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Autore: darkroxas92    27/07/2013    6 recensioni
Fin dall'inizio dei tempi, l'Oscurità e la Luce sono state in lotta tra loro, tuttavia, nessuna delle due ha mai avuto il sopravvento sull'avversaria, lasciando l'universo in Equilibrio.
Dark, in apparenza è un ragazzo freddo e solitario, dal passato misterioso e oscuro, ma in realtà è un custode che combatte in segreto per salvare il suo mondo dalle forze che lo minacciano.
Dark, il custode dell'Equilibrio, si unirà a Sora, Riku e Kairi e comincerà un viaggio per i mondi, alla ricerca della verità su se stesso, per rimediare ai suoi errori... e per impedire che il passato si tramuti in un nuovo terribile presente.
Nuovi nemici, nuovi alleati: il gruppo di prescelti dalle armi leggendarie dovrà fare del suo meglio per fronteggiare questa minaccia.
Dal capitolo 54: "Io… ho rinunciato per sempre all’amore. È un sentimento per deboli, che ti rende incapace di ragionare…"
Attenzione: la fiction per la maggior parte dei capitoli è di rating arancione, ma in alcuni raggiunge il rosso (i quali verrano segnalati).
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Equilibrio'
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Equilibrio - Capitolo 83: Flashback Sora: popoli nascosti e viaggiatori dello spazio-tempo E dopo Eoni, il miracolo è avvenuto! Finalmente eccomi qui con il nuovo capitolo!
Chiedo scusa per il ritardo, ma credetemi, questo capitolo non è stato affatto facile da scrivere, anche perché rappresenta la fine della penultima saga.
Ebbene sì, ho deciso di apportare un piccolo cambiamento: i flashback finiscono oggi, quindi dal prossimo si passa alla saga finale: La Seconda Guerra del Keyblade!
Ma non temete: dato che ho già cominciato qualche altro flashback, ho deciso di postarli in una raccolta a parte. Quando non ne ho la più pallida idea XD.
Ma direi di non perdere ulteriore tempo!
Ringrazio Liberty89 per avermi fatto da beta reader, e per quanto riguarda ciò che accadrà in questo capitolo, basterà una parola, che chi conosce un certo fandom capirà subito XD: Spoiler.

Ah, stavo per dimenticarmente: ho un piccolo sondaggio da porvi!
Preferite che continui a rispondere alle recensioni così o che vi risponda subito tramite l'apposita funzione? Per me non cambia niente, ma credo che sia giusto lasciare a voi recensori questa scelta.
Detto ciò... passiamo appunto alle risposte alle recensioni!

@ shion magus: Oh, una macchina del tempo! Direi che sei in parte in tema con il nuovo capitolo XD. Ma temo che sia inutilizzabile per scoprire cosa succederà... dovresti prima capire cosa mi passa per la testa XD.
Eiyu è un personaggio nato per essere misterioso XD. Scoprirai di più sul suo conto in futuro... in tutti i sensi XD.
E Mirai Nikki... era troppo malato per non inserirlo XD. E chi meglio di Marco poteva averci a che fare? Se avessi mandato pure Loony probabilmente sarebbe successo il finimondo XD.
@ Jimmopolis: Beh, Yuno è sufficientemente folle che potrebbe anche succedere XD. Per la tua domanda, vediamo... Hakai non è che cerca esseri che tendono al caos... gli è solo capitata Yuno e ha sfruttato l'occasione XD.  E no, non farà come Baby XD. Per l'incontro con suo padre... vedrai... XD
@ fria: Ehhh... Hakai è un personaggio ben più complicato di quanto possa sembrare... e se qualche mistero è stato risolto, molti altri ne arriveranno XD. Il capitolo è basato sull'anime/manga "Mirai Nikki".
@ Armitrael: Oh, cavoli! Ho creato un nuovo personaggio distruttivo! XD. Comunque sì, rivedremo ancora Eiyu... anche se al momento è solo un prototipo XD.
Mi fa piacere sapere che hai apprezzato il capitolo e la scelta di protagonisti... e spero che anche Chi ci sarà in questo capitolo risulterà apprezzato (almeno, finora non ho sentito nessuno dire che non lo sopporta, e la sua longevità ne è una conferma XD. Senza dubbio il personaggio più vecchio che ho usato finora al di fuori di quelli della Disney XD).
Per la questione del custode cattivo... solo un nome: Sora XD
@ lightvanitas96: Prima di tutto, benvenuto tra i recensori! Cavoli, non pensavo si potesse leggere in così poco tempo XD. Anche se devo ammettere che la capacità di creare illusioni mi mancava... *alla Burns* Eccelente! Il mio piano di conquista procede egregiamente!
Per Sora... beh, questo capitolo potrebbe illuminarlo... o il capitolo o un cacciavite XD
@ Liberty89: Lib-Sensei! Tranquilla, lo so che ci sei sempre per recensire ù.ù
Vedo che ti ho colpito sia con il mondo sia con le special quest XD.
Mirai Nikki, fin dal momento in cui mi hai fatto vedere il primo episodio, si è inserito automaticamente nella fiction XD, e mi tornerà ancora utile...
Stesso vale per Kenshin XD
Eh, povero Eiyu... lui sa solo quel che hanno fatto da custodi, non sa che si potrebbero montare la testa XD (anche se è più probabile che lo faccia solo Marco XD).
E tranquilla... forse, e dico forse, capirai la vera intendità del tipo misterioso del tempo molto presto... Anche perché altrimenti il personaggio che appare in questo capitolo non potrebbe fare granché XD

Bene, e ora... invece di lasciarvi con il classico "Buona lettura a tutti!", ho solo una parola da dire... Allons-y!

Capitolo 83: Flashback Sora: popoli nascosti e viaggiatori dello spazio-tempo
Non appena Sora uscì dal varco, si ritrovò in una via deserta, appartenente a una cittadina in apparenza non molto grande.
“Per fortuna non mi ha visto nessuno.” Osservò, guardandosi attorno e chiudendo il passaggio alle sue spalle.
Cercando di sembrare il più indifferente possibile s’incamminò, ritrovandosi in una piccola piazza, in quel momento frequentata da poche persone, per la maggior parte anziane.
“Beh, almeno non c’è la folla del mondo di Kagome…” commentò sorridendo, per poi addentrarsi nella piazza, in cerca di qualcosa che potesse essere fuori posto. Oltre a lui, ovviamente.
La sua attenzione fu attirata da un foglio, appeso a tutte le porte dei negozi.
Il ragazzo si avvicinò, per poi sgranare gli occhi.
Sul foglio era disegnato il volto di un essere orribile, che sembrava essere stato devastato in ogni modo immaginabile. Subito sotto il disegno c’era la scritta ‘Ricercato per omicidio’.
“C-Cavoli… e c’era chi definiva la Bestia un mostro… si vede che chi l’ha chiamato così non aveva mai visto questo qui.” Fece. “Ma come diamine può esistere una creatura del genere?”
“Ottima domanda, giovanotto.” Disse una voce.
Sora si girò, ritrovandosi a guardare un agente della polizia.
“Oh, salve. Scusi, non era mia intenzione curiosare.” Replicò, cercando di nascondere la sua sorpresa.
“Non preoccuparti. Non si vedono spesso stranieri da queste parti, specie dopo l’ultimo.” E il poliziotto indicò il foglio. “Il diavolo in persona, ecco che cos’era. Di umano non aveva proprio niente!”
“Ne deduco che non era normale per voi.”
“Normale? Stai scherzando, vero? Hai visto l’identikit, è un mostro! E la cosa peggiore è ciò che ha fatto. Ha fatto a pezzi decine di persone, per poi farsi incollare addosso le parti che preferiva. Il chirurgo che ha costretto a compiere una simile atrocità non si è ancora ripreso dall’orrore.”
“Quanto tempo fa è successo?”
“Qualche mese… la gente del posto ha voluto dimenticare quel giorno. Probabilmente il peggiore che abbia mai vissuto.”
“E del messaggio di Aqua?”
Il poliziotto si mise a ridere. “Quello è passato totalmente inosservato. Dopo un mostro del genere, nulla può più spaventare.”
“Potrei essere d’accordo… e non mi dispiace affatto essermelo perso.” Fece Sora. “Però vorrei avere qualche informazione in più. Ad esempio, per caso aveva inciso sul corpo uno strano simbolo simile a un cuore?”
“Direi proprio di no. Io l’ho visto di persona, e credimi: di cuore non aveva niente di niente. Né reale, né finto. Ma perché questa domanda?”
“Non è il primo mostro di cui sento parlare. Anche se è il primo a essere così spaventoso, lo devo ammettere.”
“Davvero? Mi sembri abbastanza grande per andare ancora alla ricerca di mostri.”
Sora sorrise. “Sono un fan del genere.” Spiegò. “E ho sentito che di recente molti mostri hanno questo strano cuore inciso addosso. Per questo pensavo che potesse fare parte della stessa famiglia.”
“Beh, qui credo ci sia una sola persona in grado di darti maggiori informazioni.” Rifletté l’agente, per poi indicare la strada. “Se vai sempre dritto, raggiungerai una casa isolata. Là abita Archibald. Lui dovrebbe saperti dire ciò che vuoi. Ma attento, è un tipo un po’ strambo. Parla sempre di un popolo segreto nascosto chissà dove.”
“Davvero?” domandò realmente interessato Sora. “Allora credo proprio che andrò a parlarci. Grazie mille per l’aiuto, agente.”
“Di nulla. Ma dimmi, da dove vieni?”
Il custode sorrise.
“Da molto lontano. Dubito che qualcuno possa dirle di aver anche solo sentito il nome del mio luogo d’origine.”
“Abbiamo internet, non dovrebbe essere difficile.” Scherzò il poliziotto, chiudendo per qualche secondo gli occhi.
Ma quando li riaprì, il ragazzo era scomparso e al suo posto si poteva vedere una lieve luce.
“Ma cosa-?” fece incredulo l’uomo, guardandosi attorno. “Non starò impazzendo, vero?”
 
Sora uscì dal varco qualche centinaio di metri più avanti, dietro al muro di una casa.
“Mi dispiace averlo dovuto ingannare così, ma qualcosa mi dice che è meglio non rivelare come se niente fosse che sono un custode.” Disse, per poi tornare a guardare la strada di fronte a sé. “Mi conviene procedere in volo, farò più in fretta.”
Detto ciò, si alzò dal terreno, per poi cominciare a percorrere la strada.
Nonostante la sua velocità, impiegò diversi minuti prima di avvistare la casa che l’agente gli aveva indicato, decidendo poi di atterrare qualche metro indietro per sicurezza.
“Speriamo sia quella giusta.” Mormorò, portandosi una mano sulla nuca.
Procedendo a passo normale, attraversò il cancello aperto e percorse il piccolo sentiero che conduceva all’ingresso dell’abitazione.
Tuttavia si fermò un istante, per poi voltare la sua attenzione verso il vasto giardino.
“Che strano… per un momento… no, impossibile.” Fece, scuotendo la testa.
“Chi sei?” chiese una voce.
Sora si guardò intorno, cercando di capire chi lo stesse chiamando.
