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Autore: jjk    29/07/2013    3 recensioni
Perdersi tra le strade di New York e tra le scelte della propria vita.
A quella ragazzina era successo tutto insieme e non sapeva più come tornare indietro.
Non sapeva perché stesse correndo né da cosa o chi stesse scappando,né tanto meno come ritrovare la strada di casa,se stessa e la pace interiore di cui aveva bisogno.
E non aveva nessuno che la potesse capire e aiutare.
O meglio, non ancora.......
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non era un grande ristorante.
Anzi lei non lo avrebbe neanche notato se Nate non l’avesse preceduta entrando per una nascosta porticina laterale.
Jack ed Andrew erano già seduti ad un tavolo all’angolo della sala più lontano dall’entrata.
Il biondo appena li vide li salutò con un cenno della mano mentre l’altro, dopo aver ricevuto una potente gomitata dall’amico, rimise in tasca il cellulare che stava fissando fino a un secondo prima.
-Ehi, ciao Juls! Come va?-esordì lo spilungone entusiasta.
-Alla grande-rispose ricevendo un’occhiataccia da Nate.
-Voi?-
-Tutto ok. La bici funziona bene?-
Questa volta a parlare fu Jack.
-SI, si. Sei stato un grande nel ripararla. Ti devo ringraziare!-
-E di che? Piuttosto accomodati, se no come fai a mangiare?!-fece lui notando che era ancora in piedi e indicandole il posto libero sulla panca accanto ad Andrew dato che la sedia vicino a lui l’aveva già occupata Nate.
Mentre cominciavano a scegliere cosa prendere il cellulare di Jack squillò e, per quanto fosse in modalità silenziosa Nate lo sentì e osservò il sorriso ebete che spuntò sulla faccia del suo amico.
-Ehi Ducky chi è che ti scrive?-chiese maliziosamente senza però ricevere alcuna risposta.
-O dovrei dire COSA ti scrive. Tanto sappiamo che c’è una sola persona che può farti sorridere in quel modo!-concluse strappandogli il telefono dalle mani e leggendo l’SMS.
-Lena è davvero molto dolce. Ha detto che….-avrebbe continuato molto volentieri, malgrado lo sguardo gelido che Jack gli aveva riservato, ma Andrew lo fermò.
-Non credi che questi siano affari loro?-
Il giovane allora restituì subito il cellulare all’amico.
-Scusa. Sono sempre troppo invadente. Mi perdoni?-
-Nate, ti perdono sempre, lo sai. Non c’è bisogno che mi fai quegli occhi da cucciolo!-rise Jack, facendo ridere anche tutti gli altri.
-E poi Lena sa che tu finisci per leggere tutti i messaggi che mi manda, quindi se mi deve dire qualcosa che……non vuole che tu sappia aspetta che io sia a casa per dirmelo-
-Chi sarebbe Lena?-s’intromise a bassa voce Giulia.
-è la fidanzata di Jack-spiegò Andrew sul cui volto comparve una buffa espressione interrogativa quando vide gli occhi della ragazza correre verso Nate.
-Ok, ok. Ho capito. Credo sia arrivato il momento di finire la storia. Va bene, però ti avverto che a me manca un pezzo-
-Come può mancarti un pezzo?!è la tua storia!-
-Ma io non so come sia andata fino al giorno in cui l’ho trovata a casa di Jack-
-Quale storia?-chiesero contemporaneamente gli altri due.
-E cosa c’entra casa mia?-continuò Jack
-Cosa c’entra casa tua non lo so. Nate mi stava raccontando di come ha conosciuto la sua ragazza-rispose Giulia, come un bambino che spiega ad un adulto la sua storia preferita, quasi fosse ovvia.
-Quella storia?! Credo che il pezzo mancante posso raccontartelo io, ma…….possibile he non lo abbia già fatto lei?-esclamò Jack un po’ sorpreso
-No, lei non mi ha detto nulla, anche perché credo che non ne abbiamo mai parlato-
-Perché invece tu lo sai?-domandò la ragazza sempre più curiosa
-Perché il chitarrista che aveva abbracciato ero io-rispose con una semplicità disarmante e cominciò a raccontare……..
