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Autore: aris_no_nami    29/07/2013    1 recensioni
All’inizio del mondo, quando la terra non era ancora una sfera e quando l’uomo non esisteva, il Tutto era solo uno spazio di cielo costellato. Un piccolo angolino di cielo blu notte con tanti puntini caldi e bianchi.
Erano tutte stelle calde, non ce n’era una di fredda.
E così era da secoli.
Un “giorno”, in un piccolo spazio nel cielo, nacque una stella fredda. Era piccola e fredda. L’unica di tutto il cielo.
C’era chi non la voleva e chi la proteggeva a tutti i costi.
E così fu per altrettanti secoli.
Ma, un “giorno”, un gruppo di cinque stelle, stanche di stare sempre ferme li, e desiderose di conoscere il Tutto, decisero di lasciarsi andare nel vuoto.
Caddero per tanto tanto tempo.
Però, nella caduta, si ruppero in mille pezzi e non tutte caddero sullo stesso posto.
Certe caddero in alto, tra le nuvole, certe un po’ più in basso, tra l’aurora boreale e certe più in basso di tutte, sulla terra.
Angeli.
Diavoli.
Umani.
(...)
Ero ormai a pochi metri dal bus che questo partì.
Rimasi immobile ad osservarlo andarsene.
Era uno scherzo?!
E per completare l’opera cominciò a piovere.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All’inizio del mondo, quando la terra non era ancora una sfera e quando l’uomo non esisteva, il Tutto era solo uno spazio di cielo costellato. Un piccolo angolino di cielo blu notte con tanti puntini caldi e bianchi.
Erano tutte stelle calde, non ce n’era una di fredda.
E così era da secoli.
Un “giorno”, in un piccolo spazio nel cielo, nacque una stella fredda. Era piccola e fredda. L’unica di tutto il cielo.
C’era chi non la voleva e chi la proteggeva a tutti i costi.
E così fu per altrettanti secoli.
Ma, un “giorno”, un gruppo di cinque stelle, stanche di stare sempre ferme li, e desiderose di conoscere il Tutto, decisero di lasciarsi andare nel vuoto.
Caddero per tanto tanto tempo.
Però, nella caduta, si ruppero in mille pezzi e non tutte caddero sullo stesso posto.
Certe caddero in alto, tra le nuvole, certe un po’ più in basso, tra l’aurora boreale e certe più in basso di tutte, sulla terra.
Angeli.
Diavoli.
Umani.
 
Dopo ciò, tutte le stelle scesero, tranne la piccola stella fredda, che per un po’ volle osservare la situazione dall’alto, e la sua stella che doveva proteggerla, fino a che non fosse venuta l’ora.
 
1 gennaio 1996: la piccola stella fredda è scesa sulla terra.
 
Un piccolo bambino di 5 anni è affacciato alla finestra che guarda la notte.
Un altro bimbo di 6 anni, un altro di 7, un altro di 5 e un ultimo di 3.
Tutti affacciati alla finestra a vedere la notte. E, in quel piccolo attimo che ormai il mondo a dimenticato, in quel piccolo attimo della vita di un semplice individuo, cadde lei.
La Piccola Stella Fredda.
 
-Kibum, torniamo a nanna.
-Ok mamma …
Rispose il piccolo, con lo sguardo fisso fuori dalla finestra.
 
Tempi nostri
-Dylaaaaaaaaaaan!
Urlai, correndo di qua e di la per la nuova casa.
-Dove sono i miei vestiti?
-Perché dovrei saperlo io?!
Mi chiese esausto, il povero ragazzo.
-Be, dovresti saperlo!
Gli risposi, continuando a correre di qua e di la.
-Forse in camera tua?!
Io mi bloccai all’istante e ragionai.
Dopo una decina di minuti, strillai
-Hai ragione!
Detto questo corsi in camera mia e li trovai dentro la valigia, aperta sul mio letto.
 
Dopo venti minuti giusti ero davanti la porta di casa, pronta per andare a scuola.
-Vuoi che ti accompagni?
Mi chiese Dylan.
-Non ce né bisogno, tranquillo.
Risposi sorridendogli.
-Ok … però ti vengo a prendere.
-D’accordo, io vado! Bye!
E corsi fuori di casa.
 
Abitavamo in un bel appartamento moderno e tanto alto, tutto sui colori del panna chiaro.
Sembrava quasi un hotel.
 
