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Autore: Another_Life    28/07/2013    10 recensioni
E costantemente, ogni volta che li vedeva assieme, ogni volta che lei lo abbracciava, ogni volta che lei rideva delle sue battute, il suo mondo cadeva a pezzi. Mille frammenti della sua anima si depositavano nel fondo, mille frammenti di quei sentimenti d'amore che non si erano mai veramente spenti ardevano in lui, provocandogli centinaia di ustioni indelebili e inguaribili.
Mille frammenti di quei dannati ricordi continuavano a vacillare, senza però sparire definitivamente.

- Missing Moment di "Change My Mind" incentrato su Zayn -
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'When The Past Come Back'
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Loved You First

 

Quando lei scoppia a ridere, io scoppio a vivere


 

Il profumo della cucina della madre si divagò in ogni angolo della casa, facendole assumere quello strano aroma che comprendeva più fragranze, così dolce e aspro allo stesso tempo, così indimenticabile, così tremendamente buono.
Era quasi assurdo pensare che, anche tutte quelle piccole cose che una volta dava per scontate, ora gli risultassero così strane: in un qualche modo le gradiva di più, ora che passava la maggior parte del tempo catapultato da una parte all'altra del mondo.
Seduto sul letto e con la schiena appoggiata al muro, diede l'ennesima occhiata a quella stanza che lo aveva accompagnato in quegli anni della sua adolescenza, dopo il trasferimento in Inghilterra: i poster di un paio di cantanti erano ancora appesi alle pareti, così come le cornici con le foto della famiglia o degli amici sopra la scrivania, il computer e la libreria, piena zeppa di romanzi e pile di cd. L'armadio ancora pieno di tutti i suoi vecchi vestiti, la finestra che dava al giardino, lo scaffale con tutti i suoi ricordi: tutto era esattamente come lo aveva lasciato.
Si voltò verso il comodino alla sua sinistra e, dopo essersi preso la testa fra le mani ed essere rimasto in quella posizione per alcuni minuti, dopo aver ripensato bene a quel gesto che stava per fare, dopo essersi convinto che ne aveva bisogno, aprì l'ultimo cassetto e rovistò sotto tutto quel materiale scolastico: ne estrasse alla fine una fotografia ripiegata più volte, leggermente consumata ai bordi dal tempo che aveva passato lì dentro.
Nel preciso istante in cui la scartò un groppo gli si formò all'altezza del cuore e una decina di pugnalate gli trafissero il petto, facendolo gemere di dolore.
L'immagine di loro due assieme, abbracciati, vicini come non mai, lo fece rabbrividire.
Quell'immagine che raffigurava uno dei momenti più belli della sua vita.
Quell'immagine che riportava alla mente centinaia di altre foto, centinaia di sorrisi, centinaia di sguardi, centinaia di momenti che non se ne sarebbero mai andati dalla sua mente.
Quella quindicenne mora con quell'espressione dolce ed innocua, quella quindicenne mora con quella voglia di vivere assurda, quella quindicenne mora che gli aveva totalmente stravolto la vita; se ci ripensava, sentiva ancora l'odore di salsedine in riva al mare, il rumore delle onde che si infrangevano sulla battigia, il caldo afoso di quella settimana.
Ma più di tutto, sentiva quello stomaco costantemente in contorsione, quel vuoto che veniva spazzato via soltanto dalla sua presenza, quella gamma di sentimenti che lo avevano sorpreso e che continuavano a farlo.
Non riusciva a dare una spiegazione al perché di tutto quello.
Perché il destino li aveva fatti rincontrare?
Perché lui si sentiva impotente e debole sotto al suo sguardo accusatorio?
Perché continuava a leggere in quegli occhi scuri quel rancore che – ne era sicuro – non l'avrebbe mai lasciata?
Il campanello di casa suonò e lo distrasse dai suoi pensieri.
