Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    28/07/2013    3 recensioni
Touma aveva una busta in fondo al cassetto del comodino. Era una busta di carta gialla, un po' ruvida, e conteneva qualche decina di fotografie. Per prenderla bisognava spostare un po' di cose – la scatola che conteneva l'orologio di suo padre, un blister di compresse per il mal di testa, un quadernetto nero tutto sgualcito e anche due o tre caramelle mezze sciolte che avevano troppi anni per essere ancora commestibili. - ma non era importante, perchè non gli capitava di tirarla fuori molto spesso.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Shin! Shin, svegliati!”
Aprì gli occhi: Shu lo stava fissando con un'espressione che lo mise subito in allarme.
“Cosa succede?”
“Ryo. E' uscito di corsa senza dirmi nulla, credo volesse combattere...”
“Combattere? Da solo?! - Si tirò a sedere di scatto. - Perchè non l'hai fermato, Shu?!”
“Perché non me ne ha dato il tempo! Volevo seguirlo, ma tu dormivi e non volevo che Touma e Seiji rimanessero senza protezione!”
“Hai ragione, scusami. - Shin si passò una mano sugli occhi, cercando di ragionare. – Credi che stiano arrivando? O che sia andato a cercarli?”
“Non lo so. Ma di sicuro non possiamo lasciarlo da solo. Rimani tu con loro, io provo a raggiungerlo.”
“D'accordo. Cerca di riportarlo qui, non è proprio il momento di restare separati...”

- o -

Seiji aprì gli occhi in un luogo che non conosceva. Era quasi completamente buio, e l'aria aveva qualcosa che la rendeva pesante e polverosa. Si tirò su a sedere e cercò di abituare gli occhi all'oscurità, ma non riuscì a distinguere nulla. Non riuscì nemmeno a richiamare da Kourin un po' di luce per proiettarla attorno a sé, così capì di trovarsi intrappolato in una sorta di sogno, come quello da cui avevano tirato fuori a forza Ryo, quella mattina. Si inginocchiò in posizione di meditazione, cercando la via che potesse condurlo fuori da lì, ma non riusciva a concentrarsi. Pensieri angosciosi si accavallavano nella sua mente, impedendogli di rimanere lucido.
Rivide Touma, disteso a terra sul proprio sangue.
Era riuscito a guarirlo?
Non riusciva a percepire il suo cuore, né quello degli altri.
Più cercava di concentrarsi, più l'oscurità che aveva attorno copriva tutto.
I pensieri cominciarono a vorticare fuori controllo.
Sua sorella che stringeva la sua manica al funerale del nonno.
Il sotterraneo in cui era stato prigioniero insieme a Shin e Shu.
il Tohoku distrutto e ricoperto d'acqua.
La morte di Kaosu.

Respirò a fondo e si impose di riprendere il controllo.
Non poteva lasciarsi vincere da quel luogo e non poteva lasciare soli i suoi Nakama: non sapeva come, ma sarebbe uscito da lì.

- o -

Ryo ruotò lentamente su sé stesso, guardandosi attorno. Come immaginava, in pochi minuti era stato accerchiato. Pioveva sempre più forte, al punto che l'acqua rimbalzava sulla Yoroi, separandosi in una nuvola di piccolissime gocce, sospesa attorno al suo corpo come un'aura spettrale.
Anche i suoi nemici avevano lo stesso aspetto incorporeo. Sembravano ombre dalle forme grottesche e dai volti simili a maschere furiose o piangenti. Non indossavano armature, sembravano piuttosto corpi nei quali armi e corazze fossero direttamente innestate. Era un piccolo esercito di ombre grigie e minacciose, e stava cominciando a stringere il cerchio attorno a lui.
“Chi siete? - Gridò sopra al rombo della pioggia. – Perché ci attaccate?”
Non ebbe risposta. Si limitarono a strisciare verso di lui, come se non toccassero davvero il terreno.
Quando furono abbastanza vicini, il samurai fece un balzo in avanti e ne colpì un paio con le spade. Ebbe come la sensazione di affondare il colpo nel vuoto, ma li vide comunque dissolversi in uno sbuffo di fumo.
Le ombre cominciarono ad attaccare, ma riuscì a distruggerne altre cinque o sei prima di essere atterrato dalle altre.
Si rialzò e tornò a colpire, liberando l'energia della Yoroi. Una dopo l'altra, le ombre grigie vennero investite dai suoi colpi e si dissolsero.
Pur combattendo contro nemici dalla consistenza evanescente, si stava stancando velocemente.
Le ombre restanti si avvicinarono ancora, e Ryo si rese conto che ora apparivano più scure e concrete. Più ne abbatteva, e più le altre diventavano forti e materiali, come se l'essenza di quelle distrutte andasse a riversarsi nelle altre.
Si fermò, ansimando. Ancora una volta aveva agito d'istinto, senza pensare. Cominciò a dubitare delle proprie forze, ma fu distratto da un rumore che ebbe il potere di rinsaldare la sua volontà.
Un ruggito potente come un tuono coprì il rumore della pioggia. Pochi istanti dopo sentì il familiare peso della testa di Byakuen battere con delicatezza contro la sua gamba.
“Sei qui!” Sussurrò con gratitudine, accarezzandogli il capo.

