Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: Amor31    27/07/2013    2 recensioni
Due ragazze da sempre rivali.
Due sconosciuti in attesa del loro arrivo.
Un'avventura che le unirà nel bene e nel male.
*PROSSIMO AGGIORNAMENTO: SABATO 5 APRILE*
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
36.     Cuba

-Hai visto, Sam? Il capitano si ostina a trascinarsi dietro quell’insulsa donnicciola!-.
-E a te che importa, eh? Egli può fare ciò che vuole-.
-Non secondo le leggi che un tempo vigevano a bordo…-.
-Che vuoi dire?-.
-Soltanto che la cosa dovrebbe essere messa ai voti. Ora che possiamo, sbarazziamoci di queste tre inutili prigioniere. Possiamo abbandonarle a terra, che ne dici?-.
-Ma sei impazzito? E vedi di abbassare la voce, accidenti! Davanti a noi c’è proprio la scialuppa del capitano e non ho il desiderio di farmi scorticare vivo per colpa tua-.
-Ah, Sam! Sei un pappamolla, esattamente come Light!-.
-Taci, Ezekiel! Tappati quella maledetta boccaccia!-.
-Non ci penso proprio. Continua pure a farti irretire dalle tre sgualdrine, se ci tieni tanto; io me ne starò alla larga-.
-Bravo, finalmente hai detto qualcosa di sensato!-.
-Che cosa state borbottando, voi due?-.
Courtney, a bordo della stessa scialuppa, interruppe bruscamente il vociare dei pirati che le sedevano di fronte.
-Niente che vi possa interessare-, ribatté prontamente Ezekiel facendo una smorfia.
-Parlavamo di Cuba, my Lady-, disse invece Sam con un mezzo sorriso. -Siamo felici di poter finalmente rimettere piede sulla terraferma-.
-Oh, lo credo bene!-, assentì la ragazza. -Ma dove alloggeremo?-.
-Ahah! Hai sentito, compare? La signora chiede della reggia!-.
Ezekiel irruppe in una prorompente risata che attirò perfino l’attenzione del resto della ciurma, sparpagliata su altre scialuppe.
-Sam, potete farmi la cortesia di rispondermi?-, chiese freddamente Courtney cercando di non dare troppo peso all’irritazione che le era stata appena provocata dall’altro pirata.
-My Lady, giunti sulla costa il capitano ci spiegherà ogni cosa-.
-Uhm, ne dubito-, disse con disprezzo la giovane. -Non vedete che è preso da altro?-.
Il mozzo, continuando a vogare con vigore, guardò l’imbarcazione che aveva di fronte.
-State alludendo a Lady Thompson?-.
 -Precisamente-.
Questa volta fu Courtney  a fare una smorfia ed ella continuò dicendo: -Heather, non vi sembra alquanto strano che quella donna abbia deciso di non comparire in pubblico per due settimane? E perché ha deciso di rompere il silenzio proprio oggi?-.
-Non so che dire, my Lady. Le ragioni di questa opzione vanno oltre ogni mia possibile intuizione-.
-Ah, quando tutti sapranno in che guaio si è cacciata! Nessuno la vorrà più tra i piedi, nessuno!-.
-E voi, invece? Credete di ricoprire una posizione migliore?-, domandò Ezekiel con impertinenza.
-Certamente! Non sono io quella finita a letto con uno tra i peggiori delinquenti in circolazione… E toglietevi le dita dal naso, razza di maiale maleducato!-.
Noncurante, il pirata estrasse da una narice del muco e ne fece una piccola sfera, che lanciò in mare.
-Siete schizzinosa, eh? Tipico delle aristocratiche-.
-Ringrazio il Cielo per non appartenere al vostro stesso ceto sociale!-.
-Ed io ringrazio di essere nato libero per fare ciò che più mi aggrada-.
-Come osate rispondere con quel tono?!-.
-Donna, smettetela pure di aprire quella grossa ciabatta che vi ritrovate al posto della bocca!-.
Quell’ultima frase zittì definitivamente Courtney, che sbarrò gli occhi per l’indignazione. Accanto a lei, Heather riuscì miracolosamente a soffocare le risate che altrimenti avrebbero riempito l’aria.
“Era ora che qualcuno vi rispondesse come meritate!”, pensò la dama soddisfatta per quanto appena accaduto.
-Terra, uomini!-.
L’urlo di Duncan spezzò la quiete calata sul gruppo di piccole imbarcazioni e i marinai tirarono finalmente in secca le scialuppe.
-My Lady, vi aiuto ad alzarvi…-, si offrì Sam tendendo una mano a Courtney.
