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Autore: Lelex97    29/07/2013    0 recensioni
Un litigio che ancora doveva essere risanato, una ragazza amica che viene coinvolta e poi l'incidente. Questa è la storia di tre ragazzi giovani che si innamorano gli uni con gli altri. Una ragazza, due ragazzi. Uno molto sicuro di sé e che non ha paura a mostrare i suoi sentimenti alle persone, Cristiano. Il secondo, Emmanuel, ha un carattere molto timido ed impacciato e cerca di farsi suo l'impavido amico. Celestian è la grande fiamma di Cristiano che, attraverso l'amicizia di Emmanuel, cerca di conquistare. Il tutto sarà caratterizzato da alcuni colpi di scena e parole non dette.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Note dell'autore: Salve ancora a tutti. So di essere un po' in ritardo con l'aggiornamente, forse troppo... Ma ecco qui il nuovo capitolo. Vi avevo promesso che ci sarebbero stati quattro semplici capitoli, d'altronde è la mia prima fanfiction, ma ci sarà uno special. Un po' diverso. Non voglio fare spoiler quindi, sto zitto. Alla prossima e come sempre buona lettura :)

Capitolo 4

False speranze e pianti.

Pov Cristiano

Paura, ecco cosa provavo al momento. Il suo corpo era steso a terra e dalla testa perdeva sangue, la maglia era strappata e anche i jeans. Non respirava e continuavo ad avere paura. Scappai. La sua confessione mi aveva toccato nel profondo: la sua faccia ce l'avevo ancora presente dinanzi al me, il suo sapore l'avevo ancora intrinseco nelle mie labbra. Cosa stavo pensando? Sono forse diventato anche io come lui? Eppure quel bacio, anche se piccolo, era carico di amore e tenerezza. Forse era veramente innamorato, forse se non fossi stato così idiota lo avrei respinto con più gentilezza, in fondo eravamo amici, forse avrei risposto a quel bacio. Questi pensieri mi stavano facendo impazzire, cosa mi stava accadendo? Cosa succedeva nella mia testa? Cosa mi spronava di fare il cuore? Non riuscivo a togliermi quel sapore piacevolissimo dalla bocca, che schifo! Io che ero stato baciato da un altro ragazzo, io che ero innamorato di una ragazzina di quattro anni più piccola di me, io che ero l'etero per eccellenza. Che egocentrismo! Perché pensavo solo a me stesso e mai agli altri? Perché non potevo essere come lui? Bravissimo nei discorsi, intelligente, buono con tutti e cattivo con se stesso. Con questi pensieri che mi attanagliavano la testa non sapevo dove stavo andando, non sapevo cosa volessi. Il cuore mi diceva: "va da lui, ha bisogno di te!", la mente rispondeva contrariata dicendo: "È sbagliato quello che stai pensando!" Non sapevo cosa fare, ero combattuto, confuso e amareggiato dal mio comportamento da vigliacco che non affrontava le situazioni e scappava. Non volendo ero arrivato sotto casa di Celestian ed incessantemente bussavo alla sua porta.
«Un attimo!» La sua voce era cupa, incrinata, trista. Che avesse pianto?
Mi aprì e la visione che ne uscì non era delle migliori: portava solo un lungo vestitino che le arrivava alle ginocchia, piedi scalzi. I capelli erano completamente compligliati, segno che era stesa sul letto. Gli occhi completamente rossi e gonfi, sorpresi della mia visita.
«Cosa ci fai tu qui?» La abbracciai fortissimo e avevo il respiro affannato, stavo per cedere.
«Cristiano, cosa è successo?» Scoppiai in un pianto disperato. Io il maschio alpha che piangeva, io che mi ero ripromesso di piangere solo dinanzi allo specchio e non dinanzi a qualcun altro. «Posso stare qui per un po'? È successa una cosa che non ti piacerà.»  I singhiozzi arrivarano presto e trascinai anche lei nel mio pianto di sfogo. 
«Cazzo Cristiano, parla!» Non volevo affrontare, non volevo continuare a pensarlo, non volevo ricominciare a farmi i sensi di colpa.
«Emmanuel mi ha baciato.» lei sciolse l'abbraccio che ci caretterizzava da un po', oramai e mi guardò strana.
«Wow... E quindi?» Come poteva reagire così? Mi aveva baciato un ragazzo!
