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Autore: HeyFox    29/07/2013    3 recensioni
- Perche' lo stai facendo, lentiggini?- Chiese un'altra volta, sussurrando.
Gli diedi una leggera spinta - Se mi chiami un'altra volta "lentiggini" giuro che sarai morto.- Dissi con finta aria minacciosa e un dito puntato contro il suo petto.
Non mi ero nemmeno accorta che la sua tenuta da football fosse scomparsa e che in quel momento indossava soltanto una di quelle camicie che dava l'ospedale.
Lui arrossi' leggermente, poi punto' anche lui un dito contro di me - E tu non hai ancora risposto alla mia domanda, lentiggini.- Disse divertito abbassando il viso per nascondere il rossore.
Scoppiai a ridere a quella scena - Non ti ho mai visto arrossire!- Esclamai ammiccando con lo sguardo.
Lui alzo' un sopracciglio - Mi stai per caso prendendo in giro?- Chiese divertito.
Io feci una faccia che doveva sembrare indignata - Ma chi, io? Lo avrei fatto due mesi fa, ma adesso non mi permetterei mai.- Dissi con voce seria, anche se mi veniva da ridere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mess'
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Ero seduta su una delle sedie di plastica nella palestra della scuola che e' stata trasformata in pista da ballo, buffet e angolo DJ..
Devo ammettere che i preparatori del ballo si sono dati proprio un gran da fare per rendere tutto cosi'... impeccabile, ecco.
E anche April ha superato se stessa. Voglio dire, convincermi a mettermi un vestito e a truccarmi sembrava un'impresa impossibile, ma lei ce l'ha fatta.
Se devo essere sincera, quando mi sono vista allo specchio, non pensavo fossi io quella riflessa. Il vestito verde scuro con qualche riflesso di blu mi arrivava fino al ginocchio e il trucco chiaro metteva in risalto i miei occhi scuri. Per non parlare dell'acconciatura. Ci ha messo mezz'ora e passa per sistemarmi e domarmi i capelli, ma alla fine ha raggiunto l'obbiettivo.
Vagai con lo sguardo per tutta la sala in cerca di James e April e alla fine li trovai intenti a ballare.
Quanto erano dolci! Erano fatti l'uno per l'altro, davvero.
Il DJ aveva messo un lento e James l'aveva abbracciata, mentre lei teneva le braccia appoggiate intorno al suo collo e la testa sul suo petto, mentre lui le diceva, sicuramente, dolce frasi all'orecchio, facendola sorridere teneramente.
Era una di quelle coppie che quando la vedi, ti viene subito da pensare a quando saranno ormai nonni, seduti sulla veranda di casa loro a guardare un tramonto, con lei che appoggia la testa sulla spalla di lui  che la stringe in modo protettivo, nello stesso modo in cui faceva quando era giovane.
Sorrisi al pensiero.
-Vuole concedermi l'onore di questo ballo, signorina?- chiese una voce dietro di me, facendomi sobbalzare.
Mi voltai e sorrisi trovandomi davanti Carlos con uno smoking nero, una camicia bianca e una cravatta nera, leggermente chinato in avanti e con un braccio disteso verso di me, mentre l'altro stava dietro la sua schiena.
-Certo mio prode cavaliere.- risposi afferrando la sua mano.
Mi porto' sulla pista da ballo, facendoci immergere in quella marea di ragazzi e ragazze.
-Ti avverto che non so ballare.- sussurrai.
-Beh, nemmeno io se e' per questo. Ma non sembra troppo difficile..Basta dondolarsi sul posto.- disse osservando gli altri attorno a noi mentre mi poggiava le mani suo fianchi
Risi leggermente passandogli le braccia attorno al collo -Si, meglio non provare a fare qualcos'altro-.
Lui annui' con un tenero sorriso sull labbra, facendoci poi dondolare sul posto.
Dopo qualche secondo sentii la sua voce vicino al mio orecchio -Ma Logan non ha detto di aver lasciato Cloe?- chiese.
