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Autore: StrychnineTwitch    29/07/2013    3 recensioni
Dal testo
Billie Joe era un uomo normale, con una vita normale, una moglie normale, dei normalissimi figli, aveva una normale chitarra acustica con la quale si dilettava la sera prima di andare a dormire, il suo migliore amico si chiamava John e con lui lavorava in un normale ufficio nell'azienda d'assicurazioni della città (nonostante fosse consapevole che il suo lavoro corrispondesse più o meno a quello di un ladro), non aveva un lavoro speciale, non aveva mai visitato luoghi al di fuori della California, non conosceva nessun Mike e/o nessun Frank, e soprattutto, Billie Joe non faceva parte di una band chiamata Green Day.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Where were you last night?

 

Era una luminosa mattina di primavera, il sole pallido era appena sorto e ora faceva capolino da dietro il piccolo boschetto di alberi con cui la casa degli Armstrong confinava sul lato est. Gli uccellini cinguettavano, i fiori, che coloravano le aiuole di Adrienne, si aprivano pronti a godere della luce del sole, le nuvole si stavano rincorrendo con quel loro lento moto, giocavano tra di loro aspettando il sole sopra di esse, le chiocciole strisciavano lentamente lungo i robusti fili d'erba, dai quali pendevano ancora le gocce di rugiada, e lasciavano una scia umida alle loro spalle, le api si erano appena svegliate e iniziavano a ronzare nel loro alveare che già da qualche mese stava appeso sul melo in mezzo al giardino, quando le ruote di un'automobile scura scivolarono lungo il vialetto che conduceva al garage della casa degli Armstrong. Era una vecchia Impala del 64, un'auto di famiglia che il padre aveva passato al figlio minore, il quale non aveva mai avuto il coraggio di cambiarla, quasi fosse un prezioso cimelio che valesse una fortuna. 

La portiera si aprì scricchiolando, forse avrebbe dovuto mettere del lubrificante a quelle giunture, e dall'abitacolo uscì un uomo sulla quarantina, i folti capelli scuri rigorosamente tinti erano spettinati e gli ricadevano in ciocche sudaticce sulla fronte, i grandi ed espressivi occhi verdi sembravano stanchi, molto più del solito e le palpebre pesanti sembravano volersi chiudere su di essi da un momento all'altro, le rosee labbra carnose piegate in una smorfia. Era vestito come al solito molto elegante, o almeno, i vestiti sarebbero stati eleganti se indossai con un po' più di maniera. I pantaloni di gessato blu erano stropicciati, la cintura slacciata pendeva per una decina di centimetri lungo la gamba sinistra, la camicia era stata schiacciata in malo modo dentro i pantaloni, ma non del tutto, sul retro un lembo di questa sventolava libero percorso dal leggero venticello primaverile. Era sbottonata sui primi e gli ultimi due bottoni. Il nodo della cravatta blu, abbinata al completo, era allentato e ora ricadeva sul suo petto senza un minimo d'eleganza. Persino le scarpe avevano qualcosa che non andava, i lacci non erano annodati con il solito fiocco perfetto, ma strisciavano parallelamente alle scarpe, sul pavimento. 

Billie Joe si avviò verso l'uscio di casa tenendo la giacca, appoggiata sulla spalla, con l'indice e il medio della mano destra. Aveva bisogno di riposare, quella era stata una lunga nottata per lui. Salì i quattro gradini che lo separavano dalla porta e girò il pomello, scoprendo, con un certo disappunto, che l'entrata non era stata chiusa a chiave la sera precedente. Non appena la suola della scarpa appoggiò sulle piastrelle rosate del soggiorno, l'uomo si sentì più tranquillo. Era finalmente a casa. Si trascinò fino al divano dove finalmente appoggiò le membra stanche e doloranti su quel morbido rifugio, lasciò cadere la giacca sul tappeto che troneggiava al centro della stanza, appoggiò la testa al cuscino, e si lasciò andare ad un profondo sonno. 

Le campane della Chiesa Maggiore di Berkeley risuonarono allegre nell'aria alle 8:30 di quella Domenica mattina, I fedeli stavano per alzarsi e prepararsi per la messa delle ore 10:00. 

Se fosse stata una comune Domenica, anche in casa Armstrong le cose si sarebbero svolte in quel modo, ma quella non era una Domenica mattina come tutte le altre.

Adrienne Armstrong aprì gli occhi al primo rintocco delle campane. Le palpebre reggevano a malapena il loro stesso peso a causa del lungo pianto di quella notte. Suo marito non tardava mai. La sera precedente l'aveva chiamata dicendo che si sarebbe fermato a una cena di lavoro fino a tardi (tardi, nel vocabolario di casa Armstrong, significava entro e non oltre le 23:00), Adrienne, che aveva preparato una cenetta a lume di candela per loro due soli mentre i pargoli erano fuori, aveva risposto con un mesto "D'accordo...". A quel punto, sapendo che Billie avrebbe colto una qualsiasi nota triste nella sua voce, aveva aggiunto con falso entusiasmo che sarebbe andata a cena fuori con i ragazzi, e aveva chiuso la chiamata. Fatto ciò, si era recata in sala da pranzo, aveva spento con un soffio, più simile ad un singhiozzo, la fiamma dell'alta candela color crema al profumo di vaniglia, che troneggiava, sul suo bel candelabro d'argento, in mezzo al tavolo, aveva sparecchiato e ripiegato la tovaglia di seta, sospirando tristemente per la sua sua cena andata i fumo. Il tacchino arrosto che aveva cucinato quel pomeriggio, nonché tutte le salse, le patatine fritte, e anche il dessert, erano stati messi nel frigorifero, coperti da un sottile strato di pellicola che li preservasse, e un enorme barattolo di gelato alla crema aveva preso il loro posto come cena della donna.