 
Anche lei era rimasta colpita da Nate, ma non si era accorta di lui dietro le quinte, ma sul palco dove lui, con un sorriso enorme stampato in faccia, stava cantando SNAILS insieme a Sam, il suo più grande amico.
Stava aspettando che suonasse il gruppo di Jack, ma dato che era un festival musicale e non voleva perdere i posti migliori, si era guardata anche tutte le altre band.
Nessuna l’aveva entusiasmata e lei si era seduta con gli occhi chiusi, aspettando che suonassero Jack e i suoi amici.
A un certo punto però aveva sentito quella voce così…….fantastica e si era messa a guardare incantata il ragazzo che stava cantando.
Avrebbe tanto voluto incontrarlo, per questo era andata dietro le quinte, ma non lo aveva trovato.
Era rimasta delusa e così si era concentrata esclusivamente su Jack che aveva già cominciato a suonare.
Evidentemente era troppo concentrata per accorgersi che lui era proprio alle sue spalle.
Il giorno dopo anche lei, con tutta la band, era tornata a casa, quasi completamente certa che non avrebbe più visto né sentito quel ragazzo.
«Ma diventerà famoso. Io ne sono certa. Ben presto sentiremo parlare di lui» era solita dire a tutti quando parlava di lui e dei Format, soprattutto a Jack che gli rispondeva sempre infastidito
«Si, ma sulla cronaca nera!»
«No. Nel mondo dello spettacolo. Dagli ancora un po’ di tempo e vedi come sfonderà! Tu non lo hai sentito!»
«E forse è meglio così»
Jack era sempre particolarmente acido quando lei tirava fuori quell’argomento.
Aveva capito che la sua biondina si era innamorata di questo cantante e sapeva che questo l’avrebbe fatta solo soffrire.
Primo perché probabilmente non lo avrebbe mai più rivisto e secondo perché, anche se per un caso fortunato si fossero messi insieme, lui sapeva com’erano fatti i musicisti, soprattutto i cantanti a cui andavano dietro stuoli di fan scatenate a cui spesso loro non dicevano di no.
La sua “piccola” non doveva soffrire per colpa di un idiota del genere.
Eppure lei ne aveva parlato così tanto che, appena ne aveva avuto l’occasione, pur di renderla felice, Jack le aveva regalato due biglietti per andare a vedere i Format.
Sperava ci avrebbe portato un’amica, ma lei evidentemente ci teneva troppo che Jack cambiasse opinione su quel ragazzo perché aveva deciso di portarci proprio lui.
E lui ci era andato, di malavoglia, ma ci era andato, e per la prima volta, nelle prime file a quello stupido concerto si era ritrovato ad ascoltare la musica di quello che lui aveva reputato un idiota superficiale e farfallone senza nemmeno conoscerlo.
Ma quei testi, che Jack sapeva essere stati scritti personalmente dal ragazzo, parlavano di tutt’altro e lui si era vergognato di essere stato LUI così superficiali.
Come se non bastasse si era accorto che il ragazzo aveva davvero del talento.
Lei aveva ragione.
Se ne era andato da quel concerto dandosi dell’idiota e ripetendosi quanto gli sarebbe piaciuto poter lavorare a qualche pezzo con quell’idiota di Nate Ruess.
Ma questo a lei non lo aveva detto.
Qualche tempo dopo Jack aveva ricevuto una chiamata proprio da quel Nate Ruess di cui la ragazza continuava a parlargli insistentemente in cerca di qualcosa che le dicesse che lui non odiava poi così tanto il giovane, o meglio che magari un po’ lo stimava.
I format si erano sciolti e lui gli aveva proposto di lavorare insieme ad alcuni brani già mezzi iniziati.
No gli aveva dato nemmeno il tempo di finire di parlare che già aveva accettato, lasciandolo spiazzato.
Quella era di certo l’ultima cosa che si sarebbe aspettato.
Entrambi ricordavano benissimo ogni singolo istante della loro conoscenza, sguardi compresi, e l’unica cosa che si ricordavano era la profonda sensazione che avevano che l’altro fosse un perfetto idiota.
