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Autore: ChiaraLilianWinter    28/07/2013    1 recensioni
Camilla Herstood ha quindici anni, un'amica fantastica che cambia fidanzato con la stessa velocità con cui si fa zapping in tv, una madre depressa che, dopo la fine di un matrimonio sbagliato, tenta di rifarsi con il primo che le capita sotto mano.
Camilla ama scrivere, ma, a forza di essere circondata da persone superficiali, ne ha assunto il carattere: non riesce a completare una storia, che già sta lavorando ad un'altra, e così di continuo.
Camilla ha un segreto, un segreto terribile che è costretta a trattenere all'interno del suo cuore.
Camilla incontra William, e da allora cambia tutto. Il ragazzo gli propone di esaudire dieci desideri, per superare la sua superficialità, e Camilla accetta. Tra i due nasce qualcosa che diventa sempre più profondo, ma il tempo a loro disposizione è poco, e ogni secondo che passa diminuisce.
Perchè anche William nasconde un segreto. E non solo lui.
I segreti, le bugie, i tradimenti, sono fili insidiosi che avvolgono tutto, in un intreccio terribile che Camilla dovrà districare. Ma ciò che rimarrà alla fine potrebbe non essere quello che lei e William hanno sperato.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Sono parecchio a disagio. Fino a poco fa sprizzavo adrenalina da tutti i pori, ma adesso, infilata in un grembiule rosso, con davanti utensili e ingredienti, vorrei soltanto rinchiudermi nella mia stanza a fare qualsiasi cosa non riguardi o includa torte al cioccolato. Per un attimo prendo in seria considerazione l'idea di fuggire, ma so che non ne sarei capace, e non solo perchè la porta è chiusa a chiave. William è accanto a me, sorridente e curioso, e so che non ho il coraggio di deluderlo. Quindi mi rimane solo una cosa da fare: rimboccarmi le maniche e mettermi al lavoro. << Allora... Per prima cosa le uova. >>
Tentennando leggermente, afferro un recipiente e me lo metto davanti. Poi allungo una mano e prendo qualche uova. Almeno questo dovrei essere capace di farlo. Tremante, rompo una delle uova sullo spigolo metallico dell'isola e subito lo porto sopra la ciotola. Il tuorlo scivola perfettamente all'interno. Bene, uno è fatto. Ripeto lo stesso procedimento con le altre, più sicura man mano che vado avanti. Anche se muoio dalla voglia di farlo, non posso osservare il volto di William: sono certa che, se mi distraggo anche solo un momento, succederà un casino.
. Quattro uova più tardi, nel recipiente ci sono tutti i tuorli. Fase uno, riuscita. La seguente è piuttosto facile, credo. Mi giro intorno alla ricerca dello zucchero, e quando finalmente lo trovo, in un barattolo di vetro, mi rendo conto di essere ad un punto fermo. Quanto zucchero ci voleva? Non me lo ricordo, ho un vuoto di memoria, accidenti.
<< Tutto ok? >>
Annuisco. Per un attimo penso ai ricettari nella libreria, ma li scaccio via dalla mia mente. Ce la devo fare da sola. In fondo, non c'è il pericolo che diventi troppo dolce.
O no?
Deglutisco e inizio a versare lo zucchero. Ancora... Ancora un pochino... Solo un ultimo pizzico... Fatto. Credo che basti. Cerco di sbirciare nella direzione di William, per vedere se sul suo volto c'è una smorfia di disgusto o di disappunto, ma non è così. I suoi occhi sono illuminati e leggermente spalancati.
<< Che-che c'è? Ho messo troppo zucchero? >>
<< Eh? >>
Mi guarda, confuso. Poi sembra riprendersi e arrossisce leggermente. Ecco! Ce l'ho fatta! L'ho fatto arrossire! Purtroppo, adesso non credo che riuscirò più a concentrarmi, diamine.
<< Ah, no... Non credo... Cioè... >>
Sembra decisamente imbarazzato.
<< Non ho mai fatto una torta e non ho mai visto farne una, quindi... >>
Il suo tono ha assunto un velo malinconico, quindi cambio discorso.
<< ..capisco. Comunque sta uscendo bene, almeno credo. Ricordati che alla fine dovrai assaggiarla. >>
Ride, tirando la testa all'indietro. I capelli neri gli scoprono la fronte, rivelando quelle ciglia lunghissime.
<< Certo che dovrò assaggiarla. Non sei l'unica golosa, qui dentro! >>

