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Autore: ivi87    28/07/2013    11 recensioni
Le riprese della quinta serie sono ormai concluse e Nathan vuole passare del tempo con Stana.
Ma se lei si è già presa mille impegni? Cosa deve fare Natha per averla tutta per se?
Special guest: Gabriel Mann (Revenge)
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Everything I do, I do it for you

 

 

 

 

25 aprile 2013

 

 

Poso l’agenda sul tavolo, nella mia roulotte degli studios, e mi siedo rigirandola tra le mani.

La fisso insistentemente. La sollevo. Poi la riposo e scuoto la testa.

No. Non posso aprirla.

Sarebbe violazione della privacy.

Ma è qui davanti a me che mi chiama.

Questa agendina vuole essere aperta!

È bella gonfia e un sacco di post-it colorati sbucano dalle pagine.

Deve avere infilato qualcosa di spesso tra i fogli perché il laccetto elastico che la tiene chiusa è più teso del normale.

Passo un dito sotto l’elastico e lo tiro.

Aspetto un secondo e lo riposiziono al suo posto.

Nathan, sopprimi la tua curiosità. Sei un uomo onesto. Morbosamente curioso, ma onesto.

Esatto. Quale persona si impiccerebbe così spudoratamente dei fatti altrui?

Forse se l’avesse trovata qualcuno della troupe, allora sì, l’avrebbe aperta per cercare il legittimo proprietario.

Ma io so di chi è questo piccolo quadernetto.

Ti è caduta dalla borsetta mentre parlavi al telefono. Non te ne sei nemmeno resa conto, ma io sì.

Purtroppo non sono riuscito a raggiungerti.

Finiti gli ultimi accorgimenti dell’ultimo episodio della quinta serie, hai salutato tutti e mentre inforcavi la tua adorata bicicletta hai ricevuto una telefonata.

In quel momento, mentre cercavi di tenere salda la bici, aprire la borsetta e tenere incastrato il cellulare tra l’orecchio e la spalla, l’agenda ti è caduta senza che te ne potessi accorgere.

Riprovo a chiamarti.

Spento.

Giustamente, ora sei a tutti gli effetti in vacanza e puoi permetterti il lusso di spegnere il telefono.

Un bip del mio i-Phone mi fa ben sperare, ma mi basta un’occhiata per vedere che è un tweet.

Difficile che sia tu se tre secondi fa il tuo telefono era spento.

Controllo.

Come spesso accade è un retweet di un retweet di un altro retweet.

Twitter è così affascinante. E impegnativo, assolutamente.

Dovrei essere in ferie tutto l’anno per riuscire a stare al passo con i tweet che mi arrivano.

Leggo e il nervoso mi assale.

Mark Polish ha rilasciato un'altra foto Behind The Scene di For Lovers Only.

Ma non ce l’ha una vita? Una moglie e una famiglia?

Chi è la persona che seguo che ha potuto retweettare questa foto facendola apparire sulla mia timeline!

Un momento.

E se prima Stana fosse stata al telefono proprio con Mark?

Girano voci di un seguito di FLO, niente di ufficiale, ma se si stessero organizzando per stabilire i giorni di riprese?

No, io quello non lo reggo. Non li posso vedere ancora insieme.

Devo sapere.

Levo l’elastico e apro l’agenda.

Si, si, lo so, sono una persona orribile, me ne farò una ragione.

Mi bastano due pagine per decretare che questo taccuino è un disastro totale!

Sorrido del tuo disordine e sfoglio velocemente le pagine sino ad oggi.

Ti sei appuntata la data della fine delle riprese e un appuntamento con tuo fratello Dusan.

Questo spiega perché sei scappata via alla velocità della luce.

Adori tuo fratello!

Sfoglio i giorni a seguire e praticamente l’agenda esplode!

Ma quanti impegni hai preso?

Non ti fermi mai?

Dormi? Respiri?

Devi essere un alieno!

Ma così è un incubo, quando ti posso vedere?

Va bene essere professionali durante i mesi lavorativi, ma speravo di riuscire a cambiare le cose durante le vacanze.

Ormai la tensione tra noi raggiunge vette elevatissime e non sono più disposto a mettere il lavoro e la carriera prima di noi. Spero valga anche per te.

