Un secolo di esistenza e così tanti errori

La consapevolezza della loro gravità contribuì ad aumentare la mia determinazione.

Ancora pochi minuti e l' avrei raggiunta.

Anzi no.

Questo nn sarebbe mai stato possibile.

Lei era un angelo io un mostro.

Non ci saremmo mai potuti ritrovare, ma andava bene così.

In un mondo in cui lei nn c'era,non valeva la pena vivere.

Gettai in un angolo la camicia e attesi.

Avevo riflettuto tutta la notte su quale fosse il modo più veloce, ma un pensiero improvviso mi aveva frenato ad un passo dalla mia vittima.

Non meritavo rapidità.

Dovevo soffrire e concederle una commemorazione molto più solenne.

Le piaceva vedere la mia pelle risplendere al sole e quello sarebbe stato il mio ultimo regalo per lei.

L'attesa sembrava la giusta punizione per ciò che le avevo inflitto, ma mai abbastanza.

Guardai il cielo e sorrisi, ancora pochi minuti e tutto sarebbe finito.

Immaginai i suoi occhi, il suo viso, il suo irresistibile profumo tutte cose che non avrei mai potuto rivedere, ma che nella mia mente rimanevano vive ed immortali.

Mi beai nei ricordi visualizzando la luce incantata del suo sguardo nel più bel giorno insieme: la radura.

La sua espressione entusiasta e adorante nel vedere il mio corpo riflettere come un diamante la luce del sole, la sua curiosità mentre sfiorava la mia pelle regalandomi sensazioni mai provate.

Il primo rintocco sancì la fine della mia penitenza.

Allargai le braccia e chiusi gli occhi.

Finalmente era arrivato il momento.

Salutai mentalmente la mia famiglia cercando di non pensare al dolore che stavo causando, soprattutto ad Esme, e con un passo mi avvicinai al limite dell'ombra.

Mi concentrai su di Lei e nella dolcezza di quel pensiero mi sembrò anche di udire la sua voce che mi chiamava.

Sto arrivando amore mio. Sto arrivando - pensai felice e mi preparai all'ultimo passo.

Sentii due braccia stringermi e cercare di spingermi indietro e un profumo familiare solleticarmi le narici.

Abbassai lo sguardo e la vidi.

Ringraziai silenziosamente il cielo e chi mi aveva permesso di raggiungere il mio angelo senza neppure che me ne accorgessi.

Ora era tutto finito.

Ora nn mi sarei dovuto preoccupare di nulla.

Ora nn avrei dovuto più preoccuparmi di cosa fosse giusto o sbagliato.

Ora era mia per sempre.

Perso nelle mie fantasie non sentii neppure le sue parole e mi costrinsi a chiederle di ripetersi.

Cosa diceva il mio unico amore?

Che eravamo vivi?

Che dovevo togliermi dalla luce?

Cose senza senso,senza nessun significato.

Almeno prima che sentissi il loro odore.

Gioia,panico ed euforia trovarono posto in me.

Nn era finita,ma lei era viva.

Dovevo proteggerla,ma era con me.

Il mio angelo mi aveva salvato un'altra volta e mi stava dando la possibilita' di redimermi.

Non l'avrei delusa.