Pericolo
a villa Uchiha, prima parte:
Ciabatte
volanti e strani presentimenti
In villa Uchiha regnava il silenzio.
Le fronde degli alberi venivano mosse lievemente al ritmo
del vento, libere di ondeggiare tranquillamente in balia della brezza leggera.
La luna illuminava con i suoi pallidi raggi il tetto della casa, rendendola più
spettrale di quanto già risultasse.
L’atmosfera era rilassata e rassicurante.
In villa Uchiha, regnava il silenzio.
«Sasukeeeeeeeeee! Sasukeeee!» ed ecco il richiamo della
foresta.
Sasuke Uchiha, che stava tranquillamente mettendo a posto la cucina – si, proprio lui – inavvertitamente, spaventato da quell’urlo, sbatté la testa contro l’anta del mobiletto della cucina lasciata aperta. Imprecando mentalmente e sibilando parole poco gentili a chiunque abitasse in cielo e a chi gli volesse male – Naruto Uzumaki in quel momento starnutì – alzò lo sguardo verso il corridoio di casa sua. Incontrò la porta chiusa e sospirò, desolato, richiudendo con un borbottio stanco l’anta e lanciando lo straccio con il quale stava pulendo sul tavolo.
Se ripensava che adesso i lavori domestici toccavano a
lui, si rodeva dalla rabbia e dalla frustrazione. Pensava all’espressione che
avrebbe avuto Itachi in caso l’avesse visto a spolverare casa, o suo padre
quando si sarebbe accorto che il secondogenito passava le sue giornate a lavare
per terra. Probabilmente, sarebbe divenuto lo zimbello del clan.
In uno sprazzo di follia – dettato sicuramente dalla
stanchezza e dalla troppa polvere pulita – si ritrovò a ringraziare Itachi.
Scosse la testa e posò la mano dalla pelle nivea sullo
shoji (porta scorrevole giapponese), facendola scorrere di lato e dunque,
aprendola. Osservò il corridoio buio, incamminandosi verso la stanza dalla
quale provenivano gli urli di poco prima.
«Sasuke, muovi quel culo e vieni, dannazione!» il moro
sbuffò, passandosi la mano sul viso stravolto e arrivando davanti alla porta
che aprì diligentemente in silenzio.
Passò lo sguardo d’ebano in tutti gli angoli bui della
stanza, fino a soffermarsi sul letto dove una figura ricurva sostava
scompostamente.
«Sakura…di che cosa hai bisogno, ora?» domandò cercando di
mantenere il tono vocale fermo e cordiale mentre avanzava con passo incerto,
avvicinandosi al letto.
La ragazza puntò i suoi occhi smeraldo sul giovane uomo
che le stava accanto. Anche al buio era visibile l’aria sciupata che lo
caratterizzava in quei pochi mesi, la bellezza che un tempo lo rendeva unico
vagamente sfiorita e l’espressione stanca.
Stringendo le labbra e tentando di attenuare il senso di
colpa, sorrise.
«mi porteresti un po’ di ramen, del Chawan
mushi (*), un po’ di Oyako donburi (**) del
riso semplice, della frutta, degli onigiri (***) e un
bicchiere d’acqua?» elencò tranquillamente, battendo innocentemente ciglio.
Sasuke attese qualche secondo, fissando intensamente il vuoto.
«hai…intenzione di mangiare tutta quella roba?» chiese sentendo lo stomaco contrarsi al solo pensiero. Vedendo gli occhi della ragazza ridursi in fessure, portò avanti le mani, quasi spaventato.
«certo, certo…ma a quest’ora non ci sono chioschi
aperti a parte l’Ichiraku, non vorresti del solo ramen?» tentò di convincerla
con fare affabile, deglutendo a vuoto.
«tesoro…» cominciò Sakura con tonalità bassa e
affettuosa. «ti ho detto quello che voglio e tu sei un ottimo cuoco! – esclamò
entusiasta – su, fammi felice Sas’ke-kun!» sorrise nascondendo una vena omicida
che l’Uchiha captò perfettamente.