Cerco nella giacca appesa accanto alla porta la mia agenda elettronica.

Avremo pur una data libera in comune!

Controllo rapido digitando con ferocia.

Maggio...maggio no...giugno? Ci sarebbe un buco libero ma niente da fare, tu non puoi quel giorno.

Avanti ancora, allora.

Mi correggo. Non ci sono più date libere, considerando che i primi di luglio torniamo qui sul set.

Possibile che ogni volta che io sarò libero da impegni tu o sarai a Chicago al De Paul Theater oppure a Las Vegas ai Billboard Music Awards o al LA Childrens Hospital o in Croazia o in altri mille eventi?

Non voglio semplicemente spedirti la tua agenda o fartela consegnare dalla tua assistente.

Voglio vederti! Voglio passare del tempo con te che non sia qui sul set.

Speravo di riuscirci ieri. Avrei voluto rapirti per il tuo compleanno. Ma la festa qui sul set si è protratta troppo a lungo e nessuno ti ha mai lasciata sola un momento.

Riguardo tutti quegli impegni scritti con la tua calligrafia.

Ma perché ti tieni sempre così occupata?

Cosa ti ha fatto di male il buon caro e vecchio riposo!

Mentre sto sfogliando ancora le pagine distrattamente, mi accorgo di una piccola nota in basso.

Su un angolino hai scritto FLO 2?

Quel punto di domanda mi fa sobbalzare.

Non sei sicura che si farà il film oppure non sei sicura di voler partecipare?

Ma chi se lo guarda quel film senza di te?

Ok, oggi sono decisamente una brutta persona. Ne prendo atto.

Ma se sei indecisa significa che è il mio momento di agire.

Non voglio di certo impedirti di girare un film, quale che sia, ma se al momento delle riprese saremo una coppia potrò essere geloso quanto mi pare, venire sul set a trovarti e a tagliare le mani al Polish...cose così...

Scelgo uno dei tuoi eventi... Uhmmmm...quello di Las Vegas il 19 maggio.

Fino al 21 poi sei libera, così se tutto va bene potremmo passare qualche giorno nella città del peccato.

Scrivo un messaggio a Jeff spostando la mia permanenza a casa sua di qualche giorno in modo da avere le stesse date libere.

Spero che le mie nipotine non se la prendano troppo, ma se vogliono una zia da qualche parte devo pur cominciare!

Chiamo anche la mia agente e le dico di procurarmi biglietto e pass per i Billboard Music Awards mentre io cerco online i voli per Las Vegas.

 

 

 

 

19 maggio 2013

 

 

Mi infilo al collo il mio bel pass ed entro nella favolosa MGM Grand Garden Arena di Las Vegas.

Non manca molto all’inizio dello spettacolo così mi avvicino ad uno degli addetti alla sicurezza e spiego che devo andare nel backstage.

Lui mi guarda storto per un secondo e poi nota il pass.

“Segua questo corridoio fino in fondo e mostri il pass a chi glielo chiede” mi risponde serio tornando a controllare la sala.

Mi sfrego le mani. Ci siamo.

Seguo le sue istruzioni e praticamente cammino tendendo il pass in avanti cosicché nessuno mi possa fermare o fare storie.

Finalmente mi fanno entrare in una specie di saletta.

Un’anticamera con diverse porte, molte delle quali sono i camerini dei cantanti e dei presentatori dei premi.

In un angolo c’è una pianta molto alta. Un ficus credo. O qualcosa del genere.

Accanto invece ci sono un distributore di bevande e merendine e una colonnina d’acqua.

Mi avvicino e ne approfitto per bere.

Dall’altro lato della sala c’è un televisore a schermo piatto appeso alla parete.

Mi siedo e pondero il da farsi.

“Lei è un giornalista?” mi domanda una signorina con in mano almeno una decina di cartelline.

“Si.. si.. scrivo per... l’All the songs make sense magazine” mi invento sul momento, pensando alla prima frase a sfondo musicale che mi passa per la mente.

Sia benedetto l’autore di quel copione!