“Sopra di te.”
“Peter?” disse riflettendo il custode, guardando il cielo.
“Alla finestra.” Continuò la voce, riuscendo finalmente ad attirare l’attenzione del castano nella giusta direzione.
Si trattava di un bambino, che lo stava osservando incuriosito da una delle finestre. “E chi sarebbe questo Peter? Peter Pan?”
“Ciao!” lo salutò Sora, alzando la mano e sorridendo al pensiero che senza saperlo il piccolo aveva indovinato. “Il mio nome è Sora. Volevo sapere se qui abita un certo Archibald.”
“È mio nonno. Perché lo stai cercando?”
“Ecco… mi hanno parlato di lui in paese. Sto facendo una ricerca e tuo nonno potrebbe avere le informazioni che cerco.”
“Il nonno adesso è fuori con la nonna, ma se vuoi posso aiutarti io. Ho seguito le orme di mio nonno, e so più o meno un po’ le stesse cose.” Asserì il bambino, sorridendo.
“Davvero? Mi saresti molto d’aiuto allora.”
“Un minuto e arrivo.”
Sora vide il bambino rientrare, immaginando che si stesse dirigendo verso la porta d’ingresso.
Fece per raggiungerla, ma si girò ancora verso il prato.
“Di nuovo quella sensazione. C’è qualcuno che mi sta osservando?” si chiese, scrutando attentamente il giardino, per poi chinarsi. “Però qui non c’è nessuno. E non è nemmeno oscurità quella che sento…”
Il rumore della porta d’ingresso lo distrasse.
“Hai perso qualcosa?” chiese il bambino, che sembrò leggermente preoccupato dall’interesse che lo straniero stava rivolgendo al prato.
“No… Qualche animaletto ha attirato la mia attenzione, tutto qui.” Rispose lui, alzandosi e avvicinandosi al bambino, per poi porgergli la mano. “Piacere, come ho detto prima, mi chiamo Sora.” Si ripresentò.
“Arthur.” Rispose lui, ricambiando la stretta. “Allora, che cosa vorresti sapere?”
“Sono giunto qualche ora fa in paese, dove ho appreso che qualche tempo fa, qui da voi è comparso un mostro per poi, a quanto pare, scomparire nel nulla. Sono un fan di queste cose, e cercavo maggiori informazioni, così mi hanno consigliato di rivolgermi a tuo nonno.”
“D-Davvero?” rispose il bambino, incredulo. “Strano, perché noi quel mostro non lo abbiamo nemmeno visto.”
Tuttavia, qualcosa nel suo tono di voce, portò Sora a dubitare della sua risposta.
“Capisco.” Disse, per poi sospirare. “E dimmi… sai qualcosa sui custodi?”
“Custodi? Quelli di qui parlava quella misteriosa donna?”
Sora annuì.
“No, di loro non so nulla. Nessuno ha mai sentito parlare di loro prima, ma vieni, entra pure. C’è ancora un po’ di torta di mia nonna.”
“Non vorrei disturbare…”
“Mia nonna mi avrebbe già rimproverato per non averti fatto accomodare.” Rispose Arthur sorridendo. “E poi, vorrei provare ad aiutarti nella tua ricerca, per quanto possibile. Se poi arrivano i miei nonni, potrai chiedere a loro qualcosa in più.”
“Beh, allora ti ringrazio.” Fece il custode, seguendo il bambino in casa.
Lo condusse alla cucina, dove Sora si sedette vicino al tavolo, mentre Arthur apriva il frigorifero, tirando fuori due grosse fette di torta.
“Allora, da dove vieni?” chiese, mentre le metteva in due piatti, per poi prendere due forchette.
“Da un’isola molto lontana da qui. Sono in viaggio alla ricerca di informazioni, come ho detto prima.”
“Davvero? Un viaggio del genere solo per informazioni sui mostri? Non potevi usare internet?”
Sora ridacchiò. “Dalle mie parti, la cosa più tecnologica è la lampadina. Ho scoperto computer e simili solo dopo aver iniziato il mio viaggio.”
“Che strano, credevo che ormai fosse ovunque. Pure qui ce ne sono un paio, anche se li usa principalmente la polizia.”
“Eravamo piuttosto isolati. Abbiamo lasciato l’isola… solo quando non era più possibile restarci.”
“Come mai?”
“È stata distrutta.” Rispose schietto Sora, infilzando la torta con la forchetta, per poi portarsi un pezzo in bocca. “Squisita!” Continuò, ignorando lo sguardo sconvolto di Arthur.
“D-Distrutta?” ripeté lui, non sapendo cos’altro dire.
“Già. Ormai qualche anno fa. Sono stato scaraventato via, ed è così che ho iniziato il mio viaggio. Un viaggio che non è ancora finito.”
“S-Sai come hanno fatto a distruggerla? Qualche bomba atomica, o esperimenti del governo o-”
“Nulla di così semplice. La mia isola… è stata una delle prime vittime di Xehanort.” Spiegò Sora, finendo di mangiare il dolce e appoggiando la forchetta nel piatto.
“Xehanort? Quel Xehanort?!” esclamò Arthur, saltando in piedi.
“Proprio lui. Lui e i suoi mostri, gli Heartless, attaccarono la mia isola, facendola piombare nelle tenebre.” Continuò il custode, alzandosi, per poi porgere la mano in avanti. “E io… diventai il primo dei nuovi custodi della Luce.” Concluse, evocando la chiave leggendaria.
“Il Keyblade!” gridò Arthur, guardando l’arma, per poi spostare lo sguardo su Sora. “Allora tu… Tu sei uno dei custodi di cui parlava Aqua!”
“Proprio così. Anzi, di recente, sono diventato anch’io un Master del Keyblade, proprio come lei. E ora, Arthur, gradirei tu mi dicessi la verità su quel mostro.”
Il bambino lo guardò per qualche secondo per poi annuire e prendere la sedia, dirigendosi verso una mensola piena di barattoli di vetro.
“Si chiama Maltazard.” Disse, cominciando a guardare i vari barattoli. “Prima di arrivare in città, ha terrorizzato un intero mondo. Non un altro mondo, semplicemente un mondo che coesiste con questo.” Precisò. “Io ero riuscito a fermarlo qualche tempo prima, assieme ad alcuni amici, ma lui è tornato per vendicarsi e tentare di impadronirsi del nostro mondo.”
Sora non sapeva cosa dire, restando a osservarlo con la bocca spalancata.
“Avevo capito che sapevi qualcosa, ma non che eri coinvolto fino a questo punto.” Commentò infine, mentre Arthur prendeva un barattolo e scendeva dalla sedia.
“Oh, io e mio nonno siamo forse gli esseri che odia di più, dopo il suo nemico numero uno.” Spiegò, per poi appoggiare di fronte a Sora l’oggetto appena preso. “Ma fortunatamente, il suo ultimo piano gli è costato la libertà.”
Il castano abbassò lo sguardo, vedendo dentro il barattolo un piccolo essere, alto non più di qualche millimetro, che rispose al suo sguardo.
“Ma questo…” fece sorpreso, guardando il bambino.
“Sì. È Maltazard.” concluse Arthur.
“Incredibile… Siete riusciti a rimpicciolirlo?”
“No, no… lo abbiamo semplicemente riportato alle sue vere dimensioni.”
“Oh, quindi era così piccolo? Come ha fatto a seminare il panico?”
“Beh, la popolazione a cui ha… diciamo, dato fastidio è anche più piccola. Lui è considerato un gigante.”
“Nemmeno quando ero nel mondo di Alice sono diventato così piccolo…” costatò Sora, ripensando alla sua prima avventura.
“Allora, cosa ti porta realmente qui?”
“Un viaggio di controllo. Come saprai, i mondi sono tutti in pericolo, e noi custodi stiamo visitando i vari mondi per cercare di salvaguardarli. Come ti ho detto prima, arrivato in città, ho visto il manifesto con la faccia di questo mostro e ho pensato potesse essere un Heartless o un Nessuno. Fortunatamente, non è nessuno dei due, e tu l’hai già sistemato.”
“Non è stato proprio facile ma sì, ora non darà più problemi. È nostro prigioniero.”
“Siete solo stati fortunati!” ribatté una vocetta.
Sora e Arthur abbassarono lo sguardo, vedendo Maltazard guardarli con astio dalla sua prigione. “Non appena sarò libero, mi vendicherò! E obbligherò tua nonna a prepararmi tutte le torte che desidererò!”
“Questo tipo ha ottimi progetti malvagi…” commentò Sora. “Anche se dopo tutto quel che ho visto, non è neppure la cosa più assurda.”
“Come sono gli altri mondi?” chiese d’un colpo Arthur. “Insomma… Gli altri esseri sono verdi con le antenne o come?”
Sora scoppiò a ridere. “No, no… Gli altri mondi sono principalmente abitati da umani, proprio come noi. Certo, mi è capitato di incontrare oggetti e animali parlanti, persone che si trasformano in armi… Ma per la maggior parte sono tutti umani. O meglio, come aspetto. Molti di loro hanno poteri speciali.”
“Del tipo?”
“Vediamo… durante l’esame, ad esempio, c’era un ragazzo in grado di allungare il proprio corpo, come se fosse stato di gomma, e un altro che invece poteva sputare e mangiare fuoco. Poi un nostro amico è in grado di creare e distruggere da solo un intero mondo.”
“Che cosa?! È così potente?”
“Anche di più. Soprattutto adesso che ha scoperto chi è davvero. Sinceramente, non credo ci sia nessuno oltre ai suoi genitori in grado di tenergli davvero testa.”
“Caspita… Mi piacerebbe incontrarlo.”
“Ti auguro che non succeda, perché quello significherebbe che il tuo mondo è in pericolo. Suo padre è mille volte peggiore di questo esserino, credimi.”
“Impossibile, non può esistere nessuno di peggiore!”
“E se ti dicessi che è l’Oscurità stessa?”
“L’Oscurità stessa?” ripeté Arthur, mentre anche Maltazard prestava attenzione.
“Dark è il figlio della Luce e dell’Oscurità, il che fa di lui l’Equilibrio in persona. Suo padre l’ha trovato, e ha cercato di portarlo dalla sua parte. E dopo aver preso il controllo su di lui, l’ha costretto a torturare quasi a morte la persona che amava. Anche se prima non l’avrebbe mai ammesso.”
“T-Torturare?”
“Diciamo che… l’ha costretto a farle qualcosa di molto brutto… Quando li abbiamo trovati, lei era troppo debole, mentre lui era distrutto psicologicamente.”
“C-Capisco… Beh, ad ogni modo, come puoi vedere, non c’è nessun pericolo al momento.” Fece Arthur, prendendo un bicchiere d’acqua e offrendolo a Sora, che lo ringraziò. “Con Maltazard chiuso qui dentro, noi e i Minimei viviamo in pace.”
“Minimei?” ripeté Sora, non capendo a chi si stesse riferendo.
“Il popolo che vive in giardino e che Maltazard odia con tutto se stesso.”
“Che vive in giardino? Ma non ho visto nessuno prima.”
“Beh, sono alti due millimetri. Il che mi rende difficile incontrarmi con mia moglie…” rispose ridacchiando il bambino.