Sentì i passi di sua madre dirigersi verso la porta dell'entrata, aprirla e far entrare quella che immaginava essere una ragazzina con la pelle olivastra e i lunghi capelli scuri; immaginò lo zaino gettato a terra, esattamente come era solito fare lui, le scarpe strascicate che si dirigevano alla cucina e l'espressione imbronciata che doveva essere dipinta sul suo viso grazioso.
«Tesoro, c'è una sorpresa», cominciò la donna catturando subito l'attenzione della giovane.
«Cosa?», domandò questa un po' scombussolata.
La signora non riuscì a trattenere un sorriso gioioso prima di risponderle.
«Tuo fratello è tornato»
Qualche secondo di silenzio e poi un tonfo, simile a qualcuno che era appena caduto dalla sedia.
Il moro trattenne una risata divertita mentre la sentiva arrampicarsi sulle scale alla velocità della luce, salendo tre scalini alla volta per ridurre il meno possibile quella distanza che ancora li separava; qualche momento e vide la porta della sua camera spalancarsi e sbattere contro il muro.
Qualche momento e si ritrovò sommerso sotto il peso di un'adolescente che non vedeva da troppo tempo.
Qualche momento e quel profumo aromatico che soltanto lei portava lo travolse.
La testa affondava sul suo petto, i capelli gli pizzicavano il naso, quell'odore di vaniglia che la contraddistingueva da tutti gli inebriava le narici, rendendola tremendamente unica e meravigliosa.
«Sorellina», la chiamò lui cominciando ad accarezzarle quella lunga chioma scura.
«Sei qui», piagnucolò lei cercando di trattenere le lacrime che presto sarebbero scese.
Non ricordava nemmeno quale fosse stata l'ultima volta che lo aveva visto, forse un mese o qualche settimana prima.
Perché lei odiava il fatto di non averlo più per casa come una volta, le mancavano le litigate che facevano costantemente, le rincorse per la casa, le urla e tutti quegli scherzi che il più delle volte finivano con una sonora risata. Le mancavano gli abbracci, quelle frecciatine fredde emanate da quelle sfere scure che stranamente a lei non mettevano alcuna inquietudine. Le mancava tutto di lui.
Le mancava il suo fratellone.
Perché lei odiava la sua carriera, odiava la sua lontananza, odiava vederlo in giro per il globo quando il suo posto sarebbe dovuto essere a casa, con lei. Odiava sentirsi sola, odiava leggere la sofferenza nel viso della madre, odiava la solitudine e la tristezza che regnavano in quella casa da quando lui se n'era andato.
In parte, odiava anche lui, perché in un certo senso aveva preferito il successo alla sua famiglia.
Inspirò profondamente quel profumo da nuovo che avevano i suoi vestiti, quell'odore di tabacco che anche con un miliardo di docce non si sarebbe tolto di dosso, quell'aroma personale che soltanto lui aveva. L'aveva cercato dappertutto, ma quello era solo e soltanto suo.
Rimasero in quella posizione per interi minuti, senza sentire la necessità di staccarsi l'uno dall'altro.
Lei sarebbe rimasta così in eterno, così come il ragazzo.
Zayn dovette mantenere le sue emozioni sotto controllo: non voleva mostrarsi debole davanti alla sua sorellina, non voleva mostrarsi vulnerabile davanti alla madre, non voleva mostrarsi troppo sdolcinato quando invece scoppiare in un pianto liberatorio era l'unica cosa che voleva.
Ecco perché era scappato, ecco perché si era nascosto nell'unico posto che lo avrebbe fatto sentire effettivamente a casa, ecco perché era corso dalle uniche persone a cui non doveva dare una dannata spiegazione.
Diede un'ultima occhiata alla sua stanza prima di chiedersi cosa stesse facendo.
Aveva fatto la scelta giusta?
Aveva fatto la scelta giusta partecipando al programma, diventando parte di una band, scegliendo la carriera musicale?
