Everything I do, I do it
for you
25
aprile 2013
Poso l’agenda sul
tavolo, nella mia roulotte degli studios, e mi siedo rigirandola tra le
mani.
La fisso
insistentemente. La sollevo. Poi la riposo e scuoto la testa.
No. Non posso aprirla.
Sarebbe violazione della
privacy.
Ma è qui davanti a me
che mi chiama.
Questa agendina vuole
essere aperta!
È bella gonfia e un
sacco di post-it colorati sbucano dalle pagine.
Deve avere infilato
qualcosa di spesso tra i fogli perché il laccetto elastico
che la tiene chiusa
è più teso del normale.
Passo un dito sotto
l’elastico e lo tiro.
Aspetto un secondo e lo
riposiziono al suo posto.
Nathan,
sopprimi la tua curiosità. Sei un uomo onesto.
Morbosamente curioso, ma onesto.
Esatto. Quale persona si
impiccerebbe così spudoratamente dei fatti altrui?
Forse se l’avesse
trovata qualcuno della troupe, allora sì,
l’avrebbe aperta per cercare il
legittimo proprietario.
Ma io so di chi è questo
piccolo quadernetto.
Ti è caduta dalla
borsetta mentre parlavi al telefono. Non te ne sei nemmeno resa conto,
ma io
sì.
Purtroppo non sono
riuscito a raggiungerti.
Finiti gli ultimi
accorgimenti dell’ultimo episodio della quinta serie, hai
salutato tutti e
mentre inforcavi la tua adorata bicicletta hai ricevuto una telefonata.
In quel momento, mentre
cercavi di tenere salda la bici, aprire la borsetta e tenere incastrato
il
cellulare tra l’orecchio e la spalla, l’agenda ti
è caduta senza che te ne
potessi accorgere.
Riprovo a chiamarti.
Spento.
Giustamente, ora sei a
tutti gli effetti in vacanza e puoi permetterti il lusso di spegnere il
telefono.
Un bip del mio i-Phone
mi fa ben sperare, ma mi basta un’occhiata per vedere che
è un tweet.
Difficile che sia tu se
tre secondi fa il tuo telefono era spento.
Controllo.
Come spesso accade è un
retweet di un retweet di un altro retweet.
Twitter è
così
affascinante. E impegnativo, assolutamente.
Dovrei essere in ferie
tutto l’anno per riuscire a stare al passo con i tweet che mi
arrivano.
Leggo e il nervoso mi
assale.
Mark Polish ha
rilasciato un'altra foto Behind The Scene di For Lovers Only.
Ma non ce l’ha una vita?
Una moglie e una famiglia?
Chi è la persona che
seguo che ha potuto retweettare questa foto facendola apparire sulla
mia
timeline!
Un momento.
E se prima Stana fosse
stata al telefono proprio con Mark?
Girano voci di un
seguito di FLO, niente di ufficiale, ma se si stessero organizzando per
stabilire i giorni di riprese?
No, io quello non lo
reggo. Non li posso vedere ancora insieme.
Devo sapere.
Levo l’elastico e apro
l’agenda.
Si, si, lo so, sono una
persona orribile, me ne farò una ragione.
Mi bastano due pagine
per decretare che questo taccuino è un disastro totale!
Sorrido del tuo
disordine e sfoglio velocemente le pagine sino ad oggi.
Ti sei appuntata la data
della fine delle riprese e un appuntamento con tuo fratello Dusan.
Questo spiega perché sei
scappata via alla velocità della luce.
Adori tuo fratello!
Sfoglio i giorni a
seguire e praticamente l’agenda esplode!
Ma quanti impegni hai
preso?
Non ti fermi mai?
Dormi? Respiri?
Devi essere un alieno!
Ma così è un
incubo,
quando ti posso vedere?
Va bene essere
professionali durante i mesi lavorativi, ma speravo di riuscire a
cambiare le
cose durante le vacanze.
Ormai la tensione tra
noi raggiunge vette elevatissime e non sono più disposto a
mettere il lavoro e
la carriera prima di noi. Spero valga anche per te.
Cerco nella giacca
appesa accanto alla porta la mia agenda elettronica.
Avremo pur una data
libera in comune!
Controllo rapido
digitando con ferocia.
Maggio...maggio no...giugno?
Ci sarebbe un buco libero ma niente da fare, tu non puoi quel giorno.