“Capisco…” disse il custode, bevendo un po’ d’acqua.
Tempo qualche secondo e la sputò di colpo.
“MOGLIE?!?!” urlò incredulo, guardando il bambino. “Ma avrai sì e no dieci anni!”
“Beh, sono anche abbastanza grande per loro. E poi, sono diventato il loro principe, visto che ho sposato la principessa Selenia.”
Sora era paralizzato dalla sorpresa. “O-Okay… questa mi mancava ancora.” Ammise, deglutendo. “Ma quindi, anche tu puoi diventare più piccolo?”
“Solo ogni dieci lune e solo per poco più di un giorno. Altrimenti resterei bloccato nel mio corpo da Minimeo per mille giorni.”
“Cavoli… Beh, quindi immagino tu passi tutto il tuo tempo a cercare di evitare che qualcuno calpesti la tua amata, giusto?”
“Già. Oltre a dover andare a scuola. Qui sono pur sempre un bambino qualsiasi. Mio nonno è a conoscenza della verità, mentre mia nonna e i miei genitori non ci prendono troppo sul serio, pensando che sia una nostra fantasia. O meglio, quasi, visto che Maltazard è sempre qui.”
“E non può venire lei a farti visita qualche volta?”
“Non è così facile… Un conto è se io sparisco per una notte, ma come potrei spiegare la presenza di una ragazza che non hanno mai visto prima ai miei?”
“Ottima osservazione. E quand’è la prossima luna?”
Arthur sorrise. “Proprio stanotte. E il tempo è sereno, perciò non dovrebbero esserci problemi.”
“Posso accompagnarti?” chiese Sora, lasciando il bambino sorpreso. “Vorrei incontrare anch’io questi Minimei, ma così non posso di certo parlarci. Da come Maltazard è rimasto senza fiato, deduco che per loro comunicare con noi sia praticamente impossibile.”
“Non so se è possibile… Sono molto rigidi su chi può entrare e chi no. Io stesso la prima volta sono entrato nel loro mondo solo perché mio nonno era in pericolo.”
“Non hai un modo per comunicare con loro?”
“I custodi non hanno alcun bisogno di chiedere il permesso.” Rispose una voce possente.
Sora si girò verso la porta, sgranando gli occhi quando vide un guerriero dalla pelle scura entrare in cucina, seguito da altri quattro uomini simili a lui.
“A-Avete sentito tutto?” chiese lui sorpreso.
“Sì. E conosciamo voi custodi, come anche i Minimei. Si dice che essi portino pace e caos in ugual misura per i mondi, ma tu sembri portare la prima.”
“Almeno ci provo… ultimamente le cose non sono andate proprio come speravo…”
“Ma come? Credevo che potesse passare una sola persona.” Fece Arthur, rivolgendosi a quello che doveva essere il capo.
“Il Keyblade è la chiave che apre tutte le porte.” Rispose Sora. “Con questo, posso accedere a tutto.”
“Esattamente. Il passaggio tra i due mondi dovrebbe aprirsi per te.”
“Ma voi chi siete?”
“Noi siamo i Bogo-Matassalaï, un popolo che assiste i Minimei da tempo immemore.” Rispose uno degli uomini, per poi girarsi. “Vi aspetteremo questa notte.”
Il custode rimase in silenzio mentre i cinque si allontanavano.
“Ehm… non ho ben capito chi fossero e cosa centrano con i Minimei…” confessò ad Arthur, che ridacchiò.
“Senza di loro, sarebbe impossibile andare dai Minimei. Sono gli unici in grado di aprire il passaggio.”
“Arthur? Con chi stai parlando?” intervenne una voce femminile.
“Ah, la nonna!” esclamò il bambino, guardando Sora. “Temo dovrai spiegare di nuovo tutta la storia.”
 
“Quindi tu sei un custode, eh?” chiese Archibald, dopo che il castano ebbe finito di raccontare la sua storia, questa volta riferendo anche alcune delle sue avventure.
“Già.”
“E sei venuto fin qui per informarti su lui?” chiese la nonna di Arthur, indicando il barattolo con dentro il mostro.
“Beh, inizialmente no. Semplicemente ero di passaggio e ho sentito parlare di lui. E poi quando ho saputo dei Minimei, mi sono interessato a loro.”
“Oh, quindi Arthur te ne ha già parlato?” fece Archibald, mentre sua moglie sospirava.
“Beh, io vi lascio a parlare da soli allora. Non sono più disposta a sentir parlare di loro, soprattutto dopo quel che ci è successo.” annunciò, uscendo dalla cucina.
“Devi scusarla, ma fatica ancora a crederci.” Disse l’uomo.
“Tranquillo. Nei miei viaggi ho visto di tutto, per questo non fatico a crederci, ma se fossi rimasto sulla mia isola, probabilmente nemmeno io vi avrei creduto.”
“Pensare che l’universo è in pericolo… Non sarà proprio la ripatriata migliore quella di stanotte.” Sospirò Arthur. “Selenia non la prenderà bene… non facciamo in tempo a liberarci di un nemico che subito ne arriva un altro…”
“Non vi preoccupate!” esclamò Sora. “Non lascerò che l’Oscurità vinca. Io, assieme agli altri custodi, faremo di tutto per impedirlo!”
I due lo guardarono, per poi annuire.
“Dimmi Sora…” cominciò Archibald. “Hai detto che nei tuoi viaggi ti è già capitato di incontrare dei non umani, giusto?”
“Ho anche viaggiato per un po’ con alcuni di loro. Perché?”
“Beh, i Minimei non sono solo più piccoli di noi. Sono anche leggermente diversi. E ovviamente, noi non possiamo andare da loro con il nostro aspetto.”
“Oh, quindi ci dovremmo trasformare?”
“Non ne sembri sorpreso.”
“Perché mi è già capitato: sono diventato un tritone, un vampiro, un leone, un cartone animato, un essere digitale… insomma, non sono per niente nuovo a certe esperienze.”
“V-Vampiro?” ripeté Arthur, non sicuro di aver capito bene.
“Ero nella Città di Halloween, lì non esistono umani.” Spiegò Sora, sorridendo di fronte all’espressione incredula del bambino. “Sono diventato un tritone quando sono dovuto andare in una città che si trovava sott’acqua. Mentre un leone quando sono andato in un mondo abitato da soli animali. La magia dei custodi ci permette di adattarci ai mondi in cui andiamo.”
“Incredibile… allora è per questo che tu puoi entrare nel mondo dei Minimei anche se il numero massimo di persone è di uno.” Rifletté Archibald, alzandosi in piedi e dirigendosi verso una delle mensole, tirando fuori una confezione di caramelle. “Ma sarà meglio per te presentarti con un dono per loro.” Disse sorridendo.
 
Passarono il resto della giornata ascoltando i racconti di Sora sugli altri mondi, finché alla fine non giunse la notte.
Furono i Bogo-Matassalaï a chiamarli, dicendogli di seguirli in giardino.
Una volta tutti fuori, i cinque guerrieri si misero in tondo, formando un cerchio.
Poi uno di loro prese un tappetto arrotolato su sé stesso, e aiutato dagli altri, lo srotolò, facendogli coprire perfettamente lo spazio tra di loro.
Solo allora Sora notò un piccolo buco al centro di quel cerchio.
Subito dopo, un altro guerriero prese un treppiedi, mettendolo proprio sopra di esso, per poi prendere un cannocchiale e inserendo la parte anteriore nel terreno, mentre l’altra parte guardava la luna.
“Tocca a te, Arthur.” Disse il capo dei Bogo-Matassalaï.
Il bambino annuì, raggiungendo il cerchio, e cominciando a muovere le ghiere del cannocchiale.
“Il primo anello tre tacche a destra…” disse. “Il secondo tre a sinistra… e il terzo un giro completo.”
Per qualche secondo non successe nulla: Arthur, i guerrieri e Sora erano in perfetto silenzio.
Poi, senza alcun preavviso, un fascio di luce spezzò le tenebre, collegando la luna e il cannocchiale.
“Custode, ora tocca a te amplificare la luce.” Disse uno dei guerrieri.
Sora annuì, evocando il Keyblade e puntandolo verso la luce.
La punta della chiave s’illuminò, per poi lanciare un raggio che si unì all’altro, amplificandolo.
Arthur prese fiato.
“Sora, presto, vieni qui!” disse. “Il passaggio rimane aperto solo per pochi minuti, e non si può riaprire.”
Il custode fece scomparire il Keyblade, per poi raggiungere il bambino.
“Sono Arthur!” esclamò di colpo lui. “Voglio tornare nel vostro mondo per incontrare mia moglie, la principessa Selenia. Con me ho un custode della Luce, Sora.”
Per qualche instante tornò il silenzio. Poi una voce intervenne.
“Arthur? Sei sicuro di ciò che hai detto?” chiese.
Il castano guardò il cannocchiale, sicuro che la voce provenisse proprio da sotto di esso.
“Presentati.” Lo intimò il capo dei Bogo-Matassalaï.
Il ragazzo annuì, ricevendo un assenso anche da Arthur. “Sì. Io sono Sora, un custode del Keyblade! Vengo da un altro mondo e sto viaggiando per sventare le minacce in previsione della Guerra del Keyblade, che potrebbe portare alla scomparsa dell’universo. Master Aqua mi ha sottoposto personalmente all’esame di Master, e ora, proprio come lei, ricopro quel grado. Perciò io, Master Sora, chiedo ufficialmente di poter parlare con voi Minimei!”
“Master Sora… Perché vuoi parlare con noi?” chiese la voce.
“Voglio solo parlare, tutto qui. Ho saputo della minaccia che avete recentemente affrontato, e voglio assicurarmi che l’Oscurità non possa più intervenire in questo mondo.”
“Bétamèche, puoi fidarti di lui.” Intervenne Arthur.
Per qualche secondo nessuno disse nulla.
“Va bene! Allora preparatevi!”
Non appena disse ciò, il raggio di luce cominciò a tremare.
“Ora preparati, non sarà una cosa proprio immediata.” Lo avvertì il bambino.
Poi, senza alcun preavviso, i due cominciarono a rimpiccolirsi velocemente.
Sora si alzò in volo, afferrando Arthur.
“Grazie.” Disse lui, per poi indicare la lente del cannocchiale. “Dobbiamo restare sul vetro. È quello il passaggio!”
“Va bene!”
Mentre continuavano a diminuire di dimensioni, Sora portò Arthur sulla lente, per poi restare entrambi con la schiena appoggiata a essa. Senza che i due potessero far nulla, il vetro alle loro spalle cominciò a diventare molle, facendoli sprofondare, per poi precipitare lungo il tubo del cannocchiale.
Sora cercò di restare in volo, ma una strana pressione lo costringeva a cadere sempre più in basso, andando a sbattere da tutte le parti.
Infine, i due caddero sopra un altro vetro, dove rimasero fermi per qualche secondo.
“Ahi… è sempre traumatizzante…” commentò Arthur, voltandosi verso il vetro.
“Ma perché non sono riuscito a volare?”
“Potrai chiederglielo tra poco. Intanto, saluta.” Disse il bambino.