-Non avrei mai creduto di poter trovare un gentiluomo in una banda di buzzurri spietati-, notò la nobile mettendo piede sulla sabbia.
-In posizione, ciurma!-.
I marinai formarono nuovamente una fila ordinata davanti allo sguardo severo del capitano.
-Aprite bene le orecchie: non rimarremo molto qui a Cuba. La permanenza ci permetterà di recuperare le forze e di procurarci le provviste per sostenere un nuovo viaggio. Per la prima volta avrete la possibilità di sistemarvi dove meglio credete: l’unica raccomandazione è quella di non allontanarvi troppo dal punto di ritrovo, che sarà questa stessa spiaggia. Spendete il denaro in vostro possesso assecondando anche i piaceri, ma con parsimonia. Ora potete andare: prestate attenzione a occhi e orecchie indiscrete; tra due ore fatevi trovare qui, perché avrò ulteriori informazioni da comunicarvi-.
L’equipaggio si disperse senza aggiungere nemmeno una parola al boato di approvazione che aveva seguito il breve discorso del capitano; in disparte, Courtney e Heather non solo ascoltavano, ma osservavano di sottecchi anche Gwen, poco distante da Duncan.
-Che sgualdrina!-, stava dicendo Lady Bennet. -Guardatela, Heather: guardate con che occhi ammira il suo persecutore!-.
-Non crucciatevi, my Lady. In fondo, adesso avrete l’opportunità di parlarle e di scoprire il motivo per cui è rimasta chiusa nella sua cabina per così tanto tempo-.
-Avete ragione, ma in questo momento ella è l’ultimo dei miei problemi…-.
-Signore, venite pure da questa parte-, le invitò Duncan con un cenno della mano. -Devo parlarvi-.
Le due ragazze si avvicinarono, insospettite.
-Parlate-, ordinò Lady Bennet.
-Voi rimarrete con me per tutta la durata del soggiorno: non posso permettermi di perdervi di vista-, spiegò il pirata attraendo a sé Gwen e cingendole i fianchi con un braccio.
Un improvviso fastidio colpì Courtney, che ne rimase vivamente sorpresa: -Ah, davvero? Non sarebbe stato più semplice tenerci tutte a bordo del vostro vascello?-.
-No. Ho delle faccende da sbrigare e mi fido ciecamente solo di me stesso. Tuttavia, Sam vi scorterà sempre e in ogni luogo decidiate di andare; di Gwen si occuperà Light. E il sottoscritto-.
Duncan ghignò, mentre Courtney si voltava da un’altra parte per non assistere allo scambio di tenerezze tra lui e la rivale.
-E quali sarebbero le vostre “faccende”?-, chiese contrariata.
-Non è nei vostri interessi saperlo-.
-Dove ci farete alloggiare, allora?-.
-Non preoccupatevi: conosco il posto che fa per voi…-.




 
Puerto Carupano era il più pittoresco borgo che le tre ragazze avessero mai visto.
Completamente diverso dai punti di partenza inglesi, era caratterizzato dalla presenza di colori sgargianti, forti odori e una moltitudine di gente di varia origine.
Mentre si addentravano nelle strette viuzze della cittadella, a Courtney parve di riconoscere l’accento spagnolo, mescolato ad un pessimo francese e ad un ancor più inaccettabile inglese: ne concluse che Cuba non era altro che un guazzabuglio di reietti sfuggiti alla forca dei Paesi di provenienza.
Seguendo Duncan, la marcia proseguì per una buona mezz’ora. Gli sguardi delle tre Inglesi si soffermarono su minuscole botteghe stipate di merci indistinguibili, su bancarelle sistemate nel bel mezzo delle già anguste stradine, su uomini e donne lerci imploranti la carità dei passanti.
“Per quanto sia lontana da casa, la povertà accomuna davvero tutti i popoli”, pensò Heather tentando di non prestare troppa attenzione ad una mendicante che, seduta accanto allo stipite di una porta, teneva tra le braccia un minuscolo fagotto annerito dallo sporco e contenente con molta probabilità un bambino.
-Che odore insopportabile! Prima di ripartire sarò malata!-, protestò Courtney mettendo una mano sul naso.
-Fateci l’abitudine-, le rispose Duncan, che la precedeva tenendo sottobraccio Gwen, -perché, se non ve ne siete accorta, questa non è la patria dell’igiene-.
-Non è necessario che me lo facciate notare-, replicò la nobile stringendo le palpebre, indispettita. -Anche voi non siete molto più pulito di…-.
-Eccoci arrivati, signore-.