Avanti ancora, allora.
Mi correggo. Non ci sono
più date libere, considerando che i primi di luglio torniamo
qui sul set.
Possibile che ogni volta
che io sarò libero da impegni tu o sarai a Chicago al De
Paul Theater oppure a
Las Vegas ai Billboard Music Awards o al LA Childrens Hospital o in
Croazia o
in altri mille eventi?
Non voglio semplicemente
spedirti la tua agenda o fartela consegnare dalla tua assistente.
Voglio vederti! Voglio
passare del tempo con te che non sia qui sul set.
Speravo di riuscirci
ieri. Avrei voluto rapirti per il tuo compleanno. Ma la festa qui sul
set si è
protratta troppo a lungo e nessuno ti ha mai lasciata sola un momento.
Riguardo tutti quegli
impegni scritti con la tua calligrafia.
Ma perché ti tieni
sempre così occupata?
Cosa ti ha fatto di male
il buon caro e vecchio riposo!
Mentre sto sfogliando
ancora le pagine distrattamente, mi accorgo di una piccola nota in
basso.
Su un angolino hai
scritto FLO 2?
Quel punto di domanda mi
fa sobbalzare.
Non sei sicura che si
farà il film oppure non sei sicura di voler partecipare?
Ma chi
se lo guarda quel film senza di te?
Ok, oggi sono
decisamente una brutta persona. Ne prendo atto.
Ma se sei indecisa
significa che è il mio momento di agire.
Non voglio di certo
impedirti di girare un film, quale che sia, ma se al momento delle
riprese
saremo una coppia potrò essere geloso quanto mi pare, venire
sul set a trovarti
e a tagliare le mani al Polish...cose così...
Scelgo uno dei tuoi eventi...
Uhmmmm...quello di Las Vegas il 19 maggio.
Fino al 21 poi sei
libera, così se tutto va bene potremmo passare qualche
giorno nella città del
peccato.
Scrivo un messaggio a
Jeff spostando la mia permanenza a casa sua di qualche giorno in modo
da avere le
stesse date libere.
Spero che le mie
nipotine non se la prendano troppo, ma se vogliono una zia da qualche
parte
devo pur cominciare!
Chiamo anche la mia
agente e le dico di procurarmi biglietto e pass per i Billboard Music
Awards
mentre io cerco online i voli per Las Vegas.
19
maggio 2013
Mi infilo al collo il
mio bel pass ed entro nella favolosa MGM Grand Garden Arena di Las
Vegas.
Non manca molto
all’inizio dello spettacolo così mi avvicino ad
uno degli addetti alla
sicurezza e spiego che devo andare nel backstage.
Lui mi guarda storto per
un secondo e poi nota il pass.
“Segua questo corridoio
fino in fondo e mostri il pass a chi glielo chiede” mi
risponde serio tornando
a controllare la sala.
Mi sfrego le mani. Ci
siamo.
Seguo le sue istruzioni e
praticamente cammino tendendo il pass in avanti cosicché
nessuno mi possa
fermare o fare storie.
Finalmente mi fanno
entrare in una specie di saletta.
Un’anticamera con
diverse porte, molte delle quali sono i camerini dei cantanti e dei
presentatori dei premi.
In un angolo
c’è una
pianta molto alta. Un ficus credo. O qualcosa del genere.
Accanto invece ci sono
un distributore di bevande e merendine e una colonnina
d’acqua.
Mi avvicino e ne
approfitto per bere.
Dall’altro lato della
sala c’è un televisore a schermo piatto appeso
alla parete.
Mi siedo e pondero il da
farsi.
“Lei è un
giornalista?”
mi domanda una signorina con in mano almeno una decina di cartelline.
“Si.. si.. scrivo per...
l’All the songs make sense magazine”
mi invento sul momento, pensando alla prima frase a sfondo musicale che
mi
passa per la mente.
Sia benedetto l’autore
di quel copione!
“Ok...” mormora
perplessa la giovane “Tenga, questo è il programma
della serata” dice mentre mi
porge una delle cartelline che sta reggendo “A fine
spettacolo lei e gli altri
giornalisti sarete radunati e uno per volta incontrerete i
cantanti”.
Prendo il programma
della serata e annuisco poco convinto. Tanto come Stana se ne va, me ne
vado
pure io, altro che interviste ai cantanti.