Nate aveva ingoiato il suo orgoglio e represso le sue sensazioni chiedendo a Jack, che considerava il miglior chitarrista che avesse incontrato, di lavorare con lui e Jack non aveva esitato a fare lo stesso perché sapeva che dalla loro collaborazione sarebbe uscito qualcosa di fantastico, ma Nate di certo non se lo aspettava.
Nate si era già preparato a implorare il chitarrista di mettere mano a cui pezzi e invece lui lo aveva stupito accettando subito.
Quando poi gli aveva detto che aveva già contattato anche Andrew Dost, Jack si era mostrato ancora più entusiasta pensando che presto avrebbe lavorato con quel talentuoso polistrumentista che aveva incontrato a qualche festival.
E il cantante era rimasto ancora più sbalordito quando Jack aveva chiesto a entrambi di raggiungerlo a casa sua a New York il prima possibile per cominciare a lavorare immediatamente.
E loro lo avevano fatto.
Erano saliti sul primo aereo e, una volta arrivati, si erano catapultati a casa del chitarrista.
Lui era arrivato un giorno prima di Andrew ed rea subito andato a casa di Jack dove lo aveva trovato nel salotto a suonare alcune delle melodie che gli aveva mandato, accanto ad una bellissima bionda.
A quella bellissima bionda.
Era rimasto con la bocca aperta e questo aveva fatto ridere i padrone di casa
«Ehi Ruess. Forse sarebbe meglio che tu rimetta a posto quella mascella. Non voglio che mi rovini il pavimento»
Vedendo che Nate aveva dei problemi a riprendersi dallo stupore gli aveva subito proposto di dare un’occhiata insieme nel suo studio a ciò che lui gli aveva inviato.
«Ehi Crotchel, vieni anche tu?» aveva chiesto alla ragazza che aveva la stessa espressione basita del cantante.
«Ehmmm…..Io non vorrei disturbarvi. E poi devo finire di preparare gli ultimi pezzi della collezione» aveva risposto imbarazzata prendendo il suo portatile e avviandosi verso la porta di casa.
«No, ti prego resta» l’aveva invece implorata Nate con i suoi occhi da cucciolo prendendole una mano per impedirle di allontanarsi troppo da lui.
La bionda rimase stupita da quel gesto.
«Ma io devo sistemare gli ultimi dettagli» aveva mormorato imbarazzata
«Se vuoi ti posso dare una mano, insomma non sono un esperto, però ti posso dare il mio umile parere di persona qualunque»
«Oh si! È proprio quello che mi servirebbe» aveva esclamato entusiasta, per poi venire fulminata da uno sguardo di Jack
«Ma tu e……Insomma, voi dovete lavorare  io sarei solo d’impaccio»
«Ma io e lui possiamo rimandare, dopotutto Andrew arriva domani»
Probabilmente quella ragazza non era mai stata così indecisa su cosa fare, ma le occhiatacce che JACK LANCIAVA A Nate l’avevano convinta che la cosa più sicura per quel giovane fosse che lei rimanesse con loro.
«Se le cose stanno così allora resto» aveva detto riflettendo tutta la sua felicità sul suo volto, al contrario del proprietario di casa che non era mai stato più arrabbiato e infastidito.
La bionda aveva cominciato subito a far vedere al cantante tutti gli abiti che aveva realizzato e lui ogni tanto faceva qualche commento che suscitava sempre le risate di lei.
«Fattelo dire Nate, sei un talento innato, ma il tuo stile e il tuo gusto in fatto di vestiti sono davvero orribili!» aveva detto ridendo lei.
«Fanno davvero così schifo?»
«Tu non vuoi che io risponda a questa domanda vero? Insomma ci siamo appena conosciuti, sarebbe un peccato rovinare tutto così!»
Lei rideva e lui la guardava adorante.
«L’unico peccato è non averti conosciuto prima» aveva sussurrato Nate, così piano che probabilmente lei nemmeno l’aveva sentito.
Invece a Jack non era per niente sfuggito.