Annuii -Si, perche?-
-Perche' quella che sta ballando con lui mi sembra proprio Cloe..- disse guardando leggermente a destra, quasi dietro alle mie spalle.
Seguii il suo sguardo e trovai loro due che ballavano, anzi, lei che ballava e Logan che dondolava sul posto, impacciato.
Alzai le spalle -Puo' darsi che abbiano fatto pace..-.
Carlos mi guardo' con un sopracciglio alzato -Logan non ti ha creduto fino in fondo?-
-No, non credo che sia questo.. Piu' che altro, credo che Cloe abbia inventato una scusa per tutto..-
conclusi e nello stesso momento il DJ cambio' canzone, mettendone una piu' movimentata -Ma adesso non pensiamoci, va bene? Mi voglio diveritre e svuotare la mente.- dissi con un sorriso allegro.
Lui annui' sorridendomi di rimando e iniziammo a scatenarci mentre con la coda dell'occhio vidi James e April abbandonare la pista per sedersi al tavolo dove c'erano tutte le nostre cose.
Continuammo a scatenarci e a ridere per... Sinceramente non so quanto. So solo che l'abbiamo fatto per un bel po' di tempo, finche' non vidi James correre verso di me con il mio cellulare in mano.
Appena mi fu abbastanza vicino grido' per farsi sentire -Ti sta chiamando tuo padre! Dice che e' urgente!-.
Annuii e lo ringraziai con un sorriso, poi appoggiai il cellulare all'orecchio -Un'attimo papa' che esco dalla palestra!- gridai, poi corsi fuori per parlare con tranquillita' -Si, eccomi.- dissi con tono allegro, ma dall'altra parte della cornetta non proveniva alcun suono oltre a un respiro affannoso -Papa', tutto a posto?- chiesi insicura, sedendomi su uno scalino.
-No- disse infine, scoppiando a piangere.
Mi preoccupai subito. Mio padre era un uomo forte, non l'avevo mai visto, tanto meno sentito piangere. Era scioccante farlo per la prima volta e non potergli essere affianco.
-Che succede papa', cosa c'e' che non va?- chiesi subito.
Lo sentii fare un sospiro profondo, clamandosi leggermente -Hanno sparato a mamma. Non riuscira' ad arrivare a domani.- disse con un filo di voce.
A quel punto sentii le lacrime scorrermi giu per le guance e un nodo formarsi velocemente nella gola.
-Non..non e' possibile- sussurrai -Dove sei? Aspettami, arrivo subito.- aggiunsi subito dopo.
-No!- quasi grido' -No Jennifer. Io sono in taxi, sto andando a New York. Resto li' finche' ce ne sara' bisogno. Se vieni qui, giuro che sarai in castigo per tutta la vita. Se non hai le chiavi sono sotto alla tegola mobile della veranda, sotto lo zerbino. Ho gia' parlato con Mike ed Elizabeth- il padre e la madre di Logan- e se ti serve qualcosa saranno ben felici di esserti d'aiuto. Adesso chiudo. C'e' un'altra hiamata e puo' essere Mac.- disse e chiuse subito.
Staccai il cellulare dall'orecchio per mettermelo davanti agli occhi per guardare lo schermo con la vista appannata dalle lacrime.
Entrai di corsa nella palestra e andai al nostro tavolo, dove i ragazzi stavano ridendo a una battuta di Loagn.
Appena James noto' che stavo piangendo, rivolse tutta la sua attenzione su di me, e April, come se gli avesse letto nella mente, sposto' lo sguardo su di me, assumendo subito uno sguardo preoccupato.
-Jennifer, che succede?- chiese April con la sua voce delicata, facendo girare anche Carlos e Logan.
Io scossi la testa e afferrai la piccola borsa che April mi aveva prestato -Scusate ragazzi.- dissi con voce spezzata e corsi nuovamente fuori.
Direzione? Casa, camera mia.