Aveva fatto la scelta giusta pensando a se stesso invece che alla sua famiglia?
In quel momento non sapeva darsi una risposta.
In quel momento non sapeva dare una risposta sensata a nulla.
«Mi sei mancato tanto»
«Anche tu, Safaa. Mi sei mancata tantissimo»
 
* * *
 
«Credi che abbia fatto la scelta giusta?»
Zayn ruppe il silenzio che si era creato nella cucina, accompagnato soltanto dallo sciacquio dell'acqua che la madre continuava ad usare per lavare i piatti, asciugati poi da lui.
Era una specie di rituale, il loro: una piccola abitudine che covavano da sempre e alla quale tenevano molto, soprattutto a causa della lontananza che ora li divideva.
Trisha curvò un angolo della bocca verso l'alto, senza però voltarsi verso il figlio o rispondere in alcun modo; lo conosceva troppo bene anche solamente per pensare che la scelta che lui aveva intrapreso non era quella della sua vita.
«Cosa ti è successo, tesoro?»
A quelle parole il moro abbassò la testa, incapace di reggere lo sguardo di quella donna che riusciva ad andare dietro a quelle barriere che alzava continuamente verso il mondo esterno, oltre a quell'apparente e insormontabile muro che si creava da solo.
Oltre a tutto quello che le normali persone vedevano.
E quando lui voltò lo sguardo verso il tavolo alla sua destra, lei notò quello strano scintillio nei suoi occhi, un luccichio che non gli aveva mai visto, un bagliore che le fece capire in un momento tutti i suoi sentimenti.
Il suo cuore perse un colpo quando arrivò alla più ovvia delle conclusioni.
«Zayn – lo chiamò appoggiando il piatto e avvicinandosi – non ti vedo così da...», ma non riuscì a finire la frase, colpita in pieno petto dalla reazione che vide in lui.
Una piccola lacrima era sfuggita al suo controllo, spazzata via subito dopo da un gesto secco della sua mano, gesto che però non era riuscito a cancellare l'immagine che era presente nella mente della donna: la stessa immagine di molti anni prima, la stessa identica foto ora era unita a quella precedente, vecchia e apparentemente rimossa.
La signora Malik era pietrificata, stordita e confusa da tutto quello che stava succedendo: suo figlio stava soffrendo, stava male come lo era stato solamente una volta, era afflitto da un dolore tremendo che solamente una ragazza – involontariamente – era riuscita a fargli conoscere. E non riusciva a comprendere quale collegamento ci potesse essere tra le due cose. Sapeva che non frequentava nessuna, sapeva che non aveva problemi con la band, sapeva che tutto fino alla scorsa visita andava bene.
Lo osservò voltarsi per darle le spalle e passarsi una mano tra i capelli mentre i suoi occhi, dello stesso colore del figlio, si riempivano di lacrime: lacrime causate dalla sofferenza nel vederlo in quello stato, lacrime causate dalla consapevolezza della sua mancata presenza, lacrime causate dalla conoscenza di non poter fare nulla per aiutarlo.
Più i secondi passavano, più l'atmosfera si riempiva di quella strana elettricità che non faceva bene a nessuno dei due.
Zayn non sapeva come sfogarsi, come esplicitare quella verità che lo tormentava da un tempo lunghissimo, quella dannata apparizione che le aveva tenuto nascosto per semplice paura.
«È... è tornata», balbettò con la voce rotta dal pianto che presto sarebbe arrivato.
È tornata.
È tornata.
È tornata.
La mente di Trisha non riusciva a collegare altro che non fosse quella frase, uscita a fatica dalla bocca di suo figlio; immediatamente il ricordo di quella ragazzina che aveva incontrato solamente una volta le balenò nella mente, leggermente offuscata nei particolari che la rendevano unica. Ricordava bene, però, il suo sorriso, la sua espressione imbarazzata e i suoi grandi occhi scuri, così timidi, così curiosi, così espressivi.