“Il suo nome?”.
Merda! “C-come
scusi?”.
“Devo registrare il suo
nome per chiamarla quando sarà il suo turno”.
Ecco... bene... Hummmm
“Reynolds, Malcom Reynolds”.
Lo so, ultimamente do il
peggio di me.
È colpa di Stana,
ovviamente, non mia.
Fatto sta che la ragazza
sembra abboccare, scrive il mio nome e se ne va.
Mi accorgo che mentre
sudavo freddo, inventandomi una falsa identità, la stanza si
è semi riempita
dei miei colleghi giornalisti.
Cerco con gli occhi
quello che mi sembra più alla mano e mi siedo accanto a lui.
“Hey” dico.
Lui solleva la testa dal
suo tablet “Hey”.
Fingo disinvoltura e
cerco di farmi dare due o tre dritte “Finalmente il mio capo
mi commissiona un
pezzo decente da fare!” niente, annuisce appena e torna ai
fatti suoi “Ci sei
già stato qui? Come funziona?”.
Lui mi guarda con
sufficienza e compassione “Sei un novellino?” mi
domanda quasi sorpreso, visto
che di certo non dimostro vent’anni.
“Sono nuovo in questo
campo” inizio “Praticamente si può dire
che ho iniziato oggi” e poi giusto per
essere più credibile “Prima mi occupavo della
pagina sportiva”.
Devo ricordarmi di
tentare un ruolo da giornalista, un giorno.
“Capisco...” ma
non
sembra molto convinto “Comunque noi stiamo qui e guardiamo lo
show da quel
televisore” spiega indicandomelo “poi alla fine di
tutto ci chiamano e ci danno
un paio di minuti a testa per le interviste”.
In pratica mi ripete ciò
che già sapevo.
Non va bene, devo
trovare Stana evitando di bussare a tutti i camerini e rischiare
diverse accuse
di molestie.
“Ma non li vediamo fino
alla fine?” guardo le porte dei camerini e penso che prima o
poi dovranno
uscire da lì.
“L’unica
entrata al
palcoscenico è laggiù in fondo perciò
dovranno passare tutti da qui. Ci sarà un
bel casino tra cantanti, presentatori, assistenti e tecnici
perciò non ci pensare
nemmeno ad alzare il culo da lì fino alla fine dello
spettacolo perché tanto
nessuno ti presterebbe attenzione”.
A parte che deve avermi
preso per un fan sfegatato che salta addosso ai personaggi famosi, ma
l’unica
cosa che conta è che Stana passerà da questa
saletta per entrare in scena.
Il chè è un
bene così
poi la potrò seguire quando esce.
Ed è un male
perché se
mi vede sono fregato.
Ad un certo punto mi
farò vedere, certo, ma non così, insomma, voglio
farle una sorpresa, non rovinarle
l’evento.
Dopo un tempo
interminabile inizia il via vai di persone.
Un bel
casino
ha detto il mio collega qui accanto?
Casino è riduttivo!
Sembra di stare nel mezzo di un concerto metal!
Il frastuono aumenta e
due bodyguard cercano di proteggere Lady Gaga che ci supera e poi
sparisce.
Oddio. Ho visto Lady
Gaga.
E Taylor Swift.
E Selena Gomez.
Bruno
Mars, Jennifer Lopez, Pitbull, i Fun, i Maroon 5 e tantissimi altri!
Se
le
mie nipoti sapessero di Taylor e Selena mi lincerebbero! Le adorano.
Madonna! È passata
Madonna!!
Ostento quasi
indifferenza esteriormente.
Ma lo ammetto, il mio
collega ha ragione, dentro sto impazzendo di gioia.
Ma Stana quando passa?
Qui mi sfilano tutti
davanti ma di lei nemmeno l’ombra.
Oddio com’è
pettinato
quel biondino? Beh, tra acconciature strane e vestiti improbabili ormai
ne ho
viste di tutti i colori qui dentro.
“Nathan?” mi
sorprende
una voce femminile, che si alza di poco tra il caos.
Mi volto di scatto
pregando che non sia Stana.
Con un sospiro di
sollievo vedo che non è lei.
È Alyssa Milano, che
però non riesce più a vedermi poiché
letteralmente trascinata via dal fiume di
persone.