«Ehi Crotchel, non si è fatto tardi per te?» aveva detto il chitarrista con aria intimidatoria alla ragazza che subito si era alzata dal divano su cui sedeva con Nate.
«Si, hai ragione. Forse è meglio che vada a casa»
«Anche per me è giunto il momento di andare credo» l’aveva seguita a ruota il cantante.
«Ci vediamo domani per lavorare ai brani. Ok Jack?» aveva detto infine salutando il padrone di casa che li aveva accompagnati alla porta sempre più furioso.
«Devi scusare l’atteggiamento di Jack. È sempre così quando qualcuno mi si avvicina troppo secondo i suoi canoni» si era apprestata a scusarsi la bionda appena si erano ritrovati in strada, lontani dal diretto interessato.
«Lo capisco. Sei così bella» aveva sussurrato imbarazzato puntando lo sguardo sulla punta delle proprie scarpe.
«Non esageriamo. Dubito che Jack abbia tutti questi motivi per essere geloso. Nemmeno fossi la sua ragazza!»
«Io invece credo faccia bene ad essere geloso di te, dopotutto se fossi il tuo ragazzo anch’io sarei ge……..Aspetta. Mi stai dicendo che tu e lui non siete fidanzati?!»
«Certo che no! Non mi metterei mai con mio fratello!»
«Tuo….tuo…..tuo fratello? Mi stai dicendo che tu e Jack siete solo fratelli?!»
«Certo! Scusa cosa pensavi?»
«Io …….io credevo che voi foste fidanzati! Insomma io non avrei mai pensato che……»
«Ma se abbiamo persino lo stesso cognome!»
Poi lei aveva riso.
«Ci sono tante cose che non sai di Rachel Antonoff a quanto pare signor Nate Ruess. E che Rachel Antonoff non sa di Nate Ruess, ma io credo si possa rimediare»
«Come?»
«Non saprei, forse un giorno potremmo uscire a prenderci qualcosa e potremmo approfondire la nostra conoscenza»
Lei stava per andare via quando lui l’aveva fermata.
Di nuovo.
«E se provassimo a rimediare fin da subito?»
«Va bene, però, dato che sei nuovo di New York, ho un programma diverso dall’andare nel solito vecchio pub»
«E sarebbe?»
«Ti voglio portare in un posto speciale»
Rachel aveva convinto Nate salire sulla sua macchina e a lasciarla guidare.
In fondo anche lui sapeva che altrimenti si sarebbero persi.
Lei aveva parcheggiato vicino a un ingresso semi-sconosciuto a Central Park e poi lo aveva condotto fino ad un laghetto, sedendosi per terra il più vicino possibile all’acqua.
Lui le si era seduto accanto e, mentre lei osservava lo splendido scenario che li avvolgeva, non aveva staccato un attimo lo sguardo dal suo splendido viso.
«Allora non trovi che questo posto sia stupendo? Avevo ragione a dire che era un posto speciale?»
«Lo sarebbe stato lo stesso. In qualsiasi posto mi avessi portato per me sarebbe stato stupendo e speciale perché ci saresti stata anche tu»
«Ah signor Ruess, lei sa davvero cosa le donne vogliono sentirsi dire! Sei un abile seduttore Nate, ma non si può fare»
«Io non capisco cosa intendi dire» aveva borbottato lui davvero confuso
«Non sono stupida. È tutta la sera che……Lo sai, non fare il finto tonto. Ma tu stai mettendo su una band con mio fratello e dovete lavorare insieme. E io non voglio essere una delle tante» aveva concluso amareggiata.
«Non potresti mai essere una delle tante. Non ce ne sono mai state tante»
«Mentirmi non mi pare il modo migliore per cominciare qualsiasi tipo di rapporto, nemmeno una semplice amicizia» si era indignata lei.
«Non sto mentendo! Rachel, io so  che non dovrei dirtelo adesso, ma credo proprio di essermi innamorato di te!» aveva cercato id difendersi lui.
