Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Pizeta    27/07/2013    0 recensioni
STORIA SOSPESA
Vampiri. In tempo di crisi ritornano sempre. Ma se fossero loro quelli che sono venuti prima? Nella storia che sto per raccontarvi le creature della notte influenzano da sempre il destino della nostra storia. Ogni azione, ogni evento importante. No, nessuno di quelli che può venirvi in mente ( a meno che non stiate pensando alla finale Italia-Francia 2006) è stato progettato dagli esseri umani. Nessun evento storico è frutto del libero arbitrio umano. Com'è possibile? Leggete e scopritelo... e commentate pure!
Genere: Dark, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lui, il re e la loro storia
 
Inghilterra,1333: La notte illuminò il tramonto. Dietro all’imposta, l’ultimo sfavillante raggio del giorno morente scomparve, il calore del fuoco, cresciuto nei secoli, decadde e la polvere che esso illuminava disparve. Per un solo, singolo, infinito istante, il buio regnò nella stanza. Infine, in quella splendente tenebra si aprirono due zaffiri, più lucenti della gemma più preziosa, più belli della persona amata, ma terribili come la morte, impetuosi come il mare, luminescenti come le stelle. Non meri strumenti del corpo, ma guide dello spirito. La figura ad essi associata si alzò in piedi. Là fuori, ormai seminascosta nella nebbia, la campana fece udire il suo rintocco. Mezzanotte. Si sollevò dallo scranno sulla quale era adagiata. Nessuno scricchiolio al suo muoversi. Nessun mutamento nell’immobilità della situazione. Solo spostamento, puro e semplice. Silenzio, poi, il rumore fece irruzione nella stanza.. Scuotere di battenti, ruggire di cardini, sfondarsi di perfezione. E la porta si dischiuse, mostrando il mondo fuori di essa. Un lungo corridoio, pietra e mattoni, impregnate del sangue di chi le aveva realizzate, di chi le aveva appoggiate, di chi le aveva difese e delle risate di chi le aveva spezzate, di chi le aveva spostate, di chi le aveva saccheggiate. Bagliori di torce sul pavimento; sulle pareti , lingue di fiamma. E così Egli si mosse, in comunione e non opposizione al silenzio Percorse con celerità l’intera area, impregnata dall’umidità e raggiunse delle alte scale, che con sinuosa forma di chiocciola conducevano all’alba, di notte,al tramonto di giorno. O tale era il loro originario ruolo. Ma ora, erano solo un Suo strumento, utile solo alla Sua volontà. LE percorse e così, a metà di esse, spostando una torcia dal suo poggiamento, rivelò un cunicolo e, percorsolo, varcò un’altra soglia. In essa, vi era una piccola stanza, protetta da una massiccia porta. E dietro ad essa, suono di respiro, rumore di vita. La figura attese ancora qualche istante, poi mosse la sua mano,sinuoso essere di splendida forma, a porsi sul metallo, che per la sua bruttezza quasi sembrò disparvere, come se di sé stesso provasse vergogna, per quel semplice fatto che gli altri lo definivano nobile, ed ora egli sapeva che in realtà era vile, perché con tale forma, con tale aspetto, altro non era che un insulto a ciò che davvero era eterno. E di nuovo ancora, la porta su dei suoi cardini si pose a ruotare, con lentezza, timorosa, rivelando i suoi segreti. La luce divenne guerriera, respingendo con i suoi raggio la nobile tenebra, con vile cera di candela cacciandola lontana. Due grandi candelabri, di metallo men più brutto, erano le torri che più di tutti opponevano strenua resistenza, che con argenteo splendore mostravano il rifulgere dei preziosi di bronzo, di ottone, di rame, metalli terribile, eppure sempre cari molto agli uomini, che a separarsene lacrime sanguigne spargevano per il mondo. Su di un alto, un letto, da tendaggi alti protetto, con stemma di Leone, su rosso campo, dall’oro creato, che con furia felina mostrava le zanne innanzi ai nemici. Sull’altro lato, tavolo ingombro. E ivi al centro, cittadella di fuoco tonante, potenza d’Inferno furente, calore emanava da sé, fornace di legno scricchiolante, tremendamente ustionato. E sopra di esso, spade incrociate, scudi borchiati. E lì, ad osservare, un giovane uomo, dalla bionda barba e aurei capelli, di Magenta ammantato. Edoardo III Plantageneto, sovrano di Madre Inghilterra, reggitore del Regno. Le candele vibrarono quando Egli si mosse per mostrarsi. Il Re si voltò ad osservarlo. << Nosperato, sei qui. >> Dalle ombre, le sue fattezze emersero con perfetta eleganza, facendo mostra della loro bellezza. Corvini capelli cadenti dietro gli orecchi, incorniciavano il Suo volto. Al centro, gli occhi viola assorbivano la vita e sondavano le anime. Il viso affilato aveva marmoree fattezze, come di angelo. Un mantello era calato sulle sue spalle, da bianca camicia e nera giacca protette. Oscuri anch’essi, pantaloni le sue gambe guardavano. Egli avanzò nella Luce.