Alzò il volto quando sentì un singhiozzo provenire dall'uomo che le stava davanti, con le mani sul viso e le gambe che tremavano.
Un nodo le si formò all'altezza del cuore e lo stomaco cominciò a ritorcersi su se stesso, provocandole un dolore unico. Vederlo in quello stato era più devastante della peggiore tortura del mondo.
Gli si avvicinò e lo strinse in un abbraccio.
Un abbraccio che sapeva di amore.
Un abbraccio che lo rincuorò, anche se per poco.
Un abbraccio che finalmente lo fece sentire a casa.
 
* * *
 
Zayn continuava a sentirsi in colpa per tutto quello che riguardava Nicole.
Più cercava di togliersela dalla testa almeno per qualche minuto, più le accuse che le riservava quella vocina malvagia lo rendevano debole e stanco. Vederla piangere era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, quel vaso riempito di sentimenti che lui teneva ben chiuso da ormai troppo tempo.
Il getto d'acqua caldo si scontrava col suo viso, impedendogli la vista e continuando a far scendere quelle goccioline trasparenti lungo tutto il corpo; i bagni erano sempre stati la sua terapia, riuscivano a fargli dimenticare ogni pensiero per poi analizzare i vari problemi oggettivamente, cosa però che non successe questa volta.
Tutte le immagini che continuavano a susseguirsi nella sua mente riguardavano lei: lei in quel sorriso che dedicava solamente agli altri, lei in quell'espressione superba e saccente che gli mostrava ogni santa volta che lo punzecchiava con esclamazioni acide, lei in compagnia di quello che una volta considerava un amico – ora disegnato solamente come quel ragazzo che gliela aveva rubata.
Lei, in ogni sua possibile sfumatura.
Pensava a quella quindicenne di cui si era innamorato, pensava alla donna che era diventata adesso e ancora non si spiegava perché avesse permesso a quel dannato dolore di cambiare tutti i suoi ideali, tutte le sue convinzioni, tutte le cose in cui credeva.
Per me non esisti, Malik.”
Quel tono freddo, distaccato e accusatorio che gli aveva riservato ancora gli faceva provare i brividi. Non pensava che una simile frase, apparentemente innocua, potesse fargli così male. Non immaginava che una simile sentenza potesse farlo sprofondare in quel modo. Non voleva credere che un simile giudizio fosse in realtà quello che lei provava veramente.
Un piccolo flash di una fantasia di un Josh che la accompagnava all'aeroporto, che le portava le valigie, che le si sedeva accanto durante il volo e che poi la riaccompagnava all'albergo lo fece morire dentro.
Doveva essere lui quello che guidava verso la sua casa.
Doveva essere lui quello che bussava alla sua porta.
Doveva essere lui quello che la baciava dolcemente sulla labbra, facendola sorride imbarazzata.
Doveva essere lui quello che le stringeva la mano, sussurrandole frasi romantiche.
Doveva essere lui quello con cui ballava nella notte.
Doveva essere lui, perché era lui l'unico che la amava dall'inizio.
Ne era convinto, era convinto di tutto quello che pensava: quei pensieri e quei sogni amari lo bruciavano, lo facevano morire migliaia e migliaia di volte, senza però ucciderlo veramente. Come se quell'immenso dolore che provava da sempre non fosse mai stato abbastanza.
E costantemente, ogni volta che li vedeva assieme, ogni volta che lei lo abbracciava, ogni volta che lei rideva delle sue battute, il suo mondo cadeva a pezzi. Mille frammenti della sua anima si depositavano nel fondo, mille frammenti di quei sentimenti d'amore che non si erano mai veramente spenti ardevano in lui, provocandogli centinaia di ustioni indelebili e inguaribili.
Mille frammenti di quei dannati ricordi continuavano a vacillare, senza però sparire definitivamente.