“Ok...” mormora perplessa la giovane “Tenga, questo è il programma della serata” dice mentre mi porge una delle cartelline che sta reggendo “A fine spettacolo lei e gli altri giornalisti sarete radunati e uno per volta incontrerete i cantanti”.

Prendo il programma della serata e annuisco poco convinto. Tanto come Stana se ne va, me ne vado pure io, altro che interviste ai cantanti.

“Il suo nome?”.

Merda! “C-come scusi?”.

“Devo registrare il suo nome per chiamarla quando sarà il suo turno”.

Ecco... bene... Hummmm “Reynolds, Malcom Reynolds”.

Lo so, ultimamente do il peggio di me.

È colpa di Stana, ovviamente, non mia.

Fatto sta che la ragazza sembra abboccare, scrive il mio nome e se ne va.

Mi accorgo che mentre sudavo freddo, inventandomi una falsa identità, la stanza si è semi riempita dei miei colleghi giornalisti.

Cerco con gli occhi quello che mi sembra più alla mano e mi siedo accanto a lui.

“Hey” dico.

Lui solleva la testa dal suo tablet “Hey”.

Fingo disinvoltura e cerco di farmi dare due o tre dritte “Finalmente il mio capo mi commissiona un pezzo decente da fare!” niente, annuisce appena e torna ai fatti suoi “Ci sei già stato qui? Come funziona?”.

Lui mi guarda con sufficienza e compassione “Sei un novellino?” mi domanda quasi sorpreso, visto che di certo non dimostro vent’anni.

“Sono nuovo in questo campo” inizio “Praticamente si può dire che ho iniziato oggi” e poi giusto per essere più credibile “Prima mi occupavo della pagina sportiva”.

Devo ricordarmi di tentare un ruolo da giornalista, un giorno.

“Capisco...” ma non sembra molto convinto “Comunque noi stiamo qui e guardiamo lo show da quel televisore” spiega indicandomelo “poi alla fine di tutto ci chiamano e ci danno un paio di minuti a testa per le interviste”.

In pratica mi ripete ciò che già sapevo.

Non va bene, devo trovare Stana evitando di bussare a tutti i camerini e rischiare diverse accuse di molestie.

“Ma non li vediamo fino alla fine?” guardo le porte dei camerini e penso che prima o poi dovranno uscire da lì.

“L’unica entrata al palcoscenico è laggiù in fondo perciò dovranno passare tutti da qui. Ci sarà un bel casino tra cantanti, presentatori, assistenti e tecnici perciò non ci pensare nemmeno ad alzare il culo da lì fino alla fine dello spettacolo perché tanto nessuno ti presterebbe attenzione”.

A parte che deve avermi preso per un fan sfegatato che salta addosso ai personaggi famosi, ma l’unica cosa che conta è che Stana passerà da questa saletta per entrare in scena.

Il chè è un bene così poi la potrò seguire quando esce.

Ed è un male perché se mi vede sono fregato.

Ad un certo punto mi farò vedere, certo, ma non così, insomma, voglio farle una sorpresa, non rovinarle l’evento.

Dopo un tempo interminabile inizia il via vai di persone.

Un bel casino ha detto il mio collega qui accanto?

Casino è riduttivo! Sembra di stare nel mezzo di un concerto metal!

Il frastuono aumenta e due bodyguard cercano di proteggere Lady Gaga che ci supera e poi sparisce.

Oddio. Ho visto Lady Gaga.

E Taylor Swift.

E Selena Gomez.

Bruno Mars, Jennifer Lopez, Pitbull, i Fun, i Maroon 5 e tantissimi altri!

Se le mie nipoti sapessero di Taylor e Selena mi lincerebbero! Le adorano.

Madonna! È passata Madonna!!

Ostento quasi indifferenza esteriormente.

Ma lo ammetto, il mio collega ha ragione, dentro sto impazzendo di gioia.

Ma Stana quando passa?

Qui mi sfilano tutti davanti ma di lei nemmeno l’ombra.

Oddio com’è pettinato quel biondino? Beh, tra acconciature strane e vestiti improbabili ormai ne ho viste di tutti i colori qui dentro.

“Nathan?” mi sorprende una voce femminile, che si alza di poco tra il caos.

Mi volto di scatto pregando che non sia Stana.