- o -

Shin stava controllando la febbre di Seiji, quando lo vide sobbalzare e contorcersi in preda ad uno spasmo. Cercò di svegliarlo, ma come era accaduto quella mattina per Ryo, non ottenne nulla.
Controllò le condizioni di Touma. Non reagiva, ma il viso era di nuovo pallidissimo e sofferente.
Capì che Seiji, o forse entrambi, erano prigionieri di un altro incubo, ma non sapeva come raggiungerli: era solo, e non aveva le capacità mentali necessarie per oltrepassare la barriera. Cercò di riflettere con calma, e pensò che Seiji stesso avrebbe potuto farlo, se avesse avuto qualcosa da cercare, qualcosa che potesse dargli una direzione. Prese la sua mano e se la portò al petto. Poi aprì il più possibile la sua mente ed il suo cuore, come gli era naturale fare. Se quella famosa empatia che i suoi Nakama gli attribuivano era vera, forse Seiji sarebbe stato in grado di raggiungerlo.

- o -

Touma si guardò attorno, spaesato. Si trovava in un luogo stretto e chiuso, come una sorta di cavità nel terreno. Dal soffitto pendevano radici sottili e contorte, e qua e là filtrava una stretta lama di luce, nella quale si agitava un pulviscolo rossastro.
Come ci era arrivato? Sentiva la mente intorpidita e confusa, e non riusciva a ricordare nulla.
Si guardò attorno in cerca di un'uscita, e vide una piccola galleria. Vi strisciò dentro a fatica, per sbucare in un'altra grotta poco più piccola della precedente, e ancora più soffocante. Anche da lì si dipanavano alcune gallerie strette e contorte, ma dopo pochi tentativi capì che non si trovava in un luogo reale e che probabilmente, anche continuando a muoversi, non sarebbe arrivato da nessuna parte. Gli mancava il respiro, quella sorta di tana in cui riusciva a malapena a stare in piedi lo faceva sentire in trappola. Cercò di nuovo di ricordare. Era con gli altri, si erano incontrati tutti il giorno prima. Si era svegliato assieme a loro e poi... Seiji che lo provocava, il grido di Shin, lo strano sogno di Ryo... Erano di nuovo in guerra, no? Era stato catturato e portato là sotto? Più cercava di concentrarsi e più aveva la sensazione che la sua mente si rifiutasse di collaborare.
Poi un'immagine, improvvisa e più vivida di tutte le altre, gli attraversò la mente.
Era caduto dal parapetto della terrazza.
Si era schiantato da quell'altezza? Il cuore cominciò a martellargli nel petto, mentre il terrore lo invadeva.
Era morto. Non poteva essere sopravvissuto, e questa polverosa tana in cui era rinchiuso era di certo la sua tomba. Era destinato a restare là sotto per sempre, senza mai più vedere nemmeno uno spicchio di cielo? Era la punizione che aveva guadagnato con le proprie azioni? Dunque aveva sbagliato tutto.
Combattere, indossare le armature, seminare distruzione, uccidere... poco importava se aveva creduto di combattere per qualcosa di giusto. Aveva impugnato il potere del cielo e se ne era servito, ed ora il cielo gli sarebbe stato negato per sempre?
Ora gli appariva inequivocabile di essere stato punito. Per le sue scelte, e per la sua arroganza. Rivide i suoi Nakama, accanto a lui pochi istanti prima che cadesse. Ricordò le parole di Shu. E cosa gli aveva risposto? Lo sai che ho un ottimo equilibrio. Non c'è che dire, davvero un bello sbruffone.
Vergogna, paura e angoscia cominciarono a turbinargli nella mente con una tale violenza che cadde in ginocchio gridando. Rimase immobile, totalmente in balia della disperazione, poi scivolò nel buio e non sentì più nulla.

