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Autore: Roly_chan    29/07/2013    3 recensioni
"Ce la farai. Tu sei la Salvatrice." le disse fiducioso Henry.
Emma annuì con vigore, stringendo per un attimo una mano del figlio nella sua.
Poi si focalizzò unicamente su Killian, appoggiando i palmi delle mani sulla ferita.
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Arrivati sull'Isola che non c'è, i sei riescono a salvare Henry, ma Emma dovrà affrontare una nuova sfida con i suoi sentimenti. Tutto viene accantonato in un angolo però, l'unica cosa importante è aiutare il Pirata.
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccole premesse!
Di questa shot ci dovrebbe essere un continuo, più serio xD
Nel senso che affronterò per bene tutti i pensieri, quei due "ti amo" *if you know what i mean*, ecc ecc.
Per ora mi sono soffermata su quei 15 minuti in cui avviene "questa cosa" e quindi i ricordi e le sensazioni che colpiscono Emma in quel istante.
Spero che la storia vi possa piacere e ringrazio tutti quelli che la leggeranno.
Saluti ^^
Ps: se non sono stata chiara nei vari passaggi, basta dirmelo.








Non l’avrebbe permesso!


Le cose non potevano finire così!

Avrebbe dato la sua vita, pur di salvarlo.

Perché glielo doveva e perché… perché doveva sopravvivere.

Non poteva abbandonarla, ecco.



Doveva essere sincera, Neverland nella sua mente era decisamente più bella e meno spaventosa.

La sua espressione corrucciata esprimeva perfettamente il disappunto.

<< Sei sicuro che non abbiamo sbagliato isola? >> chiese a Hook.

Il Capitano -quanto detestava pensarlo con quel nome- era troppo preso ad osservare chi sa cosa per risponderla.

<< Cosa si aspettava signorina Swan? Neverland è un luogo terribile. >> intervenne il signor Gold.

<< Immagino che quindi non ci siano gli indiani, le sirene e i bambini che giocano dalla mattina alla sera? >> suppose Emma, con mal celata ironia.

<< Certo che ci sono. Ma credo che non siano come lei li pensa. >> rispose l’altro.

Snow si avvicinò alla figlia, mettendole una mano su una spalla, come a incoraggiarla a non abbattersi.

<< Ammainate le vele. >> disse d’un tratto Hook, ricevendo in cambio sguardi perplessi da parte del suo nuovo equipaggio.

O almeno così lui li vedeva.

Erano sulla sua nave, facevano quello che diceva.

Era sempre stato così e così sarebbe rimasto.

<< Allora? Non mi avete sentito? >> insistette, incominciando a spazientirsi.

<< Per chi ci hai preso? Non siamo i tuoi schiavetti! >> rispose Regina, indignata da un tale comportamento nei suoi confronti.

<< Se non vi piacciono le mie regole, tesoro, potete anche scendere dalla mia nave. >> disse con tono beffardo.

Se finora c’era stato imbarazzo e preoccupazione, presto l’aria si riempì di elettricità.

Nemmeno a Emma piaceva dover sottostare a degli ordini, ma non accettava il comportamento di Regina, tantomeno quello del signor Gold.

Se erano lì, lo doveva a Hook.

Si dovevano sentire grati a lui.

Per fortuna ci pensò suo padre a calmare gli spiriti.

E così, a ognuno, fu data una vela da gestire.

Emma si disse che non sembrava difficile. Doveva solo tirare quella corda, poi quella…

Ma quant’erano pesanti?

Forse aveva tirato troppo quella a destra?

Magari allentando un po’ quella a sinistra…

Ma il risultato fu solo quello di trovarsi con il sedere per terra e un piede a mezz’aria, incastrato fra le corde.

Batté il pugno sul pavimento, come segno di frustrazione.

Se non sapeva ammainare una vela, come avrebbe fatto a salvare suo figlio?

Si sentì le lacrime agli occhi, ma subito tirò su con il naso, passandosi la manica della giacca sulla faccia e cercò di liberarsi.

Ben presto però, vide altre dita lavorare per districarla da quel rovo.

<< E pensare che una volta vi dissi che sareste stata un’ottima piratessa. >> osservò Hook, con il suo solito sorriso divertito.