Aveva aspettato tutto questo tempo per farle capire che era dispiaciuto, che tutto quello che aveva fatto da quando si erano rincontrati era sbagliato, che il suo comportamento era sempre stato pessimo, ed il risultato era che il suo cuore ora era occupato.
Era stato catturato da un ragazzo che aveva saputo apprezzarla da subito.
Era stato preso da un ragazzo che l'aveva subito messa a suo agio.
Era stato rubato da un ragazzo che, con un semplice sorriso, era riuscito a distruggere tutte le sue barriere.
Esattamente come era successo al moro quattro anni prima.
Ma quello che faceva più male, quello che più lo tormentava, quello che proprio non si perdonava, era il fatto che lui avrebbe potuto essere al posto di quel batterista, avrebbe potuto essere dove lui era adesso.
E lei non avrebbe mai saputo che lui l'amava dall'inizio.
Un flashback di qualche giorno prima quando, finite le prove per l'ennesimo spettacolo, lo aveva visto prendere il telefono e comporre il numero di quella che avrebbe dovuto essere la sua di ragazza.
Doveva essere lui quello che la chiamava.
Doveva essere lui quello che le diceva di essere l'unica.
Doveva essere lui quello che prometteva che non l'avrebbe lasciata mai.
Ma lui non la meritava: nonostante tutto l'amore che potesse provare nei suoi confronti, nonostante tutto quello che aveva dovuto pagare in quelle settimane e negli anni precedenti, nonostante sembrasse che tutto, tra di loro, fosse causato da una forte antipatia senza fondamenta, non avrebbe mai potuto curare tutto quel male che le aveva inflitto. Quel compito non spettava a lui.
E se Zayn non aveva mai compreso cosa significasse veramente amare, l'ultima cosa che si sarebbe aspettato era di scoprirlo a soltanto sedici anni: era stata una scintilla quella che gli si era accesa dentro quando aveva incontrato per la prima volta quegli occhi scuri, era stato un brivido lungo tutta la schiena quando aveva focalizzato per la prima volta l'attenzione sul quel sorriso timido e luminoso, era stato un viaggio dentro se stesso quando aveva scoperto per la prima volta i sentimenti che provava.
Rivisse i momenti di quella vacanza in un attimo mentre chiudeva gli occhi e si passava l'asciugamano tra i capelli umidi: il primo tocco, il primo bacio, la prima ragazza che lo aveva fatto sentire così bene. Sarebbe stato tutto perfetto, ma lui aveva permesso alla paura di prendere il sopravvento su quell'amore nato inconsapevolmente.
Il cuore infranto faceva male, un male così atroce che le parole non sarebbero mai state in grado di descrivere, un male così devastante che gli faceva desiderare la morte.
E quella domanda continua a girovagargli per la mente: perché non capiva? Perché non riusciva a vedere che lui l'amava da sempre?
Ancora con un asciugamano avvolto in vita e l'altro sulla testa si avviò alla cieca verso la sua camera, cercando di non andare a sbattere contro uno dei tanti mobili che la madre aveva posizionato nel corridoio; aprì la porta e fece per prendersi un paio di pantaloni della tuta dall'armadio quando sentì uno scricchiolio provenire dal letto alle sue spalle.
Si irrigidì immediatamente, capendo all'istante che non potevano essere né la sorella né la madre.
Strinse i pugni facendo divenire le nocche bianche e più secondi passavano, più l'agitazione cresceva.
«Zayn», lo salutò una voce che conosceva fin troppo bene.
Un sorriso amaro gli si dipinse sul viso prima di prendere le braghe ed infilarsele, sedendosi poi sulla sedia della scrivania e guardando il viso della persona che si era intrufolata nella sua stanza.
«Liam – iniziò – cosa ci fai qui?»
Il tono del moro non era accusatorio, ma solamente stanco.
Stanco di tutto quello stress.
Stanco di tutta quella situazione.
Stanco di tutti gli errori che continuava a commettere.