«Hai ragione, non dovevi dirmelo adesso. Nate ci conosciamo da meno di un giorno e tu dici di esserti innamorato di me. Non ti sembra un po’ presto? E poi anche se fosse potrei davvero credere a un……uno come te che dice di non aver avuto tante donne nella sua vita? Credi davvero che io sia così facile da prendere in giro?!»
«Io non ti sto prendendo in giro! Come devo fartelo capire?! Non riesco a smettere di pensare a te dalla prima volta che ti ho incontrato!»
«Cioè circa 3-4 ore fa. Bella prova d’amore!»
«Non parlo di oggi Rachel. Io parlo della prima volta che ti ho visto! Da allora nessuna donna ha più potuto reggere il confronto con te. Per questo non ci sono state tante donne! Da quel giorno tu per me sei stata l’unica possibile. Poco importa il tempo che ho passato senza nemmeno vederti!»
Rachel era davvero confusa e non capiva di cosa stava parlando quel giovane che la stava guardando disperatamente con i suoi occhi verde-acqua che imploravano la sua comprensione.
«Di cosa stai parlando Nate?»
«Di quel festival in New Jersey. L’anno scorso. Tu eri lì, dietro le quinte, a guardare gli Steel Train esibirsi e io invece non riuscivo a guardare altro che te. Eravamo così vicini, ma tu non ti sei nemmeno accorta della mia presenza. E poi quando loro hanno finito di suonare tu sei saltata al collo di Jack e io…….Io me ne sono andato. Se solo avessi saputo che non era il tuo ragazzo……….»
«Perché se avessi saputo che era SOLO mio fratello cosa avresti fatto?» aveva domandato lei ancora un po’ arrabbiata, ma soprattutto curiosa.
«Questo» aveva mormorato baciandola.
Quando si era allontanato dal suo volto, però, aveva notato la strana espressione sul volto di Rachel e si era dato mentalmente dell’idiota.
Il fatto che non fosse fidanzata con Jack non voleva dire che era interessata a lui.
«Io……scusa, non so cosa mi sia preso. Mi dispiace. Non so davvero come ho potuto pensare, anche solo per un secondo, che una come te potesse provare il minimo interesse per me»
«Cosa vuoi dire?»
«Ma, insomma Rachel, ti sei vista? Tu sei bellissima, simpatica, intelligente, così perfetta che non so nemmeno come descriverti, mentre io……..io sono solo un idiota» aveva concluso portandosi le gambe al petto e fissando lo sguardo per terra per evitare che lei si accorgesse dei suoi occhi lucidi.
«Se pensi questo sei davvero un idiota! Nate, io non ho mai conosciuto una persona più fantastica di te. E l’ho capito fin da subito. Anch’io t ho visto a quel festival in New Jersey. Ti ho sentito cantare e sono rimasta incantata. La tua è una delle più belle voci che io abbia mai sentito. Ero dietro le quinte non per Jack o per gli Steel Train, ma per te! Non trovandoti sono rimasta lì a guardare loro. Se solo avessi saputo che eri dietro di me……..»
«Cosa avresti fatto?»
«Questo»
E lo aveva baciato.
Lui era rimasto davvero sorpreso.
«Sei rimasto nei miei pensieri da allora. Sono persino riuscita a convincere Jack a portarmi a un tuo concerto solo per poterti rivedere!»
«E io non ti ho visto?!Sono proprio uno stupido!»
«Non dire così! Eravamo nascosti dalla folla. Non avresti mai potuto vederci. Quello che voglio dire è che tu per me non sei un idiota, ma sei una persona fantastica e piena di talento. Tu per me sei speciale!»
Per quanta convinzione lei avesse messo in quelle parole lui evidentemente non le aveva creduto perché i suoi occhi erano rossi e le lacrime avevano cominciato a correre veloci sulle sue guance.
«è inutile che cerchi di farmi credere il contrario Rachel. Io non valgo niente, la gente non fa che ripetermelo. E come dargli torto? Ogni cosa che ho fatto è stata un completo fallimento! Le band del liceo, i Format…….io continuo a provarci, ma in fondo lo so che non serve a niente. Io non sono e non sarò mai nessuno!»