Sora lo guardò sbattendo gli occhi, per poi voltarsi anche lui verso il vetro.
Di fronte a loro, dall’altra parte della lente, c’era un essere dall’aspetto umano, leggermente sovrappeso, con le orecchie a punta e dei folti capelli arancioni, che li stava salutando con la mano.
“Lui è un Minimeo? Sembra uno di quei folletti di cui ho sentito parlare…” fece Sora, guardando Arthur, che mise una mano in tasca. “Ma avevi detto che ci saremo dovuti trasformare. Come mai siamo uguali a prima, tranne per il fatto che siamo infinitamente più piccoli?”
“Manca l’ultima parte.” Rispose il bambino, tirando fuori una chiave, che inserì subito in una serratura sulla parete.
Subito si sentì un rumore sopra di loro.
Il custode alzò lo sguardo, vedendo l’altra lente che cominciava a precipitare verso di loro.
“Arthur… temo tu l’abbia messa dalla parte sbagliata!” esclamò preoccupato.
Il bambino sorrise, mentre il vetro li raggiungeva.
Sora si portò le mani sopra la testa nel tentativo di proteggersi dall’impatto, ma con sua sorpresa, questo non avvenne.
La lente gli passò attraverso, coprendoli completamente con una strana gelatina, dopodiché il vetro su cui erano caduti li fece passare oltre, lasciandoli cadere sul pavimento, proprio ai piedi di Bétamèche.
“Bentornato Arthur!” esclamò questi, andando ad aiutare il bambino a togliersi di dosso la gelatina.
“Grazie… è un piacere rivederti!” rispose lui, alzandosi e togliendosi la gelatina rimanente, rivelando così il suo nuovo aspetto: proprio come l’essere al suo fianco, i tratti del suo viso erano diventati più simili a quelli di un folletto e le sue orecchie si erano allungate.
Indossava un vestito che sembrava essere fatto di foglie e pezzi di legno, mentre i suoi capelli erano diventati completamente bianchi, oltre che essersi allungati, andando tutti all’insù.
“Selenia non vede l’ora di poter riabbracciare il suo compagno. Anche se pare che sia il cognato ad avere per primo questo onore.” Scherzò, per poi voltarsi verso l’ospite straniero, che si stava rialzando.
“Benvenuto anche a te, Master Sora.” Disse, mentre il custode si toglieva di dosso la gelatina.
“Ugh… questa è stata la più strana delle mie trasformazioni…” fece lui, guardandosi le mani e poi i vestiti. Questi erano rimasti dello stesso colore, ma ora erano composti anch’essi di foglie e legno.
Non visibili al suo sguardo erano i nuovi tratti del suo viso, anche per lui diventati simili a quelli di un folletto: gli occhi erano diventati leggermente a mandorla, e anche a lui le orecchie si erano allungate. I suoi capelli erano rimasti dello stesso colore, ma avevano perso la loro tipica forma, diventando una folta chioma.
Il custode si portò una mano sulla testa, per poi sospirare.
“Speriamo che dopo tornino normali, o Kairi mi correrà dietro con le forbici per tagliarli.” Disse ridendo.
“Tranquillo, una volta tornati alle nostre dimensioni originali, perderemo ogni caratteristica da Minimeo.” Fece Arthur.
“Allora, direi che è il momento di andare. Il consiglio e Selenia vi stanno aspettando.” Esclamò Bétamèche, dirigendosi in fretta verso una porta.
Senza aspettare un secondo, Arthur gli corse dietro, lasciando indietro Sora.
“Deve volergli veramente bene per affrontare tutto questo…” mormorò lui, per poi sospirare. “Parlo proprio io…”
Scuotendo la testa per liberarsi di quei pensieri, si avviò anche lui verso la porta.
Nello stesso momento, sopra la mensola nella cucina di Arthur, Maltazard sorrise.
 
Sora seguì Arthur e Bétamèche, che lo condussero attraverso diversi corridoi, fino a ritrovarsi di fronte a una piazza, in quel momento piena di Minimei, i quali cominciarono subito a parlottare tra di loro non appena videro il custode.
Tuttavia il mormorio venne interrotto dal rumore di passi veloci, che anticiparono una Minimea dai capelli rossi che stava correndo verso Arthur, per poi saltargli addosso, venendo presa al volo dal bambino.
“Finalmente sei tornato.” Disse lei, abbracciando il compagno, che ricambiò il gesto.
“Lo sai che non potrei mai lasciarti. In fondo siamo sposati, no?” rispose lui sorridendo.
“Allora lei deve essere Selenia, giusto?”
La ragazza si staccò da Arthur, per poi voltarsi verso l’ospite.
“Esatto. E tu devi essere Master Sora.”
“Chiamatemi solo Sora. Detesto che qualcuno mi parli dandomi troppo rispetto. In fondo, sono ancora un ragazzo.”
“Che cosa ti porta da queste parti?” chiese seria Selenia.
“Come ho detto prima, sono solo di passaggio. Ho scoperto dell’esistenza di Malta-”
“Non nominarlo!” ordinò la ragazza. “Da noi nessuno lo nomina.”
“Che cosa? Un altro Voldemort?”
“Voldemort?” chiese Bétamèche, guardandolo con aria interrogativa.
“Un tipo di un altro mondo che quasi nessuno osava nominare per la paura.”
“Quindi tu sei o molto forte o molto stupido.” osservò Selenia.
“Forse un po’ il secondo punto…” ridacchiò il custode. “Non sono mai stato il genio del gruppo, ma me la sono cavata quando ho salvato l’universo per due volte.”
“Come?”
“In passato ho viaggiato per i mondi, affrontando l’Heartless e il Nessuno di Xehanort. Molti mondi ne sono rimasti all’oscuro, ma questa non è la prima battaglia conto Xehanort. Anche più di dieci anni fa altri custodi lo affrontarono, tra cui Master Aqua. Purtroppo, però, non riuscirono a sconfiggerlo, come nemmeno io e i miei amici.”
“Questo Xehanort… è così potente?” chiese Bétamèche.
“Sì… e il problema è che non è nemmeno lontanamente paragonabile al nostro vero nemico…”
“Come? Master Aqua non ha parlato di un altro nemico!” esclamò Selenia.
“Perché all’epoca del messaggio non ne era a conoscenza. Io e i miei amici lo abbiamo scoperto poco prima di sostenere l’esame per diventare Master. Il nostro nemico… è peggio di chiunque possiate anche solo immaginare. Il vostro nemico, Xehanort, gli Heartless… anche se dovessero combattere tutti insieme, non riuscirebbero a raggiungere il suo livello.”
“Un nemico più potente di M il Malvagio? Impossibile!” esclamò spaventato uno dei Minimei.
“Mi dispiace dovervelo dire, ma il nostro vero avversario ha il potere di distruggere l’universo… ed è per questo che ci stiamo preparando alla guerra finale. La Guerra del Keyblade.”
“Ma chi è?” domandò Selenia.
“L’Oscurità… è l’Oscurità stessa il nostro nemico.” Rispose Sora.
A quelle parole, il silenzio piombò sopra la piazza.
“L’Oscurità…” disse un vecchio Minimeo. “Credevo fosse solo una leggenda… Non credevo potesse esistere davvero un’entità reale.”
“Padre…” fece Selenia.
“La leggenda narra che molto, molto tempo fa, c’è chi dice addirittura alle origini dell’universo, l’Oscurità abbia dato via a una battaglia senza fine contro la Luce. Battaglia che continua ancora oggi.”
“E in questa battaglia, c’è stato un solo giorno di tregua.” Continuò Sora. “E in quel giorno, nacque l’Equilibrio.”
“L’Equilibrio? Vuoi dire che esiste anche una terza entità?” domandò Bétamèche.
Sora sorrise. “Certo. E io ho viaggiato con lui.”
“Che cosa?!” esclamarono tutti.
“Vuoi dire che tu sei riuscito a stare al fianco di un essere superiore?” domandò incredulo il padre di Selenia.
Il custode annuì. “Lo abbiamo incontrato un po’ di tempo fa, e ha cominciato a viaggiare con noi. Si è presentato come custode dell’Equilibrio, e ne era convinto. Poi, non molto tempo fa, ha incontrato suo padre, e la verità è venuta a galla.”
“Raccontaci tutto.” Disse Selenia.
“Sicuri? Se ho capito bene non avete molto tempo.”
“Qualche ora possiamo permettercela. Inoltre, se l’universo è in pericolo, lo siamo anche noi.”
Sora sospirò. “Comincio a raccontarla troppe volte questa storia…”
 
“Capisco… E così, ora il nostro destino è nelle mani di questo Dark…” fece Selenia, non appena il castano finì di raccontare il suo viaggio.
“Sì. Lui farà di tutto per fermare suo padre e Xehanort, ne sono sicuro. E io non posso essere da meno. Userò tutte le mie forze per aiutarlo. L’Oscurità non vincerà!”
“Ma come agisce l’Oscurità? Non interverrà di persona ogni volta, no?”
“Una volta avrei potuto rispondere di no. Ma ora… si è già mostrata di fronte a quasi tutti noi. Ha distrutto il nostro mezzo di trasporto nel tentativo di eliminarci. Senza contare come ha costretto Dark a torturare Hikari…”
“Questo significa… che c’era lui dietro a M? È lui il responsabile di tutto il male?”
Sora scosse la testa. “No, altrimenti gli basterebbe volere che tutti diventassero come Xehanort. Lui sfrutta l’oscurità presente nei cuori: dubbi, rabbia, odio… anche il dolore… Lui usa questi elementi per farti cadere sua vittima. È per questo che bisogna fare attenzione: in tutto l’universo ci sono solo sette cuori privi d’oscurità, e le persone a cui appartengono sono definite le sette Principesse della Luce. Sono state riunite una volta da Xehanort, che ha rubato e messo insieme sei di quei cuori, creando un Keyblade oscuro. Un Keyblade in grado di aprire i cuori.”
“E che cos’è successo?”
“All’epoca Xehanort aveva prima guidato e poi posseduto un mio amico, fino ad assumere il controllo completo del suo corpo. A essere sincero, ho iniziato il mio primo viaggio per motivi egoistici: la mia isola era stata distrutta, e io ho cominciato a cercare Riku e Kairi per i vari mondi. Riku però non è riuscito a resistere all’oscurità, e si è lasciato dominare. Dopo aver sfruttato una creatura che mirava a dominare i mondi, ha prelevato i cuori di sei principesse, e con quel Keyblade mi ha attaccato. Io riuscii a sopraffarlo, ma prima di andarsene, mi rivelò chi era la settima principessa e dov’era il suo cuore.”
“E dov’era?” chiese Arthur.
Sora si portò una mano sul petto.
“Qui. Era sempre stato con me, perché la settima principessa della Luce era Kairi, e lei aveva involontariamente trasferito il suo cuore dentro il mio.” Rivelò facendosi scappare una piccola risata. “Pare che i cuori mi prendano come un hotel dove riposarsi lontano dai loro corpi.”
“Com’è possibile? Insomma, uno non può avere due cuori!” esclamò Selenia.