Emma non seppe come ci riuscì, ma l’uomo slegò con facilità quel nodo e poi le offrì quella stessa mano, per aiutarla ad alzarsi.

Mano che prontamente lei non accettò.

<< Non tutti sono stati su una nave a vela nella vita. >> rispose stizzita la bionda.

<< Bastava chiedere amore. >> e le porse la corda di destra.

Emma la prese riluttante, guardando dove tenesse i piedi questa volta.

<< Tirate con tutta la forza che avete. >> disse il pirata.

In poco tempo la ragazza costatò che la vela finalmente era stata alzata.

Possibile che non potesse farlo da sola?

<< Non c’è niente di male a chiedere aiuto qualche volta. >> interruppe i suoi pensieri, la voce allegra di Hook.

<< Ultimamente ne ho chiesto anche troppo. >> osservò Emma, prendendo un profondo respiro.

Doveva dirlo. Grazie.
Erano sei semplici lettere.
Bastava aprire bocca.

Ma a quanto sembrava quella giornata non riusciva a fare niente. Oltre che compiangersi.

Si schiarì la voce, ma ancora non ci riusciva.

<< Allora, attracchiamo adesso? >> chiese, cercando di deviare il discorso.

Killian alzò lo sguardo al cielo.

Quella Emma era davvero divertente.





<< Cos’è successo?! >> domandò Snow, mettendosi le mani sulla piccola bocca.

Emma non sapeva cosa rispondere.

C’era solo una parola che le riempiva la mente e la vista.

Sangue, sangue, sangue.

Ne stava perdendo troppo. Ormai sotto di lui c’era una vera pozza.

Gli aprì la camicia, quasi gliela strappò, per osservare meglio la ferita.

Era un enorme e profondo solco che iniziava dalla spalla fino ad arrivare a metà addome.

Per poco il cuore non era stato colpito.

Era messo davvero male. Era solo questione di tempo.

Poi se ne sarebbe andato.

Si sfregò le mani.

Prima di arrendersi, avrebbe provato di tutto.




Forse era giunta l’ora che imparasse a usare questa presunta magia che era in lei.

In quei casi si rivelava davvero utile.

Regina aveva reso la Jolly Roger invisibile e Rumpelstiltskin aveva messo una sorta di scudo impenetrabile intorno al loro accampamento improvvisato, in una piccola raduna nella foresta.

O era meglio il termine giungla?

Era quasi sera, ma il sole illuminava ancora l’isola, poteva approfittarne per esercitarsi con qualcosa.

<< Hey Dav.. cioè, papà. Che ne dici se ci alleniamo un po’ nel duello con le spade? >> le era ancora difficile usare la parola “padre” e “madre”.

Quasi stentava a crederci che lo stesse facendo.

Dopo 29 anni ormai.

Chi l’avrebbe mai detto.

Il volto di Charming s’illuminò al suono di quella parola con P. ma storse il naso alla richiesta della figlia.

<< Non ti devi preoccupare Emma. Ci siamo noi con te. >>

<< Un po’ di autodifesa credo che sia necessaria. >> insistette la bionda, ma il principe non sembrava ancora convinto.

<< Posso allenarvi io. >> propose Hook, avvicinandosi ai due.

<< Ti ho già battuto una volta. Direi che la spada non è il tuo forte. >> disse compiaciuta l’atra.

<< Mettetemi alla prova. >> rispose il moro, puntando già la sua spada verso la ragazza.

David cercò di fermarla, ma Emma amava avere ragione, quindi accettò di buon grado la sfida del pirata.

Afferrò la sua personale spada, che aveva recuperato dalle innumerevoli armi che erano ammassate nella stiva della nave.

Ci volle un secondo e la bionda si ritrovò, a una vicinanza pericolosa, il viso di Killian.

La sua arma era a terra ai suoi piedi, e sentiva benissimo il ferro gelido della spada avversaria sulla sua gola.

<< Vedete cara, sono molto bravo con la spada. >> sussurrò l’altro, con una gran dose di malizia.

Emma lo guardò sconcertata.

Come aveva fatto?

<< Non è possibile.. >> disse più a se stessa che a lui.

<< Magari vi ho lasciato vincere l’ultima volta. >>

La bionda allora alzò finalmente il suo sguardo, puntandolo in quello azzurrissimo dell’altro.

Stava dicendo la verità.