«L'ho respinto ovviamente e...» Eccole, di nuovo, le lacrime.
«E...?» Mi esortava a rispondere ma io...
«Io... Ecco... Io...» Non riuscivo a parlare, avevo paura. «Io l'ho respinto e sono scappato dicendo che lo odiavo. Poi lui mi ha rincorso e...» Continuavo a scappare.
«Cristiano! Cosa è success...?» Le tappai la bocca con le mie sole parole:
«È finito sotto una macchina, capisci? È tutta colpa mia, è tutta colpa mia!!» mi crucciavo e continuavo a rimurginare sulla sua immagine rivolta verso il basso, era colpa mia!
«Che cosa... Ma come... Emmanuel.» Stava per piangere anche lei, lo sentivo.
«Capisci Celestian? È colpa mia! Solo colpa mia! L'ho lasciato lì e sono scappato. Non so se hanno chiamato soccorsi, non so se ora lo stiano operando, non so nulla!»
«Cosa hai fatto tu?» Perché si stava arrabbiando? Non doveva mettersi a piangere? «Che cazzo di amico sei, eh? Lo hai lasciato lì, per terra? Cosa diavolo ti è passato per la testa? E tu che ti spacci il suo migliore amico? Beh, se fossi stata in te non avrei fatto come hai fatto. Lo avrei aiutato, avrei chiamato qualcuno. Sei proprio così insensibile come credo? Non me lo aspettavo da te! Idiota!» Ora era anche il cuore a piangere. Avrei dovuto aiutarlo? Avrei dovuto chiamare qualcuno? Io? Che cosa dovevo fare? Anche lei mi diceva di aiutarlo, il mio cuore, la mia parte buona.
«Cosa dovrei fare, eh?» Mi stavo innervosendo «La situazione è in fase di stallo oramai, non posso fare nulla.»
«Continui ad essere cocciuto? Cerca dov'è, fa qualcosa. Ne sarebbe felice.» Lui... Felice...
«Se non volessi? Se lui mi farebbe schifo?»
«So che non è così.» Mi disse poggiando una sua mano su di una guancia. «Andiamo, cerchiamo l'ospedale più vicino!» Mi prese una mano e corremmo via da quella casa.
Cercammo in lungo e soprattutto in largo, ma negli ospedali più vicini non risultava nessun Emmanuel. Uscimmo dall' ennesimo ospedale e Celestian era molto addolorata, forse troppo.
«Dove diavolo lo avranno portato? Mi sono scocciata di girare intorno.»
Era molto in pensiero, lo sapevo. Stavo iniziando ad avere paura anche io a causa delle mie troppo paranoie, ma cosa potevo aspettarmi? 
Dopo altri minuti persi a girare a vuoto notammo un' ambulanza avanzare verso l'incrocio e poi girare a sinistra. La sirena era squillante e correva ad una velocità assurda. «Celè, guarda lì.» Le indicai l'ambulanza e lei capì subito le mie intenzioni, iniziammo a correre. Mentre correvamo notai i suoi occhi. Continuavano ad esprimere malinconia e preoccupazione: sentimenti che provavo anche io, a mio giudizio. Forse qualcuno mi aveva fatto un sortilegio o un malocchio strano, ma iniziai a provare qualcosa di più per quel ragazzo, eppure mi piaceva anche lei. Arrivati all'ingresso notammo l'ambulanza che trasportava proprio il nostro amico. «EMMANUEL!» Celestian gridò e si fiondò sulla barella che era appena scesa dalla vettura rossa. «Signorina stia indietro, ha bisogno di cure immediate.» una ragazza sulla ventina in un camice di un celeste piuttosto scuro bloccò sul nascere la corsa di Celestian. Lei protestò, volle stare con il suo amico. «Mi lasci, la prego. Devo stare con lui...» Copiose lacrime solcarono quel viso angelico ancora una volta. Ne ero stufo, volevo che tutto quello finisse. La rangiunsi e cercai di darle tutto il supporto possibile. «Dai piccola, appena finiranno di curarlo entreremo in stanza e staremo con lui.» La rassicurai, ma lei non volle farsi aiutare, mi pregava di lasciarla. Fatto ciò mi assesto un ceffone forte sulla guancia, continuava a piangere. Mi spinse ed entrò subito nell'ospedale. La guardai correre velocissima tra i corridoi principali, poi scomparve. Toccai le mie labbra «Sangue...» Ritornarono alla mia mente le mie nocche insanguinate dal suo sangue, del sangue di un amico. Ecco, ripensavo ancora a lui! Ero sicuramente vittima di uno stupido sortileggio e poi perché queste immiagini mi riaffiorarono alla mente? Perché penso ad Emmanuel? "Forse perché ti stai innamorando!" Una voce fece capolino tra i miei pensieri, ma la scacciai subito. Che cosa stupida! 