“Non due cuori fisici… noi custodi ci riferiamo ai cuori come anime. I cuori contengono ricordi, sentimenti… contengono la nostra essenza.”
“E come hai liberato il cuore di Kairi?” lo interruppe Bétamèche.
“Facendo l’unica cosa che mi venne in mente. Xehanort prima di scomparire aveva lasciato cadere a terra il Keyblade. Perciò lo presi e mi colpii al cuore, rilasciando il cuore di Kairi. E anche il mio. Scomparvi nell’oscurità, tornando indietro come Heartless. Però, a differenza di tutti gli altri, ero riuscito a mantenere la mia identità. Ero cosciente di chi ero.”
“Aspetta… vuoi dire che adesso sei un Heartless?” domandò Selenia, portando la mano su un pugnale che aveva legato attorno alla vita.
“No, no, tranquilla. Quando incontrai di nuovo Kairi, tornata in possesso del suo cuore, avvenne quello che si potrebbe definire un miracolo. Nonostante il mio Heartless e il mio Nessuno fossero ancora vivi, riuscii a tornare me stesso, come mi vedete ora.”
“Nessuno? Aspetta, che cosa significa?”
“Roxas, il mio Nessuno. Quando si crea un Heartless, nasce un Nessuno. E se il tuo cuore è sufficientemente forte, il Nessuno ha il tuo aspetto e ricordi. Tuttavia, non è in grado di provare sentimenti.”
Bétamèche aprì la bocca per fare un’altra domanda, ma non ebbe il tempo di pronunciare sillaba che il terreno cominciò a tremare.
“C-Che cosa sta succedendo?!” esclamò Arthur, cercando di restare in piedi.
“La Luna!” gridò Selenia, alzando un dito verso il satellite.
Tutti seguirono lo sguardo, per poi spalancare gli occhi.
Come se vi fosse stata incisa, una serratura brillava sopra di essa.
“Impossibile!” urlò Sora, evocando il Keyblade e puntandolo contro l’astro notturno.
Il raggio di luce uscì come sempre, ma durante il tragitto s’infranse nel nulla.
“Che cosa? Perché non riesco a chiuderla?”
“Che cosa sta succedendo, Sora?” chiese Arthur.
“Qualcuno ha aperto la serratura del vostro mondo!” rispose il custode, senza nascondere la sua preoccupazione. “E per qualche motivo, il mio Keyblade non riesce a richiuderla!”
“Che cosa significa?”
“In parole povere… questo mondo potrebbe essere presto distrutto.”
Prima di poter dire altro, intorno a tutta la piazza apparvero un centinaio di piccoli varchi oscuri, da cui uscirono degli Shadow, affiancati da alcuni Soldati.
“E questi cosi da dove saltano fuori? Non sono insetti!”
“No, questi sono Heartless! Non provate ad attaccarli, le vostre armi non serviranno a nulla contro di loro!” rispose Sora, alzando la mano libera e aprendo un varco dietro di lui. “L’ho impostato verso la cucina di Arthur, attraversatelo! Non posso assicurarvi di riuscire a proteggervi tutti se restate qui!”
“Non possiamo abbandonarti a combattere da solo!”
“Ho affrontato migliaia di questi esseri, non è un problema per me, ma se voi restate qui, mi sareste solo d’intralcio!” replicò il custode, per poi creare una sfera di fuoco che lanciò contro un paio di Heartless, che esplosero non appena colpiti dalla magia. “Vi prego, fate come vi chiedo!”
“Va bene… Forza, andiamo!” ordinò il padre di Selenia, correndo dentro il varco, seguito subito da tutti gli altri.
Solo Selenia e Arthur rimasero al loro posto, senza muoversi.
“Che cosa credete di fare? Vi ho già detto che le vostre armi sono inutili contro di loro!” urlò Sora.
“E con ciò?” domandò Selenia, lanciando il suo pugnale a Arthur, che lo prese al volo, per poi tirarne fuori un altro da una tasca, buttando via la fodera. “Questo è il nostro mondo, e io sono la futura regina dei Minimei. Non crederai davvero che me starò in disparte a guardarti combattere per noi, vero?”
Il custode sospirò, per poi lanciare il Keyblade come un boomerang, falciando una decina di Heartless, che scomparvero nell’oscurità.
“Fate come volete, ma vi avverto che le cose non-”
Ma prima che potesse finire la frase, Selenia lanciò il pugnale contro un Heartless, trapassandolo in piena testa, facendolo così sparire.
“Che cosa dicevi sul fatto che le nostre armi erano inutili?” chiese lei, sorridendo.
Sora la guardò esterrefatto, per poi scuotere violentemente la testa.
“Non male, lo ammetto. Sono pochi quelli che riescono a ferire o eliminare un Heartless senza usare il Keyblade. Ma ora non hai più nessuna arma da usare.”
“Anche se l’avesse, sarebbe inutile.” Disse una voce.
Sora e i due Minimei si girarono, ritrovandosi a guardare Maltazard, libero, che camminava tra gli Heartless senza alcuna difficoltà.
“Tu?!” esclamò irata Selenia.
“Già, io.” Rispose lui, sorridendo.
“Visto così, fa decisamente paura…” commentò Sora. “Come hai fatto a liberarti?”
“Ottima domanda, custode… Vedi, il tuo arrivo era in parte previsto. Lo stavo aspettando per attuare questo piano. Tuttavia, non dovevi essere tu.”
“E chi allora?”
Maltazard sorrise di nuovo, per poi parlare con una voce diversa.
“Dark. Aspettavo lui per manovrare questo debole essere.” Disse.
Sora spalancò gli occhi.
“Tu!” esclamò, puntandogli contro il Keyblade.
“Lui chi?” domandò Selenia.
“L’Oscurità… è nel corpo di Maltazard.” Spiegò il custode, deglutendo.
“Già… Sono proprio io.” Continuò l’avversario, schioccando le dita. “E dimmi, Sora, come pensi di affrontarmi con quelle tue ridotte dimensioni? Come vedi, la serratura è bloccata. E il tuo misero Keyblade non può fare nulla.”
“Che cosa vuoi fare al nostro mondo?!” gli urlò Arthur.
“Distruggerlo ovviamente.”
“Non te lo permetterò!” dichiarò il custode, partendo all’attacco pronto a colpirlo.
Ma questi alzò un braccio, bloccandolo a mezz’aria.
“Non sei ancora sufficiente…” giudicò, per poi spedirlo indietro, facendolo andare a sbattere per terra.
“Sora, Arthur, Selenia! Affrontatemi se ci riuscite!” li sfidò, mentre gli Heartless attorno a lui cominciavano a circondarlo, per poi farlo sparire sotto la loro massa.
Per qualche secondo non successe nulla.
Poi, tutto d’un colpo, una colonna nera si alzò da dove si trovavano, raggiungendo il cielo.
Lentamente, questa cominciò a cambiare forma, assumendo gli stessi tratti di Maltazard, solo che adesso era alto un centinaio di metri.
Sora e i due compagni alzarono lo sguardo.
“È un po’ più alto dell’ultima volta…” considerò Arthur, deglutendo e indietreggiando.
“Ha fuso gli Heartless con lui… l’ha trasformato definitivamente in un essere oscuro…” disse il custode, guardando il suo Keyblade.
“Che cosa facciamo? Era impossibile affrontarlo quando era alto come un umano, e ora…”
“A questo punto non mi resta altra soluzione… dovrò forzare il passaggio.” Decretò Sora, alzando il Keyblade verso l’alto.
“Che cosa?”
“La nostra trasformazione. Cercherò di innescarla artificialmente e immediatamente, ma non posso assicurare nulla sui risultati.”
“Potresti farlo anche per me?” chiese Selenia. “Non voglio restare in disparte.”
“Ma Selenia, tu-”
“Se tu puoi trasformarti in uno di noi, allora anch’io posso diventare come te.” affermò lei, per poi tornare a guardare Sora.
“Non lo so… potrebbe funzionare, oppure no. Non sono nemmeno sicuro funzioni per me e Arthur.”
“Provaci.”
Il ragazzo annuì, mentre il Keyblade s’illuminava.
“Allora andiamo!” urlò, mentre gli altri due mettevano le mani sul Keyblade.
 
Maltazard voltò lo sguardo verso il basso, vedendo una luce brillare, per poi diventare sempre più grande.
Prima che potesse rendersene conto, si divise in tre fasci, che andarono a sbattere sull’erba del giardino.
“Ohi… l’atterraggio non è stato dei migliori neppure stavolta…” fece il custode, tornado al suo aspetto normale, rialzandosi.
“Già…” rispose Arthur. “Tutto bene, Sele-”
Ma il bambino si bloccò.
Di fronte a lui c’era una bambina della sua età, con lunghi capelli rossi e con addosso una tunica verde, che si stava rialzando da terra.
“Che male… voi custodi non siete i migliori nel far atterrare qualcuno, vero?” chiese, guardandoli, per poi spostare la testa a lato. “Arthur, perché mi stai guardando con la bocca aperta?”
“S-Sei… fantastica…” disse lui, cercando di riprendersi.
Ma prima che potesse dire altro, una folata di vento si alzò su di loro, sollevandoli da terra.
“Vedete di resistere a quest’altra di caduta!” urlò la voce dell’Oscurità, scagliando verso l’alto Arthur e Selenia, mentre spedì Sora nuovamente sul prato.
“No!” urlò il castano, guardando i due bambini volare verso l’alto.
Ma prima che potesse anche solo pensare ad altro, il rumore di un vento impetuoso, che sembrava costretto in una feritoia riempì l’aria, sovrastando ogni altro suono.
“E ora che cosa sta-” fece il custode, per poi vedere il cielo sopra di loro piegarsi, lasciando uscire dal nulla una cabina del telefono blu, che andò a sbattere contro il volto di Maltazard, rimbalzandoci sopra e allontanandosi illesa, continuando a ruotare su se stessa a velocità folle, e con suo orrore, Sora la vide andare verso Arthur e Selenia.
Tuttavia, prima che i due potessero andarci a sbattere contro, una porta si aprì verso l’interno da uno dei lati, lasciando entrare i due, e lasciando sentire subito dopo il rumore di due tuffi.
“Eh?” esclamò sorpreso, sbattendo le palpebre un paio di volte, non sicuro di aver sentito bene, per poi vedere la cabina scomparire nello stesso modo in cui era arrivata.
 
Arthur e Selenia uscirono subito con la testa dall’acqua, cercando di riprendere aria.
“Ma che diamine è successo?!” sbottò la bambina, nuotando fino al bordo di quella che aveva tutta l’aria di essere una piscina al chiuso.
“Scusateci, ma non abbiamo avuto il tempo di farvi arrivare nella stanza dei materassi.” Disse una voce, mentre i due videro degli asciugamani volare verso di loro, prendendoli al volo. “Uscite e asciugatevi. Direi che non è il momento giusto per perdere tempo in un bagno.”
“Ma come… stavamo precipitando e siamo caduti… in una piscina?” fece Arthur, guardandosi intorno.
“Sì, cose che capitano più volte di quanto possiate immaginare.” Continuò la voce, mentre una ragazza dai capelli biondi che indossava un paio di jeans e una maglietta rossa entrava nella stanza. “Anche se a essere sincera, mi mancavano ancora un mostro gigante e due bambini che tentano stupidamente di affrontarlo.”
