Allora, per prima cosa andiamo a prendere la frutta.-
Si iniziò ad incamminare ma, pochi metri dopo, qualcosa le venne addosso.
Puntò lo sguardo verso il tizio per dirgliene quattro, ma non lo fece.
-Ehi Court, anche tu qui?-le chiese con fare beffardo.
Sì, era John.
-Sei un idiota, perché non guardi dove vai?-
-Guarda che solo io posso sclerare come un pazzo, c’è il copyright.-
Sospirò.
Sarebbe stata una lunga giornata …
 

 

***
 

 

Per qualche strano motivo, ignoto alla ragazza, John si era messo a fare la spesa con Courtney.
E mentre lei utilizzava il carrello, il ragazzo teneva tutto in equilibrio, come un giocoliere.
L’altra scosse la testa: sapeva benissimo che era una messa in scena per fare colpo.
-Se vuoi, puoi poggiare tutto nel carrello.-mormorò quasi.
Lui udì perfettamente la frase e seguì il suo consiglio, gettando la roba all’interno.
La ragazza si voltò un attimo e guardò una persona con molto disprezzo.
Colui in questione, accortosi della presenza, la fissò con fare interrogativo. Potrebbe saltarmi addosso da un momento all’altro.
Per un attimo, o forse anche meno, si persero l’uno negli’occhi dell’altra. Ma che ci potevano fare: avevano entrambi degli occhi stupendi.
Ad un certo punto, come se si fossero svegliati da un coma, iniziarono a ringhiarsi contro.
-Tu.- sputarono con rabbia.
Era lui, Duncan. Stava con Gwen.
Courtney fece una cosa che mai avrebbe potuto fare: saltare nel carrello.
-Li vedi quei due?-chiese a John indicando “l’allegra coppietta.”
-Sì, perché?-
-Spingimi fino alla cassa, dobbiamo arrivare prima di loro.-gli ordinò.
Lui iniziò a correre, mentre lei salutò Duncan con la mano.
-Sentito Gwen? Dobbiamo vincere noi!-esclamò buttando la fidanzata nel carrello.
 

 

Courtney non si sarebbe mai sognata di fare una cosa del genere, tantomeno contro Duncan.
Forse quel reality le era rimasto così impresso, che aveva trasformato la vita quotidiana in prove più che demenziali.
Ma in quel momento non le importava, doveva arrivare per prima.
Non sapeva cosa avrebbe dimostrato poi, ma l’idea la divertiva.
 

 

Intanto, la sfida si fece “focosa.”
John, all’inizio un po’ trascinato, cominciò a starci e ad urtare più volte i rivali.
Duncan rispondeva ai suoi colpi, con altri forse più forti.
Tentavano di superarsi, di primeggiare ma sembravano essere sempre pari.
A rimetterci, invece, erano solo le due ragazze che, tanto per aggiungere qualcosa, iniziarono a lanciarsi tutto ciò che trovavano.
Gwen però, accortasi di ciò che c’era davanti, si fermò e si buttò a terra, seguita a ruota da Courtney.
I due ragazzi, avendo perso il controllo, non riuscirono a fermarsi e andarono dritti dritti contro un gruppo di persone.
Un carrello sbatté contro uno scaffale. L’altro, superata la cassa, si schiantò contro il muro.
Proprio per concludere in bellezza, davanti a loro si prostrò un omaccione pelato. Il direttore.
Li guardava minaccioso e loro capirono che erano fregati, letteralmente.
 

 

***
 

 

Si ritrovarono seduti su una panchina, fuori dal negozio.
Erano seri. Forse avevano realizzato il casino commesso.
Tutti, persino Duncan!
-Beh comunque sia, è stato il nostro carrello a sorpassare la cassa.-disse Courtney interrompendo l’agghiacciante silenzio.
-Mi dispiace ma sei nel torto. Quello era il nostro carrello.-ribatté il punk.
Gwen roteò gli occhi.
Ecco, ci risiamo.
-Era il più pieno, quindi il nostro. John ci ha poggiato anche la sua roba.-
-Siamo in due anche noi, non c’entra niente questo.-
-Sì invece. C’entra eccome!-
-Ad ogni modo, Principessa, abbiamo vinto noi.-
-Questo non è affatto vero!-
La gotica si schiarì la voce.
-Che ne dire se chiediamo la registrazione?-propose.
-Ottima idea.-approvò John. –Vado io.-
Entrò dentro e, dopo due secondi, lo si vide volare fuori e atterrare a pochi centimetri dalla panchina.
-Allora?-domandò Duncan.
-Non me li hanno voluti dare.-spiegò in breve, rialzandosi da terra.
Rimasero tutti immobili per qualche minuto. Poi, ognuno si allontanò per la sua strada, alla ricerca di un altro supermercato.
 
 
 
 

 

Angolo dell’autrice:
E rieccomi, con il terzo capitolo de “La storia inversa.”

Duncan: Non bentornata D:
Grazie, anche a te.
Grazie delle cinque recensioni nello scorso capitolo e delle altre cinque nell’ultimo capitolo di A Tutto Reality: Il College.
Vi voglio bene ma so che potete fare di meglio xD
Penso che questo è il capitolo che mi è uscito peggio.

Duncan: Viva l’ottimismo!
Già.
Coooomunque … recensite gente!
La prossima storia che aggiornerò sarà TDC, quindi tenetevi pronti.
Per Wizard101 dovrete aspettare che finisca una di queste due long sopra citate. Muhahaha :D
Ora vado.
Ci si vede presto …
 
Solluxy <3

 

  
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