Il gruppetto si era improvvisamente fermato in un sinistro vicolo cieco dalle pareti incrostate a causa della salsedine.
-Ebbene?-, domandò Courtney sempre più innervosita. -Dove ci avete condotte?-.
-Nella vostra nuova dimora. Ah, guardate un po’ chi c’è?-.
Da un portoncino seminascosto nell’oscurità comparve un energumeno alto e muscoloso, dalla carnagione scura e dall’aria malevola: il nuovo venuto spaventò non poco le tre ragazze, che fecero fatica a non urlare.
-Duncan Crouch…-, il gigante salutò il capitano con un impercettibile cenno del capo.
-Bloody Hatchet-, rispose il pirata andandogli incontro.
I due si osservarono attentamente per un paio di minuti, come per assicurarsi reciprocamente di essersi davvero riconosciuti. Poi si strinsero rispettosamente la mano e si abbracciarono, aggiungendo una benevola pacca sulla spalla.
-È da parecchio che non vi fate vedere da queste parti-, notò l’energumeno. -Cosa vi ha portato a tornare qui?-.
Le pupille di Duncan si ridussero a uno spillo e l’azzurro dei suoi occhi gelò per un istante l’interlocutore.
-Ah, capisco… Bene, cos’altro posso fare per voi?-.
-Hatchet, desidererei alloggiare presso la vostra splendida locanda-, disse il pirata.
-Siete sempre il benvenuto, per quanto mi riguarda. Ma chi sono le tre donne che vi seguono come cagnolini? Nuova mercanzia?-, chiese il gigante esplodendo in una risata che echeggiò nel vicolo e provocò l’immediata reazione di Courtney.
-Cosa intendete dire, signore?!-, esclamò la nobile avvampando. -Forse mi avete appena considerata come una di quelle sporche meretrici a cui siete abituato?!-.
-Sono mie prigioniere-, si affrettò a spiegare Duncan correndo a tappare la bocca a Courtney, già trattenuta per un braccio da Heather. -Avete delle stanze da affittarci?-.
-Naturalmente. Vi prego, seguitemi pure all’interno-.
L’energumeno fece strada e il gruppetto entrò, fermandosi nel piccolo atrio arredato con sediole di vimini poste attorno ad un basso tavolo di legno grezzo.
-Vi serviranno non meno di tre camere-, calcolò rapidamente osservando anche Light e Sam, che chiudevano la fila.
-Ne basteranno due-, precisò Duncan. -I miei uomini resteranno in piedi per tutta la notte-.
-Come preferite, Crouch. Bene; venite, vi mostro gli alloggi-.
Bloody Hatchet li condusse al piano superiore, in cui si apriva un corridoio su cui si affacciava almeno una decina di porte. Allungò il passo e si arrestò davanti a due entrate malridotte e segnate dal tempo.
-La vostra è singola, Duncan; le tre donzelle dormiranno nella stanza qui di fronte. A proposito, dovrò aggiungere una brandina per avere un posto in più…-.
-Non sarà necessario. Datemi pure una stanza doppia: saprò come condividerla-, replicò il pirata strizzando l’occhio in direzione dell’amico.
-Oh… Eh eh-, ridacchiò l’altro spostando lo sguardo da Courtney, a Heather e a Gwen. -Allora potete prendere quest’altra camera-, disse indicando una porta poco distante.
-Perfetto. Fate pure accomodare le mie prigioniere: io vi aspetterò al piano di sotto per discutere con tutta calma-.
Duncan scese lentamente le scale e sparì alla vista delle ragazze, che finalmente si appropriarono degli alloggi a loro destinati.
-Spero che la camera sia di vostro gradimento-, disse Bloody Hatchet facendo entrare Courtney e Heather per prime.
-È…-, stava iniziando la dama.
-Disgustosa, ecco cos’è! Volete forse farci prendere la malaria?!-, sbottò la nobile annusando l’aria ammuffita e osservando orripilata le pareti scrostate.
-Non è di vostro gusto?-, chiese sornione l’energumeno.
-Spiegatemi come potrebbe esserlo, se ne avete il coraggio!-.
-Avete pur sempre la finestra con vista panoramica…-.
-Sì, certamente! Una bella panoramica sulla latrina pubblica! Ah, se mio padre sapesse… Lasciate soltanto che torni libera: vedrete, vi farò impiccare tutti!-.
-Smettetela di strepitare. Lamentarvi non vi sarà utile, dato che questa è l’unica camera che io vi possa fornire-.
-Di male in peggio! Sam, vi prego, riportateci a bordo del vascello…-, implorò Courtney.