«Non dire sciocchezze! Tu sei e sarai Nate Ruess, uno degli animi più dolci e poetici che io conosca. Non credo che serva altro. Lascia stare quello che dice la gente. Jack non avrebbe mai accettato di lavorare con te se non fosse stato convinto che ne valeva la pena. Tu, lui e Andrew insieme sarete fantastici e conquisterete il mondo. Ne sono certa. Io ho fiducia in te. Ti basta?»
«Si» aveva risposto lui con semplicità mentre lei baciava le sue labbra salate e gli asciugava le lacrime.
«Abbiamo perso un sacco di tempo Rachel» le aveva detto in un sussurro continuando a baciarla.
«Lo so» aveva risposto lei con le sue labbra su quelle di lui.
«Ma non possiamo tornare indietro. Possiamo solo andare avanti»
Avevano continuato a baciarsi, sempre con più passione.
Passione che si era trasformata quasi in foga.
Avevano bisogno l’uno dell’altra, in tutti i sensi.
Lui le aveva già sfilato la maglietta quando si era bloccato
«Stiamo correndo troppo. Forse non dovremmo…..insomma……forse dovremmo aspettare. Non vorrei che questo rovinasse tutto»
«Nate, questo non rovinerà niente. Domani ricominceremo tutto da capo, ma questa notte…….Questa notte è la nostra notte Nate! Voglio recuperare tutto il tempo che abbiamo perduto rimanendo lontani. Da domani faremo tutto per bene, ma per questa notte smettila di pensare alle conseguenze. Siamo insieme, finalmente. Non è questo l’importante dopotutto?»
«Non potrebbe esserci nulla di più importante» aveva risposto sorridendo.
Anche lei aveva sorriso e lui aveva ricominciato a baciarla, riprendendo da dove aveva lasciato….
 
-Ok, ok. Ora però stop! Questa parte la possiamo saltare. Non ho nessuna intenzione di sapere cosa hai fatto con mia sorella! Ne quella sera ne tutte le altre sera della vostra vita!-esclamò Jack
-Cioè, non che non lo sappia…..Solo non ho nessuna intenzione di sentire particolari o cose simili. E poi…..Abbiamo una bambina qui tra noi-concluse indicando Giulia.
-Ehi!-replicò quella offesa.
-Sei comunque troppo piccola per sentire questi discorsi-le rispose con tono severo.
-E poi sei la mia scusa per non far raccontare a Nate cosa è successo quella notte. Cioè……in realtà dubito che lo avrebbe raccontato nei dettagli, lui è molto riservato. Al massimo lancia qualche allusione, però……..è meglio essere sicuri. Non voglio sapere-le sussurrò poi all’orecchio facendola ridere.
-Ok, va bene, ve bene. Sono piccola e non posso sentire certi discorsi, quindi vai avanti Nate. Poi cos’è successo?-
-Siamo rimasti tutta la notte al parco-riprese a raccontare con occhi sognanti
-Abbiamo guardato le stelle, individuando tutte le costellazioni che si possono individuare grazie alle luci di New York. Abbiamo parlato di lei, di me, di noi, di Jack ed Andrew, della band che stavamo cercando di creare. Insomma di tutto ciò che ci è venuto in mente. Poi siamo andati all’albergo dove alloggiavo e…..-si fermò guardando Jack che scosse la testa sconsolato facendo segno di aver capito perfettamente cosa avevano fatto in albergo e facendo ridere tutti gli altri.
-Dai il letto andava inaugurato!-cercò di discolparsi Nate.
-E non solo il letto e non solo una volta scommetto! No! Aspetta! Aspetta! Non voglio sapere-borbottò tappandosi le orecchie come i bambini piccoli.
Nate si trattenne dallo scoppiare a ridere e distolse lo sguardo dall’amico riportandolo su quella che probabilmente era l’unica che non conosceva minimamente quella storia.
-Poi, niente. Ci siamo lavati e vestiti, dopodiché lei mi ha accompagnato a casa di Jack ed è tornata a casa-
-Ecco perché quel giorno eri distrutto. E anche Rachel quando l’avevo incontrata prima di salire da Jack non aveva un aspetto migliore-s ’intromise il biondo.
