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Autore: eritrophobia    28/07/2013    3 recensioni
"Edith amava il campeggio. Amava la natura, sentire il profumo dei pini, immergere i piedi nei rivoli d’acqua, godersi i suoni della campagna, o ancora meglio del bosco.
Ma se c’era una cosa che Edith trovava insopportabile erano i suoi compagni di classe. Spocchiosi, antipatici, egocentrici. Insomma, delle persone da sposare. "
Così inizia il viaggio ai limiti della follia di Edith Sanders, una ragazza come altre, che si troverà a vivere la più grande avventura di sempre.
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Edith…Edith?-

La ragazza aprì appena gli occhi, per trovarsi di fronte alla faccia di Bombur. Sobbalzò appena, alzando di scatto la testa. Proprio in quel momento, si accorse di essersi addormentata sulla spalla di Kili, che non si era mai mosso per lasciarla dormire.

-Cosa?-chiese lei, con la voce ancora impastata dal sonno.

-Dobbiamo partire.-sussurrò Kili, alzandosi

Edith si stropicciò gli occhi, e mise bene a fuoco il gruppo: si stavano tutti preparando per partire, ma mancava qualcuno.

-Dov’è Gandalf?- chiese la ragazza, passandosi una mano sul viso.

-Lui ci raggiungerà dopo.- sbottò Thorin, infastidito- Ora alzati, dobbiamo andare.-

-Devo stare con Gandalf. Non vorrei essere un problema per te.-sibilò Edith, con un poco di rancore.

Thorin la fissò a lungo, con sguardo duro, ed Edith ebbe la forza di sostenerlo: la ragazza aveva capito fin da subito di non stare simpatica al nano e non aveva intenzione di fingere di essere gentile, o di fare quello che voleva lui. Poteva essere il re di qualsiasi essere vivente nell’Universo; di tutti, tranne che il suo. Il nano serrò la mascella.

-Per questa volta gli faccio un favore, anche se l’idea di abbandonarti in mezzo alle montagne mi alletta molto. E ora fa come ti dico e muoviti.- rispose duramente Thorin.

Edith sibilò innervosita, per poi prendere il suo zaino ormai razziato dai nani. Se lo mise sulle spalle e seguì il gruppo, rimanendo a debita distanza dal Re sotto la Montagna, che avrebbe volentieri preso per i capelli come una ragazza del ghetto. Forse per via della sua aria da tipa mestruata, nessuno dei nani e nemmeno Bilbo osarono parlarle durante quelle lunghe ore di cammino. Il paesaggio cambiava continuamente, e ben presto- o quasi- si rese conto che stavano salendo una montagna. Il sentiero si fece via via più stretto, fino a costringere il gruppo a camminare in fila indiana, rasenti al muro di roccia. La parte peggiore fu quando iniziò pure a piovere. Edith odiava la pioggia e,soprattutto, odiava i temporali: e ora era lì, attaccata come una piovra alla montagna, durante un diluvio, cercando di combattere da un lato il sentiero scivoloso, e dall’altro la sua prepotente brontofobia, che l’avrebbe costretta a fermarsi, se non fosse stato per Fili che la spingeva in avanti con delicatezza.
Le gocce di pioggia si mischiarono alle lacrime di frustrazione e terrore della ragazza. Reprimeva ogni singhiozzo, ma non riusciva a smettere di piangere. Era la situazione più brutta della sua vita, in via assoluta. In più, Bilbo aveva rischiato di cadere e il panico era cresciuto.

Un boato squarciò l’aria, e Edith lo vide: era una parete rocciosa, ma si muoveva. Rimase paralizzata dal terrore, mentre le rocce prendevano la forma di una figura umana, o quasi umana. Perché non si era finta malata? Perché era andata a quella schifosa gita scolastica? Non sarebbe stata lì, a rischiare la vita. Doveva insistere, doveva stare con Gandalf. Maledetto Thorin.
La roccia iniziò a sgretolarsi sotto ai puoi piedi, aprendo un varco. Fili su svelto, prendendola per le spalle e attirandola a sé con fare protettivo. Si trovarono sballottati, e presto scoprirono con orrore che si trovavano sulle ginocchia di uno di questi giganti. Urlarono di terrore, mentre i giganti iniziavano a prendersi a pugni, come in un incontro di pugilato. Il gruppo era diviso in due, ed Edith faticava a tenere l’equilibrio. Si aggrappò a Fili, che non l’aveva lasciata un secondo.