Volevo stare da sola. Non volevo avere nessuno attorno, anche perche' se qualcuno si avvicinasse a me, probabilmente lo attaccherei con tutto il disagio che ho in questo momento dentro di me, scaricandogli addosso tutto quello che provo, dicendo cose che non vorrei mai dire e non vorrei ferire qualcuno, a cui voglio bene e che mi vuole bene, involontariamente.
Iniziai a correre per le strade semi-deserte.
Gli occhi appannati mi offuscavano la vista, l'udito era ovattato e le mie gambe deboli. Tutto questo non aiutava affatto la corsa, ma, in un modo o nell'altro ce la feci ad arrivare a casa.
Trovai la chiave e andai subito in camera mia. Mi chiusi la porta alle spalle e mi appoggiai al muro li' accanto, facendomi scivolare fino a terra. Mi strinsi le ginocchia al petto, ci appoggiai sopra la testa e piansi tutte le lacrime che non avevo versato prima.



 I ragazzi si guardarono, uno piu' spaesato dell'altro, ma fu Carlos a riprendersi per primo.
-Perche' Jen piangeva?- chiese.
Tutti alzarono le spalle e anche Logan si riprese completamente, alzandosi e afferrando la giacca del completo che aveva  appoggiato allo schienale della sedia, per poi prendere il cellulare dal tavolo.
-Chi era al cellulare?- chise lui.
-Suo padre. Ha detto di passargliela subito perche' era una cosa urgente. So solo questo.- disse James di nuovo preoccupato.
Carlos osservo' per bene Logan con un sopracciglio alzato -Dove stai andando?-
Logan alzo' lo sguardo' su di lui, poi osservo' pure James e April -Esco a cercarla.-
-Dal suo sguardo credo che voglia restare da sola.- disse April con voce calma.
-Non voglio che faccia cazzate o che si cacci nei guai. Se non la trovo per strada, sono sicuro che la trovo a casa.- disse velocemente, per poi uscire dalla palestra per dirigersi verso la sua macchina.
Ci sali' su e percorse lentamente le due strade che portavano a casa Brown, ma non trovo' Jennifer da nessuna parte, quindi parcheggio' davanti casa sua e provo' a chiamarla, ma rifiuto' la chiamata.
Sosprio' e scese dalla macchina avviandosi verso la veranda della casa della sua amica e provo' a suonare, ma non gli apri' nessuno.
L'ultima spiaggia?
Scalare il muro ed entrare nella sua stanza attraverso la finestra...
 Il ragazzo sospiro' lasciando la giacca del completo sulla veranda e si arrotolo' le maniche della camicia, poi fece il giro della casa e comincio' a scalare.
 



Sentii un leggero tonfo vicino alla finestra, poi dei leggeri passi sul pavimento cosi' alzai lo sguardo.
Mi trovai davanti Logan con le maniche della camicia arrotolate e le guance, per quel che potevo vedere dalla luce fioca, leggermente arrossate.
Si avvicino' lentamente a me, ma lo fermai alzando la voce -Vattene via!-
Lui scosse la testa -No- mormoro'.
Mi alzai e lo fronteggiai, anche essendo molto piu' bassa di lui -Ho detto di andartene, non ti voglio qui!-
-Non me ne vado finche' non vedo che ti calmi e che mi spieghi cosa e' succsso.-
rispose tranquillamente a bassa voce.
Le lacrime cominciarono a scendermi di nuovo copiosamente sulle guance mentre cominciavo ad avanzare lentamente.
-Vattene!- gridai avvicinandomi a lui -Vattene, non mi serve il tuo aiuto! Non voglio l'aiuto di nessuno!- continuai a gridare, cominciando a tempestare il suo petto di pugni, ma lui non fece una piega, per un po' di tempo non tento' nemmeno di difendersi, di fermarmi. Aspetto' pazientemente che mi calmassi almeno un po', che i miei pugni perderssero potenza.
Alla fine, quando calmai un po' la raffica di sberle, lui mi afferro' i polsi con una mano, impedendomi di muovermi, mentre con l'altro braccio mi strinse al suo petto.