-My Lady, non posso: ordini del capitano-.
-Dannazione a quel Crouch! Voglio vederlo morto, morto!-.
-Preferite alloggiare con il capitano, signora?-, chiese sibillino l’energumeno aprendo un’altra porta. -Sono sicuro che questa stanza vi piacerà molto di più-.
Courtney uscì e raggiunse l’altra camera, che effettivamente verteva in uno stato migliore di quella che le era stata assegnata.
-Nemmeno per tutto l’oro del mondo! Datela pure a questa sgualdrina!-, urlò puntando l’indice verso Gwen. -Lady Thompson sarà ben felice di essere a disposizione di quel delinquente-.
-Non osate insultarmi!-, rispose l’altra, piccata.
-L’ho forse fatto? Ho solo detto la verità, no?-, replicò Courtney con un sorrisetto bieco.
-Meritereste di marcire!-, gridò Gwen scagliandosi contro la rivale.
-E voi dovreste essere condannata per aver tradito la madrepatria Inghilterra!-.
Soltanto l’intervento di Sam e Light evitò che le due si accapigliassero; Heather, affacciata sulla soglia della propria porta, osservava la scena disgustata, ma allo stesso tempo divertita.
-Cercate di decidere una volta per tutte-, sentenziò Bloody Hatchet stanco di dover assistere ai capricci delle due nobili. -Io raggiungo Crouch-.
-My Lady, calmatevi, adesso!-, Sam e Light pregarono rispettivamente Courtney e Gwen, che alla fine si tranquillizzarono.
-Sappiate che non finisce qui!-, esclamò ancora Lady Bennet vedendo l’altra ritirarsi nella stanza appena mostrata. -E ricordate che gli errori fin qui commessi vi perseguiteranno finché la morte non strapperà via l’anima dalle vostre carni!-.
-Courtney, venite… Non è questo il modo di estorcerle informazioni-, disse Heather accogliendola nella fatiscente camera.
-Lasciatemi! Fatemi riprendere fiato solo per un attimo-.
La nobile premette una mano contro il petto e inspirò profondamente, tornando quasi serena.
-È tempo di agire, Heather. Distraete Sam: io scenderò per cercare di sapere cos’hanno da dirsi Crouch e quella sottospecie d’orso-, le bisbigliò in un orecchio passandole accanto.
-Ma…-.
-Fate come vi dico-, sussurrò ancora Courtney sopprimendo ogni possibile replica.
Le due donne si guardarono negli occhi: bastò questo per intendersi.
-Sam-, chiamò Heather affacciandosi nuovamente dalla porta e sbirciando nel corridoio, -potete venire qui?-.
-Ditemi-, accorse il mozzo.
-Il meccanismo della finestra deve essersi inceppato: non riesco ad aprire la vetrata. Ho provato anche insieme a Lady Bennet, ma non c’è stato nulla da fare…-.
-Sì-, rincarò Courtney, -nei nostri delicati muscoli non risiede tanta forza quanta ce n’è nei vostri-.
-Non preoccupatevi, signore: risolverò il problema in un baleno-.
-Grazie, siete davvero gentile-, dissero all’unisono le due ragazze.
-Andate-, articolò sottovoce Heather dando una gomitata alla padrona. -Di lui mi occuperò io-.
Con passo felpato Courtney uscì e percorse velocemente il corridoio, scendendo un gradino alla volta le ripide scale ricoperte di polvere. Aveva appena fatto metà strada quando, tendendo l’orecchio, sentì il vociare dei due uomini.
-… Pensavo che fosse già qui-, stava dicendo Duncan con tono deluso.
-Deve aver avuto dei problemi-.
-E se lo avessero fermato? Se fosse stato catturato?-.
-Crouch, non vi facevo tanto ansioso!-.
-E non lo sono, infatti. Ma stavolta è diverso…-.
-Siete preoccupato per…-.
-Sì. Voglio chiudere la faccenda una volta per tutte-.
-E dopo? Avete pensato a quali potrebbero essere le conseguenze?-.
-Sono pronto a correre qualsiasi rischio, Hatchet-.
-E i vostri uomini? Anche loro…-.
-Non avranno problemi. Potranno contare su un ottimo capitano-.
un pesante silenzio li avvolse. Pur sforzandosi di carpire qualcos’altro, Courtney poteva percepire soltanto degli sbuffi e il rumore dei respiri dei due a colloquio.
-Comunque sia, tra due giorni sarà qui-, sentì dire l’energumeno.
-Ne siete certo?-.
-Mi aveva anticipato che probabilmente sarebbe stato più difficile raggiungervi-.