«Cristiano!» Mi girai sentendomi chiamare e interruppi. Colui che mi aveva chiamato era il fratello di Emmanuel, Denny. Ci conoscevamo appena, come poteva conoscere il mio nome? Forse glielo avrà detto Emmanuel e forse gli avrà detto anche tutto su di me... 
Comunque, ora correva verso di me e aveva una faccia tutt'altro che amichevole: i suoi occhi esprimevano rabbia, frustazione, odio. Come se il bene più prezioso fosse stato rapito dalle sue braccia e portato via, forse era così, forse Emmanuel era il suo bene. Mi sentii tirare dal colletto ed essere sbattuto contro una macchina, mi fece male. «Ora tu, omino, mi dici cosa cazzo è successo a mio fratello, oppure ti pentirai di questo giorno per il resto della tua vita!» Aveva caricato un pugno pronto per colpirmi, ma non lo fece ancora. È tutta colpa mia... Non avrei dovuto... «Dai Danny, è in ospedale ora, non serve a nulla prendersela con lui!» Un ragazzo alquanto alto quanto il fratello di Danny stava in disparte dietro Danny e cercò di fermare il mio assalto. Fortunatamente mi lasciò andare ed io mi misi a posto il giacchetto di pelle e raccontai cosa era successo. Le cose che accaddero dopo erano solo ricordi confusi. Ricordai la faccia gonfia e rossa di lacrime di Celestian, Danny e quel ragazzo che erano vicini al letto di ospedale di Emmanuel. Dopo qualche ora venne anche la madre di Emmanuele che, guardatomi, inaspettatamente, mi poggiò una mano sulla guancia e mi disse di stare tranquillo. Eccolo il calore di una madre, ecco la premurosità che una donna possa donare al proprio figlio! Io tutte queste cose non le ho mai provate, volevo un famiglia... 
Venuta la sera rimanemmo solo io e Celestian, i familiari andarono via sotto ordine del dottore. Il fratello di Danny era troppo nervoso per restare e se fosse capitato qualcosa di orribile non lo avrebbe permesso e il capro espiatorio dei suoi mali sarei stato solo io. La madre firmò la liberatoria per permetterci di entrare in stanza e stare lì per la notte. Dopodichè ci venne vicino e disse: «Voi siete i suoi migliori amici, mi raccomando, stategli vicino!» e ci baciò sulla fronte ad entrambi. Io arrossii un po' per quel contatto mai provato e le sorrisi. Durante tutto il pomeriggio ero molto teso e non desideravo stare con nessuno, se non che con Celestian; la quale mi disse che Emmanuel era stato operato di urgenza, aveva le costole rotte e una lieve emorraggia al cervello, nulla di irriparabile. La notte passò tranquilla: facevamo a turno a chi doveva stargli vicino, a me toccò il secondo turno. La faccia di Celestian era tesissima e triste; cercai di consolarla, ma lei mi sorrideva timidamente e continuava a vegliare su Emmanuel senza quasi mai degnarmi di uno sguardo. Prima che cominciasse il mio turno andai a prendere ad entrambi qualcosa per bere e mangiare e optai per degli snack e una bottiglia d'acqua. Appena arrivai in stanza Celestian era rannicchiata sul lettuccio di ospedale insieme ad Emmanuel e lo stringeva a se dormiente. Sorrisi a quella visione e le andai vicino, la presi e la poggiai sul letto libero in camera vicino a quello di Emmanuel ed ella, accocolatasi come poteva sul letto, continuava a riposare. Mi voltai e lo guardai: aveva una faccia angelica anche da addormentato. I capelli erano sparsi per il cuscino ed li aveva fasciati da una stoffa bianca, anche il corpo era fasciato, almeno il busto, il braccio destro ingessato. Avevo gli occhi lievemente gonfi, volevo piangere. Presi una sedia libera e mi sedetti vicino, cercando di infondergli il mio amore. Gli presi la mano e sospirai, era quasi gelida, sembrava morto ma il bip della macchina cardiaca segnava che lui era vivo. «Bene, ora vuoi svegliarti?» sussurrai