«intendi che…le devo cucinare io?!» ringraziò il
buio sperando che l’Haruno non notasse il senso di nausea che si era
impossessata del suo viso.
«ovvio! Su, Sas’ke, dopo puoi venire a dormire!»
aggiunse, come se quel minimo particolare potesse tirare su l’umore del giovane
divenuto ormai suo marito.
«sé…che seccatura» si lasciò sfuggire, dando le
spalle alla ragazza per dirigersi nuovamente in cucina.
Fosse stato il ninja di una volta, con la voglia di
combattere e di dare il meglio di se stesso, probabilmente si sarebbe accorto
della ciabatta che stava volando in sua direzione.
Fatto sta che, stanco della sua routine che andava
avanti da oltre tre mesi e dagli allenamenti mancati per sottostare agli ordini
della moglie, la ciabatta lo colpì in piena nuca.
«CHE COSA HAI DETTO?! IO UNA SECCATURA?! RAZZA DI
DISGRAZIATO SE POTESSI ALZARMI E PICCHIARTI DI SANTA RAGIONE LO FAREI!
INGRATO!» strillò Sakura, facendo invidia agli ultrasuoni. Sasuke si passò una
mano dietro la testa in un tentativo di alleviare il dolore massaggiando il
punto dolente. Rotò gli occhi verso l’alto, tentando di mantenere la calma.
«avanti Sakura, stavo scherzando! Non sei
assolutamente una seccatura, non stavo parlando di te» mormorò cercando di
rimediare al danno appena fatto.
Sakura era come un bomba ad orologeria.
Si manteneva in quel suo poco stabile equilibrio che
la razionalità (e l’umanità nei confronti del marito) le auto imponeva per
poter far sopravvivere chiunque in sua compagnia. Essendo già una ragazza
dall’indole facilmente irritabile ed isterica, era facile guadagnarsi qualcosa
di doloroso da parte sua.
[tanto per intenderci Naruto non era riuscito a
schivare una ciotola di ramen fumante che lo aveva colpito in volto, Ino
colpevole di aver buttato giù una battuta sulla fronte di Sakura era stata
ripetutamente “picchiata” a colpi di mazzo di fiori che la sciagurata le aveva
regalato e Neji che si era azzardato a dire una sua perla di saggezza sul
destino aveva subito una doccia fredda grazie ad un bicchiere d’acqua a portata
di mano].
Ora che Sasuke Uchiha aveva avuto la brillante idea
di ingravidarla, stava passando le pene dell’inferno. Sakura era
suscettibile, permalosa, isterica e irascibile più del solito. A tutto questo
si aggiungeva la sua voglia pazza di mangiare cose che non c’entravano nulla
l’una con l’altra ad ore esorbitanti.
«CERTO, NON ERA RIFERITO A ME, VERO?! NON CREDEVO
PARLASSI DA SOLO!» urlò la giovane gestante alzando un pugno in direzione del
marito che, colto da tale impeto, si ritrovò ad indietreggiare.
«avanti, cerca di ragionare! Sono stanco e vorrei
starmene un po’ a riposo per riprendere anche gli allenamenti…tra l’altro manca
ancora un po’ prima che nostro figlio nasca…» l’Uchiha riprese la sua dignità
senza accorgersi di aver toccato un nervo scoperto.
«nostro figlio?! Sarà femmina!»
«è maschio, Sakura»
«femmina! Una donna certe cose le sente!» inveì
Sakura, tentando di alzarsi dal letto con scarsi risultati, ingombrata dal
ventre rigonfio ormai all’ottavo mese.
«ma dai! Cosa vuoi sentire?!» chiese scocciato
Sasuke, seriamente perplesso mentre con convinzione si riavvicinava alla moglie
vagamente preoccupato dallo sforzo che stava facendo, ignorandone il fine.
