Raggiungo Megan in velocità, lei mi guarda stupita e mi chiede: “Cos'è successo? Che voleva?”
Io, tutta felice e alla velocità della luce, le rispondo
- “Non ne ho idea, mi ha dato un foglio e mi ha detto di aprirlo dopo che se ne sarebbe andato...cioè...ora! Oh mio Dio! Megan sto tremando!”
- “Beh, che aspetti allora?!? Aprilo!”
Cercando di aprirlo, dalla tanta fretta e dall'agitazione, afferrare il lato del biglietto mi risultava talmente difficile che solo dopo svariati tentativi sono riuscita nella mia impresa. Non potevo crederci: era forse un sogno? Strabuzzai gli occhi e mi diedi un pizzicotto.
- “Mia ma che fai?!? Hahaha, che c'è scritto?!?”
- “Solo: ti aspetto al Sandy's bar alle 18:00, di domani. -Justin”
- “D-d-davvero?!”
- “Nooo per finta. Dai non ce la faccio a vederlo, tienilo tu!”
- ”Aaaah!! Sciabolette! Vacci! Te lo ordino!”
- “Sono nella merda.”
- “Adesso vai a dormire, ma domani, eh... cara mia, domani si fa shopping”
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Guardo l'orologio. Sono le tre e mezza e io continuo ad avere questa faccia da pesce lesso.
Tra mezzora arriva Megan, dato che non riesco a muovermi e sono nell abisso della disperazione.
I miei lunghi capelli nero inchiostro, unica cosa di cui solitamente vado fiera, nel loro groviglio mi fanno sentire come una palla di fieno; come se non bastasse continuo a mordicchiarmi le labbra creando delle piccole screpolature, la mia carnagione, in contrasto con i miei capelli sembra più spenta del solito e sotto gli occhi compaiono delle profonde occhiaie in ricordo della notte insonne. In totale sembro il “Cugino Itt*”.
Arrivata Megan, non so come, fa il suo solito miracolo. Il trucco è semplice e leggero, i miei capelli, grazie a lei ora hanno ripreso la loro forma naturale: ora mi sento nella decenza.
Alle quattro e mezza sono già pronta e l'agitazione mi assale.
Mi siedo, ormai Megan mi ha già abbandonato per la futile riunione del giornalino scolastico.
- “Perchè io?!” , “Ma sopratutto, verrà?”
Queste domande continuavano a girarmi per la testa. Cercavo una spiegazione. Tutto ciò era assurdo e non accade a nessuno.
Mi rialzo. Afferrata la mia borsa finalmente esco.
Sono molto in anticipo, ma ho paura di arrivare comunque in ritardo.
Cinque minuti e sono arrivata; entro, mi siedo in un tavolo appartato, ordino la solita Sprite, mi metto le cuffiette e mi immergo nella musica.