<< Edoardo, eccomi. >> E i loro occhi incrociarono la stessa via. Egli sorrise. In un abbraccio strinse l’uomo. Insieme sedettero, mentre il sovrano da bere si versava. << Edoardo, questo vino francese non è certo per il tuo raffinato palato. >> Dal manto estrasse una bottiglia. << Questa certo soddisferà entrambi più di quello. >> << Mi comprendi sempre meglio degli altri. >> Il bicchiere rapidamente vuotò, lasciando che di nuovo, ma con miglior liquido,fosse empito. << E' naturale. Ti sono stato sempre vicino, fin da quando sei nato. O non ricordi? >> Con timbro di tromba rispose il sovrano << Sono un Sovrano! Non dimentico! Non certo te. >> << Ricordo,come se non fosse trascorso un solo istante. >> Sorseggiò di nuovo dal boccale << Ah, quale forza mostrati quella volta. La sensazione del vento che sferzava il mio volto, l’arco teso nelle mie mani, pronto a colpire il cervo. E poi il fragore di mille rami spezzati, e il cinghiale fare a pezzi il mio accompagnatore e disarcionarmi. Vidi la morte in quell’istante, mentre, strisciando lontano, cercavo di estrarre quell’inutile arnese dal suo fodero. E mentre quello mi caricava, suono di corna infrante.  E tu sollevarlo come fosse un fuscello!Quale forza!Quale potere!Brandelli d’osso che si muovevano intorno al tuo volto. Poi, lasciatolo, lo hai afferrato al muso, gli hai infilato le mani nella fronte e lo hai squartato. Ricordo ancora, come se fosse ieri, la tua forza poderosa, fare a pezzi quella bestia. E mentre stringevi in mano le due parti grondanti organi, sorridevi, compiaciuto di tale opera. Poi, gettatele a terra, hai chiamato i lupi e le altre fiere per farne banchetto. Avvicinato il mio cavallo sofferente, gli hai accarezzato il collo, tranquillizzandolo, e infine hai posto fine alle sue sofferenze. Poi ti sei avvicinato a me, sporco di sangue e mi hai teso la mano… >> << Che tu hai afferrato. Non sono pentito di ciò che feci allora, amico mio. In te riposi le speranze, che ora vedo realizzate. L’Inghilterra è forte. >> << Risultati che ho ottenuti grazie a te. Non dimenticare che anche per merito tuo sono sopravvissuto fino ad oggi. I tuoi consigli mi hanno aiutato in più di un’occasione. Ma una cosa non ho mai compreso. >> << Fai la tua domanda, amico mio. >>Gli riempì il calice e glielo passò. Nosperato bevve, assaporando l’idromele. Il fuoco che riarse la sua gola lo compiacque. << Perché proprio io? Perché non l’Angioino, o l’Imperatore? >> Il vampiro lo osservò attentamente, leccando via dalle vermiglie labbra ciò  che restava del liquore. << Perché l’Inghilterra è il mio paese. Perché ho visto, io, che dopo molte generazioni disperavo per la mia Nazione, ciò che tu rappresentavi. Forte, valente,attento e ponderante. Eri la soluzione di quattro generazioni di inetti, a partire da Riccardo e a finire con tuo padre. Eri la speranza, sei l’ultima speranza degli Inglesi. Di questo trono ottenuto con difficoltà. Di questo mio Paese. Per questo, quando quel ragazzo rischiò di essere ucciso da una belva, io mi gettai fuori, facendo ciò che nessuno aveva osata mai fare prima: io parlai con un essere umano. Con il tempo, non mi pentii di questa scelta. >> << Hai rischiato molto, dunque. Ma già lo sapevo. È per questo che sei il mio unico,vero amico.