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Autore: MariaGraziaKilljoy    28/07/2013    4 recensioni
"Come ci si sente quando senti la vita che pian piano ti scivola tra le dita?
Come ci si sente quando la linfa vitale sta abbandonando le tue spoglie membra?
Come ci si sente quando si è vuoti, ma vuoti dentro, nel cuore e nell'anima?
Come?" - Dal primo capitolo.
Frerard.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi vitrei puntati insistentemente sul mio corpo esile e squadrato, riconoscerei quell'espressione tra mille.
Gerard mi afferra con prepotenza i polsi trascinandomi verso il proprio volto, poi appoggia con altrettanta prepotenza le labbra sulle mie.
Non smetterà mai di ricordarmi una pozza d'acqua, quel ragazzo. Un oceano forse.
Bagnato, profondo ed immenso come solo lui può e sa essere. Umido e dall'aroma di salsedine, nonostante del mare non abbia visto l'ombra da anni ormai.
Candido e forte, ancora una volta.
Ed io che come un naufrago in balia dell'attenuata tempesta ricerco un'ancora di salvezza ovunque possa trovarne: tra i suoi folti capelli corvini, sulla superficie ruvida della maglietta che indossa, tra le dita quasi inverosimilmente diafane.
Si affretta muovendo il muscolo turgido che alberga nella sua bocca per farsi strada nella mia, di bocca. Movimenti repentini e ripetitivi, viziosi e sinuosi che accarezzano il mio ed il suo palato.
Con una mano tenta di avvicinarmi ulteriormente alla sua figura, con l'altra mi accarezza lievemente la schiena, scendendo inesorabile e lento verso i miei glutei per poi risalire in un'altalenante danza bollente e gelida. Un mare di lava e ghiaccio, per quanto tale accostamento sia contraddittorio.
Non riesco neanche a distinguere quale sia la mano che mi provoca tanta libidine e quale quella che ha deciso di sua spontanea iniziativa di incollarci l'uno all'altro senza alcuna parvenza di rallentamento.
Improvvisamente riesco a percepire il contatto dei polpastrelli di Gee sulla mia pelle nuda.
Nuovamente troppo caldi per me, tanto da farmi credere che dopo il contatto diretto le sue impronte digitali possano rimanermi incollate al ventre per sempre, come un marchio fatto col fuoco.
Passione ed eros imprimono l'aria, e probabilmente è per questo che non riesco neanche a respirare regolarmente.
La testa mi gira vorticosamente, ricordandomi in modo preoccupante una giostra. Una di quelle che ti scombussolano lo stomaco ancor prima di salirci sopra e che vuoi affrontare per provare ai tuoi amici che sei abbastanza coraggioso e forte da potercela fare, poi ti ci ritrovi sopra e ti penti all'istante di esser stato tanto sfacciato. D'altro canto provi una sensazione che ti risale dalla bocca dello stomaco. Estenuante ed incontrollabile ma al contempo così piacevole da farti rivalutare la probabilità di apprezzare il masochismo.
Una sensazione della quale non ricordo il nome in questo momento.
Non ricordo nulla ora, se devo essere sincero.
Qual è il mio nome? Perché non riesco a formulare un pensiero di senso compiuto?
Era una parola che inizia con la lettera A?
Allucinazioni. Quelle che mi ritrovo nel campo visivo e che prendono il posto di Gerard. Io su una grande giostra da Luna Park che mi aggrappo alle imbracature di sicurezza che sembrano esasperatamente cedevoli in una situazione come quella, nella quale si ha quasi l'impressione di voler combattere la gravità.
Adrenalina inizia con la stessa lettera. Forse era questa la parola, il fatto di sentirsi finalmente vivo,  il fatto di sentire quel rumore battente dall'interno del petto. Quell'eco che risuona nella cassa toracica e si propande verso l'esterno. Una sensazione a me sconosciuta prima d'ora, la sensazione di un cuore che pulsa.
Vengo strappato involontariamente dal turbine di pensieri che si era impossessato della mia mente quando la lingua del ragazzo di fronte a me inizia a disegnare seducenti curve lungo il mio collo e, graduatamente, sul petto non più coperto dalla stoffa comprimente.
Lascia leggeri baci che in altre situazioni sarebbero apparsi quasi casti, ma che ora non fanno altro che mandare in ebollizione il sangue che mi scorre troppo veloce nelle vene.
Non ho detto una sola parola da quando quest'adorabile tortura ha avuto inizio, così ha fatto anche Gerard.