- o -

Ryo strinse l'impugnatura della spada. Altre ombre erano cadute sotto i suoi colpi, ed ora ne rimanevano tre o quattro. A dire il vero, non era più possibile distinguere quante fossero. Ce ne era una al centro, proprio di fronte a lui. Era alta quasi il doppio di una persona, e ormai totalmente corporea. Accanto a questa ve ne erano poche altre, dalle forme sempre più indistinte. Da esse si sollevava una sorta di polvere, che veniva assorbita da quella centrale. Sembrava fumo risucchiato da un camino.
“Chi sei?” chiese di nuovo a quella figura grande e scura. L'ombra mosse un passo in avanti. Sembrava racchiudere in sé l'aspetto di tutte le altre: le sue braccia erano coperte da una doppia fila di pugnali ricurvi. Dalla sua fronte si alzavano due corna lunge e contorte, e accanto due più piccole e tozze.
La bocca si apriva con due fila di denti aguzzi e feroci, come fauci di lupo.
“Noi siamo lo spirito che nasce dai sogni infranti. - Rispose con voce bassa e cupa, simile allo scroscio della pioggia con cui si mischiava. – Siamo le illusioni degli uomini, i desideri traditi, le speranze distrutte e perse.”
Ryo represse un brivido. Quella voce gli dava quasi la sensazione di vivere tutte insieme le disillusioni di cui parlava. L'angoscia provata in sogno quella mattina assunse un significato diverso.
“E cosa volete da noi?”
“Non lo capisci? Eravamo quasi scomparsi... Dopo la sconfitta di Arago e la distruzione del nostro mondo abbiamo fluttuato come morti. Ma poi siamo stati di nuovo nutriti, gli uomini sono così fragili e pieni di illusioni...”
Ryo si chiese se tutti gli Youia fossero in grado di riformarsi allo stesso modo.
“Ora è persino meglio di prima. – Una sorta di risata metallica risuonò all'interno delle parole. – Siamo forti e solidi, e desideriamo un corpo! Lo abbiamo trovato nelle armature che portate, e ce lo darete.”
“Non puoi averle! - Gridò Ryo. – Non te le lasceremo prendere! E se anche riuscissi a strapparcele, non potresti usarle. E' l'armatura che sceglie il cuore da vestire, non puoi forzarla”
“Questo è quello che pensi. Non esiste volontà che io non possa piegare!” E con un balzo si avventò contro di lui, gettandolo a terra.
Byakuen si gettò contro lo Youja, ma venne respinto con violenza.
Ryo si trovò schiacciato sull'erba, del tutto impreparato al peso ed alla forza di quella creatura, fino a poco prima quasi immateriale.
Lo Youia avvicinò il volto al suo orecchio e lui dovette reprimere un conato di vomito all'ondata di sensazioni sgradevoli ed angosciose che quel gesto gli provocava.
“Questa mattina ho cercato di separare le Yoroi da voi, ma non avevo capito quanto forte fosse il legame. Ora non sarò così delicato!” E mentre ancora parlava si chinò sul suo petto, e vi affondò il capo.
Nonostante l'armatura, Ryo potè percepire i denti del mostro entrargli nella carne e mordere. Il dolore gli si irradiò per le viscere. Li sentiva scavare, come se cercassero qualcosa. Gridò, mentre sentiva le forze venirgli meno velocemente.
Quando stava per cedere, sentì una voce gridare il suo nome.
“Ma che cosa... - Shu era in piedi accanto a loro, e indossava l'armatura. Ansimava per la corsa. – Lascialo subito, bestia schifosa!” si lanciò sullo Youja, ma venne respinto con facilità. Ryo gettò la testa all'indietro, contorcendosi: solo il bianco degli occhi era visibile. Shu provò una familiare furia invadergli il cuore.
Raccolse tutta l'energia che Kongo poteva donargli in quel momento, e la spinse lungo il proprio braccio, e poi su nel bastone.
“Gen Tessai!” gridò. Il colpo li investì.
Shu fece appello a tutta la concentrazione di cui era capace per proteggere Ryo dalla propria stessa forza. Lo Youia venne scaraventato via, poi si dissolse in una sorta di sabbia scura, che venne lavata via velocemente dalla pioggia.