-Andrew! Ti prego non ti ci mettere anche tu! Sto cercando di fare finta di non sapere!-lo sgridò il chitarrista un po’ scocciato facendo ridere nuovamente tutti.
-Tranquillo Jack, dopo quella notte ci siamo andati davvero con i piedi di piombo. Niente più……-
-Ti ho detto che non voglio sapere! Per la miseria Nate! Io non ti racconto le mie “prodezze” con Lena! Quindi, ti prego, tu non raccontarmi cosa fai O NON FAI con MIA SORELLA!!è chiaro il concetto?!-
-Chiarissimo-
-E poi?-lo incitò Giulia che voleva ancora saperne di più.
-E poi per tutto il tempo che sono rimasto a New York ci siamo visti ogni secondo in cui non stavo con loro. Sapevamo di avere poco tempo prima che io dovessi ritornare a Phoenix e non volevamo assolutamente sprecarlo. Dopo che sono ripartito ci siamo sentiti tutti i giorni su skype o per telefono e, appena uno dei due poteva, prendeva il primo aereo disponibile per raggiungere l’altra. È capitato anche che ci siamo incontrati “a metà strada” concedendoci qualche piccola vacanza insieme. Poi abbiamo capito che così non potevamo andare avanti. Avevamo bisogno l’uno dell’altra e vederci sporadicamente non andava più bene. Anche perché quando io andavo a New York passavo comunque quasi tutto il mio tempo con i ragazzi a lavorare ai pezzi per il CD e riuscivamo a stare insieme pochissimo. In più era raro che lei riuscisse a venire a Phoenix. Aveva sempre qualcosa da afre e quando riusciva a liberarsi per venire io dovevo quasi sempre partire per andare da Jack o da Andrew. Quindi……-
-Avete pensato che l’unica soluzione fosse il trasferimento di uno dei due-concluse Giulia per lui
-Esatto. E l’unico che aveva qualche motivo per trasferirsi ero io, così potevo stare anche più vicino a Jack e avremmo potuto lavorare meglio. Ci siamo messi a cercare casa insieme e abbiamo trovato un bell’appartamento a Brooklyn, che è quello in cui viviamo tutt’ora. Adesso siamo una coppia normalissima che cerca di incastrare i proprio impegni per passare più tempo possibile insieme a fare qualsiasi cosa. E intendo davvero qualsiasi- concluse alzando al voce e guardando il “cognato” che subito distolse lo sguardo infastidito.
Inutile dire che la sua buffa espressione fece ridere tutti quanti un’altra volta.
-Nate un giorno di questi io ti ammazzo. Devo solo decidere come, ma sappi che ti farò soffrire!-
Il giovane non prese per niente sul serio l’amico e gli fece la linguaccia con un sorriso furbesco che fece solo innervosire di più l’altro.
Andrew scosse la testa.
Oramai ci aveva rinunciato a “rimetterli in riga”.
Si girò verso Giulia e prendendo l’ultima forchettata di quello che aveva ordinato, la guardò.
-Ora tocca a te dirci la tua storia. Forza raccontaci cosa ci fa una quasi 17enne tutta sola a New York-

nota:scusate il mio immenso ritardo,ma ho avuto uno strano blocco dello scrittore:sapevo cosa dovevo scrivere,ma non sapevo COME dovevo scriverlo!
Comunque sembrerebbe che ho momentaneamente risolto il problema.Però probabilmente il prossimo capitolo si farà attendere,ma oramai ci siete abituati(purtroppo.Mi dispiace)
Spero di non essere stata troppo melensa da farvi venire il diabete,però mi sono divertita anche un po' a sfottere il povero Nate per come si veste dfato che questa discussione è venuta fuori fin troppe volte negli ultimi giorni e con persone diverse(tra cui la adorabile Mon),quindi non sono l'unica a pensare che a volte si veste in modo terribile.....tipo pantaloncini e leggins,ma lasciamo stare che è meglio.
attendo con ansia i vostri pareri,che siano positivi o negativi non importa,basta che mi fate sapere cosa pensate dei disastri partoriti dalla mia mente malata
  
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