E non c'è nulla da dire. Non è proprio questo il momento, tutto sarebbe fuori luogo e nulla potrebbe essere adatto.
Squilla il mio cellulare ed ho quasi l'impressione di poterlo paragonare ad una corda che si spezza.
Ero in alto, forse troppo o forse sfioravo le nuvole, e d'un tratto il filo che mi teneva sospeso a mezz'aria è stato tranciato di netto dal rumore squillante e mai così sgradevole.
Gerard si allontana con un sobbalzo abbozzando un "Ma che cazz.." ed io gli rivolgo uno sguardo colmo di scuse.
Scuse che a quanto pare non ha intenzione di accettare dal momento in cui si lancia sull'apparecchio rumoroso e lo lancia con forza facendolo sbattere sul pavimento con non poco fragore.
Il cellulare sembra intatto, il mio sguardo sembra invece andato in mille pezzi. Controllo le mattonelle che calpesto cercando di scorgere i pezzi di me andati in rovina ma non noto nulla se non le punte delle Converse che calzo.
Probabilmente mi si è spezzato qualcosa dentro ed è impossibile trovarne i frammenti sul marmo lucido che sovrasto.
Il verde degli occhi di Gee prende il controllo del mio corpo...dalle punte dei capelli a quelle dei piedi.
Questo sì che brucia.
Un'espressione furiosa che gli increspa le labbra proprio come le onde del mare si increspano sotto il tocco violento e naturale della brezza, s'impradrona del suo volto. Un'onda ancor più forte quando l'oggetto a terra emette un nuovo suono gli ricopre il viso.
-Che cazzo, lo sai....lo sai che mi dà fastidio quel maledetto aggeggio, poi...- si interrompe portando la mano destra alla fronte e spostando una ciocca di capelli verso il retro della testa, fa un respiro profondo -....poi non era il momento di essere interrotti. Non credi, Frankie?-
Il modo in cui pronuncia il mio soprannome mi mette i brividi. La voce più alta del normale ed un sorrisetto sarcastico gli incurva entrambi i labbri, rialzando l'estremità destra più di quella opposta.
In un attimo la mano che poco prima gli era servita per scansare una ciocca ribelle è piantata nel mio avambraccio e stringe sempre più forte.
Sono paralizzato e darei qualsiasi cosa affinché l'immobilità temporanea dei miei arti sia inesistente. Le mie preghiere non vengono però accolte perché in pochi secondi comincio a sentire le unghie di Gee che scavano nella mia carne pur non cercando nulla in particolare. Non riesco ad alzare gli occhi per incontrare i suoi, so che devo farlo ma non posso. O forse neanche voglio.
La morsa inizia pericolosamente a provocarmi dolore ma l'unica cosa che il mio corpo riesce a fare è costringermi a tenere lo sguardo incollato in un punto indefinito dietro al ragazzo che ho davanti.
Riconosco solo un'altra mia reazione: il labbro inferiore che trema insistentemente, lo mordo facendolo quasi sanguinare.
Non mostrarti impaurito, Frank. Non lasciar intravedere paura, non farlo.
Provo un dolore pungente all'avambraccio sinistro, ma quel che punge non sono di sicuro le unghie che lo afferrano e lo immobilizzano. No, a pungere, tagliare e sgualcire il mio corpo sono le parole di mia madre Linda che riaffiorano inaspettatamente.
Vengono a galla e non ho la forza né fisica né mentale di spingerle verso il fondo.
"E' pericoloso".
Gerard è davvero pericoloso?
Se non lo fosse, io starei immobile in camera da letto con la sua mano destra impalata su un braccio?
E' palesemente una reazione esagerata, la sua. Nessuno avrebbe perso le staffe per uno stupido cellulare che squilla, nonostante lo faccia in un momento inopportuno.
Sta davvero esagerando. Il problema è che non riesco a dirglielo, il perché mi è ignoto.
"E' pericoloso"
Lo è perché è diverso? La verità è che nessuno è come lui, nessuno fa quello che lui fa.
Nessuno mi avrebbe mai salvato.
Nessuno mi avrebbe mai amato.
Nessuno...nessuno mi avrebbe mai attaccato per lo squillare di un telefono...
E nessuno avrebbe picchiato il proprio fratellino in un momento d'ira.
-Ti....ti sto facendo male! Frank, ti sto facendo male!- una voce rotta collide fragorosamente sui miei timpani.
-Frank!-
Non ho mai sentito altri urlare con tanta forza e disperazione. Sta urlando con tutta l'aria che i suoi polmoni contengono.