-Stiamo per schiantarci!-urlò Ori, indicando la parete di roccia di fronte a loro.

-Dobbiamo saltare, altrimenti verremo schiacciati!- urlò Bofur, ancora più forte.

La parete di roccia si avvicinava sempre di più, il ginocchio del gigante di pietra era velocissimo.

-ORA!- urlò Fili, spingendo la ragazza. Edith gridò, in preda al terrore, atterrando con violenza contro la roccia. Gemette di dolore, e subito dopo tutti gli altri del gruppo erano accanto a lei. Respirò a fondo, cercando di calmarsi, mentre anche l’altra parte della compagnia li raggiungeva. Kili si avvicinò a lei e Fili, che nel frattempo si erano alzati, e strinse il fratello in un breve abbraccio.

-State bene?-chiese lui

-Credo che Fili mi abbia rotto una costola.-mormorò Edith.

-Esagerata!-rise Fili,cercando di sciogliere lo stress. Stavano quasi per morire, ed Edith lo sapeva benissimo. Se non ci fosse stato lui, probabilmente sarebbe stata una versione body art di un quadro di Pollock.

-Dov’è lo Scassinatore?-chiese Bofur, guardandosi intorno.

-Lo Scassinacosa?-domandò Edith a sua volta, aggrottando le sopracciglia.

Ma prima che potesse darsi una risposta, spostò lo sguardo e vide Bilbo appeso alla rupe, con i piedi che penzolavano nel vuoto. Il primo istinto fu quello di scattare verso di lui- cosa che fece- ma Dwalin le bloccò il passaggio e andò in soccorso dello hobbit. Edith continuò ad osservare la scena, terrorizzata. Riprese a respirare solo quando si vide che tutti erano sani e salvi.

-Credevo lo avessimo perso…-sospirò Dwalin

-Lui si è perso fin da quando ha lasciato casa sua-sibilò Thorin, lanciando un’occhiata di fuoco allo hobbit-Non sarebbe mai dovuto venire. Non c’è posto per lui tra noi.-

Edith si sentì uno schifo solo guardando la faccia di Bilbo. Come poteva Thorin essere così crudele? Voleva abbracciarlo, dirgli che lui era perfetto così, e che non doveva ascoltarlo, ma i nani si erano già ficcati dentro una fenditura nella roccia. Il gruppo la controllò da cima a fondo finchè non la decretarono sicura. Dovevano dormire in quella grotta, zuppi e al freddo, dato che Thorin aveva detto che sarebbe stato più sicuro se non ci fosse stato un fuoco acceso.

La ragazza si sdraiò a terra e chiuse gli occhi, tentando di dormire. Non ci riusciva, malgrado sentisse la stanchezza di ore ed ore di camminata. Si rannicchiò in posizione fetale, costringendosi a rilassarsi, cercando di eliminare ogni pensiero dalla testa. Ma più ci provava, più sentiva la gola serrarsi.
“Dannazione” pensò, passandosi una mano sul volto.
Aprì gli occhi, e osservò gli altri dormire per qualche minuto. Posò lo sguardo su Bofur, che faceva da guardia all’ingresso. Tanto valeva stare con lui, piuttosto che osservare il soffitto sperando in qualche miracolo. Si alzò e, cercando di non pestare qualche nano, andò verso di lui.

-A quanto pare non riesco a dormire.- sussurrò lei, giocherellando nervosamente con uno dei suoi dread.-Posso stare con te per un po’?-

Bofur le fece un sorriso, per poi stringersi un poco, in modo che la ragazza potesse sedersi accanto a lui.