-Quando lo avete visto l’ultima volta?-.
-Due mesi fa. Sapete, era venuto per il rum-.
-Non cambierà mai…-.
-Mi ha anche chiesto di voi-.
-E cosa gli avete detto?-.
-Nulla: non sapevo dove eravate-.
-Ben fatto-.
-Crouch, quanto a lungo vi fermerete?-.
-Giusto il tempo necessario per incontrarlo. Se rispetterà il termine che vi ha annunciato, ripartirò tra tre giorni esatti. Ah, per il prezzo delle due stanze…-.
-Vi costerà solo la vostra: non osate mai più portare in questa locanda un’oca simile a quella che avete catturato!-.
Courtney si sentì vivamente colpita ed udì la risata di Duncan.
-Dovete avere pazienza con quella donna: ha coraggio da vendere e una lingua molto, molto tagliente-.
“Che pensi davvero questo di me?”, si disse Lady Bennet stupendosi dell’improvviso accelerare del proprio cuore.
-Tagliente è dire poco-, assentì Hatchet. -È una piccola tigre. Eh, non vi accontentate mai di prede facili, eh?-.
-Mai-.
I due scoppiarono a ridere nello stesso momento, mentre Courtney cercava di allineare i nuovi pezzi in suo possesso.
-Torno di sopra ad avvertire i miei uomini-, spiegò il pirata allontanandosi.
-Fate come se foste a casa vostra-.
Lady Bennet sentì avvicinarsi sempre di più i passi di Duncan e con uno scatto raggiunse la cima delle scale, attraversando di corsa il corridoio e rifugiandosi nella propria stanza, dove Sam stava ancora armeggiando con la finestra.
-Accidenti, non vuole proprio aprirsi!-.
-Oh, non preoccupatevi. Possiamo anche rimanere con i vetri chiusi-, disse Heather raggiungendolo e prendendolo sottobraccio per condurlo fuori dalla camera.
-Ma volevo aiutarvi…-.
-Sarà per un’altra volta-, disse anche Courtney scambiando un’occhiata con la dama di compagnia, ansiosa di sapere quanto appreso dalla padrona.
-Light! Sam! Ho delle notizie da darvi!-.
La voce di Duncan risuonò nel corridoio e i due pirati si misero prontamente sull’attenti.
-Resteremo a Cuba per altri tre giorni, poi spiegheremo le vele verso le Bermude: ad attenderci ci saranno nuove ricchezze-.
Gli uomini sorrisero soddisfatti.
-Ed ora vi ordino di prestare attenzione alle tre prigioniere. Sarò di ritorno tra meno di due ore: devo avvisare tutti gli altri e dare precise disposizioni per il carico di provviste. Voi non allontanatevi da qui, sono stato chiaro?-.
I due pirati annuirono con un sonoro “Sì, capitano”.
-A più tardi, allora-.
Duncan se ne andò in fretta; un minuto dopo apparve nuovamente il locandiere.
-Allora, le vostre signorie hanno scelto in quale camera risiedere?-, chiese ampollosamente.
-Questa andrà benissimo-, rispose Heather al posto della padrona per evitare un nuovo dibattito.
-Bene. Buona permanenza-.
-Aspettate!-.
Courtney lo fermò prima che potesse scendere al piano inferiore.
-Come possiamo chiamarvi?-.
-Crouch vi ha già detto…-.
-“Bloody Hatchet” è davvero poco cortese-, disse stancamente la nobile. -Con quale altro nome siete conosciuto?-.
L’uomo ci pensò su e rispose semplicemente: -Rivolgetevi a me con “Chef”-.
-“Chef”?-, ripeté Courtney. -Che razza di appellativo è?-.
-Volevate una risposta, no? Beh, eccovela qui. E se non vi sta bene, tornate a chiamarmi Bloody Hatchet, come è giusto che sia-.
Stizzito, il locandiere se ne andò, lasciando le due ragazze al cospetto di Sam e Light.
-Direi di riposare-, suggerì Heather. -Il viaggio è stato davvero estenuante-.
-Sì, avete perfettamente ragione-, concordò Courtney capendo il segnale.
-A dopo, my Lady-, la salutò il mozzo.
Senza rispondere alla cortesia, la nobile richiuse in fretta la porta e fece girare nella toppa la chiave semi arrugginita , che stridette così forte da spaccarle i timpani.
-Ebbene?-, chiese Heather sedendo sul letto e guardando la padrona.
-Avevate ragione, Crouch nasconde qualcosa-.
-E…?-.
-Tra due giorni avremo la risposta-.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Amor31