>> Disse picchiandogli sulla spalla. <> Si riempì il calice di propria mano. << Però forse è il caso che vi dica una cosa. Quel giorno non c’era solo il cinghiale a minacciare la vostra vita. >> Edoardo aggrottò le sopracciglia. << Stai forse dicendo… >> << Belve. Non pensabili per gli uomini, più di quanto no lo sia la mia stirpe. >> << Vecchia volpe. Mi hai fregato. >> << Ho deciso di rivelarvelo. Fu anche questo a farmi decidere. Se c’era un uomo capace di suscitare il loro interesse,allora quell’uomo doveva essere destinato ad agire. Doveva essere il mitico sovrano delle Leggende. Dovevi essere tu. >> << Non ho niente di leggendario,Nosperato. >> << Questo non lo dovresti dire. Il tuo Regno è forte, la tua stirpe numerosa, i tuoi confini sicuri. Questo è il momento in cui tutto si compie. Questo è il giorno. Rendi l’Inghilterra molto più forte di quanto non sia mai stata. >>  E così, dunque, Edoardo scoppiò in fragorosa risata. << Ah,dunque sai perché ti ho chiamato. E mi hai dato anche una risposta. >> Il Re bevve un altro sorso dal suo boccale. Si sollevò, indicando con un gesto della mano l’ampia carta sul tavolo spiegata. << Quattro generazioni. Quattro generazioni! E non uno solo che ci abbia pensato prima di me! Ah! >> Nosperato sorrise. Soddisfazione e divertimento. << Dunque perché chiedi il mio consiglio, se anche tu hai deciso? >> Edoardo parlò. << Fra gli Angioini uno solo è vivo. È vecchio e malato.  E io sono, tramite mia madre, suo nipote. Ma una guerra è rischiosa. Anche se si tratta della Francia. >> Egli si alzò in piedi. << Edoardo, osserva. >> Indicò la mappa. Normandia e alcune zone nell’interno. << Queste sono tue per diritto. Eppure i Francesi da quattro generazioni costringono te e i tuoi a pagare  un tributo, svilendovi a vassalli. Un quarto della loro inutile nazione è tua! L’altro terzo se lo spartiscono i nobili e i Borgognoni! Non è il momento di aspettare! Non reclamare ciò che è tuo, ottienilo! Spazza via la loro debole dinastia. Guarda, le Fiandre sono lì di fianco. I loro sciocchi regnanti non si schiereranno,troppi sono gli interessi che li avvicinano ad entrambi. La Borgogna certo sarà con te. Usali, e poi schiacciali! Non c’è necessità di fare altro. È l’anticamera per il dominio dell’Europa intera! >> Edoardo lo osservò << Affinché l’Inghilterra domini! >> Poi levò il boccale. << Affinché l’Inghilterra domini! >> Oppose il suo calice. Brindisi nella semi oscurità. L’aroma agrodolce gli percorse la gola, regalandogli il piacere. Ma non era del vino che Egli gioiva. “ E adesso stai a guardare, Maestro. Verrò a prendermi la tua testa, del tuo sangue mi bagnerò la gola, mi inebrierò le narici. E quando avrò finito, il mondo intero sarà il palco sul quale disputerò la mia Tenzone. E tu mi osserverai dall’Inferno, padre mio, mio mentore, Markus,  osserverai me, Galad, il tuo allievo, il tuo Messia annunciato e ripudiato, che si prende tutto ciò che ti era caro. Così, io ho deciso ”
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Pizeta