Provai altre tre volte a liberare le braccia, poi, sfinita, ci rinunciai e mi abbandonai al suo petto, cominciando a singhiozzare piu' di prima.
Lentamente, con cautela, mi accompagno' sul letto, distendendosi con me sopra, facendomi appoggiare la testa sul suo petto. Mi copri' con il leggero lenzuolo e comincio' ad accarezzarmi i capelli con la mano destra, mentre con il braccio sinistro mi teneva stretta a se'.
Lentamente iniziai a calmarmi. Il mio respiro rallentava e i singhiozzi cominciavano a scomparire, fino a scuotermi il petto di tanto in tanto.
-Stai meglio?- mormoro' sui miei capelli.
Scossi la testa -No.. non sto meglio.-
Lo sentii stringermi di piu' a lui mentre le sue labbra lasciavano un leggero bacio sui miei capelli.
-Cosa e' successo? Cosa ti ha detto tuo padre?- chiese piano.
-Come sai che mi ha chiamato mio padre?- domandai a mia volta.
-Eravamo tutti preoccupati per te, cosi' abbiamo chiesto se qualcuno sapeva qualcosa e James ha detto che era tuo padre al telefono.- mi informo'.
Annuii solamente, senza rispondere alla sua domanda.
-Hey, Lentiggini, ti ho fatto una domanda prima.- mi riprese dopo qualche minuto che stavamo in silenzio.
Sospirai.
Massi', diciamoglielo. Infondo, prima o poi l'avrei comunque detto a lui o a Carlos.
-Mia madre e' in ospedale.- sussurrai.
La sua mano si fermo' un attimo, poi riprese ad accarezzarmi i capelli -Dio... Cosa e' successo?- domando'.
-Si e' beccata una pallottola. I dottori dicono che e' probabile che non arrivera' a domani mattina.- dissi con la voce roca a causa del magone che avevo in gola.
-Mi dispaice, dico davvero.- sussurro'.
-Mi sento in colpa, come se l'avessi uccisa io.- riflettei ad alta voce.
-So cosa senti, cosa provi. Ti capisco.- mormoro'.
-No che non lo sai, non sai cosa provo.- sussurrai quasi con rabbia.
Detesto quando qualcuno dice cosi' solo per confortare qualcuno.
Lo sentii sospirare lentamente e schiarirsi la voce -Si invece. Ho perso la mia ragazza due anni fa.. ed e' stata anche colpa mia.- non gli dissi niente, continuo' a raccontare da solo, sicuramente con lo sguardo perso nel vuoto, ritornato a quel giorno in cui era accaduto il fatto -Il giorno prima avevamo litigato per una cosa stupida. Avevamo litigato per il fatto che io non volevo che lei uscisse con un suo "amico", uno che la guardava sempre con occhi languidi. Ero abbastanza geloso di lei. Conosco noi ragazzi e so che riusciamo ad essere stronzi anche senza volerlo. Comunque, dicevo.. Avevamo litigato e non ci sentivamo da un giorno intero, ma un nostro amico in comune mi aveva dato una soffiata, dicendomi che Erin era uscita in discoteca con quel tipo. Mi ero infuriato, ero impazzito. Avevo afferrato la giacca e le chiavi della mia nuova macchina, considerato che avevo preso la patenta un mese prima.
Ero partito in quarta, arrivando alla discoteca in dieci minuti, invece dei venticinque che ci si impiega di solito. Ero entrato dentro, scansando ogni guardia. L'avevo vista ridere a una battuta di quello.. squallido tipo e non c'avevo visto piu'. Ero corso da lei, l'avevo afferrata per il polso e trascinata fuori, mentre lei continuava ad urlarmi contro di lasciarla stare perche' non avevo nessun diritto di trattarla cosi'. L'avevo fatta salire in macchina e poi l'avevo imitata, partendo subito, uscendo fuori citta'. Lei mi chiedeva dove stavo andando e io non le rispondevo, perche' ero il primo a non saperlo. Spiccicai parola solo quando lei mi urlo' all'orecchio di farla scendere subito. "Non puoi fare cosi'. Non puoi uscire con un tizio che non vede l'ora di portarti a letto. Non puoi finche' noi due staremo insieme." avevo detto a denti stretti. Lei era rimasta in silenzio a guardare davanti a se' per un po', poi inizio' a dire che lei poteva uscire con quelli che voleva perche' non era una mia proprieta', poi nessuno aveva piu' pronunciato parola: io cercavo di calmarmi e di mettere da parte l'orgoglio per chiedere scusa mentre lei guardava fuori dal finestrino. Poi fu un lampo.