Forse penserà di essersi
sbagliata, in ogni caso non penso che correrà da Stana a
chiederle come mai
sono qui.
Un lampo improvviso mi
oltrepassa il cervello.
E se ci
fosse qualcun altro che conosco?
Sfoglio frenetico il
programma della serata.
Hum... no, a parte Stana
e Alyssa non c’è nessun altro che conosco.
Dopo una serie di
performances e premiazioni infinite, scatto in piedi come una molla.
Una dea in bianco
cammina sorridente mentre i bodyguard scortano anche lei fino
all’entrata del
palcoscenico.
Non ho potuto vederla
bene ma credo che indossasse una scollatura chilometrica!
Sento un tonfo nel petto
e deglutisco con forza.
Povero cuore mio. Quella
donna ti stende come nessun’altra è mai riuscita a
fare.
Aspetto pochi minuti ed
eccola in video accanto al...al biondino con i capelli in piedi sparati!
Non c’è un
podio, ma
solo un microfono verticale fissato in terra.
Perciò riesco a vederla
benissimo.
Non è un vero e proprio
vestito.
Sopra è senza maniche e
sì, la scollatura è decisamente chilometrica.
L’apertura arriva sino
all’ombelico dove si interrompe in una fascia nera e da
lì invece che essere
una gonna iniziano i pantaloni.
Grazie al cielo nessuno
può sbavare sulle sue lunghissime gambe!
“Chi è il
ragazzo?”
domando al mio solito collega.
Lui controlla il
programma e mi indica un nome “Gabriel Mann”
risponde “È uno dei protagonisti
di Revenge, sulla ABC”.
La nostra stessa
emittente.
Molto bene.
Ma non sono geloso.
Insomma, stanno presentando la performance di Jennifer Lopez e Pitbull,
ora
escono e ognuno per la sua strada.
Giusto?
Mi defilo senza dare
nell’occhio, vedo in che camerino entra, aspetto che si cambi
e poi quando esce
le dico che le devo parlare e ce ne andiamo insieme.
Ho tutto sotto
controllo.
“Cazzo se è
bella!”
esclama il mio collega.
Hai ragione, ma stai al
tuo posto ok?
Mentre sono impegnato a
guardarlo male lei esce di scena e per poco non la perdo di vista.
“Vado in bagno”
dico
veloce prima che Mr. Tablet mi fermi.
Mi faccio largo
sventolando il pass e spiegando la mia urgenza.
Ti seguo lungo un
corridoio vicino fino al tuo camerino.
Ora devo solo aspettare
che tu esca.
Piccolo problema.
Che faccio intanto?
Dell’altra gente sta
arrivando e immagino che sostare davanti ad un camerino non sia
consigliabile.
Mi accosto al muro per
dare un’occhiata. Uno dei bodyguard sarà alto due
metri e peserà più di cento
chili.
E viene anche lui verso
di te.
Sei un attore, Nathan.
Recita.
“Cosa? No, dico,
COSA?”
quando il bodyguard e un altro paio di assistenti mi raggiungono, sto
urlando
al telefono con un interlocutore immaginario “È
inaudito! La mia cliente non
può accettare una simile proposta!...Hai idea di chi stiamo
parlando, sì?...Beh
dì al tuo capo di farci un’offerta migliore
allora... No forse non hai capito
quanti soldi ci sono in ballo Steve...” fino ad ora sono
stato di spalle,
quando mi volto vedo che sono passati oltre.
“Agenti”
mormora in
lontananza una delle assistenti scuotendo la testa.
Perfetto. Ci sono
cascati.
Ma sento che altra gente
è in arrivo.
Tengo il cellulare ben
saldo in mano, pronto a ricominciare la sceneggiata.
Solo che non
c’è nessun
bodyguard o assistente questa volta.
È lui, il biondino.
Quel Gabriel Mann che ha
fatto la presentazione con lei.
Mi metto in disparte
pronto a rifare anche con lui la mia sceneggiata.
Peccato che Gabriel non
passa oltre.
Si ferma proprio davanti
al camerino di Stana.
E bussa.
Ma non
ce l’hai una co-star tutta tua a cui bussare al camerino?
Si sente la voce di
Stana acconsentire l’ingresso.
Lui apre di poco la
porta, affacciandosi appena “Ti disturbo? Vorrei parlarti di
una cosa?”