Stavo correndo per i corridoi, quando andai addosso a qualcuno, e caddi sonoramente di sedere.
Alzai lo sguardo e vidi una testa bionda ben pettinata e due occhioni profondi e dolci.
-Tutto bene?
Mi chiese gentilmente il ragazzo.
-Hem … a parte il culo fratturato … direi di si.
Risposi ironica.
Lui mi sorrise porgendomi la mano
-Scusami.
Io la scansai e mi alzai da sola.
-Tranquillo, stavo correndo io, mica tu, no?!
-Già …
Rispose, ritraendo il braccio.
-Va be, io vado.
Dissi, e ricominciai a correre.
Era proprio un bel ragazzo. Alto, con un paio di pantaloni non troppo attillati beige, una maglia grigia scuro scollata e atttttttillata e sopra una giacca grigia chiaro leggera. E per completare l’opera una collana d’argento e degli orecchini.
Insomma, proprio bello. Bello e con stile. Però … non ero riuscita a vederlo dentro …
Non ci pensai più e continuai a correre.
 
Uscii dall’enorme edificio e presi fiato. Avevo fatto tutte le undici rampe di scale correndo, ed ora, ero senza fiato.
Quando finalmente ripresi a respirare regolarmente, cominciai a camminare lentamente verso la fermata del bus.
Il tempo era brutto, tutto nuvoloso e in lontananza si sentivano già i tuoni.
Perfetto, non mi ero neppure portata un ombrello, e un cappellino di lana non avrebbe fatto tanto contro la pioggia.
Ero ormai a pochi metri dal bus che questo partì.
Rimasi immobile ad osservarlo andarsene.
Era uno scherzo?!
E per completare l’opera cominciò a piovere a dirotto.
Fantastico!
Oltretutto, nei paraggi, non c’era neanche una tettoia.
Quel giorno la sfiga che l’aveva con me.
Alzai lo sguardo al cielo e urlai
-Ma che cavolo ti prende?
Un tuono.
-Ah, è così?! Bene, molto divertente!
Lampo.
-Ah, che palle!
Chiusi gli occhi e lasciai che il mio viso venisse preso completamente da quella doccia fredda.
Ad un tratto non sentii più la pioggia sul mio volto. Aveva smesso?!
Aprii gli occhi e vidi qualcosa di rosso.
Un ombrello?!
Girai lo sguardo a sinistra e vidi lo stesso ragazzo del corridoio, solo che adesso aveva una giacca di pelle grigia.
Lui mi sorrise.
-è il minimo dopo la botta che hai preso prima.
-Già …
Gli risposi un po’ titubante.
-Hem, dove devi andare?
Mi chiese lui.
-Scuola superiore St Dewin. Non capisco perché abbia un nome inglese e si trova in corea del sud … la conosci? È quell’edificio che è unito all’università.
Ok. Sono logorroica.
-Si, la conosco molto bene. Ma tu parli troppo per i miei gusti.
Mi rispose, cominciando a camminare lentamente.
-Hey! Ti ricordo che prima mi hai fratturato il culo! Quindi non lamentarti!
Gli dissi offesa.
Lui si mise a ridere
-Ok, starò zitto.
-Ecco, bravo!
E incrociai le braccia. Non solo per fare per bene l’offesa, ma anche perché diciamo che avevo freddo. In effetti era il minimo avere freddo con addosso solo un paio di leggins e un maglione enorme tutto bucherellato. Va bene, era di lana e lungo quasi fino alle ginocchia, ma era pur sempre bucherellato.
-Freddo?
Mi chiese il ragazzo.
-Un pochino …
Risposi.
C’era un silenzio un po’ imbarazzante …
Fortuna che in quel momento suonò il cellulare al ragazzo!
-Pronto?!
Rispose lui.
-Ah, Jong, sei tu … sto arrivando … no, è che c’è stato un piccolo problema … ma niente. Una ragazzina ha perso il bus ed era sotto la pioggia senza ombrello, tutto qui … tanto va alla St Dewin … bo, aspetta che glielo chiedo.
Ti tolse il cellulare dall’orecchio e mi chiese
-Scusa, quanti anni hai?
-16 …
Bofonchiai io.
Lui per poco non si strozzò con la saliva.
Si rimise il cellulare.
-16 … ma sei idiota?! … ma piantala ti prego! … senti, siamo in due sotto un ombrello, sotto una pioggia scrosciante, con l’altra mano sto tenendo l’ombrello e intanto sto cercando di non bombarmi, quindi parlare al telefono con te è l’ultimo dei miei problemi. Detto ciò, bye bye! … piantala Jong! Parliamo in classe!
E riattaccò.
Probabilmente avevo un sorriso stupido in faccia, perché il ragazzo mi guardò con un’espressione tra il divertito e lo stupito.
-Scusa – dissi io –è che sembravate una coppietta …
Dissi mettendomi a ridere.
-COSA?
Urlò lui.
-No dai …
Risposi, cercando di trattenere le risate.
Lui si unì per poco alle mie risate. Poi mi chiese
-Ma tu devi andare a scuola, giusto?!
-Aha.
-E allora perché non hai nessuna borsa?!
Trauma.
Mi bloccai subito e mi misi le mani davanti alla bocca, spalancando gli occhi.
-O merda …
Sussurrai guardando il vuoto.
Guardai il ragazzo, che aveva un’espressione divertita.
Stavo per scattare indietro verso casa quando lui mi bloccò per un braccio.
Ero ormai sotto la pioggia e bomba come un pulcino.
-Dove credi di andare?
-A prendermi lo zaino.
-Sotto questa pioggia?! E poi hai visto che ore sono?! Tra poco iniziano le lezioni. E poi casa tua è troppo lontana, mentre la scuola è più vicina.
-E allora, secondo te, come potrei fare?
Gli chiesi a mo’ di sfida.
Lui mi tirò il braccio e andai a finire contro il suo petto.
-Ora siamo entrambi bagnati, quindi non hai più scuse.
Rispose e mi strinse a se con un braccio facendomi carezze veloci sul braccio per riscaldarmi.
-Cavolo, però fa veramente freddo. Muoviamoci, altrimenti ci chiudono fuori.
Disse mollandomi dalla presa e facendomi mettere al suo fianco, più vicini di prima.
Avevo lo sguardo fisso a terra, probabilmente ancora shockata da quello che era appena successo, oppure per il semplice fatto che lui stava camminando tranquillo come se non fosse niente … bo …
Ad un certo punto mi mise il braccio intorno alle spalle e mi strinse al suo fianco.
O merda …
-Cavolo … stai tremando …
Sussurrò più a lui che a me.
-Ok … hem, come ti chiami?
Mi chiese.
-Amy …
-Piacere Amy, io sono Kibum. Allora … che indirizzo hai scelto alla St Dewin?
-Astronomia, filosofia e lettere.
 