«Sei sparito amico, ed essendo a conoscenza di cosa stai passando mi sono preoccupato», rispose l'altro con quella dolcezza che apparteneva soltanto a lui.
«Lascia stare Liam, ti prego», lo supplicò lui sottovoce prendendosi la testa fra le mani.
«Dannazione, Zayn. Perché non reagisci? Perché non impedisci a tutta quella negatività di prendere il sopravvento?», gli chiese più serio, quasi come farebbe un padre verso il figlioletto.
«Non posso fare nulla, non lo capisci? Nessuno può anche solamente immaginare quello che sto passando, lei per prima, tutti voi per primi», esclamò l'altro alterato, alzando la testa e inchiodando il suo migliore amico con quelle sfere scure inondate dalle lacrime.
Stava per scoppiare, non ce la faceva più a tenersi tutto dentro: quella rabbia verso se stesso, quell'ira verso il suo stupido modo di pensare, quell'agonia che gli stava risucchiando ogni tessuto.
Stava per scoppiare, e l'unico che aveva il coraggio di stargli accanto era il suo compagno di band.
«Non credere che per lei sia semplice, non credere a quello che vuole mostrare - cominciò di nuovo il biondo, questa volta più calmo e riflessivo - . Vai oltre a quel muro, scava dietro a quelle perle apparentemente insormontabili. Aiuta te stesso e aiuta anche lei, sei l'unico in grado di farlo»
Le parole del ragazzo continuavano a susseguirsi nella mente del mondo, creando mondi di immagini, ritratti di quella bionda che lo stava rendendo incapace di vivere: scavò nella sua memoria e studiò quel volto che conosceva alla perfezione, quel volto che tanto amava, quel volto che non aveva un difetto.
Ma all'improvviso comparve un Josh che le cingeva i fianchi, che le spostava le ciocche di capelli, che la faceva ridere con una semplice smorfia.
E per l'ennesima volta si sentì sul punto di crollare.
«Devo lasciarla andare. Lei è felice con lui, lei … Lei non vuole nemmeno sapere della mia esistenza», disse con l'amaro in bocca.
Pronunciare quelle frasi fu come ricevere una miriade di pugnalate in pieno petto: una sofferenza così straziante che gli fece patire le pene dell'inferno.
«Non dire cazzate, Zayn. Devi almeno spiegarle tutta la storia, tutti i motivi, tutte le ragioni... Tutto. Non lasciare che la paura e la rassegnazione prendano il sopravvento, combatti per averla, combatti per lei... Altrimenti finirai col pentirtene per tutta la vita, e lì sì che non ci sarà più alcuna speranza».
Liam teneva lo sguardo fisso sul suo migliore amico, su quell'uomo che era devastato dal dolore, quell'uomo che era molto più fragile di quanto volesse mostrare, quell'uomo che non trovava il coraggio per affrontare di nuovo il suo passato.
Liam gli era accanto, aveva attraversato tutta la città per cercare di farlo ragionare, per cercare di fargli capire che stava sbagliando e che era ancora in tempo per rimediare.
Per rimediare a tutti gli errori.
Per salvare quell'amore che provavano l'uno per l'altro.
Per chiudere definitamente quel portale che lo stava uccidendo.
«Mostrale che il personaggio di cui hai vestito i panni da quando l'hai rincontrata non esiste, raccontale che ti sei comportato come uno stronzo solamente per non soffrire di nuovo, per non sentire di nuovo quel vuoto nel petto, quella fossa che ti avrebbe impedito di rialzarti. Urlale che la ami, che l'hai sempre amata. Dimostrale che potete ricostruire i pezzi di quel puzzle che quattro anni fa è stato distrutto – il ragazzo fece una pausa prima di terminare il suo discorso –. Fallo. Non sarei qui se non sapessi che tu non hai mai smesso di amarla, non sarei qui se non sapessi che lei ricambia, non sarei qui se non sapessi che questa è una delle scelte che ti potranno cambiare per sempre la vita»
Il moro alzò lo sguardo, incontrando lo sguardo rassicurante del biondo, il quale ben presto si alzò e gli si avvicinò, mostrandogli quella maledetta foto che portava con sé una miriade di ricordi.