“Figurati, entra
pure”
risponde lei.
Lui obbedisce e si
chiude la porta alle spalle.
In questo momento il mio
odio per lui è quasi a pari merito con quello che provo per
Mark Polish.
Mi avvicino stizzito,
notando un momento di tranquillità nel corridoio.
Il mio intento è quello
di
appoggiare l’orecchio e provare ad origliare ma, con sommo
stupore, noto che la
porta non si è chiusa bene.
Mi guardo intorno
un’ultima volta e con molta nonchalance premo una mano sulla
porta, aprendola
solo di un paio di centimetri.
Poi accosto la schiena
allo stipite e incrocio le braccia con sguardo serio e minaccioso.
Forse così posso passare
per la guardia del corpo personale di Stana.
In fondo sono vestito di
nero e ho il pass.
“...non
sei tenuta a rispondermi se non vuoi...” sento la voce di Gabriel
“...ci siamo appena conosciuti e non
voglio sembrarti sfacciato...” prosegue.
Adesso muoio qui!
Ci sta provando con lei!
Non posso crederci.
“...non
essere sciocco...” ride Stana.
“Ti
va di bere qualcosa, così ne parliamo?” propone lui.
No. Dì di no. No grazie,
Gabriel.
“Certamente,
hai avuto un’ottima idea, anzi sai cosa
possiamo fare? Andiamo al party post spettacolo e continuiamo la nostra
conversazione lì”.
Si certo, come no e poi
già che siete a Las Vegas perché non vi sposate?
Qui va tutto male!
Il biondino mi mette i
bastoni tra le ruote.
“Ci
sto! Ci avviamo che dici? Tanto non hanno più bisogno di
noi”
aggiunge quello lì.
“Perfetto,
mi concedi due minuti?” chiede Stana.
“Ti
aspetto alla limousine, così intanto faccio una
telefonata”
prima che il biondino esca mi allontano immediatamente dalla porta e,
dandogli
le spalle, fingo ancora di essere al telefono.
Esce e si dirige
sorridente verso il parcheggio riservato.
Glielo farei sparire a
suon di cazzotti quel sorrisino scialbo!
Lo seguo per qualche
metro e quando lui si ferma ad un’altra colonnina
d’acqua per dissetarsi io
tiro dritto seguo le indicazioni che portano al parcheggio.
Quando arrivo mi imbatto
in una distesa di limousine.
E ora come trovo la sua?
E anche se la trovo,
cosa faccio? Li aspetto spaparanzato sui sedili posteriori?
In una saletta
all’interno del parcheggio diversi autisti attirano la mia
attenzione.
Stanno mangiando e
bevendo mentre guardano la finale di baskett e aspettano i loro
rispettivi passeggeri.
Un’idea mi balena in
testa, ma sono restio.
Perché è da
pazzi.
Ma stiamo parlando
sempre di Stana Katic e se non le faccio per lei le pazzie, per chi le
dovrei
fare?
Mi umilierò magari ma
almeno posso dire di averci provato, senza poi aver rimpianti.
“Scusate?”
domando
interrompendoli “Chi di voi è qui per il Signor
Mann?”.
Si voltano tutti a
guardarmi.
Ora mi pestano.
“Io” si fa
avanti un
signore sulla cinquantina “È successo
qualcosa?” chiede preoccupato.
Oddio, non ce la faccio
a prendere in giro un così caro signore.
“No, non proprio... ma
lui sta per andare via con la donna che amo e io... pensavo di rubarle
il
lavoro per una sera” spiego. Anche se spiego
non è la parola giusta, dato che mi guarda come se parlassi
arabo.
“Mi prende in
giro?”
sbotta scocciato.
“No, la prego, mi
ascolti! Lavoro con questa donna da un secolo, ma non posso mai farmi
avanti proprio
per questo motivo. Ora che siamo entrambi in ferie mi devo
assolutamente
dichiarare e scoprire se contraccambia. Ma arriva questo...biondino che
subito
ci prova e stanno per andare via insieme...la prego voglio solo
guadagnare
tempo e parlare con lei... può venire con me se vuole
così vedrà con i suoi
occhi che non succederà nulla alla sua limousine! E al
Signor Mann può dire che
è tutta colpa mia!” parlo tutto d’un
fiato tanto che ora devo tirare un lungo
respiro.
L’uomo scuote la testa e
io non so più cosa fare.