Mezz'ora dopo, la cucina è un disastro. Per sbaglio ho rovesciato l'impasto a terra e, mentre William ripuliva, l'ho dovuto rifare daccapo. Fortunatamente, gli ingredienti non mancavano. Il cibo nel frigo e negli sportelli avrebbe potuto sfamare un battaglione di soldati per una settimana. La testa mi gira un pò, quando finalmente riesco a versare la pappetta giallognola nel contenitore e ad infilarla nel forno. Strano, a Lilian veniva diversa. La consistenza è la stessa, penso, ma il colore è differente. Spero non sia importante.
William è stravaccato sul divano, con la testa all'indietro, appoggiata allo schienale. Per un attimo penso che stia dormendo, ma appena mi avvicino apre di scatto gli occhi e mi squadra.
<< Hai fatto? >>
Annuisco.
<< È stato più facile del previsto. Mi sono divertita. >>
Lui mi sorride, e la stanza intera si illumina. Sento le mie guancie diventare calde.
<< Anche io mi sono divertito. A guardarti lavorare disperatamente. >>
Ride sonoramente, mentre si prende gioco di me. Sbuffo e mi volto, offesa.
<< Nessuno ti voleva lì. >>
<< Tu non mi volevi lì. Ma mi è piaciuto. >>
Senza che me ne accorgessi, si è avvicinato e adesso è alle mie spalle. Mi posa timidamente una mano sul fianco e mi sussurra all'orecchio.
<< Sei un'ottima cuoca. >>
Per un secondo non esiste altro che lui, il suo palmo sulla mia pelle e il suono della sua voce. Ma poi mi rendo conto della situazione. Siamo in un appartamento, da soli. Lui ha diciotto anni, io quindici. E ci sono pochi strati di tessuto a dividerci. Mi giro e lo spingo via talmente forte che casca sul divano, con un gemito di sorpresa. Mi osserva, allibito.
<< Scusami.. Scusa, io... >>
Cosa sta succedendo? Non capisco.
La sensazione della sua mano su di me...
La sensazione della sua mano su di me.
Un brivido violento mi attraversa, mentre la mente si riempe di immagini e ricordi che ho cercato con tutta me stessa di seppellire, ma che saranno sempre lì, ad aspettare di poter ricomparire alla prima occasione. Non sarò mai davvero libera, ecco quello che mi stanno dicendo.
Cado a terra, in ginocchio, stringendomi la testa tra le mani. Nemmeno mi accorgo di stare urlando, non fino a quando William mi seppellisce il viso nella sua maglietta. Mi stringe a sè talmente forte da farmi male, ma finalmente le grida cessano. Spero che nessuno ci abbia sentito.
<< Se ci scoprono... >>
<< Non ti preoccupare. Le pareti sono insonorizzate. >>
<< Ah. >>
Allenta la presa su di me, ma ancora non mi lascia andare, forse perchè tremo.
<< Tutto ok...? >>
<< Sì. >>
<< Io.. Non volevo spaventarti... Non ti avrei fatto nulla. Non potrei farti nulla. >>
La sua voce è insicura, cerca di tranquilizzarmi.
<< Non è colpa tua, non preoccuparti. >>
Mi allontano da lui lentamente, alzandomi in piedi.
<< Solo... >>
Mi si bloccano le parole in gola, e tra noi cala un silenzio teso. Mi volto e entro in cucina.
<< Devo controllare la torta. >>

Io e William siamo seduti uno di fronte all'altra. In mezzo a noi c'è.. Una cosa, che ha vagamente la forma di una torta. Ma molto vagamente. Ho tagliato un pezzo e l'ho messo in un piatto, per poi darlo a William, e adesso aspetto che lo assaggi. Guarda la fetta con un'aria indecisa, ma alla fine allunga la mano e se ne porta un pezzo in bocca. Lo osservo, tesa, mentre mastica e inghiotte. Il silenzio è così fitto che mi viene voglia di ridere, ma riesco a trattenermi. Lui attende per qualche secondo, poi mi guarda e mi fa un sorriso gigantesco.
<< Buonissima. >>
Sento qualcosa di strano. Il mio cuore fa un salto di gioia, poi un altro, diventa sempre più leggero. Sento le mie guancie imporporarsi e gli angoli della mia bocca sollevarsi verso l'alto. Non riesco a trattenermi e gli getto le braccia al collo. Letteralmente. Mi sporgo e lo attiro a me, ridendo e urlando di felicità.
<< Ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta! >>
Anche lui ride e, quando mi stacco, mi guarda con quei suoi pozzi blu.
<< Sei stata brava. Due in un giorno solo. Ti restano solo otto desideri. >>
<< E sei giorni. >>
Gli ricordo. Sei giorni... Qualcosa mi colpisce il petto. Prendo la lista dalla tasca e la osservo lentamente, scendendo al numero tre.
<< Che giorno è oggi? >>
<< Il 19 maggio, perchè? >>
Un sospiro di sollievo mi sfugge dalle labbra, ma la preoccupazione torna a farsi sentire quando guardo l'orologio.
<< Diamine, è tardissimo! >>
William segue il mio sguardo e annuisce. Con tranquillità, si alza, mette la torta in una busta e si infila la giacca. Con estrema attenzione, riusciamo a scendere e ad uscire senza farci notare, mescolandoci agli altri turisti.
Una volta fuori, alzo lo sguardo. Il GE Building troneggia su di noi, illuminato.
<< C'è davvero una bella vista da lassù, vero? >>
Annuisco, ma adesso non sono concentrata sul ricordo della terrazza. Penso ad un Interno 23 e all'aroma di cioccolato che è rimasto lì dentro.

Nell'antro della strega!
Ciao a tutti e grazie per aver letto anche quest'ottavo capitolo! Volevo informarvi che il prossimo sarà molto corto - sarà una semplice parentesi dal punto di vista di William - ma uscirà molto presto, anche oggi stesso, se ce la faccio.
Grazie ancora!
  
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