“Chi sei?”
“Rose Tyler, piacere di conoscervi. Ora sbrigatevi e seguitemi.”
I due annuirono, ancora sorpresi, avvolgendosi con gli asciugamani e seguendola nella stanza accanto.
Si ritrovarono in una stanza enorme, con al centro uno strano macchinario che arrivava fino al soffitto, composto da un panello circolare che stava attorno a una colonna di vetro al cui interno c’erano diversi pezzi in movimento.
Di fronte a quel tripudio di tecnologia, intento a muovere leve e premere bottoni, a volte prendendoli a martellate, si trovava un uomo con un completo elegante beige.
“Stanno bene tutti e due.” Gli disse la bionda, raggiungendolo. “Quanti danni abbiamo subito?”
“Mia cara Rose, lo dovresti sapere che quasi niente può scalfire questa bellezza!” rispose l’uomo, con un tono assolutamente non serio, guardandola con un sorriso e baciando la macchina subito dopo. “Nemmeno un mostro gigante alto circa cento volte più di noi.”
“Arthur… che cos’è quella cosa?” chiese Selenia, guardando incredula il macchinario, che sembrava continuare a sbuffare.
“Ehi!” esclamò l’uomo, girandosi verso di lei. “Parlane bene, non è una qualsiasi cosa! Lei è il TARDIS, ed è grazie a lei se vi abbiamo salvato l’osso del collo. Ora… voi chi siete?”
“Questo dovremmo esserlo noi a chiederlo! Siete custodi?” replicò Arthur.
“Custodi? Certo che no.” Rispose Rose, sorridendo. “Sebbene anche noi passiamo gran parte del nostro tempo a salvare mondi…”
“È un soprannome che mi manca ancora. Alcuni mi chiamano Distruttore, altri Salvatore, altri ancora Vattenedalnostromondo… No, forse quest’ultimo non è un nome…” rifletté guardando in alto. “Ma che importanza ha? Voi chiamatemi il Dottore.”
“Il Dottore? E che razza di nome è? E dove ci troviamo adesso?” urlò Selenia, perdendo la pazienza.
“Come ho detto prima, siete a bordo del TARDIS, e per essere meno precisi, stiamo volando nello spazio tempo, ma non avete ancora risposto alla mia domanda… chi siete?”
“Io sono Selenia, principessa dei Minimei.” Rispose la ragazza, per poi guardare il compagno. “E lui è Arthur, mio marito.”
“Marito? Non siete un po’ troppo… giovani?” chiese Rose.
“Oh, no. Anzi, per alcuni sono anche decisamente grandi.” Fece il Dottore, per poi tirare fuori da una tasca uno strano oggetto di metallo, che puntò contro i due, facendo accendere una luce azzurra accompagnata da un ronzio.
“Interessante… Uno di voi è umano, e l’altro non proprio.” Disse spegnendolo. “Ma chi sono io per parlare? Dopotutto non credo ci siano umani con due cuori come me, no?”
“Che cos’è quello? Una specie di spada laser?” domandò Arthur.
“Oh, nulla di così incredibilmente banale. È un cacciavite sonico. Allora…” continuò lui, alzando entrambi gli indici delle mani. “Che cos’era quella cosa là fuori?”
“L’Oscurità. Era l’Oscurità dentro il corpo di un nostro nemico.”
“L’Oscurità? Dottore, non è un po’ presto? E soprattutto, non avevi detto che non interveniva mai in prima persona?!” esclamò Rose, guardando l’uomo, che assunse un’espressione semi preoccupata.
“Primo, il Dottore mente. Secondo, il Dottore molto, ma veramente molto raramente, sbaglia.”
“Tipo modesto, eh?” lo interruppe Selenia.
“Quando hai oltre novecento anni umani, della modestia non rimane molto.” Rispose lui, ignorando la ragazza, la quale sgranò gli occhi. “Terzo… Il Dottore non ha mai voluto affrontare quel mostro. E non mi riferisco a quello qui fuori, ma quello che si trova dentro.”
“C’è qualcosa di cui hai paura anche tu?”
“Ho paura di molte cose, Rose. Ma quella è la prima della lista. Mi dispiace ragazzi, ma questo cambia le carte in tavola. Ce ne andiamo il più lontano possibile! Che ne dite dell’anno 3000? Molto pacifico, almeno finché non arriveranno gli alieni per tentare di conquistare di nuovo la Terra e-”
“Noi non andremo da nessuna parte!” esclamò Selenia, avvicinandosi a lui e guardandolo minacciosa. “Là fuori c’è il nostro mondo, e i nostri amici! Il mio popolo! Non li abbandonerò scappando come una codarda!”
“E io sono con lei!” disse Arthur. “Inoltre, Sora sta combattendo da solo e non-”
“Sora?” fece il Dottore, guardandoli. “Un ragazzo dai capelli castani, a punta, tutti all’insù, aria un po’ da tonto, occhi azzurri… Quel Sora?”
“Lo conosci?” domandò Rose.
“Diciamo di sì… io conosco lui, ma lui non conosce me. Non ancora almeno. E forse non mi conoscerà mai.”
“Basta, non aspetterò oltre!” dichiarò la principessa dei Minimei, andando verso l’unica porta della stanza. “Io vado. Forza Arthur, non possiamo lasciare che M vinca.”
“La serratura del vostro mondo è stata aperta.” Disse il Dottore. “Non è un evento che capita spesso. E quando capita, quel mondo è condannato.”
“Allora noi cambieremo questa regola.” Rispose Arthur. “Selenia ha ragione, non possiamo arrenderci così.”
Il Dottore restò in silenzio per qualche secondo, per poi sorridere.
“Sapete, chiudere una serratura è un’esperienza che ancora mi manca!” esclamò, cominciando di nuovo a trafficare con il marchingegno al centro della stanza.
Subito l’intera struttura cominciò a tremare.
“Ma prima, dobbiamo andare a prendere qualcun altro!” annunciò, afferrando altre leve per non cadere. “Senza considerare che ora come ora, voi due non avete nessuna possibilità di vittoria. Tenetevi forte!”
 
 
Sora venne colpito in pieno dal pugno della creatura, che lo spedì contro un muro della casa di Arthur, il quale cedette e lo lasciò entrare, rotolando lungo il pavimento e le macerie, fermandosi contro l’altro muro.
“Maledizione… è troppo forte…” mormorò, rialzandosi ma cadendo subito a terra, sputando del sangue.
Lo sguardo gli cadde sul varco che si stava chiudendo in ciò che restava della cucina.
Fortunatamente era riuscito ad aprirlo e a far entrare i Minimei, i nonni di Arthur e i guerrieri Bogo-Matassalaï, mandandoli nella Città di Mezzo.
Ora, però, era da solo.
La cabina che aveva preso Arthur e Selenia era scomparsa nel nulla prima che riuscisse a raggiungerla, e ora Maltazard era in piedi di fronte a lui, ghignando.
“Allora Sora… Vuoi continuare a combattere o ti arrendi?” fece la voce dell’Oscurità, che risuonò nell’aria.
“Mai!” replicò il custode, tagliando l’aria di fronte a sé con il Keyblade. “Non mi arrenderò mai a te!”
L’avversario ridacchiò. “Divertente… e come speri di fare? Sei rimasto da solo ad affrontare me, l’essere più potente dell’universo. Non ho visto chi è intervenuto prima per salvare quei due mocciosi, ma anche lui è scappato via subito.”
Sora digrignò i denti per la rabbia.
“Sì, così. Presto cadrai anche tu sotto il mio potere.”
“No… Io ti sconfiggerò assieme a tutti gli altri! Non vincerai!”
“La tua è una causa persa, custode della Luce!”
Sora fece per replicare, ma si sentì di nuovo lo stesso rumore di prima.
Il custode si girò, vedendo la cabina blu cominciare a materializzarsi dal nulla alle sue spalle, finché non divenne definitivamente visibile.
“Sai… mi piacciono le cause perse.” dichiarò una voce, mentre la porta dalla cabina si apriva, lasciando uscire il Dottore. “Sono quelle che ti spingono ad andare avanti.”
“E tu chi sei?” domandò il castano, alzandosi.
“Sono il Dottore. E tu sei Sora, giusto? Piacere di conoscerti nuovamente, ma se non ti dispiace, rimanderò a dopo i saluti.”
“Il Dottore?” ripeté l’Oscurità, per poi scoppiare a ridere sonoramente. “Non ci credo… mi hai evitato per così tanto tempo e ora vieni di fronte a me di tua spontanea volontà!”
“Che cosa?” esclamò il custode, guardando alternamente i due.
“Sì, hai ragione. Sono oltre novecento anni che scappo da te. Come fanno quasi tutti nell’universo, aggiungerei. A essere precisi, è quello che fanno fin dall’inizio dei tempi. Sai, li ho sempre visti opporsi a te.”
“Sono sempre stato temuto da tutti, non c’è bisogno che tu venga a ricordarmelo.”
“Ho passato la mia intera vita a cercare di metterti i bastoni tra le ruote, per quanto mi fosse possibile senza un confronto diretto, ma tu hai sempre manovrato tutti i miei nemici, dico bene?”
“Insomma, di cosa state parlando?” chiese Sora, confuso.
“Solo che in tutta la storia dell’universo, mi sono sempre ritrovato ad affrontare creature corrotte da lui.” Spiegò il Dottore. “E che ora è giunto il momento che io lo affronti faccia a faccia.”
“E come conti di fare, Dottore?” chiese divertito l’Oscurità. “So bene che tu non usi mai nessuna arma oltre al tuo cacciavite. E quello con me è inutile.”
“Vero. Per questo, ho chiesto aiuto a un po’ di persone.” Rispose lui, mentre dalla cabina uscivano Arthur e Selenia, entrambi con in mano una spada, i quali si voltarono verso l’alleato.
“Siamo in ritardo?” chiese la principessa sorridendo.
“Arthur! Selenia! State bene!” esclamò sollevato il custode della Luce, osservando come sembravano più grandi rispetto a pochi minuti prima.
“E non sono soli!” urlò un’altra voce, mentre dietro i due sposi appariva un ragazzino dai capelli bianchi, affiancato da un altro della stessa età dai capelli verdi e neri, che teneva in mano una canna da pesca.
“Così è lui quello che dovrei salvare?” chiese una ragazza dai capelli viola, che indossava una divisa scolastica, tirando fuori da una tasca un ventaglio con cui cominciò a farsi aria. “Consideralo già fatto.”
“Tsk! Non c’è alcun bisogno di salvarlo. Basta assicurarsi che quell’altro tipo sia fatto a fettine sufficientemente piccole da risultare innocuo.” Replicò un uomo dai corti capelli verdi, che si portava dietro tre spade e che rivolse subito uno sguardo minaccioso al nemico.
“Cavoli Dottore… Quando mi ha chiesto aiuto, non pensavo che mi sarei ritrovato con una simile squadra di pazzi…” commentò un altro uomo dai capelli neri, che aveva tra le mani quello che pareva essere un grosso cannone laser.