-C’è qualcosa che non va?- sussurrò lui di rimando, osservando Edith che si stava accomodando di fianco a lui.

-No,è solo che…-Edith fece una pausa- Le parole di Thorin, quelle che ha detto a Bilbo…Non c’è posto per me, qui. Io non sono adatta a questo. Non so neanche perché Gandalf mi abbia trascinato in questo casino. –si passò le mani tra i capelli- Avrebbe dovuto abbandonarmi in mezzo alla foresta.-

-Ha fatto bene a portarti con noi, invece.-

-Perché? Non so fare niente. Non so neanche dove state andando, o cosa volete fare. Io non sono fatta per questo.-Edith indicò attorno a loro.-Non so combattere, non so correre, mi spavento per uno stramaledetto temporale, figuriamoci davanti a quei cosi mannari.-

-Sai qual è il problema? Che non hai fiducia in te stessa. A quest’ora saresti già morta se non fossi capace. E sai che penso? Che Gandalf abbia voluto darti una chance. Vuole dimostrarti che puoi farcela. Sarà anche strano, ma non metto in dubbio le sue decisioni.-

Bofur le strinse delicatamente una spalla, facendole un sorriso di incoraggiamento.

-Perché ora non mi fai un sorriso? Hm?- continuò lui.

Edith gli sorrise debolmente.

-Grazie. Davvero, Bofur. Avevo bisogno di un discorso del genere…Bilbo?-

Mentre parlava, la ragazza vide lo hobbit passare davanti a lei. Lo afferrò per il mantello.

-Dove credi di andare?-sibilò Bofur con preoccupazione, alzandosi.

-Torno a Granburrone- rispose Bilbo.

-No, non puoi! Fai parte della Compagnia, ora. Sei uno di noi!-

-No, in realtà no, vero? Thorin ha detto che non dovevo venire, e ha ragione.-respirò a fondo- Non sono un Tuc, sono un Baggins…chissà che mi è saltato in testa! Non dovevo uscire dalla mia porta…-

-Hai nostalgia di casa.-cominciò Bofur- Lo capisco…-

-No, tu non puoi! Tu non capisci, nessuno di voi capisce. Siete nani! Siete abituati a questa vita. Vivere per strada, non appartenere mai ad un posto, non appartenere mai a niente!-

Edith vide il sorriso sul viso di Bofur scomparire, senza lasciare traccia.

-Io…mi dispiace, non avrei dovuto…-disse Bilbo, cercando di riparare il danno.

-No, hai ragione. Noi non apparteniamo mai a niente.-sospirò Bofur.

-Bilbo, io non sono un nano. Io capisco come ti senti…Dio solo sa quanto mi manchino i miei genitori, e quanto mi manchi mio fratello.- Edith fece una pausa, mentre un sorriso le si formava sul volto-Sì, mi manca anche lui, quel brutto idiota...il punto è che tu servi a qualcosa. Tu sei qui, non ti vogliono lasciare andare perché il tuo posto è questo. Thorin può dire quello che vuole, ma la verità è che tu appartieni a questa compagnia tanto quanto gli altri.-

Lo hobbit la fissò, e per un secondo rimasero a guardarsi, come se la loro conversazione stesse continuando nelle loro menti. Bilbo abbassò il capo, pieno di sconforto.

-Mi dispiace.- mormorò lo hobbit.

Edith sentì il mondo crollarle addosso. Non era capace neanche a convincere qualcuno, figuriamoci a fare cose ben più gravose. Perché aveva deciso di seguirli?

-Ti auguro il meglio…dico davvero.-

Bofur diede una pacca sulla spalla allo hobbit, ed Edith lo abbracciò per qualche secondo. Appena si staccarono, il nano notò una luminescenza. Bilbo sguainò la spada e la vide illuminata di un azzurro intenso. I due maschi si guardarono e Edith li guardò, confusa.

-Cosa vuol dire? Perché si illumina?- chiese lei.

