Giace per terra, la regina che non voleva essere regina, il sorriso arcaico che non è più un mistero ma una smorfia.
Il poeta e il sacerdote vedono nel ventre squarciato il marchio di un destino predeterminato, e già perdonano lo sposo reo soltanto di averlo portato a compimento.
Intrappolata nella pietra dell'altare è la voce che racconta l'altra storia, quella della fanciulla che viveva e che non ha mai chiesto di essere venerata.
Ha imparato sulla sua pelle, Persefone, che il titolo di dio è una giustificazione, mentre quello di dea un'offesa.
E ha capito che l'Inferno è la consapevolezza di non essere padrona di se stessa.