Avrebbe voluto chiedergli il perché, ma aveva paura.

Sì, paura della risposta e di quello che avrebbe comportato.

L’intervento provvidenziale del padre, fermò quella che poteva diventare un’imbarazzante conversazione.

Eppure ogni volta che c’era occasione, gli si avvicinava, già con la spada in mano.

Non c’era bisogno di aggiungere niente.

Lui sapeva cosa lei voleva.

<< Lo riprenderemo, lo sai vero? >> le disse una sera, dopo un loro allenamento.

Era la prima volta che si permettevano simili confidenze.
Seduti a terra, fianco a fianco, osservando un punto impreciso davanti a loro.

Di solito, dopo esserle date di santa ragione, si dividevano, ognuno andando in una direzione diversa.

Ma quella era stata una giornata diversa.

Erano stati vicinissimi dal salvare Henry, ma non ci erano riusciti.

Quei dannati ragazzini, si stavano facendo aiutare dalle fatine.

Emma non se ne faceva una ragione.

Come potevano essersi fatti battere da dei nanerottoli?


<< Se solo sapessi usare anch’io la magia. >> sputò con rabbia la bionda.

<< Non ne hai bisogno. Hai spezzato una maledizione con le tue sole mani. Riuscirai anche a riprenderti tuo figlio. >>

Emma si girò verso di lui, sorpresa.

Perché aveva così tanta fiducia?

Era convinto quando diceva quelle cose e questo non faceva che provocare ulteriore senso di colpa in lei.

Non l’aveva ancora ringraziato.

E chi sa se avrebbe mai trovato il coraggio di farlo.
Ma dentro di lei scattò qualcosa.

Non poteva mollare, almeno quello glielo doveva.

Non poteva deluderlo.





Perché non succedeva niente?

Sarebbe dovuto uscire un alone dorato o rosato dalle sue mani, no?

<< Ti prego, ti prego. >> sussurrò, serrando gli occhi.

Immaginò nella sua mente quello che sarebbe dovuto accadere, ma nella realtà lui stava morendo.

Snow era corsa in suo soccorso, cercando di tamponare la ferita, ma era tutto inutile.

Gli afferrò il polso, notando con orrore quanto il battito fosse lento.

Per non parlare della pelle gelida.

Si voltò verso Regina e il signor Gold, che guardavano senza far niente.

<< Aiutatelo, vi prego. Sarò in debito con voi a vita, ma salvatelo. >>

Poteva contare davvero con una mano le volte in cui si era rivolta a qualcuno con quel tono di supplica.

<< O pensiamo a lui o alla nave. Per farla volare c’è bisogno anche di tutte le nostre energie, non possiamo sprecarle così. >>rispose Regina.

A quelle parole Emma scattò, tanto che il padre fu costretto ad afferrarla per la vita.

Avrebbe voluto prendere quei due a pugni, fino a farli agonizzare a terra.

<< Come puoi parlare così? Se non fosse stato per lui, non avremmo mai salvato Henry. Glielo dovete! >> urlò, dibattendosi fra le braccia del padre.

Sentì varie voci che chiamavano il suo nome, ma solo una ebbe il potere di farla calmare.

Suo figlio.





Il giorno dopo sarebbe stato decisivo.

Con l’aiuto della tribù indiana, erano riusciti a scovare il nascondiglio dei Bimbi Perduti, e quindi Peter Pan.

Avrebbero attaccato all’alba, invece di riposare, il capo tribù aveva deciso di dare una festa.

Almeno questo era rimasto fedele alla storia che anche Emma conosceva.


Tutti ballavano intorno al fuoco, saltellando e canticchiando.

Perfino sua madre e suo padre!

Avevano tentato di tirare anche lei nella mischia, ma non era il tipo che faceva quelle cose.

Per un attimo immaginò come sarebbe stata la sua vita a coorte.

Probabilmente avrebbe passato la maggior parte delle feste, seduta in un angolo, mentre malediceva il suo enorme abito, con sguardo imbronciato.

Proprio come in quel momento.

Aveva addosso degli abiti tutti di pelle beige, dati in regalo da quel popolo.

Aveva cercato di non accettare, ma effettivamente aveva bisogno di cambiarsi.

Notò che anche Hook non aveva più la sua classica camicia nera, gilè e cappotto.