Ma prima che potesse avere una risposta, il pavimento si aprì sotto di loro. Caddero per molti metri, sbattendo contro la roccia più e più volte. Quando atterrarono- fortunatamente Edith era caduta addosso a Bombur, il più “morbido” della compagnia- videro che non erano da soli. Un gruppo di goblin si stava dirigendo verso di loro. Neanche due secondi dopo, Edith sentì le mani artigliati di quei mostri tirarla verso di loro. Portò le mani sulla testa, come per proteggerla, incapace di contrastarli. La compagnia venne trascinata per metri per lunghi corridoi fatti di ponti sospesi. Ogni singolo nano urlava di lasciarli, minacciava. Lei non osava aprir bocca, era terrorizzata. Il paesaggio si aprì di fronte a loro, mostrando una vera e propria città nella roccia, fatta di ponti sospesi. Per un attimo il terrore si trasformò in meraviglia, finchè non si trovarono davanti ad un mostro enorme, simile a un troll. Forse era un troll, ma Edith non poteva dirlo con certezza. Trattenne un urlo, e sentì uno dei goblin toglierle la spada per poi farla cadere a terra, in mezzo alle altre armi.

-Chi osa entrare armato nel mio regno?- berciò quello che sembrava il re di quella città- Spie? Ladri? Assassini?!-

-Nani, vostra malevolenza- gracchiò uno dei goblin.

-Nani?!-

-Trovati nel portico anteriore-

-Beh! Non state lì impalati! Perquisiteli! Ogni fessura! Ogni crepa!-

Edith fu toccata nuovamente dai goblin e si costrinse a rimanere ferma, anche se aveva voglia di piangere e dimenarsi. Non la perquisirono troppo, anche perché non aveva altro. Vide però lo zaino volare in mezzo al gruppo con le spade. Sospirò: tanto non aveva niente di utile. Potevano anche tenerselo.

-Che cosa ci fate da queste parti?- chiese il re, alzandosi dal suo trono- Parlate!-

Il gruppo rimase in silenzio. Anche Edith non osò aprir bocca: in fondo, lei era lì per caso, come dall’inizio di quell’avventura.

-Molto bene! Se non vorranno parlare saremo costretti a farli strillare!- urlò il troll- Portate qui il Maciullatore! Portate qui lo Spezzaossa! Cominciate con i più giovani!- e indicò Ori.

Il nano sbarrò gli occhi ed Edith si mise davanti a lui, proteggendolo con le braccia. Se avessero provato a toccarlo, avrebbero dovuto passare sopra il suo cadavere.

-Aspetta!-

La voce di Thorin fece tacere le altre, e il gruppo di goblin che circondava la compagnia si aprì intorno al nano. Thorin cominciò ad avanzare, mettendosi tra Ori ed Edith, superandoli però di un passo.

-Bene bene bene…chi abbiamo qui?-chiede il troll, divertito- Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror, re di Sotto la Montagna!- fece un inchino, mentre i goblin sghignazzavano attorno a loro- Oh, ma giusto! Tu non ce l’hai una montagna! E non sei neanche un re. Questo fa di te un nessuno.-

Ci fu qualche secondo di silenzio.

-Conosco qualcuno che pagherebbe per avere la tua testa.-continuò- Solo la testa, nient’altro attaccato! Forse tu sai di chi sto parlando. Un vecchio nemico: un orco pallido, a cavallo di un mannaro bianco.-

-Azog il Profanatore è stato distrutto. Trucidato molto tempo fa- sibilò Thorin, stringendo i denti dalla rabbia.

-Così credi che i suoi giorni da profanatore siano finiti,vero?-

Edith, come al solito, non capì. Osservò gli altri nani, come se questi potessero darle una risposta, ma vedendo le loro espressioni rammaricate decise che era meglio tenere quella domanda da parte, come tante altre che le frullavano nella testa. Il troll ghignò, per poi avvicinarsi a un esserino seduto una carrucola. Gli sussurrò qualcosa, per poi tornare a guardare i suoi prigionieri.
Un rumore di cingoli costrinse la ragazza a voltarsi, e vide con orrore avvicinarsi del macchinari che dovevano essere i famosi “Maciullatore” e “Spezzaossa”. Ora sì che era preoccupata. Dopo neanche un secondo su uno di quei cosi sarebbe morta. Nell’agitazione generale dei goblin, uno di questi sguainò la spada di Thorin e urlò terrorizzato. I goblin lì attorno e il re si allontanarono spaventati.