Con un sospiro di sollievo vedo che non è lei.

È Alyssa Milano, che però non riesce più a vedermi poiché letteralmente trascinata via dal fiume di persone.

Forse penserà di essersi sbagliata, in ogni caso non penso che correrà da Stana a chiederle come mai sono qui.

Un lampo improvviso mi oltrepassa il cervello.

E se ci fosse qualcun altro che conosco?

Sfoglio frenetico il programma della serata.

Hum... no, a parte Stana e Alyssa non c’è nessun altro che conosco.

Dopo una serie di performances e premiazioni infinite, scatto in piedi come una molla.

Una dea in bianco cammina sorridente mentre i bodyguard scortano anche lei fino all’entrata del palcoscenico.

Non ho potuto vederla bene ma credo che indossasse una scollatura chilometrica!

Sento un tonfo nel petto e deglutisco con forza.

Povero cuore mio. Quella donna ti stende come nessun’altra è mai riuscita a fare.

Aspetto pochi minuti ed eccola in video accanto al...al biondino con i capelli in piedi sparati!

Non c’è un podio, ma solo un microfono verticale fissato in terra.

Perciò riesco a vederla benissimo.

Non è un vero e proprio vestito.

Sopra è senza maniche e sì, la scollatura è decisamente chilometrica.

L’apertura arriva sino all’ombelico dove si interrompe in una fascia nera e da lì invece che essere una gonna iniziano i pantaloni.

Grazie al cielo nessuno può sbavare sulle sue lunghissime gambe!

“Chi è il ragazzo?” domando al mio solito collega.

Lui controlla il programma e mi indica un nome “Gabriel Mann” risponde “È uno dei protagonisti di Revenge, sulla ABC”.

La nostra stessa emittente.

Molto bene.

Ma non sono geloso. Insomma, stanno presentando la performance di Jennifer Lopez e Pitbull, ora escono e ognuno per la sua strada.

Giusto?

Mi defilo senza dare nell’occhio, vedo in che camerino entra, aspetto che si cambi e poi quando esce le dico che le devo parlare e ce ne andiamo insieme.

Ho tutto sotto controllo.

“Cazzo se è bella!” esclama il mio collega.

Hai ragione, ma stai al tuo posto ok?

Mentre sono impegnato a guardarlo male lei esce di scena e per poco non la perdo di vista.

“Vado in bagno” dico veloce prima che Mr. Tablet mi fermi.

Mi faccio largo sventolando il pass e spiegando la mia urgenza.

Ti seguo lungo un corridoio vicino fino al tuo camerino.

Ora devo solo aspettare che tu esca.

Piccolo problema.

Che faccio intanto?

Dell’altra gente sta arrivando e immagino che sostare davanti ad un camerino non sia consigliabile.

Mi accosto al muro per dare un’occhiata. Uno dei bodyguard sarà alto due metri e peserà più di cento chili.

E viene anche lui verso di te.

Sei un attore, Nathan. Recita.

“Cosa? No, dico, COSA?” quando il bodyguard e un altro paio di assistenti mi raggiungono, sto urlando al telefono con un interlocutore immaginario “È inaudito! La mia cliente non può accettare una simile proposta!...Hai idea di chi stiamo parlando, sì?...Beh dì al tuo capo di farci un’offerta migliore allora... No forse non hai capito quanti soldi ci sono in ballo Steve...” fino ad ora sono stato di spalle, quando mi volto vedo che sono passati oltre.

“Agenti” mormora in lontananza una delle assistenti scuotendo la testa.

Perfetto. Ci sono cascati.

Ma sento che altra gente è in arrivo.

Tengo il cellulare ben saldo in mano, pronto a ricominciare la sceneggiata.

Solo che non c’è nessun bodyguard o assistente questa volta.

È lui, il biondino.

Quel Gabriel Mann che ha fatto la presentazione con lei.

Mi metto in disparte pronto a rifare anche con lui la mia sceneggiata.

Peccato che Gabriel non passa oltre.

Si ferma proprio davanti al camerino di Stana.

E bussa.

Ma non ce l’hai una co-star tutta tua a cui bussare al camerino?

Si sente la voce di Stana acconsentire l’ingresso.