Mi guarda e ora sorride.
“Lo so, rido di me
stesso anche io” borbotto sconsolato.
“Non rido di lei.
Piuttosto mi sono ricordato di quando, vent’anni fa, rubai
una Vespa per
rincorrere l’auto di quella che poi diventò mia
moglie” mi spiega guardandomi
negli occhi.
“Quindi...mi
aiuterà?”.
Lui sbuffa “Spero
vivamente di non dovermene pentire”.
Lo abbraccio con slancio
“Grazie, grazie, grazie!!!” poi mi stacco e lo
imploro “Posso guidare?”.
Dieci minuti più tardi
sono al volante con la sua giacca e il suo berretto da autista.
George – sì,
dopo
avergli fatto pena ci siamo presentati come si deve - fa accomodare
Stana e
Gabriel e poi viene a sedersi accanto a me, dal lato del passeggero.
I sedili posteriori sono
così lontani che potrebbe esserci Cher al mio posto che da
là in fondo non se
ne accorgerebbero.
Dall’abitacolo risuona
la voce di Gabriel che comunica a George l’indirizzo del
party grazie
all’interfono.
Lui preme un bottone e
risponde “Subito, Signore”.
Metto in moto e con
cautela seguo le istruzioni di George.
Non è affatto facile
guidare un’auto così lunga! Rischio di rifargli la
fiancata alla prima curva!
“Come possiamo
ascoltarli senza che loro sentano noi?” domando mentre
imposto il navigatore.
Almeno questo lo so fare.
“Ti capisco, quella
là
dietro è una donna bellissima, ma sei sicuro di voler
origliare?” mi chiede,
George, perplesso.
“Non solo è
bellissima,
lei è straordinaria e sì, devo origliare. Lo so
che è sbagliato. In questi
giorni sto facendo un sacco di cose sbagliate, ma giocare pulito fino
ad ora
non ha mai funzionato”.
George sorride e preme
un altro bottone.
La risata di Stana si
diffonde tra di noi “Oh, cielo non
respiro! Ma chi era quella che cercava come una disperata un certo
Malcom
Reynolds!”.
Merda! Appoggio la testa
contro il volante.
Che casino ho fatto?
“È
un nome finto giusto? Sono sicuro di averlo sentito da
qualche parte”
manco sa chi è? Ora lo odio tale e quale al Polish!
“È
l’ex personaggio del mio co-star, interpretava il
capitano Mal Reynolds in Firefly” risponde invece Stana, molto
preparata, tanto
da farmi sorridere.
Svolto con estrema
attenzione e controllo bene gli specchietti.
“Co-star” ripete Gabriel, ma non riesco a
decifrare il
tono “Quant’è
difficile Stana?” dice
poi, con una voce che mi sembra a metà tra lo sconsolato e
il frustrato.
Difficile cosa? Lavorare
con me?
“È
terribile Gabriel” sussurra appena Stana.
Mi sento mancare e senza
volerlo sbando leggermente.
Quando torno a guidare
dritto sentiamo nuovamente la voce di Gabriel dall’interfono
“Tutto bene George?”.
Lui mi guarda malissimo
e poi preme un tasto per rispondere “Si signore, mi scusi, ho
evitato una
buca”.
Io faccio tutto questo
per lei, per dirle che l’amo e invece lei trova terribile
lavorare con me.
Inconsciamente stringo
il volante più forte tra le mani.
È per questo che non si
dovrebbe mai origliare?
“L’avevo
intuito da quello che si legge su internet, per
questo so che sei la persona giusta” le dice il biondino.
“Sono
anni che recito ma non era mai stato così difficile
con nessun altro”
continua lei.
Sta dicendo che sono
l’attore peggiore che le sia mai capitato!
“Ti
capisco perfettamente, non sono più in grado di gestire
questa situazione e ormai me
la trascino
dietro da un anno” dice
lui.
Stana sospira “Io
da quattro!” e segua una risata
amara.
Quelle parole mi
colpiscono come uno stiletto nel petto e purtroppo non noto il semaforo
rosso
davanti a me. Così sono costretto a dar sfogo alla mia
delusione sul pedale del
freno.
L’inchiodata è
abbastanza violenta. Fortunatamente dietro di noi non
c’è nessuno.
“Ma è
impazzito!!” mi
rimprovera George.