«è l’istinto materno, razza d’ingrato!» esclamò
fiera l’Haruno, sbuffando rassegnata e stendendosi alla meglio fra le lenzuola
accaldate. Il giovane si avvicinò scotendo la testa a metà fra il divertito e
il titubante, sistemando alla meglio le lenzuola. Dopodiché si concesse di
inarcare le sopracciglia.
«istinto? Ma tu non hai manco l’istinto di un
bisonte»
…
Bingo.
…
Con uno scatto, Sakura avvicinò la mano aperta al
viso del moro, stampandogli le cinque dita sulla guancia pallida. Sasuke rimase
fermo, accusando il colpo senza dire una parola, abituato a ben altri colpi. La
ragazza arricciò le labbra in un broncio infantile.
«che cosa hai detto, tesoro?!» domandò risoluta,
portando lo sguardo sulla figura del marito e la mano che poco prima sostava
sulla guancia del giovane al ventre rigonfio.
«…ho detto che ti amo» sbuffò contrito Sasuke,
alzando gli occhi al soffitto.
«voglio gli onigiri!» si lagnò imbronciandosi
maggiormente. «…li sta richiedendo anche lei!»
«per oggi salti. Stai ingrassando»
…
Tombola.
…
Il cuscino che era stato preso con forza di fianco
a quello sul quale poggiava la testa, cadde con un tonfo a terra, facendo
insospettire l’Uchiha pronto a parare il secondo colpo.
«anche se fai così non cucinerò nulla. Sono io che
comando, qui!» s’impose Sasuke, tentando di riacquisire rispetto da parte della
giovane che, dal canto suo, rimaneva ferma a fissarlo, ed il volto contratto in
un’espressione dolorante.
«Sasuke…» sibilò mordendosi il labbro, afferrando
la manica dello Yukata del marito e attirandolo a sé. Lui, ignorando l’istinto
che gli consigliava la fuga, batté ciglio guardando Sakura soprappensiero.
«cos’hai, ora?» sbottò rassegnato ad un’altra notte
in bianco. Il pallore della moglie però, lo fece preoccupare discretamente.
«Sas’ke io credo…che sia arrivato il momento! Sta
per nascere!»
…
Crisi.
Note:
* Chawan mushi: Si
tratta di una crema a base di uova e brodo dashi (brodo leggero di pesce),
guarnita con verdure, foglie di spinaci o funghi, pollo, gamberi o altro.
** Oyako donburi : Si prepara cocendo, in brodo dashi, del Pollo con
salsa di soia e mirin o sakè. Quando la cottura è ultimata si aggiungono uova
sbattute e quando anch'esse sono a cottura si versa il tutto in una grossa
ciotola con riso già cotto, Caldo.
*** Onigiri: Involtini a base di riso
e alghe crude, solitamente di forma triangolare. Possono essere di solo riso
oppure ripieni di pesce o carne.
…………………………L’autrice parla.
Allora; da cosa è nata questa fanfic?!
Se lo staranno chiedendo tutti e me lo sto chiedendo anche io. Probabilmente è nata grazie alla vista di una fanfic e alla voglia matta di SasuSaku. Chattavo tranquillamente con la mia Nee-chan *-* (o Fire91 u.u) su msn (che adesso non mi fa manco aggiungere contatti, fa quello che vuole lui ç_ç maledetto è.é) quando abbiamo deciso di fare una one-shot e un sequel su degli ipotetici figli di Sasuke e Sakura.
Notate come abbiamo maltrattato Sasuke. *Mbwauhauhauha!*
Aspettatevi di tutto ora, da noi due: continueremo la
nostra scalata all’insegna del SasuSaku X°D.
[SasuSaku Power, ahr! – non
rubateci il motto è.é]]
Un grazie a chiunque abbia letto e anche un abbraccio
virtuale a chi lascerà un commento *-*
Bacio, Rory.