Lui apre di poco la porta, affacciandosi appena “Ti disturbo? Vorrei parlarti di una cosa?”

“Figurati, entra pure” risponde lei.

Lui obbedisce e si chiude la porta alle spalle.

In questo momento il mio odio per lui è quasi a pari merito con quello che provo per Mark Polish.

Mi avvicino stizzito, notando un momento di tranquillità nel corridoio.

Il mio intento è quello di appoggiare l’orecchio e provare ad origliare ma, con sommo stupore, noto che la porta non si è chiusa bene.

Mi guardo intorno un’ultima volta e con molta nonchalance premo una mano sulla porta, aprendola solo di un paio di centimetri.

Poi accosto la schiena allo stipite e incrocio le braccia con sguardo serio e minaccioso.

Forse così posso passare per la guardia del corpo personale di Stana.

In fondo sono vestito di nero e ho il pass.

“...non sei tenuta a rispondermi se non vuoi...” sento la voce di Gabriel “...ci siamo appena conosciuti e non voglio sembrarti sfacciato...” prosegue.

Adesso muoio qui!

Ci sta provando con lei! Non posso crederci.

“...non essere sciocco...” ride Stana.

“Ti va di bere qualcosa, così ne parliamo?” propone lui.

No. Dì di no. No grazie, Gabriel.

“Certamente, hai avuto un’ottima idea, anzi sai cosa possiamo fare? Andiamo al party post spettacolo e continuiamo la nostra conversazione lì”.

Si certo, come no e poi già che siete a Las Vegas perché non vi sposate?

Qui va tutto male!

Il biondino mi mette i bastoni tra le ruote.

“Ci sto! Ci avviamo che dici? Tanto non hanno più bisogno di noi” aggiunge quello lì.

“Perfetto, mi concedi due minuti?” chiede Stana.

“Ti aspetto alla limousine, così intanto faccio una telefonata” prima che il biondino esca mi allontano immediatamente dalla porta e, dandogli le spalle, fingo ancora di essere al telefono.

Esce e si dirige sorridente verso il parcheggio riservato.

Glielo farei sparire a suon di cazzotti quel sorrisino scialbo!

Lo seguo per qualche metro e quando lui si ferma ad un’altra colonnina d’acqua per dissetarsi io tiro dritto seguo le indicazioni che portano al parcheggio.

Quando arrivo mi imbatto in una distesa di limousine.

E ora come trovo la sua?

E anche se la trovo, cosa faccio? Li aspetto spaparanzato sui sedili posteriori?

In una saletta all’interno del parcheggio diversi autisti attirano la mia attenzione.

Stanno mangiando e bevendo mentre guardano la finale di baskett e aspettano i loro rispettivi passeggeri.

Un’idea mi balena in testa, ma sono restio.

Perché è da pazzi.

Ma stiamo parlando sempre di Stana Katic e se non le faccio per lei le pazzie, per chi le dovrei fare?

Mi umilierò magari ma almeno posso dire di averci provato, senza poi aver rimpianti.

“Scusate?” domando interrompendoli “Chi di voi è qui per il Signor Mann?”.

Si voltano tutti a guardarmi.

Ora mi pestano.

“Io” si fa avanti un signore sulla cinquantina “È successo qualcosa?” chiede preoccupato.

Oddio, non ce la faccio a prendere in giro un così caro signore.

“No, non proprio... ma lui sta per andare via con la donna che amo e io... pensavo di rubarle il lavoro per una sera” spiego. Anche se spiego non è la parola giusta, dato che mi guarda come se parlassi arabo.

“Mi prende in giro?” sbotta scocciato.

“No, la prego, mi ascolti! Lavoro con questa donna da un secolo, ma non posso mai farmi avanti proprio per questo motivo. Ora che siamo entrambi in ferie mi devo assolutamente dichiarare e scoprire se contraccambia. Ma arriva questo...biondino che subito ci prova e stanno per andare via insieme...la prego voglio solo guadagnare tempo e parlare con lei... può venire con me se vuole così vedrà con i suoi occhi che non succederà nulla alla sua limousine! E al Signor Mann può dire che è tutta colpa mia!” parlo tutto d’un fiato tanto che ora devo tirare un lungo respiro.