- o -

Seiji era immobile, in ginocchio. Con uno sforzo di volontà era riuscito a zittire tutte le voci che gli rimbombavano nella mente, ed era in ascolto. All'improvviso un'immagine gli balenò davanti agli occhi. Era un'immagine che conosceva bene: riverbero di luce sull'acqua increspata dal vento, mille piastrelle a specchio tra un'onda e l'altra... era l'immagine con la quale la sua mente traduceva il contatto tra il suo cuore e quello di Shin. Si aggrappò con forza a quella sensazione di calore, e cercò di seguirla.
Non potè fare a meno di chiedersi perché percepisse soltanto il cuore di Suiko e non quello degli altri, ma ricacciò l'inquietudine in un angolo della mente e si sforzò di non perdere il contatto.
All'improvviso percepì attraverso il legame sorpresa. Poi allarme e rabbia, e infine più nulla.
Cosa stava succedendo? Shin era stato attaccato? Ed era solo, come gli era sembrato di sentire?
Una profonda frustrazione lo prese, mentre sentiva la rabbia crescere dentro di sé. Con un rombo, dal suo corpo cominciarono a sollevarsi mille raggi di luce che fendevano l'oscurità, come crepe che a poco a poco la sbriciolavano, fino a farla collassare. Tutto esplose, gettandolo a terra.
L'immagine successiva che fu in grado di mettere a fuoco fu Shin, steso a terra a pochi passi da lui, che respingeva alcune creature dall'aspetto simile ad ombre.
Dalla finestra distrutta entrava odore di pioggia e fumo, e il cielo era squassato dai tuoni.
Indossare l'undergear e lanciarsi contro una di quelle ombre fu un unico gesto fulmineo, di cui quasi non si rese conto. Rotolarono assieme fino a che non riuscì a spingerla contro il muro, dove la vide dissolversi come fumo.
“Ma cosa...?”
Shin ne distrusse un'altra. Stava riprendendo fiato, quando si accorse che un'altra ancora si era come materializzata nella stanza, ed era accovacciata sul letto, addosso a Touma. Stava aprendo la bocca, che improvvisamente sembrò ricoperta di fauci appuntite, e si chinò in avanti, come se volesse mordere il samurai.
“Nooo!” gridò Shin, lanciandosi avanti, ma prima ancora di riuscire a toccarla la vide svanire, come risucchiata da qualcosa.
“Cosa...cosa è successo?” Ansimò Seiji, avvicinandosi al letto e cercando di capire come stessero i suoi due nakama.
Suiko si sedette sul letto, affaticato.
“Stavo cercando di raggiungerti. Eri prigioniero di uno di quei sogni, vero? - Seiji annuì, serio – All'improvviso sono entrate quelle creature dalla finestra, e ho perso il contatto.”
“Stai bene?”
“Sì, non devi preoccuparti. Tu, piuttosto, come ti senti?”
“Un po' stanco. Ancora un po' confuso. Ma sto bene. - Seiji si decise a fare la domanda che lo preoccupava di più. - Perchè sei solo? Dove sono Ryo e Shu?”
Shin abbassò gli occhi.
“Ryo è scappato via poco fa. Shu lo sta cercando.”
Non aggiunse altro, Seiji aveva già capito. Stavano combattendo, sicuramente. Non sapevano dove fossero, e non potevano andare a cercarli.
Shin si alzò, cercò di abbassare la tapparella per chiudere fuori il freddo, dato che vetro e infisso ormai erano inservibili. Si mosse a disagio per la stanza, cercando di sistemare quel disastro, mentre Seiji sfiorava la fronte di Touma, controllandone le condizioni.
Non parlarono, poiché tanto stavano pensando entrambi la stessa cosa. Anche se sapevano tutti bene che era la cosa peggiore che potevano fare, la verità è che erano stati separati, ancora una volta.

  
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