Sì, sono impazzito. Devo
esserlo. Non posso essermi immaginato tutto in questi anni.
Certe emozioni e
sensazioni le si può provare solo in due. Solo se sono
reciproche.
“George,
le dispiace accostare” la voce di Gabriel non
ammette repliche.
Accosto immediatamente.
Non sono più in grado di pensare lucidamente, tanto meno di
guidare.
Riesco solo a fissare il
volante cercando di respirare.
Sento le portiere
sbattere e capisco che sono scesi. Anche George non è
più accanto a me.
“Come mai eri sul sedile
del passeggero?” domanda
Gabriel
allarmato.
Dei tacchi si avvicinano
alla mia portiera.
“Nathan?” non
mi volto
né mi levo il cappello “Nathan, sei tu?”
domanda sconvolta.
All’udire il mio nome
per la seconda volta, mi giro verso di lei e la vedo trasalire.
Devo avere uno sguardo
truce negli occhi.
Apro la portiera e come
scendo mi levo il cappello e la giacca e li butto sul sedile che prima
era
occupato da George.
“C-cosa ci fai
qui?”
domandi incerta, vedendo che nemmeno ti sto guardando.
Recupero la mia giacca e
prima di infilarmela ti passo la tua agenda “Ti ho riportato
questa”.
Poi mi sposto e a piedi
mi incammino. Non so bene dove.
Basta che sia lontano da
lì.
“Aspetta” dal
suono dei
tacchi capisco che mi stai rincorrendo.
Mi afferri un braccio
con la mano libera “Aspetta, per favore”.
“Ho aspettato
tanto”
dico solamente e riparto a camminare.
Tu riprendi a correre
“Fermati e spiegami, allora!”.
Il tuo tono mi ferma
all’istante.
Non credo di averti mai
sentito alzare la voce.
“Cos’hai
sentito? Due
mezze frasi, forse? E cosa credi di aver capito?” sei
così arrabbiata che in
pochi secondi sei diventata tutta rossa in volto “E...che
diavolo ci fai al
volante della limousine di uno che nemmeno conosci!”.
Cioè, tu
sei arrabbiata?
Mi avvicino e ti
fronteggio, tanto che almeno di un paio di passi sei costretta ad
arretrare.
“C’è
che sono uno
stupido idiota, tutto qui. Volevo farti una sorpresa e uscire insieme
stasera e
dato che hai sempre duemila impegni ho spostato i miei per passare un
po’ di
tempo con te e cercare di cambiare le cose tra noi. Ma devo essere un
completo
coglione per non aver capito che hai passato quattro
anni terribili al mio fianco!” ecco l’ho
detto!
Ora mi volto e cammino
di nuovo. Riuscirò ad andarmene di lì prima o poi.
Per qualche secondo non
succede nulla e credo di essere riuscito a chiudere la conversazione.
Ma poi sento la tua voce
proprio dietro di me “Se non la smetti di camminare giuro che
ti prendo a
schiaffi!”.
Lascio che tu mi
raggiunga.
“Non mi costringere ad
inseguirti
per tutta Las Vegas” ansimi piazzandoti davanti a me
“Davvero volevi farmi una
sorpresa?”.
“L’hai fatta tu
a me”
rispondo sarcastico indicando la limousine e Gabriel, ormai in fondo
alla
strada.
“Non hai capito,
Nathan”
mi dici stringendoti nelle spalle “Stavamo parlando di te
è vero, ma non solo
di te e non in senso negativo” tenti di dare un senso a
quello che dici ma io
proprio non lo trovo “E non sai quanto sia felice di sapere
che vuoi cambiare
le cose tra noi”.
“Sei felice che oggi mi
sia umiliato, bene, sono felicissimo anche io” non ce la
faccio ad essere
gentile, non ci sto capendo nulla!
“Non ti sei umiliato!
Sei stato dolce e magari un po’ matto ma ti conosco ormai e
mi piace anche la
tua pazzia” cosa dovrei fare dopo questa tua affermazione?
“E allora
perché gli hai
detto che non sopporti lavorare con me?”.
“Non ha detto proprio
così...” il biondino spunta dal nulla
“...scusate vorrei dare una mano, se
posso”.
Come se non avessi fatto
abbastanza!
“Illuminami, ti
prego”
rispondo invece.