«Fallo per te. Fallo per lei. Fallo per voi», sussurrò con un filo di voce.
Il sorriso di quella ragazzina mora inondò la mente del pakistano, facendogli perdere un battito cardiaco.
Sorrise amaramente ripensando che si trovava nell'esatta situazione di quattro anni prima, quando era stato costretto a lasciarla senza una spiegazione, scappando via e permettendole di odiarlo in ogni sfumatura possibile.
Ma questa volta non avrebbe commesso lo stesso errore.
Questa volta era consapevole di avere al suo fianco quattro amici che gli sarebbero stati accanto comunque.
Questa volta era consapevole di amarla davvero, come mai aveva fatto.
Questa volta era consapevole che c'era davvero una possibilità per loro.
Non l'avrebbe lasciata andare, non senza averle spiegato ogni cosa.
Non l'avrebbe persa di nuovo.
Non se lo sarebbe permesso.
Non avrebbe più avuto la forza per ricominciare.
Lui l'amava dall'inizio, e avrebbe continuato così per sempre.


 
Eccomi :)
Okay, non oso pensare di aver avuto davvero il coraggio di pubblicare questo Missing Moment.
Insomma, è… è orrendo! Non credo di essere mai stata più insoddisfatta di qualcosa che ho scritto come questa volta :/
Ma come sempre sta a voi giudicare, quindi aspetto con ansia i vostri commenti (mi raccomando, devono essere spietati!) e nel frattempo riassumo un attimo quello che è successo.
Allora, qui siamo tornati a Londra dopo una delle ultime tappe del tour promozionale a Stoccolma (ricordate? Zayn era finalmente riuscito a parlare con Nicole e a spiegarle da dove provenissero quelle foto, facendo però scoppiare l’ennesima sfuriata).
Il nostro Zayn, ritornato nel suo Paese, è letteralmente scappato cogliendo al volo un paio di giorni liberi per tornare dalla sua famiglia (e per pensare a quello che prova veramente per quella fotografa). Scopriamo così i suoi veri sentimenti, quell’amore che ha saldamente tenuto nascosto sotto la maschera da duro e insensibile che si è costruito da quando lei è riapparsa nella sua vita.
Ma l’amore che prova non è l’unico problema per il nostro moro: una delle cose che più odia di quella scelta di vita che ha intrapreso è quella di non poter più rivedere la sua famiglia come prima, costretto a girare costantemente da una parte all’altra del pianeta. E Zayn vacilla, perché non sa se fare il cantante in quella band di successo planetario è davvero ciò che vuole.
Tenete a mente questo particolare, perché non sarà l’unico ad avere questa strana idea per la testa!
Lo vediamo nelle vesti di fratello maggiore verso quella bambina che ormai è diventata una vera signorina, lo vediamo nelle vesti di un ragazzo stanco di tutto quel dolore causato da uno stupido errore che ancora adesso lo sta lacerando. Lo vediamo nelle vesti di un ragazzo che si mette a nudo sotto lo sguardo del suo migliore amico, che si sfoga con lui, che riesce finalmente ad ottenere l’appoggio e a ricevere la forza che gli serviva per decidersi ad agire :)
Spero di essere riuscita a trasmettere in modo sufficiente le sue emozioni perché, ripeto, questo Missing Moment non è nemmeno lontanamente simile a quello che avevo in mente :/
Ma okay, credo di avervi rotto abbastanza le scatole!
Fatemi sapere la vostra opinione, per me è di importanza vitale :)
Grazie a tutte quelle che passeranno e a quelle che continuano a seguire Change My Mind, siete semplicemente meravigliose <3
xxxx


 
   
 
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