Indossava una larga maglia marroncina, che metteva in risalto i suoi occhi, non più contornati dal classico eliner.

Seduto su un tronco, aveva le gambe allungate in avanti, incrociate tra loro.

La mano destra e l’uncino erano appoggiati con disinvoltura sulle cosce.

La schiena era più incurvata, chiaramente era rilassato, e sorrideva senza malizia, mostrando la sua dentatura bianchissima.

Emma si concentrò a notare tutti quei particolari, e per la prima volta si rese conto che il pirata era davvero bello.

La luce del fuoco creava un armonioso contrasto di luci e ombre sul viso, ma i suoi occhi brillavano anche nell’oscurità.

Forse gli piaceva la musica?

Stava ricordando qualcosa di piacevole?

Emma si sorprese a volerne sapere di più di lui, di Killian Jones.

In un attimo però, una nuova sensazione s’impossessò di lei.

Un’emozione che non avrebbe mai creduto di poter riprovare nella sua vita.

La gelosia.

Non ne aveva motivo di provarla.

Non aveva nessuna esclusiva sul moro, e già aveva rifiutato il suo invito a ballare.

E poi cosa le importava se un’indiana, tutta curve e con abiti succinti, si muoveva intorno a lui con quel ancheggiare provocatorio?

Probabilmente se avesse saputo che quella era Giglio Tigrato, ne avrebbe riso, piuttosto che logorarsi il fegato.

Non doveva provare niente nei suoi confronti.

Niente.

Lui non era nessuno.

Si alzò e si allontanò dalla festa.

Non aveva bisogno di altri problemi.

Prese la sua fedele spada e decise di esercitarsi un po’.

<< Non imparerete nulla di nuovo se colpite il vento. >>

Si girò, anche se già sapeva di chi era quella voce.

La sua arma era puntata a terra, così che le braccia potessero riposare sull’impugnatura.

Sorrideva di sbieco, con quello strano luccichio negli occhi.

Lui era lì con lei, ancora una volta.

Lui continuava a non abbandonarla.




Al suono della voce del figlio, Emma si calmò.

<< Sto bene.  >>affermò, e David la lasciò andare.

Salvare suo figlio o Hook?

Poteva fare entrambi, doveva solo concentrarsi.

<< Fate partire questa nave. >> ordinò, avvicinandosi di nuovo al corpo, sempre più bianco, del pirata.

Lo guardò con determinazione, mentre sentiva intorno a sé, gli altri muoversi per andarsene da lì.

Due mani le se appoggiarono sulle spalle, come sostegno e rassicurazione.

<< Ce la farai. Tu sei la Salvatrice. >> le disse fiducioso Henry.

Emma annuì con vigore, stringendo per un attimo una mano del figlio nella sua.

Poi si focalizzò unicamente su Killian, appoggiando i palmi delle mani sulla ferita.






<< Correte, presto! >>urlò il moro, mentre faceva strada agli altri due.

La bionda stringeva con forza il figlio fra le sue braccia, sperando che i nemici non si riprendessero velocemente, dal loro attacco a sorpresa.

Lei e Hook avevano avuto il compito di afferrare Henry, mentre gli altri di attaccare con magia e quant’altro, i Bimbi Sperduti.

Ci erano riusciti, ma si erano dovuti dividere.

Il suo piccolo era ridotto a pelle e ossa, non avrebbe mai avuto le forze di correre.

Così l’aveva preso fra le sue braccia, ma questo la rallentava parecchio.

Ebbe il sospetto che nemmeno Hook, avesse molte energie.

Però questo si girò come un lampo e invitò la bionda a porgergli il ragazzino.

<< Ce la faccio, dai a me. >>

Però Emma non aveva il coraggio di lasciare il suo bambino, dopo tanto tempo che finalmente si erano ritrovati.

La domanda che giunse a breve, non fu una sorpresa per lei: << Ti fidi di me? >> chiese il bel pirata.

In un modo o nell’altro finivano sempre lì.

Ci ragionò un attimo e poi, dopo undici anni, ci riuscì di nuovo.

Si fidò di un uomo.

Non ci fu bisogno di aggiungere nulla, bastò porgergli l’essere più importante per lei sulla terra.

Hook prese Henry fra le sue braccia, con una premura che impressionò Emma.

Fece appoggiare il piccolo capo del ragazzo sulla spalla sinistra, e riprese a correre.