“Beh, io e il fratellone abbiamo visto cose anche più assurde… forse.” Fece Alphonse, uscendo e mostrando un sorriso.
“Tutto questo non ha importanza.” Disse un altro ragazzo, che indossava dei vestiti neri, uscendo e togliendo dalla mano sinistra un guanto dello stesso colore. “Occhio per occhio, dente per dente, male per male.”
“Spero non ti dispiaccia, Oscurità, ma ho pensato che prelevare un po’ di persone in grado di affrontare gli Heartless, e spero anche te, potesse tornare utile.”
Maltazard li guardò tutti dall’alto, per poi scoppiare ancora a ridere.
“Tu pensi davvero che portandomi dei ragazzini io possa essere in difficoltà? Mi deludi, Dottore.”
Ma prima che potesse dire altro, un raggio laser lo colpì in mezzo agli occhi, costringendolo a cacciare un piccolo lamento.
“Forse da soli no, ma tutti insieme credo che qualcosa riusciremo a farti.” Disse una donna dai ricci capelli biondi, abbassando un pistola.
“Mi chiedevo quando saresti arrivata. Tutto bene?” fece il Dottore, guardandola.
Lei gli sorrise. “Spoiler.” Rispose semplicemente, appoggiando la canna della pistola sulla spalla. “Ora, ho creduto necessario portare qui un altro custode… Spero non ti dispiaccia, dolcezza.”
“Un altro custode?” intervenne Sora.
“Esatto. Un custode che a quanto pare in questo tempo non esiste più.” Rispose una voce, mentre una figura si avvicinava a loro. “Ma non ha importanza. Ero pronto a una simile eventualità.”
Sora guardò sorpreso l’uomo che si stava avvicinando: indossava una tunica bianca, che copriva un’armatura che al custode della luce ricordò quella di Aqua, Terra e Ventus, soprattutto per via dello stesso simbolo che aveva sulla vita. Il suo volto era deturpato da due vistose cicatrici, che rendevano ancora più dura la sua espressione seria, e allo stesso tempo malinconica. I suoi capelli erano neri, con una capigliatura che ricordava vagamente un ananas. Infine impugnava un Keyblade grigio, che Sora riconobbe immediatamente.
“Master… Eraqus?” pronunciò incredulo.
“Vedo che conosci il mio nome.” Rispose lui, raggiungendolo e guardandolo con attenzione, soffermandosi sul suo Keyblade. “Posso sapere come ti chiami.”
Il castano si riprese subito, togliendosi di dosso la sua aria sorpresa. “Io sono Master Sora. È un onore conoscere l’insegnante di Aqua, Terra e Ventus!” rispose.
“Master? Così giovane?” commentò lui, sorridendo. “Sembra che le cose siano messe davvero male. Chi è stato a nominarti?”
“Master Aqua e Master Yen Sid.”
“Ragazzo, è meglio non spoilerare troppo del futuro. Potresti cambiare gli eventi.” Disse la donna.
“Se non sbaglio, sei stata tu a portarlo qui.” Le fece notare il Dottore.
“Oh, per te questo e altro, dolcezza.” Rispose lei divertita, per poi puntare di nuovo contro l’avversario la sua pistola. “Ora, che cosa facciamo con lui?”
“Io direi di cominciare col farlo uscire da quel corpo.” Fece Arthur, alzando la spada di fronte a sé. “Non ci siamo allenati per anni per niente!”
“Anni?” domandò Sora. “Ma sono passati sì e no dieci minuti!”
“Non per loro.” Spiegò il Dottore. “Li ho portati in un altro mondo e in un altro tempo per farli allenare. E sì, il TARDIS, alias cabina del telefono blu, può viaggiare nel tempo e nello spazio.”
“L’ultimo esemplare della sua specie.” Ricordò l’Oscurità. “Proprio come te, Signore del Tempo. Sterminatore di Dalek. O come preferisci che ti chiami?”
“Dottore andrà più che bene. Tu invece… come dobbiamo chiamarti? M? Maltazard? Oscurità?”
“Chiamatemi Fine!” rispose lui ghignando, per poi alzare una mano, facendo cadere una decina di fulmini a terra.
La maggior parte dei presenti li evitarono, tranne la ragazza dai capelli viola, la quale ne prese in pieno uno, restando tuttavia in piedi senza alcuna difficoltà.
“Tutto qui?” domandò lei, chiudendo di colpo il ventaglio, il quale stava fumando per la temperatura a cui era appena stato sottoposto. “Speravo in qualcosa di meglio. Kumagawa era ben più pericoloso.”
“Oh, una Anormale. Hai scelto degli alleati piuttosto strani, Dottore.”
“Sai com’è, non volevo sfigurare.” Rispose lui sorridendo. “E Medaka mi sembrava un’ottima candidata.”
“Umpf!” fece lo spadaccino dai capelli verdi, avvicinandosi e mettendosi tra i denti l’elsa di una delle spade. “Esibizionista. Ma devo essere grato di poter affrontare un avversario così potente.”
“Non cambi mai, eh, Zoro?” intervenne Arthur. “Ci hai addestrato per un anno e continuavi a chiederci solo se valeva la pena affrontarlo.”
“Sai, a furia di affrontare solo Marines, uno comincia ad annoiarsi. E il mio mondo non è ancora stato raggiunto dagli Heartless.”
“Marines? Vuoi dire che sei un pirata?” domandò l’uomo con il cannone, sorridendo e guardando l’avversario. “Ad ogni modo, concordo con il verdino, però devo ammettere che per uno che si definisce l’essere più potente dell’universo speravo in qualcosa di più… carino, ecco.”
“Quel Jack mi fa un po’ di paura…” fece il bambino albino, per poi tendere le mani di fronte a sé, creando tra esse qualche lampo. “Tu non trovi Gon?”
“Non saprei Killua… non mi sembra uno cattivo. Anche se mi ricorda un po’ Hisoka…” rispose il ragazzino al suo fianco, appoggiando sulla schiena la canna da pesca.
“Il fratellone probabilmente sbatterebbe la testa da qualche parte dicendo che non è possibile…” mormorò Alphonse, per poi battere le mani e poggiandole a terra, creando una spada che impugnò subito. “Fortuna che io oramai mi sono arreso al fatto che la legge dello scambio equivalente non vale in tutti i mondi!”
“Umpf.” Fece l’ultimo ragazzo del gruppo portato dal Dottore, schioccando le dita e facendo uscire dalla mano una fiammata blu che colpì in pieno Maltazard, il quale però la dissipò muovendo il braccio. “Questo tipo sarà piuttosto difficile da eliminare.”
“Tu non sei mica il male che sconfigge il male, Ogami-kun?” domandò Medaka, guardandolo con un sorrisetto. “Dovresti essere più forte allora.”
“Incredibile…” riuscì semplicemente a dire Sora, guardando il gruppo, mentre Eraqus lo affiancava.
“L’universo dev’essere davvero in crisi per aver dovuto riunire così tante persone di mondi differenti. Cosa ne è stato dei passaggi?”
“Sono stati distrutti qualche anno fa.” Rispose il castano. “Ho viaggiato per i mondi per sigillare le serrature, ma dopo la mia sosta al Castello dell’Oblio, ho dovuto riaprire i passaggi, facendo però in modo che gli Heartless non potessero viaggiarci.”
“Il Castello dell’Oblio, hai detto? Vuoi dire che sei stato al suo interno e ne sei uscito indenne?”
“A dire la verità ho perso tutti i miei ricordi, ma un’amica è riuscita a restituirmeli.” Rispose con una risatina Sora.
Eraqus spalancò gli occhi, mentre per un istante gli parve che la figura di Sora venisse sostituita da quella di Ventus.
“Capisco. Allora sei tu.” costatò sorridendo e guadagnandosi un’occhiata curiosa. “Colui che ha salvato il cuore di Ventus.”
“Molto bello questo momento di riunione, però vi ricordo che di fronte a noi c’è la personificazione del male.” Li interruppe River. “Che ne dite di affrontarla?”
Sora e Eraqus si voltarono a guardarla, per poi scambiarsi uno sguardo d’intesa.
Senza dire altro, i due scomparvero, riapparendo ai due lati della testa dell’Oscurità.
“Che cosa?!” urlò lui, mentre sulla punta dei Keyblade cominciò a crearsi una sfera di luce. “Come osate-”
Ma non riuscì a finire la frase che la magia dei custodi lo colpì in pieno, facendo letteralmente esplodere la sua testa in centinaia di fasci di luce, che si estesero su tutto il corpo, il quale si dissolse in pochi secondi.
“Come? Lo hanno già eliminato?” domandò con somma disapprovazione Zoro. “Diamine, non sono nemmeno riuscito a colpirlo.”
“Sbagli.” Intervenne il Dottore. “Hanno distrutto solo il corpo. La vera battaglia inizia ora.”
“Risposta esatta, Dottore!” rispose una voce, mentre l’Oscurità riappariva da un varco, avvolta dal suo impermeabile nero.
“Cosa?” esclamò incredulo Eraqus, tornando a terra assieme a Sora, che prese subito la parola.
“Non si può sconfiggere così facilmente. Lui è l’essenza stessa dell’oscurità. Nemmeno suo figlio è riuscito a eliminarlo.”
“Figlio?!” esclamò Alphonse. “Vuoi dire che quella cosa ha avuto un figlio?!”
“E tu lo conosci, Alphonse Elric. Dopotutto, devi a lui il recupero del tuo corpo!” esclamò Nigrae, facendo spalancare gli occhi all’alchimista.
“No… impossibile…” mormorò il ragazzo, voltandosi verso il custode castano.
“Dark è suo nemico quanto noi!” replicò Sora, alzando il Keyblade, pronto a partire all’attacco. “Ha cercato di controllarlo, ma grazie a Hikari è riuscito a rompere l’ipnosi e a opporsi! Inoltre nemmeno ne era lui a conoscenza!”
“Mi pare di capire che non sono l’unico ad avere una famiglia strana alle spalle.” Commentò Killua, per poi alzare una mano, le cui dita si rimodellarono divenendo dei grotteschi artigli. “Beh, mi pare di capire che non se la prenderà se priverò il suo vecchio del cuore!”
Senza dire altro scomparve alla vista di tutti, riapparendo di fronte all’avversario.
“Muori!!!” urlò, colpendolo in pieno petto.
Ma prima che potesse anche solo pensare di sorridere, fu scagliato indietro dalla pura oscurità, facendolo volare fino a sbattere contro il TARDIS.
“Killua!” gridò Gon.
“Davvero pensate che i vostri miseri attacchi possano farmi qualcosa? Io sono l’essere più forte dell’universo! Esisto da molto prima che si creassero i vostri atomi!”
“Cavoli… e io che pensavo che i Dalek fossero degli ossi duri…” mormorò Jack, per poi guardare il Dottore. “Idee?”
“Al momento temo di no… Possiamo solo combattere usando tutte le nostre capacità… ma il problema principale è che abbiamo solo due custodi con noi…”
“Lascia fare alla tua mogliettina.” Disse River, facendo fuoco contro Nigrae, il quale rimase impassibile.