La St Dewin era una scuola un po’ particolare. Dalla terza si doveva scegliere un percorso. Avevi la possibilità di scegliere come massimo cinque percorsi. In quinta, chi aveva intenzione di continuare con l’università, che si trovava nello stesso edificio, doveva scegliere se tenere tutti i percorsi oppure se continuarne solo certi.
La St Dewin era bella, non solo per questa possibilità, ma anche per il fatto che era incorporata con l’università, quindi i più piccoli potevano confrontarsi con gli universitari. Ovviamente, per questo motivo, c’erano anche altri problemi, che in altre scuole non c’erano, ma era il piccolo prezzo da pagare. Inoltre, le attività extra scolastiche, erano tenute dai ragazzi dell’università, quindi avevi un altro modo di scambio di informazioni.
Proprio per questo, io e Dylan, avevamo scelto quella scuola.
-Wow, ti dai da fare, è?! E hai già scelto delle attività extra?
-Si. Ho scelto artistica e musica.
-Sai che verrai valutata anche su quello, vero?
-Si.
Silenzio …
In lontananza si vide un edificio grande e un po’ vecchietto.
-è quella.
Mi disse Kibum, cominciando a camminare più velocemente.
-Scusa – gli chiesi io –e adesso, che siamo bagnati, come diamine facciamo?
-Tranquilla, ci sono dei miei amici che mi aiuteranno. Non preoccuparti.
-O-ok …
Risposi titubante.
 
