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Autore: Alevipe96    29/07/2013    4 recensioni
Isabell è una ragazza di 16 anni che dorme spesso e cerca di capire meglio se se stessa e ciò che la circonda. È un po' distratta, timida e spesso taciturna ma allo stesso tempo rivela una personalità ironica. Lei non cerca nè amore nè fortuna, sono queste che trovano lei, anche se non se ne rende conto.
Genere: Fluff, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un giornata strana quella del 15 ottobre. Era strana perché sembrava una giornata come tutte ma nell’aria fredda e umida dell’autunno si sentiva  qualcosa di insolito, qualcosa che andava ben oltre l’odore di pioggia che arrivava, qualcosa che avrebbe iniziato un nuovo capitolo in quel grande libro che era la vita di  Isabell, che incominciò la sua giornata come tutte le altre: spegnendo la sveglia per poi riaddormentarsi profondamente tra i morbidi guanciali del suo grande letto vuoto. Alzatasi dal suo giaciglio si diresse verso il bagno, strisciando sul pavimento di parquet le sue sobrissime pantofole a forma di tucano e mugugnando strani versi per tutto il corridoio. Arrivata davanti allo specchio sgranò gli occhi-”Non ricordavo di aver appeso il poster di cugino It qui…  A no, sono proprio io.”- Cosi prese la sua fidata spazzola e cominciò il duro lavoro di arrivare ai livelli della minima decenza umana. I suoi lunghi capelli rosso porpora adesso sembravano essersi  finalmente districati , i grandi occhi verdi guardavano nello specchio e un sorriso soddisfatto parve accennarsi sulla bocca rosea-”Anche oggi vi è andata male bastardi.”. Tolto l’ammasso di ricci poté vedere bene il viso pallido e pensare- “Nah, non mi trucco, tanto il massimo che mi potrà capitare oggi sarà addormentarmi di nuovo nell’ora della Borzì. Non devo mica incontrare l’uomo della mia vita.” Un tonfo alla porta del bagno interruppe il silenzio e i suoi pensieri:”Isa! Scendi che è tardi!”  guardò l’orologio e si accorse che tragicamente era vero,  si mise i primi vestiti che trovò sul pavimento e uscì di corsa da casa con lo zaino mezzo aperto, ma qualcosa non andava. Era stranamente a suo agio mentre prendeva la sua bici, così come per metà del tragitto che l’avrebbe condotta a scuola, quando guardando per terra si rese conto, le pantofole:”Ma porc…” tornò indietro lanciando via quei cosi e prendendo le sue fedelissime Chuck nere a lacci spaiati. Arrivò a scuola pochi minuti prima che il professore entrasse in classe, varcò la soglia e la compagna di banco Mara la stava aspettando irritata -”Sei di nuovo in ritardo”-disse lei in tono di rimprovero-“per un attimo mi è sembrato che mi lasciassi sola per l’ennesima volta la prima ora”- Isabell si sedette sulla sedia con una delicatezza che solo un rinoceronte in una cristalleria può avere, prese colori e fogli dallo zaino e guardò Mara con aria dispiaciuta-“Scusa”- disse-“non puoi immaginare quello che è successo! Sono uscita di casa e...”- Mara la interruppe-“I tucani?”- con rassegnazione Isabell calò la testa sul banco con un gran tonfo-“Si.”. La lezioni iniziarono come ogni martedì mattina e come ogni martedì mattina Isabell piombò nel suo mondo, quello dei sogni. Non sapeva come mai avesse sempre così sonno, i suoi insegnanti sostenevano che studiasse durante la notte dati i suoi voti stranamente molto buoni e  i suoi compagni avevano questa teoria che ogni sera uscisse con un ragazzo per imboscarsi e passare una notte di fuoco, ma la verità non la sapeva nemmeno lei. Sicuramente non studiava di notte, anche in quei momenti dormiva beata e riguardo al ragazzo misterioso, beh, diciamo che non ce ne è mai stato uno e questo ha fatto versare molte lacrime sul morbido cuscino del suo letto, non che fosse brutta, anzi lei si vedeva abbastanza carina ma la sua autostima stava lentamente scendendo sotto i tucani, così per dire.