L’uomo scuote la testa e io non so più cosa fare.

Mi guarda e ora sorride.

“Lo so, rido di me stesso anche io” borbotto sconsolato.

“Non rido di lei. Piuttosto mi sono ricordato di quando, vent’anni fa, rubai una Vespa per rincorrere l’auto di quella che poi diventò mia moglie” mi spiega guardandomi negli occhi.

“Quindi...mi aiuterà?”.

Lui sbuffa “Spero vivamente di non dovermene pentire”.

Lo abbraccio con slancio “Grazie, grazie, grazie!!!” poi mi stacco e lo imploro “Posso guidare?”.

Dieci minuti più tardi sono al volante con la sua giacca e il suo berretto da autista.

George – sì, dopo avergli fatto pena ci siamo presentati come si deve - fa accomodare Stana e Gabriel e poi viene a sedersi accanto a me, dal lato del passeggero.

I sedili posteriori sono così lontani che potrebbe esserci Cher al mio posto che da là in fondo non se ne accorgerebbero.

Dall’abitacolo risuona la voce di Gabriel che comunica a George l’indirizzo del party grazie all’interfono.

Lui preme un bottone e risponde “Subito, Signore”.

Metto in moto e con cautela seguo le istruzioni di George.

Non è affatto facile guidare un’auto così lunga! Rischio di rifargli la fiancata alla prima curva!

“Come possiamo ascoltarli senza che loro sentano noi?” domando mentre imposto il navigatore. Almeno questo lo so fare.

“Ti capisco, quella là dietro è una donna bellissima, ma sei sicuro di voler origliare?” mi chiede, George, perplesso.

“Non solo è bellissima, lei è straordinaria e sì, devo origliare. Lo so che è sbagliato. In questi giorni sto facendo un sacco di cose sbagliate, ma giocare pulito fino ad ora non ha mai funzionato”.

George sorride e preme un altro bottone.

La risata di Stana si diffonde tra di noi “Oh, cielo non respiro! Ma chi era quella che cercava come una disperata un certo Malcom Reynolds!”.

Merda! Appoggio la testa contro il volante.

Che casino ho fatto?

“È un nome finto giusto? Sono sicuro di averlo sentito da qualche parte” manco sa chi è? Ora lo odio tale e quale al Polish!

“È l’ex personaggio del mio co-star, interpretava il capitano Mal Reynolds in Firefly” risponde invece Stana, molto preparata, tanto da farmi sorridere.

Svolto con estrema attenzione e controllo bene gli specchietti.

“Co-star” ripete Gabriel, ma non riesco a decifrare il tono “Quant’è difficile Stana?” dice poi, con una voce che mi sembra a metà tra lo sconsolato e il frustrato.

Difficile cosa? Lavorare con me?

“È terribile Gabriel” sussurra appena Stana.

Mi sento mancare e senza volerlo sbando leggermente.

Quando torno a guidare dritto sentiamo nuovamente la voce di Gabriel dall’interfono “Tutto bene George?”.

Lui mi guarda malissimo e poi preme un tasto per rispondere “Si signore, mi scusi, ho evitato una buca”.

Io faccio tutto questo per lei, per dirle che l’amo e invece lei trova terribile lavorare con me.

Inconsciamente stringo il volante più forte tra le mani.

È per questo che non si dovrebbe mai origliare?

“L’avevo intuito da quello che si legge su internet, per questo so che sei la persona giusta” le dice il biondino.

“Sono anni che recito ma non era mai stato così difficile con nessun altro” continua lei.

Sta dicendo che sono l’attore peggiore che le sia mai capitato!

“Ti capisco perfettamente, non sono più in grado di gestire questa situazione e ormai  me la trascino dietro da un anno” dice lui.

Stana sospira “Io da quattro!” e segua una risata amara.

Quelle parole mi colpiscono come uno stiletto nel petto e purtroppo non noto il semaforo rosso davanti a me. Così sono costretto a dar sfogo alla mia delusione sul pedale del freno.

L’inchiodata è abbastanza violenta. Fortunatamente dietro di noi non c’è nessuno.