In breve arrivarono alla spiaggia, dove David li attendeva su una scialuppa.

Lui ed Emma remarono velocemente fino alla Jolly Roger, dove Trilly aveva già provveduto a cospargerla di polvere di fata.

La bionda prese suo figlio e lo mise sulle spalle del nonno, poi li seguì e, giusto il tempo di salire quella scaletta e toccare il pavimento, che afferrò di nuovo Henry per stritolarlo fra le sue braccia.

Il ragazzino d’altra parte, ricambiò il gesto, mettendoci tutte le forze che aveva.

Poi un tonfo.
Un lamento.
Il silenzio.

Ecco che era incominciato l’incubo di Emma Swan.






Hook aveva corso, con suo figlio in braccio, facendo peggiorare la sua situazione, già critica.

Come poteva essere stata così stupida da non accorgersene?

Si era ferito forse quando le aveva fatto da scudo?

No, non poteva nemmeno pensare che fosse colpa sua.

Era la Salvatrice, ce l’avrebbe fatta.

Liberò la mente da ogni sorta di pensiero che non comprendesse… Killian.

<< La vostra mano. Avete un taglio. Lasciate che vi aiuti. >>

<< Per una che non è mai stata innamorata, siete alquanto perspicace, non è così? >>

<< Emma, guardatemi. Vi ho mentito? Vi ho portata qui. Ho messo a rischio la mia vita per aiutarvi. La bussola è nelle vostre mani. Perché mi state facendo questo? >>

<< Io ho chiuso con te. >>

<< Beh, la mia nave e i miei servigi vi aiuteranno a seguirli. >>

Pensò unicamente a Killian Jones.

L’uomo ferito e pieno di vendetta, che aveva messo da parte tutto per aiutarla.

L’aveva sfidata, compresa, sorpresa.

Era riuscito a scalfire la sua barriera.

E ora era lì, con le lacrime che ormai le solcavano il viso, a dare tutta se stessa per lui.

Un formicolio le attraversò le mani, mentre un brivido, le percorse la schiena.

La sentiva.
Sentiva la magia scuoterla dall’interno.

“ Solo un ultimo sforzo “ pensò.

Un bagliore poi, quasi esplose da lei, investendo chiunque le stesse intorno, per poi concentrarsi sulla ferita di Hook.

<< Sta guarendo! >> esultò Henry, ma Emma non volle aprire gli occhi finché non avesse completato il lavoro.

Invece di perdere le energie, come di solito le succedeva, si sentiva sempre più rinvigorita.

Più sapeva che stava riuscendo a salvarlo, più si sentiva forte.

<< L’amore è debolezza. >>

<< No, è forza! >>

Quella vecchia conversazione fra lei e Cora, le balenò in testa.

C’erano così tante cose di cui discutere e riflettere, ma finché le cose non si sarebbero sistemate, era meglio accantonare tali pensieri.

Sentì distintamente il boccheggiare di Hook e lo scattò che fece per mettersi seduto.

Solo allora Emma aprì gli occhi.

Era vivo! Era vivo!

Era davanti a lei, sano come un pesce, che la guardava con allegria.

<< Ho sempre saputo che ci tenevate troppo al mio bel faccino. >> disse con spavalderia.
Swan, però, lo guardò seria, non nascondendo gli occhi ancora lucidi e arrossati.

<< Grazie, Killian. >> e alla fine ce l’aveva fatta.

<< E’ stato un piacere. >> rispose con lo stesso tono il pirata, non riuscendo però a mascherare quella nota di meraviglia.

Emma abbassò lo sguardo, non riuscendo ancora ad alzarsi da lì.

Come sempre, il pirata la lesse nella mente e le diede quello che lei non sapeva nemmeno di desiderare così tanto.

La spinse verso di lui e la abbracciò.

La bionda rimase ferma per un attimo, ormai non più abituata a simili sensazioni.

Il cuore le batteva impazzito, il respiro era diventato più pesante e sentiva le gambe tremare.

Si sentiva tanto di nuovo la vecchia Emma Swan, di solo diciotto anni.

E come all’epoca, si lasciò trasportare da sue emozioni e gli circondò la vita, nascondendo il viso nel suo collo.

Adesso sì che sentiva che il lieto fine davvero vicino.



  
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