La campanella che segnava la fine della terza ora le fece riprendere coscienza, si alzò dal banco con occhi assonnati e uscì dalla classe per poi sedersi a terra appoggiando la schiena contro il muro del corridoio e distendendo le gambe, guardando i passi delle centinaia di ragazzi che si allontanavano verso i ditributori di merendine. Chiuse per un paio di secondi  gli occhi quando qualcosa interruppe la sua quiete, qualcuno era inciampato su di lei. Era un ragazzo alto, con capelli nero corvino e degli occhi azzurri che ricordavano il blu dl mare-“Scusa non ti avevo vista!”- disse-“Non ti preoccupare, in effetti sono un po’ in mezzo ai piedi”- un risolino le scappò dalla bocca e d’un  tratto si sentii arrossire-“Ma che cazzo ti prende, torna in te Isa!”- si ripetè tra sé e sé-“Ok allora… ci si vede in giro”- disse il ragazzo un po’ imbarazzato-“Ok ciao”. L’intervallo finì e Isabell tornò in classe dove fu accolta dallo sguardo curioso dei compagni che hanno assistito a tutta la scena, li fissò anche lei per un po' ed infine andò a sedersi al suo posto ad attendere l’inizio dell’allegra lezione di latino della Borzì. “Lui chi è?”- chiese Mara incredula –“ E io che cazzo ne so? Mi è finito addosso” il sorriso scomparve dalla faccia paffutella di Mara in meno di un di secondo per essere sostituito da un’espressione delusa-“Peccato, speravo fosse il tuo famoso fidanzato segreto”- disse con tono vago e girando gli occhi scuri dall'altra parte; Isabell la guardò con aria beffarda e disse-“Si, come no” poi mise la testa e le braccia incrociate da usare come cuscino sul banco e cominciò a pensare a quello che era successo, solitamente avrebbe rimuginato per ore ma stavolta era quasi felice che quel ragazzo fosse inciampato su di lei, non capendone bene il motivo. Infine si addormentò, con un sorriso sulle labbra.


Il suono della campanella dell’ultima ora e il chiasso dei compagni svegliò di soprassalto Isabell che, resasi conto della fine delle lezioni, raccolse distrattamente le sue cose sparse sul banco e con aria seccata lasciò la classe per ultima, come sempre. Mara l’aspettava all’uscita e la seguì pronta a fare domande per tutto il tragitto dalla soglia della scuola fino al bolide a pedali.”Allora?”-disse Mara con oggi pieni di speranza –“Allora cosa?”- Isabell la guardò perplessa e capì solo dopo aver finito la frase a cosa alludeva la compagna però Mara precedette la sua risposa dicendo-“Allora hai intenzione di rintracciare quel ragazzo? È davvero carino!” sul volto di Isabell comparve un’ espressione irritata ma il togliere il lucchetto alla bici la nascose alla perfezione-“Che lo cerco a fare? Figurati se ho tempo da perdere con l’ennesimo idiota che probabilmente avrà già una ragazza o è fan del club della salsiccia”- Mara sorrise-“Dai magari scopri che è l’amore della tua vita! Che vi sposerete! E avrete dei figli! E un castello sulle rive scozzesi! Awwwww” sospirò Mara. Isabell non sapeva mai quando la compagna scherzasse o fosse veramente seria, più di una volta pensò che fosse sarcastica ma il tempo e tante scenate di “ah non mi capisci!” avevano fatto sviluppar in lei la tattica suprema per non sbagliare mai reazione: sorridere e annuire senza proferir parola. Mara continuava a insistere sul cercare il ragazzo misterioso per tutta la parte di tragitto che facevano insieme, poi il bivio che portava la compagna a casa le separò e Isabell si avviò verso casa con una pedalata dopo l’altra. Il lungo tragitto era sempre accompagnato da un po’ di musica ma l’essere uscita di fretta le aveva fatto dimenticare l’mp3 a casa, così cominciò a canticchiare a bassa voce e ad ogni passante si ammutoliva temendo che la potesse sentire. Capendo che quella non era l’ora, visti i numerosi ragazzi che tornavano a casa per rifocillarsi e riposarsi dopo una lunga giornata di scuola, Isabell cominciò a pensare: cosa doveva fare nel pomeriggio, cosa avrebbe potuto disegnare finito di