“Ma è impazzito!!mi rimprovera George.

Sì, sono impazzito. Devo esserlo. Non posso essermi immaginato tutto in questi anni.

Certe emozioni e sensazioni le si può provare solo in due. Solo se sono reciproche.

“George, le dispiace accostare” la voce di Gabriel non ammette repliche.

Accosto immediatamente. Non sono più in grado di pensare lucidamente, tanto meno di guidare.

Riesco solo a fissare il volante cercando di respirare.

Sento le portiere sbattere e capisco che sono scesi. Anche George non è più accanto a me.

“Come mai eri sul sedile del passeggero?” domanda Gabriel allarmato.

Dei tacchi si avvicinano alla mia portiera.

“Nathan?” non mi volto né mi levo il cappello “Nathan, sei tu?” domanda sconvolta.

All’udire il mio nome per la seconda volta, mi giro verso di lei e la vedo trasalire.

Devo avere uno sguardo truce negli occhi.

Apro la portiera e come scendo mi levo il cappello e la giacca e li butto sul sedile che prima era occupato da George.

“C-cosa ci fai qui?” domandi incerta, vedendo che nemmeno ti sto guardando.

Recupero la mia giacca e prima di infilarmela ti passo la tua agenda “Ti ho riportato questa”.

Poi mi sposto e a piedi mi incammino. Non so bene dove.

Basta che sia lontano da lì.

“Aspetta” dal suono dei tacchi capisco che mi stai rincorrendo.

Mi afferri un braccio con la mano libera “Aspetta, per favore”.

“Ho aspettato tanto” dico solamente e riparto a camminare.

Tu riprendi a correre “Fermati e spiegami, allora!”.

Il tuo tono mi ferma all’istante.

Non credo di averti mai sentito alzare la voce.

“Cos’hai sentito? Due mezze frasi, forse? E cosa credi di aver capito?” sei così arrabbiata che in pochi secondi sei diventata tutta rossa in volto “E...che diavolo ci fai al volante della limousine di uno che nemmeno conosci!”.

Cioè, tu sei arrabbiata?

Mi avvicino e ti fronteggio, tanto che almeno di un paio di passi sei costretta ad arretrare.

“C’è che sono uno stupido idiota, tutto qui. Volevo farti una sorpresa e uscire insieme stasera e dato che hai sempre duemila impegni ho spostato i miei per passare un po’ di tempo con te e cercare di cambiare le cose tra noi. Ma devo essere un completo coglione per non aver capito che hai passato quattro anni terribili al mio fianco!” ecco l’ho detto!

Ora mi volto e cammino di nuovo. Riuscirò ad andarmene di lì prima o poi.

Per qualche secondo non succede nulla e credo di essere riuscito a chiudere la conversazione.

Ma poi sento la tua voce proprio dietro di me “Se non la smetti di camminare giuro che ti prendo a schiaffi!”.

Lascio che tu mi raggiunga.

“Non mi costringere ad inseguirti per tutta Las Vegas” ansimi piazzandoti davanti a me “Davvero volevi farmi una sorpresa?”.

“L’hai fatta tu a me” rispondo sarcastico indicando la limousine e Gabriel, ormai in fondo alla strada.

“Non hai capito, Nathan” mi dici stringendoti nelle spalle “Stavamo parlando di te è vero, ma non solo di te e non in senso negativo” tenti di dare un senso a quello che dici ma io proprio non lo trovo “E non sai quanto sia felice di sapere che vuoi cambiare le cose tra noi”.

“Sei felice che oggi mi sia umiliato, bene, sono felicissimo anche io” non ce la faccio ad essere gentile, non ci sto capendo nulla!

“Non ti sei umiliato! Sei stato dolce e magari un po’ matto ma ti conosco ormai e mi piace anche la tua pazzia” cosa dovrei fare dopo questa tua affermazione?

“E allora perché gli hai detto che non sopporti lavorare con me?”.

“Non ha detto proprio così...” il biondino spunta dal nulla “...scusate vorrei dare una mano, se posso”.

Come se non avessi fatto abbastanza!

“Illuminami, ti prego” rispondo invece.