piano. Perché parlavo con lui, non poteva mai sentire! «So che forse ti sembrerà sciocco, ma ho bisogno di parlarti. Quando eravamo seduti vicino, al parco, non avrei mai dovuto trattarti così, non so cosa mi sia preso. È anche colpa tua che mi hai colto di sorpresa!» Arrivarono le lacrime. «Sono un completo idiota ed è tutta colpa mia se adesso sei qui, su questo letto a lottare per la tua vita! Ti prego di perdonarmi... Ti prego... Scusami...» I singhiozzi cominciarono a farsi forti e cercai di soffocarli come potevo. Non dovevo piangere, ma la tentazione era fortissima. Sentii un tocco lievissimo alla mano che gli stringevo, una lieve sfiorata come il bacio che ci dammo. Sussultai dallo stupore e lasciai la sua mano, alzandomi dalla sedia e facendola strusciare sul pavimento. Celestian si svegliò. «Cosa succede?» Si apprestò a dire. «Mi... mi ha... toccato...» Dissi poche parole, non riuscivo proprio a parlare dallo stupore «Cosa?!» Si alzò dal letto e si avvicinò al lettuccio, la bloccai subito. «Non posso esserne sicuro, torna a dormire.» «Tornare a dormire?! Sei impazzito? Io ti ammazzo, se c'è una possibilità che si sia risvegliato dobbiamo coglierla al volo!» Voleva indietro il suo amico, il suo migliore amico. Chiamammo l'inferiere di turno e controllò i valori di Emmanuel, scosse la testa. «Forse te lo sarai immaginato, ragazzo.» Ci disse, congedandosi. «Maledizione!» ero di nuovo nervoso. «Mi ha toccato, l'ho sentito!»
«Non lo metto in dubbio Cristiano, ma non si risveglia! È come... Morto!» Lei lo guardò e lo feci anche io. Ora aveva la bocca semichiusa come se fosse in procinto di parlare, gli occhi soffusi. «Emmanuel!» Esclamammo insieme io e Celestian. Corremmo vicino al suo letto e ci accovacciammo per guardarlo meglio. Si stava risvegliando, adagio. «D... Dove...» Non so cosa mi preso, ma era come se qualcuno mi avesse poggiato una mano sul capo e, chiudendomi gli occhi, mi fece appoggiare le mie labbra sulle sue. Celestian ci guardò strabuzzando gli occhi, ma dopo sorrise. Il bacio venne ricambiato, a poco a poco ed io mi sentii quasi... Felice. Mi staccai da lui e sorrisi, mi piaceva il suo odore, il suo sapore, mi piaceva... lui! «C-Cristiano...» Riuscì solo a dire, dopo chiuse gli occhi e... Non respirava più. La macchina cardiaca segnalava un bip continuo, senza picchi alti. «Infermiere! Infermiere venga!» Chiamammo il tizio di prima che corse subito portando via il lettino. Chiamammo anche i familiari di Emmanuel, i quali corsero all' ospedale. Celestian piangeva, e non smetteva di piangere tra le mie braccia. Io cercavo solo di consolarla come potevo. «Lo abbiamo perso, lo abbiamo perso...» Continuava a dire singhiozzando, ero impotente contro questa situazione... 
Dopo diverse e intense ora di attesa, la sala operatoria si spense ed uscì un dottore in camice bianco. Tutti ci apprestammo ad andargli incontro, ma lui ci disse già che non c'era nulla da fare. Tutti piansero, anche io. Rimanemmo delusi. Nessuno voleva crederci, ma era la verità. Emmanuel era morto e la colpa era solo mia... «Cristiano...» Celestian mi guardò ancora stretta alle mie braccia. «Cosa c'è?» cercai di sorridere per rassicurarla ancora. «Stringimi.» e lo feci, con tutta la forza che avevo.
I giorni successivi furono ancora occupati da pianti e sofferenza. Il funerale era stato devastante per tutti noi, persino la scuola era venuta a commemorare il povero Emmanuel, studente eccellente ma anche ottimo amico. «Cristiano, non dobbiamo piangere più, lui non vorrebbe.» Tenevo la mano di Celestian al momento della sepoltura del corpo. «Certo, saremo sempre felici per lui...» Sorrisi.
 
Fine
  
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