Adrienne era rimasta ad aspettare sul divano il ritorno della famiglia. Alle 22:00 aveva udito la chiave girarsi nella toppa, Joey era entrato, aveva salutato la madre e le aveva raccontato la sua serata. Adrienne l'aveva ascoltato interessata, per poi raccontare a sua volta la cena annullata con suo padre. Il figlio l'aveva abbracciata dicendole che era molto dispiaciuto, ed Adrienne aveva trovato un po' di conforto almeno in quel suo gesto affettuoso. Alle 22:30 in punto, come da rituale, Joey si era congedato per andare a riposare. Adrienne si era nuovamente rannicchiata sul divano con il suo gelato, Jakob, il minore dei suoi figli, sarebbe rimasto a dormire da un amico quella notte, quindi quando alle 22:55 aveva sentito il campanello suonare, il suo pensiero era subito corso al marito. Si era alzata ed era andata ad aprire. Jakob aveva una smorfia nauseata sul volto e si teneva la mano sulla pancia. A casa di Chris aveva mangiato della salsa di gamberi, che a detta sua non aveva un sapore granché sano, e ora aveva nausea e febbre. Adrienne si era distratta un'altra mezz'ora alle prese con le cure del figlio, per poi tornare sul suo divano, consapevole del mostruoso ritardo di suo marito. Scoccata la mezzanotte era scoppiata in lacrime e si era diretta verso la camera da letto, decisa a riposare comunque. Di sicuro c'era una spiegazione a quella situazione. Dopo svariati tentativi, era riuscita a prendere sonno e non si era risvegliata fino al suono delle campane domenicali.

Adie si mise a sedere e appoggiò i piedi sulle fredde mattonelle della camera da letto, osservando lo spiazzo vuoto accanto a sé. Sospirò soffocando una nuova crisi di pianto e si alzò. 

Trovò Billie sul divano, non aveva un bell'aspetto, sembrava distrutto: la camicia stropicciata e sbottonata, una scarpa a terra e una ancora calzata al piede. Ebbe una morsa allo stomaco nel vederlo così, di certo non era abituata a situazioni di quel genere, non era mai successo, nemmeno con uno dei suoi figli ormai adolescenti. Gli si avvicinò inspirando l'acre odore dell'alcool che lo avvolgeva, e storse il naso. Quello non poteva essere suo marito. Billie Joe era quasi astemio, l'unica eccezione era infatti una birra dopo il lavoro con gli amici; all'università aveva fatto parte della Lega Anti Alcohol e Fumo, e ne andava ancora fiero. Per queste ragioni, Adrienne ci mise un po' a convincersi che effettivamente l'uomo sul divano fosse il suo Billie Joe, ma quando ne fu certa, si sentì montare la rabbia dentro. 

-Billie Joe Armstrong! Alzati subito da quel dannato divano!- urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni.

Joey e Jake, che stavano per entrare in salotto per vedere se papà fosse tornato, al sentire l'urlo della madre, sparirono di nuovo in corridoio. Uno si rintanò nel bagno, l'altro in camera. In casa loro nessuno urlava mai, e faceva uno strano effetto sentire la voce di mamma alzarsi in quel modo e sferzare l'aria come una lama ben affilata.

Billie sussultò, si mosse leggermente girando il viso nel senso opposto rispetto alla fonte dalla quale proveniva la voce. Erano passate solo due ore da quando aveva chiuso gli occhi ed era davvero troppo presto per svegliarsi, ma Adrienne non la pensava così evidentemente. 

-Billie Joe! Giuro su Dio che se non ti alzi da quel maledetto divano io...

-Adie, lasciami dormire, ho sonno...- sussurrò Billie non connettendo subito cosa stesse succedendo, cercò di allungare la mano verso la parte del letto dove credeva ci fosse la moglie, ma la sua mano si scontrò con la morbida imbottitura della parete del divano. L'uomo aprì gli occhi e si girò. Subito riconobbe il salotto di casa sua e, davanti al divano dov'era sdraiato, la moglie in piedi con le braccia incrociate al petto.

-Amore, perché ho dormito sul divano?- mugugnò mettendosi a sedere e avvertendo un forte mal di testa.

-Non lo so!- sbraitò lei, era davvero arrabbiata, era la prima volta che Billie la sentiva così. -Forse dovresti dirmelo tu visto che sei stato fuori tutta notte, puzzi d'alcohol da far schifo.

Billie, girò leggermente il viso e inspirò quasi con il naso appoggiato alla propria spalla. Un acre odore di alcohol e sudore lo investì e lo portò a fare una smorfia disgustata. 

-Non so che sia successo...- cercò di giustificarsi lui quasi in un sussurro davvero confuso e terrorizzato da ciò che potesse essere successo. 

In realtà erano solo l'essere stato preso alla sprovvista, l'accelerare repentino del battito del suo cuore, e la voce incazzata di sua moglie, ad avergli fatto dimenticare improvvisamente gli avvenimenti della sera precedente. In breve tempo sarebbe stato nuovamente conscio di ciò che era successo, conscio come mentre era successo.  


   
 
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