Eravamo ormai dentro la scuola e i corridoi erano semi deserti. Però, le uniche persone che c’erano, salutavano sempre Kibum, tutti.
-Sei conosciuto, è?!
Gli chiesi io.
-Diciamo che non sono l’unico …
Un attimo … che ci faceva lui la?
E come facevano a conoscerlo tutti?
-Hem … posso farti una domanda?
Gli chiesi io.
-Perché ci sono poche persone in giro? Semplice. Visto che molti prof abitano lontani, e anche molti studenti, hanno spostato l’orario di inizio lezione alle nove. Ma puoi entrare tranquillamente alle otto. E gli unici che girano sono universitari.
-Hem … grazie …
Anche se non era quella la domanda.
Stavamo camminando, quando si fermò davanti ad una classe.
-Aspetta un attimo, ok?
Io annuii.
Lui entrò in classe e si sentirono un casino di voci che lo salutavano.
Doveva proprio essere ben voluto …
Dopo un po’ uscì con altri due ragazzi.
Uno dei due era aaaaalto aaaaalto con i capelli un po’ lunghi e mossi, con due occhioni grandi. Mentre l’altro era il più basso, con i capelli che avevano delle meches che andavano sempre più sul biondo.
Entrambi molto belli, come Kibum.
-Bene. È lei.
Disse Kibum indicandomi.
-LeI?
Chiese Mr Meches.
-Si, lei.
Confermò Kibum.
-Ma chi? Quella della pioggia?
Chiese Mr Occhi.
-Si. Lei. E mi serve quello che vi ho chiesto.
-Ma per lei?
Chiese Mr Meches.
-E anche per me!
Rispose esausto il povero biondino.
-E anche a lei?
Chiese Mr Occhi.
-Ma lo fate apposta?
Mr Occhi e Mr Meches si guardarono
-Noooooooooo …
Risposero insieme ironicamente.
-Idioti! Comunque, potete darci una mano?
-Tranquillo – gli disse Mr Meches dandogli una pacca dietro la schiena –io ci sarò per sempre per te!
-E questo è il problema.
Disse il biondino alzando gli occhi al cielo.
-Ok ragazzi, finiamola che tra un po’ si inizia. Andiamo in bagno così vi cambiate.
Disse Mr Occhi, prendendo due borsoni e cominciando a camminare. Io lo seguii. Dietro di me c’erano i due mongoli.
-Ma non mi presenti alla tua amica?
Sentii chiedere da Mr Meches.
Mi girai, gli presi la mano e la mossi, come fanno i bambini piccoli per stringere la mano.
Mi faceva innervosire quel ragazzo.
-Piacer Amy.
Mi rigirai e continuai a seguire quello spilungone.
Mr Meches mi si mise accanto.
-Io sono Jonghyun e lui – disse indicando Mr Occhi –si chiama Minho.
Minho si girò, continuando a camminare come i gamberi.
-Piacere.
Mi disse, sfoderando un bellissimo sorriso che io ricambiai.
-Jong, non  stressarla!
Disse Kibum, mettendosi al mio fianco, dall’altra parte.
-Ma tu sei quel rompi coglioni del cellulare!
Gli dissi.
Lui sgranò gli occhi.
-Ops … l’ho detto ad alta voce?
Chiesi, mettendomi il dito sul labbro inferiore.
-Si, direi di si.
Rispose Minho rigirandosi e continuando a camminare come una persona umana.
Jonghyun continuava a fissarmi come se fossi un alieno.
-Ti ha speeeeentoooooo …
Cantilenò Kibum.
-Gne gne.
Rispose mugugnando.
Arrivammo davanti ai bagno e ci fermammo.
Minho cominciò a frugare in uno dei due borsoni.
-Allora … - disse –io posso prestarti una maglia … ma credo che i miei pantaloni ti siano troppo grandi … Jonghyun, glieli presti tu?
-Cosa?
Facendo una buffissima faccia sconvolta.
-Sei il più basso e l’unico che usa pantaloni così attillati da atrofizzarti le gambe.
Disse Kibum prendendo una maglia che gli stava porgendo Minho.
Mr Meches sbuffò.
-E va bene …
Prese l’altro borsone e ci frugò dentro.
Dopo un po’ ne tirò fuori dei pantaloni di jeans rossi, e me li diede.
-Tieni.
Mi disse Mr Occhi porgendomi una maglia a maniche corte panna, con un numero cucito sopra in rosso.
-Però, non sei neanche vestita male.
Disse Kibum.
Certo. C’era solo un problema …
IO ODIAVO IL ROSSO!

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ALLORA ....ECCOMI QUI CON UNA NUOVA FF! YEEEEEEEEEEEEEEE!
LO SO LO SO ... HO GIà ALTRE FF IN CORSO ... PERò DOVEVO ASSOLUTAMENTE PUBBLICARE QUESTA!!!!! ERA UN OBBLIGO VITAAAAAALEEEEE!
CCCCCCCOOOOOOOOMUNQUE, CHE NE PENSAAAAAAATE?
VI è PIACIUTA????
QUALI SONO STATE LE PARTI PIù DIVERTENTI?????
MI PIACEREBBE SAPERLO!
E GIà CHE CI SIETE NON MI DISPIACEREBBE SE FACESSE UN GIRETTO SULLE MIE ALTRE FF!
ALLA PROSSIMA
Il panda che si fa di polverina fatata
Aris*Chan
  
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