“Credi davvero che quella tua pistola-”
Ma l’Oscurità questa volta s’interruppe, alzando subito le braccia per fermare il proiettile laser, il quale si ingrandì pochi istanti prima di colpirlo, creando un’esplosione tale da far alzare un piccolo tornado.
“Mai sottovalutarmi.” Continuò la donna, soffiando sulla canna della pistola, facendo emettere un fischio di ammirazione a Jack.
“Però Dottore! Si vede che è sua moglie! Avete lo stesso stile!”
“Sinceramente non sapevo neppure io che era mia moglie…” rispose il Signore del Tempo. “Purtroppo, però, temo che non sia servito a niente…”
Infatti, come risposta, un raggio nero uscì dal fumo creatosi dall’esplosione, diretto verso il Dottore.
Ma prima che questi potesse scansarsi, Medaka si mise in mezzo, incrociando le braccia e ricevendo in pieno il colpo, arretrando di qualche metro.
“Q-Questo sì che si è sentito…” si lamentò, mentre abbassava le braccia, sulle quali erano rimasti grossi lividi. “Ho perso anche qualche costola…”
“Umpf. Non male… Credevo avrebbe superato anche le tue difese.” Fece Nigrae, riemergendo dal fumo.
“Allora vediamo se tu riesci a superare queste!” esclamò Master Eraqus, scagliando dal Keyblade una serie di catene dorate, che si avvolsero attorno all’Oscurità. “Ora, tutti insieme!”
“Poveri stupidi!” urlò lui, distruggendo i vincoli come se niente fosse, per poi avvolgersi con la sua aurea, facendo volare via tutti quanti, che rovinarono a terra pochi istanti dopo.
“Ugh… Ma quanto è forte?” si lamentò Selenia, rialzandosi ansimando.
“Sapete… sarei tentato di eliminarvi tutti qui adesso… Però non sarebbe divertente a sufficienza.” Disse Nigrae.
“Non credere che io mi arrenda così facilmente!” urlò Zoro, rimettendosi in piedi e correndo verso di lui, con le spade incrociate.
L’Oscurità sorrise, per poi scomparire dalla vista di tutti e ricomparire di fronte al pirata, prendendolo per il collo e costringendolo a lasciare cadere a terra le tre spade.
“Non riesci a sconfiggere Mihawk, credi di poter eliminare me?”
“Lascialo andare!” urlò Sora, raggiugendoli e cercando di colpirlo con il Keyblade, mossa che l’avversario evito saltando indietro.
“Come desideri!” rispose, lanciandoglielo contro.
Sora spalancò gli occhi, facendo scomparire il Keyblade e prendendo al volo il compagno, cadendo a terra per il peso.
“E ora… sparite!” esclamò Nigrae, lanciandogli contro un raggio oscuro.
Tuttavia, prima che riuscisse a raggiungerli, questo venne intercettato dal TARDIS, che apparve avanti ai due guerrieri, prendendo in pieno il colpo, restando tuttavia integro.
“Cosa?” fece incredulo il custode, rialzandosi. “Come può aver resistito?”
“Il TARDIS non è così facile da distruggere.” Rispose il Dottore, sorridendo. “Ha sopportato l’invasione del più grande esercito della Terra, e nessuno è riuscito anche solo a scalfirne la porta. Questa è la mia ragazza!” dichiarò con orgoglio.
Nigrae sorrise sotto il cappuccio, cominciando a scomparire nel suo stesso elemento.
“Molto bene, Dottore. Dato che tu puoi viaggiare nel tempo, immagino tu sia a conoscenza del mio piano…” asserì, spalancando le braccia. “Questa sarà la tua unica occasione per fermarmi! Che cosa decidi di fare? Fermi me e violi tutti i tuoi principi o mi lasci proseguire, condannando l’universo?”
Il Dottore tornò serio, guardando l’entità.
“Io trovo sempre una soluzione. Riuscirò a fermarti senza dover eliminare nessuno. Come hai detto tu, io, l’ultimo Signore del Tempo, so cos’hai in mente. E sempre come hai detto tu, potrei fermarti adesso.”
Lo sguardo dell’uomo si fece triste.
“Ma per colpa tua ho già dovuto mettere fine al mio stesso popolo… e sono un codardo. Per questo sono costretto a lasciare che le cose vadano come devono andare…” aggiunse per poi mostrare un sorriso furbo. “Ma se credi di avere tutto sotto controllo, ti sbagli di grosso! Non sottovalutare gli esseri dell’universo! Qualcuno sarà anche dalla tua parte, ma la maggior parte di essi vogliono la tua disfatta definitiva! E non si fermeranno di fronte a nulla! Ci rivedremo presto… e nessuno di noi sarà com’è adesso!”
Nigrae scoppiò a ridere.
“Divertente! Quindi secondo te verrò fermato nonostante tutto… voglio proprio vedere come… Gallifreyano!”
Detto questo, scomparve, lasciando sul campo di battaglia i guerrieri.
“Maledizione!” urlò Arthur, sbattendo un pugno a terra. “Tre anni passati ad allenarsi e non siamo nemmeno riusciti a sfiorarlo!”
“Non era alla nostra portata. Non avete nessuna colpa.” Cercò di consolarlo Sora, per poi guardare il Dottore. “Cosa volevi dire dicendo che nessuno di voi sarà com’è adesso?”
Per tutta risposta lui gli punto contro il suo cacciavite sonico, accendendolo ed esaminandolo.
“Beh, piccola lezione sui Signori del Tempo.” Fece, spegnendolo e mettendolo in tasca. “I Signori del Tempo sono molto duri a morire. L’aspetto con cui mi vedi è il mio decimo aspetto. Sono morto già nove volte, e ogni volta mi sono rigenerato in un nuovo corpo. Ho oltre novecento anni grazie a questo trucchetto.”
Medaka fischiò. “Conosco persone che pagherebbero oro per sapere come fai.”
“Beh, temo che non basterebbe tutto l’oro del mondo per saperlo.” S’intromise River. “In fondo, l’unica che c’è riuscita sono io.”
A quella frase tutti si voltarono a guardarla.
“Vuoi dire che è anche lei una Signora del Tempo?” domandò Jack, guardando il Dottore, che scosse la testa.
“No. È umana, ma con DNA dei Signori del Tempo. Storia complicata, e non so nemmeno io come sia possibile.”
“Spoiler.” Rispose lei, per poi avvicinarsi a Eraqus. “Beh, penso che sia il caso di tornare a casa dolcezza. Ho un appuntamento con i miei genitori e non voglio fare tardi.”
Detto ciò, prese per un braccio il Master, scomparendo assieme a lui pochi secondi dopo.
“River Song… mi chiedo quanto tempo dovrò aspettare per sapere qualcosa in più sul suo conto.” Fece il Dottore, scuotendo la testa, per poi voltarsi verso gli altri. “Beh, direi che anche per voi è ora di tornare al vostro mondo d’origine.”
“Dove passeremo il tempo ad allenarci. Venire sconfitto così mi brucia non poco.” Mormorò Killua, voltandosi a guardare Gon. “Che ne dici di sgominare qualche banda criminale? Finché non avremo maggiori informazioni su tuo padre possiamo continuare a cercare di guadagnare nuove carte per finire il gioco.”
“Ottima idea! E poi Biscuit ci sta aspettando!”
“Io invece tornerò a occuparmi della scuola. Sono sicura che senza di me sarà già caduta a pezzi.” Fece Medaka, tirando di nuovo fuori il suo ventaglio.
“Di sicuro con te invece resterà in piedi.” Fece ironico Ogami. “Ad ogni modo non m’interessa. Il mio compito è quello di eliminare i criminali.” E qui guardò Zoro.
“Cerchi rogne per caso?” replicò lui.
“Su, su, non è il caso di agitarsi. In fondo siamo tutti dalla stessa parte, no?” intervenne Alphonse.
“E poi, non dovrete aspettare molto per tornare a combattere insieme.” Fece il Dottore. “Purtroppo la guerra ormai è alle porte. E mi dispiace dire che in confronto la Guerra del Tempo sarà stata come un mero litigio tra due gatti…”
“Aspetta!” esclamò Sora. “Non puoi dirci qualcosa in più sulla guerra? Se sapessimo le cose in anticipo potremmo-”
“Mi spiace, ma non mi è permesso. Inoltre, non posso neppure tornare alla guerra per il momento. Devo aspettare il permesso.”
“Il permesso? Non hai detto di poter viaggiare liberamente nel tempo e nello spazio?”
“Non in tutto il tempo e nello spazio. Alcune zone mi sono vietate, tra cui la Guerra del Tempo e le Guerre del Keyblade. Per potervi andare il TARDIS ha bisogno di un potere ben maggiore di quello che posso procurargli io. Ma c’è qualcuno che può rimediare a questo. E sarà la nostra carta vincente.”
“Di chi stai parlando?”
Il Dottore sorrise, per poi poggiargli una mano sulla spalla.
“Tu lo conosci già. Ora Sora, ascoltami bene: qualunque cosa succederà, non arrenderti. Tu sei il prescelto della Luce. Io ho fatto quel che potevo, il resto dipende da te.”
Sora sbatté le palpebre.
“Temo di non capire.”
“Ti sarà presto tutto chiaro.” Concluse il Dottore, per poi entrare nel TARDIS, seguito dagli altri, compresi Arthur e Selenia.
“Noi continueremo a viaggiare con il Dottore per diventare più forti.” Fece la principessa. “E poi, ormai qui non c’è più nessuno.”
“Tranquilla, sono tutti al sicuro alla Città di Mezzo!” la rassicurò Sora, salutandoli, per poi vedere la porta della cabina chiudersi, cominciando a scomparire accompagnata dal suo rumore.
 
 
~~~~~~~~~~~~~
 
 
Sora spalancò gli occhi, abbassando il Keyblade.
“Ma certo!” esclamò, lasciando sorpresi Roxas e Xion. “Ora mi è tutto chiaro!”
“Come?”
“Il Dottore sapeva che cosa mi sarebbe successo!” rispose Sora. “Ma se non mi ha fermato… significa che questa non è ancora la fine!”
“Vuoi dire che sai come uscire da qui?” domandò Roxas.
Il castano sorrise, per poi alzare le mani, poggiandole sulla fronte dei due.
“No.” Rispose, per poi avvolgere i palmi con la luce, che coprì interamente i due Nessuno.
“Che cosa stai-”
“Vi ho donato un cuore.” Continuò il Master. “Ora ho capito perché Lucis ha scelto me come suo custode.”
“Sora, che cosa vuoi fare?!” chiese Xion, incredula. “E come sarebbe a dire che ci hai donato un cuore? Nessuno può fare una cosa del genere!”
“Nessuno tranne me. E ora andate!”
Senza lasciare il tempo ai due di dire altro, Roxas e Xion scomparvero in una scia di luce, proprio pochi istanti prima che il paesaggio attorno al custode cominciasse a venire divorato dalle tenebre.
“E questa è fatta… ora, Nigrae…” mormorò, girandosi verso il mare ed evocando il Keyblade. “Cominciamo la nostra battaglia!”
 
 
Saga dei Flashback ~ Fine
   
 
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