La morsa si affievolisce lentamente fino a scomparire del tutto. Sta tremando vistosamente con la mano destra a mezz'aria e lo sguardo sconvolto rivolto verso la stessa.
Ora è rivolto a me. Gli occhi ancor più grandi, se possibile, ed umidi.
Ha gridato così forte che gli si è ingrossata una vena sul collo, ma non è un particolare che gli interessi particolarmente
Il tremore non sembra aumentare né diminuire, la mia incredulità si trasforma in apprensione.
-Gee- lo chiamo, ma lui sembra talmente assorto da non sentirmi neanche.
-Frank! Cosa stavo facendo? O mio Dio, Frank, ti ho fatto male. Ti ho afferrato e...- non sa come continuare, non sa concludere il periodo perché non sa cosa stesse facendo. O forse lo sa fin troppo bene e non ha il coraggio di ribadirlo.
-Scusa- sembra voler utilizzare quell'unica parola come fosse un cerotto che aggiusti una crepa, o protegga una ferita.
E mi faccio bastare quella specie di cerotto.
-Non preoccuparti, Gee- potrei dirglielo altre mille volte ma non servirebbe ad attenuare la situazione di disagio che lo pervade interamente. Come potrebbe, in fondo.
Esco dallo stato di trance nel quale mi ero addentrato, afferro il cellulare a terra di scatto, nonostante sappia che quella non è proprio la situazione adatta per controllare la rubrica o i messaggi.
Apro automaticamente lo sportellino e vedo un nuovo SMS.
Raymond, che non aveva risposto alla mia chiamata, mi ha contattato in altro modo.
"Ehi, scusa se mi faccio sentire solo ora amico. Sei quindi interessato alla mia proposta? In ogni caso ti aspettiamo in sala prove tra un'ora. Si chiama Morrison, è sulla quarantottesima. La riconosci perché sulla porta d'entrata c'è la famosa lingua degli Stones, okay? Ci conto!"
Porto il cellulare di colpo in tasca, afferro Pansy e mi avvicino alla porta d'entrata ricordandomi poi di rivolgere lo sguardo al ragazzo in piedi nella stanza accanto.
Non sta più osservandosi la mano. Mi sta invece osservando in modo colpevole. Gli dono un sorriso 
-Gerard, ho una commissione urgente da fare. Riposati, devi essere stressato e questo spiega tutto. Davvero, non è nulla. Ti voglio bene-  le ultime tre parole le ho dette più per me che per lui, ma non sembra accorgersene.
Attraverso l'uscio sentendomi immediatamente in colpa per aver lasciato Gerard da solo dopo quello che è successo. Non sono uno psichiatra e quindi non so quale sia la cosa giusta da fare in momenti simili, qualcosa però mi dice che sto facendo quella sbagliata.
Il fatto è che non riesco a guardarlo senza ripensare alle parole di mia madre. Parole alle quali non credo e che di conseguenza fanno nascere in me una gran confusione. Tale da rendermi ancora più debole sotto il suo sguardo colpevole.
Scappo perché non voglio dirgli che ha esagerato, e non perché non lo pensi. L'ha fatto, è vero.
Scappo perché mi ucciderebbe vederlo soffrire un po' anche a causa mia.
Scappo perché ho trovato un'altra parola che inizia con la lettera A.
Ho trovato la parola Amore.






NOTE DELL'AUTRICE:
Molto bene. Merito tutti i vostri insulti.
Non ho aggiornato per tutto questo tempo perché ho avuto vari problemi che non sto qui a spiegare altrimenti davvero mi lancereste i pomodri addosso per quanto sono noiosa.
Vi comprenderei perfettamente se vi foste dimenticti di me (io l'avrei fatto lol) quindi probabilmente questo è l'ultimo capitolo.
Dipende tutto da voi: se ho ancora pareri continuo la storia, se nessuno si fa vivo..be', allora mi fermo perché occuperei solo il sito inutilmente.
Quiiiiindi, se recensite mi fate capire che seguite ancora, altrimenti ci si vede in un'altra occasione e non vi siete persi nulla perché...oggettivamente faccio un po' schifo.
Vi ringrazio per la pazienza e le parole bellissime che mi avete riservato. Grazie alle persone che hanno messo la FF tra le preferite, le seguite e le ricordate.Grazie a chi ha recensito. Grazie a chi mi ha messo tra gli autori preferiti. IO? SIETE SICURI? *piange dalla gioia*
Spero si sentirvi nelle recensioni *faccia da cucciolo*
Vi voglio bene.
-Maggie
  
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