-Quella spada! E’ la fendi-orchi!- strillò il troll

I goblin iniziarono a menar fendenti a destra e a manca, come se non ci fosse un domani. Edith cercò di proteggersi, ma continuavano a colpirla. Sentì un paio di braccia attirarla da parte, e la ragazza vide Kili tentare di proteggerla dai colpi. Tutto d’un tratto una luce accecante li colpì, facendoli cadere a terra. Era Gandalf. Edith non si sentì mai tanto contenta in vita sua. Lo avrebbe abbracciato, ma il mago disse loro di imbracciare le armi. I nani si risvegliarono improvvisamente, e presero le loro armi. Edith riuscì a prendere la sua spada, e si rese conto che stava per combattere contro uno di quei mostri. Le mancò il fiato. Non poteva farlo, non era capace.

In quel momento, uno dei tanti goblin si diresse verso di lei quasi correndo ed Edith si mosse di conseguenza: riuscì a parare malamente ogni fendente, per poi- chissà come- infilzarlo. Doveva essere il più grande colpo di culo della storia dei colpi di culo. O aveva guardato troppe serie tv a carattere medievale. Altrimenti non c’erano spiegazioni.
Da lì iniziò l’ennesima fuga della compagnia lungo i ponti sospesi, mentre continuavano a volar fendenti verso chiunque osasse sbarrare la strada.

-Ma porca puttana, sono ovunque!-borbottò Edith, tirando un calcio verso un goblin che si stava issando sul ponte.

-Sta dietro di me!-le intimò Kili, continuando a correre.

Continuarono a correre e a combattere a lungo, finchè la strada non venne sbarrata dal troll, spuntato da uno dei ponti. Edith indietreggiò, e ben presto la compagnia si rese conto di essere intrappolata.

-Pensavi di potermi sfuggire? Hm?!- urlò il troll, colpendo Gandalf con il suo scettro, e costringendolo a indietreggiare ulteriormente- Che intendi fare,ora, stregone?-

Senza che Gandalf se lo facesse ripetere due volte, colpì il re con il bastone e con la spada, fino a dargli un colpo di grazia. Tuttavia, appena il corpo del troll toccò il ponte, questo iniziò a cedere, fino a spezzarsi sotto i loro piedi. Caddero ancora, urlando. La ragazza si aggrappò all’abito di Gandalf, che appena toccarono terra la aiutò ad alzarsi.

-Sono contenta di vederti-sussurrò lei, facendogli un sorriso debole.

-Vedo che sei tutta intera. disse Gandalf, mentre gli altri nani cominciavano ad alzarsi.

-Galdalf!-urlò Kili, in preda al terrore.

I goblin si stavano avvicinando. Ed erano tantissimi. Non potevano affrontarli tutti, sarebbe stato un suicidio.

-Solo una cosa ci salverà! La luce del sole! Presto, andiamo!- urlò Gandalf.

La compagnia corse più veloce che poteva, finchè non videro l’uscita davanti a loro. Edith si voltò indietro, osservando per l’ultima volta la dimora dei goblin, per poi uscire definitivamente. Quando sentì il calore del sole sulla pelle, capì che erano finalmente salvi.
 



Ok,ce l'ho fatta!
Ho passato indenne la maturità, e anche se non sono uscita con un voto stratosferico sono assolutamente soddisfatta :3 (anche perchè sono arrivata a un mese dalla fine con 4 materie sotto, quindi è un miracolo solo che io sia stata ammessa.)
Dunque, so che avrei potuto scrivere meglio, ma ho Caronte che mi alita sul collo. 
Cercherò di fare meglio la prossima volta!
Un bacione, cari vacanzieri! <3
  
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