studiare, cosa avrebbe fatto il giorno dopo. Stranamente i suoi pensieri in un modo o nell’altro andavano sempre a ripescare quel ragazzo. Perché non riusciva a toglierlo dalla mente? Scosse la testa ripetendosi più volte di lasciar perdere, quasi sbatté contro una macchina davanti a lei da quanto fosse distratta in quel momento. Giunse a casa e un ottimo odore di pomodoro e basilico fresco le arrivò alle narici, sua madre stava cucinando nell’altra stanza ma niente le impedì di sentire la porta di ingresso che si chiudeva-”Ciao Isa, dormito bene a scuola?” disse con voce squillante ed allegro allo stesso tempo-“Ah ah, molto divertente mamma…”- rispose seccata-“papà non è ancora tornato?” un silenzio cadde per un attimo nella stanza e il volto della madre che fino a un attimo prima sembrava sprizzare simpatia da ogni poro si incupì, aggrottando la fronte rabbiosamente non facendo più vedere più le piccole rughe che comparivano intorno agli occhi scuri quando sorrideva-“Tuo padre è rimasto in ufficio oggi, ha detto che aveva molto da fare e che non tornerà prima di stasera tardi…”- Isabell non badò molto all’espressione che la madre aveva in quel momento, stava salutando il suo piccolo gattino nero Romeo. Era molto affezionata a lui, nonostante lo avesse da un paio di anni era rimasto minuto come quando lo avevano trovato in strada ed era solo un cucciolo-“Ah ok, gli volevo chiedere se poteva accompagnarmi dal veterinario”-“Ma siamo andati la settimana scorsa e ha detto che quel gatto non ha niente”-“Andiamo da un altro, dobbiamo capire perché non cresce”- la madre cominciò a spazientirsi e ad alzare la voce-“Non abbiamo tutti questi soldi da spendere per quel… quel COSO!”- Isabell la guardò con un’aria di odio, prese la piccola palla di pelo e cominciò a salire le scale-“Torna qui che è pronto!”- la ragazza si fermò a metà delle sale, infuriata, pensando se scendere di nuovo e così fece in modo arrendevole. Posò il micio e dopo essersi lavata le mani cominciò a magiare qualche boccone di pasta, finito il pasto in completo silenzio risalì le scale seguita dal gatto, aprì la porta della sua stanza e la chiuse di botto e a chiave, quasi a simboleggiare il suo cuore in cui già da tempo, sia in famiglia che non, nessuno entrava. Si buttò sul letto, prese il computer e mise un po’ di musica, se c’era una cosa che sua madre non sopportava era quando la figlia metteva in continuazione la stessa canzone e così fece. Scelse Caste of Glass dei Linkin Park e ogni volta che Chester cantava la strofa lei ripeteva a bassa voce “Cause I’m only a crack in this caste of glass...” passata la rabbia si mise a studiare chimica. La trovava stranamente divertente perché associava i nomi degli elementi a oggetti e persone, per esempio il ferro era Iron Man, per il cripto pensava alla kriptonite si Superman e per lo stronzio, beh, pensava alla Borzì. Passarono le ore e il suo umore migliorò, si sentì il suono della chat di Facebook provenire dal pc così decise di prendersi una pausa e vedere chi la cercava. Era Mara che le chiedeva per l’ennesima volta delucidazioni sulla chimica, decisero di videochiamarsi su Skype così da facilitare le cose a Isabell. Avendo chiamato ogni santo del calendario per non perdere la pazienza con la compagna, Isabell riuscì a spiegarle tutto-“Finalmente hai capito! Grazie San Gerolamo! Grazie Santa Lucia che mette il buon umore in casa mia!”-disse Isabell alzando le braccia al cielo- “Esagerata! La chimica è difficile eh!”-“Sarà ma tu sei proprio di coccio”-“Cobalto, due di Carbonio, Iodio e Ossigeno?”-“Hai veramente scomposto la parola “coccio” per ricomporla con i nomi degli elementi della tavola periodica? Ho creato un mostro!”-“Oh no! Hai ragione! Comunque devo andare, a domani”-“Va bene, a domani”- chiuse la chiamata e poggiò il computer sulla scrivania, si ributtò sul letto e si mise a dormire profondamente.
  
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