“Io...credo di essere
innamorato di Emily, la mia co-star in Revenge” inizia
Gabriel “E quando ho
saputo che avrei presentato assieme a Stana questa sera, ho pensato che
mi
sarebbe stato utile confrontarmi con lei, considerato che se si scrive Stanathan su internet si trovano cose
davvero molto interessanti”.
In effetti...
“Non pretendevo certo
che si confidasse con me, ci siamo conosciuti solo stasera. Volevo solo
qualche
consiglio” porca miseria, dalle sue parole comincio a capire
che sono davvero
idiota “In auto le stavo dicendo che mi riesce sempre
più difficile recitare
con Emily, fingere di essere un altro e vederla baciare il nostro
collega
quando vorrei essere solo io a baciarla” entrambi mi guardano
per vedere se
afferro il concetto “È terribile trattenermi e
soffocare così i miei
sentimenti” chiarisce infine.
“Terribile...”
ripeto in
un sussurro capendo finalmente cosa intendesse dire Stana.
“Io...mi
dispiace...sono...”.
“Un idiota?
Sì, è vero”
finisci la frase sorridendomi come solo tu sai fare.
“Vi lascio ora, credo
che telefonerò ad una certa ragazza” esclama
Gabriel girandosi in direzione
della limousine.
Ti avvicini e mi prendi
la mano “Possiamo cominciare la nostra serata insieme
ora?”.
Annuisco, sentendomi
ancora un imbecille.
Che razza di giornata è
stata?!
“Vuoi andare ancora a
quel party?” ti domando.
Scuoti la testa “No, ho
fame, ceniamo da qualche parte?”.
“Certo”
acconsento,
sentendo anch’io i crampi della fame.
“Così magari
mi spieghi
bene tutto dall’inizio. Agenda compresa” prosegui
con un sorriso birichino,
camminando a braccetto.
Ecco, così mi molla in
tre secondi per aver violato la sua privacy.
“Va bene, ma sappi che
tutto quello che ho fatto l’ho fatto per te”.
Mi guardi di sottecchi
“A proposito, sai nulla di un certo Malcom Reynolds che
cercavano nel
backstage?”.
“Ehm...”.
FINE
Angolo
dell’autrice:
questa shot mi è stata
commissionata tempo fa, ma per svariati motivi non sono più
riuscita a trovare
il tempo di scriverla.
Oggi, complice il caldo
afoso che mi ha costretta in casa con il condizionatore acceso,
è nata questa
pazzia. (oppure nel bunker per chi sta anche nella sezione di Castle xD)
Per eventuali reclami rivolgersi a Amy Wendys u.u
Buona settimana
Ivi87
FERME
Lì!!!
Dato che una sezione “Cast Revenge” ancora non
c’è, se volete leggere la telefonata tra Gabriel e
Emily, Amy Wendys ha
prodotto quanto segue:
Compone quel numero che ormai
saprebbe digitare ad occhi chiusi.
L'attesa lo snerva, assieme alla speranza di non sentire la segreteria
telefonica inserirsi, per quanto stia morendo dalla voglia di sentire
la sua
voce.
Picchietta nervosamente le dita
della mano libera sul tavolo, mentre la
sua determinazione inizia ad affievolirsi sotto il peso della delusione.
Sta per agganciare, ormai che senso
ha farsi del male da solo?
“Gabriel?”
Sobbalza una prima volta per la
sorpresa e una seconda per la nota di
preoccupazione nella voce dalla collega. Non si accorge nemmeno di
essere
rimasto in silenzio.
“Gabriel? Va tutto
bene?”
“Emily...”
È quanto riesce a
sussurrare.
Sente un sospiro di sollievo che
gli fa accelerare il battito. Era
preoccupata per lui.
“Santo cielo, mi hai
spaventato. È l'una di notte. È successo
qualcosa?”
Respira profondamente. Quanto
possono essere attendibili quei siti
internet che non credono alla storia tra Emily e Josh?
“Possiamo vederci? Ho
bisogno di parlarti”.
Se la immagina perfettamente con
un'espressione accigliata e il
telefono ancora accanto all'orecchio.
“Naturalmente”,
risponde, forse più curiosa che diffidente.
Il sorriso sul viso di Gabriel
è a dir poco radioso.
“Arrivo subito”.
***
Ok, ora abbiamo davvero
finito xD