“Io...credo di essere innamorato di Emily, la mia co-star in Revenge” inizia Gabriel “E quando ho saputo che avrei presentato assieme a Stana questa sera, ho pensato che mi sarebbe stato utile confrontarmi con lei, considerato che se si scrive Stanathan su internet si trovano cose davvero molto interessanti”.

In effetti...

“Non pretendevo certo che si confidasse con me, ci siamo conosciuti solo stasera. Volevo solo qualche consiglio” porca miseria, dalle sue parole comincio a capire che sono davvero idiota “In auto le stavo dicendo che mi riesce sempre più difficile recitare con Emily, fingere di essere un altro e vederla baciare il nostro collega quando vorrei essere solo io a baciarla” entrambi mi guardano per vedere se afferro il concetto “È terribile trattenermi e soffocare così i miei sentimenti” chiarisce infine.

“Terribile...” ripeto in un sussurro capendo finalmente cosa intendesse dire Stana.

“Io...mi dispiace...sono...”.

“Un idiota? Sì, è vero” finisci la frase sorridendomi come solo tu sai fare.

“Vi lascio ora, credo che telefonerò ad una certa ragazza” esclama Gabriel girandosi in direzione della limousine.

Ti avvicini e mi prendi la mano “Possiamo cominciare la nostra serata insieme ora?”.

Annuisco, sentendomi ancora un imbecille.

Che razza di giornata è stata?!

“Vuoi andare ancora a quel party?” ti domando.

Scuoti la testa “No, ho fame, ceniamo da qualche parte?”.

“Certo” acconsento, sentendo anch’io i crampi della fame.

“Così magari mi spieghi bene tutto dall’inizio. Agenda compresa” prosegui con un sorriso birichino, camminando a braccetto.

Ecco, così mi molla in tre secondi per aver violato la sua privacy.

“Va bene, ma sappi che tutto quello che ho fatto l’ho fatto per te”.

Mi guardi di sottecchi “A proposito, sai nulla di un certo Malcom Reynolds che cercavano nel backstage?”.

“Ehm...”.

 

 

 

FINE

 

 

 

Angolo dell’autrice:

 

questa shot mi è stata commissionata tempo fa, ma per svariati motivi non sono più riuscita a trovare il tempo di scriverla.

Oggi, complice il caldo afoso che mi ha costretta in casa con il condizionatore acceso, è nata questa pazzia. (oppure nel bunker per chi sta anche nella sezione di Castle xD)

Grazie a rimshot per il titolo :-***


Per eventuali reclami rivolgersi a Amy Wendys u.u



Buona settimana

 



Ivi87

 




FERME Lì!!! Dato che una sezione “Cast Revenge” ancora non c’è, se volete leggere la telefonata tra Gabriel e Emily, Amy Wendys ha prodotto quanto segue:

 


Compone quel numero che ormai saprebbe digitare ad occhi chiusi. L'attesa lo snerva, assieme alla speranza di non sentire la segreteria telefonica inserirsi, per quanto stia morendo dalla voglia di sentire la sua voce.

Picchietta nervosamente le dita della mano libera sul tavolo, mentre la sua determinazione inizia ad affievolirsi sotto il peso della delusione.

Sta per agganciare, ormai che senso ha farsi del male da solo?

“Gabriel?”

Sobbalza una prima volta per la sorpresa e una seconda per la nota di preoccupazione nella voce dalla collega. Non si accorge nemmeno di essere rimasto in silenzio.

“Gabriel? Va tutto bene?”

“Emily...”

È quanto riesce a sussurrare.

Sente un sospiro di sollievo che gli fa accelerare il battito. Era preoccupata per lui.

“Santo cielo, mi hai spaventato. È l'una di notte. È successo qualcosa?”

Respira profondamente. Quanto possono essere attendibili quei siti internet che non credono alla storia tra Emily e Josh?

“Possiamo vederci? Ho bisogno di parlarti”.

Se la immagina perfettamente con un'espressione accigliata e il telefono ancora accanto all'orecchio.

“Naturalmente”, risponde, forse più curiosa che diffidente.

Il sorriso sul viso di Gabriel è a dir poco radioso.

“Arrivo subito”.

 

***

 

 

Ok, ora abbiamo davvero finito xD


   
 
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