Eravamo sull'autostrada mal illuminata e non avevo visto un camion arrivarmi contro perche' aveva i fari spenti. Mi ricordo solo un terribile scontro tra la mia macchina e il camion, poi un lancinante dolore alla testa.
Quando ripresi coscienza, dopo cinque minuti circa, mi resi conto che mi trovavo fuori dall'abitacolo dell'auto: avevo sfondato il parabrezza, cadendo poi a terra, davanti alla macchina.
Quando guardai dalla parte di Erin sentii qualcosa di gelido invadermi tutto il corpo e un terrore penetrarmi nel cervello.
Non so come, ma la sua portiera si era aperta, facendola cadere per meta' fuori dall'abitacolo della vettura.
Ero corso da lei mentre sentivo le lacrime invadermi gli occhi. Urlavo al conducente del camion che era sceso rintontito dall'abitacolo di chiamare urgentemente un'ambulanza, mentre, con delicatezza, portavo Erin del tutto fuori dall'auto, mettendomi accanto a lei e sostenendole  la testa con una mano.
Appena si era resa conto che ero io aveva sorriso leggermente "Ciao Logie." aveva mormorato e io mi sono sentito morire dentro.
"Sai, non pensavo di dirtelo, ma mi fa enormemente piacere che tu sia cosi' geloso di me." continuo' a mormorare con la voce impastata, roca.
"Ti prego, non abbandonarmi. Non sono pronto per lasciarti andare, non voglio lasciarti andare." mormorai con la voce rotta dai singhiozzi leggeri che mi facevano sobbalzare il petto.
Lei aveva sorriso ancora un po', accarezzandomi la guancia "Non ti abbandono, non lo faro' mai. Saro' accanto a te anche se tu non riuscirai a vedermi. Ti amo, ricordatelo e non sentirti minimamente in colpa." aveva detto, forse con uno degli ultimi respiri presi.
Io la scongiurai, pregai di nuovo di non lasciarmi, che non avrei saputo cosa fare se lei se ne fosse andate, che non avrei saputo come fare ad andare avanti. Poi le dissi che l'amavo, che l'amavo veramente.
E, cosi' come conclusi  la fra, cosi' lei sorrise poi un'ultima volta, mentre la sua mano scivolava lentamente sulla mia guancia, per cadere poi pesantemente sul suo ventre.
Mi ricordo solo che dopo quello avevo appoggiato la fronte sulla sua mano, continuando a piangere, poi il buio.
Mi svegliai tre giorni dopo in ospedale, totalmente frastornato, ricordando solo che Erin non c'era piu'.-
concluse infine con voce tremante, con il petto che si abbassava in modo irregolare.
Mi sentivo un mostro. Un mostro di quelli bestiali.
-Logan.. io..- cercai di dire qualcosa guardandolo negli occhi ma lui sorrise e scosse la testa con occhi lucidi.
-Fa niente, non potevi saperlo e poi, sei sotto shock, e' normale.- disse mentre una delle tante lacrime gli percorreva lentamente la guancia.
La asciugai con il polpastrello e infilai il viso all'incavo del suo collo.
-Mi dispiace Logan, mi dispiace molto di averti fatto ritornare a quel giorno, non era mia intenzione.- mormorai sentendo una cosa pesante sullo stomaco.
-Fa niente, fa niente. Non ti preoccupare.- lo sentii mormorare e accarezzarmi di nuovo i capelli.
Cercai di rilassarmi alla delicatezza dei movimenti della sua mano e della morbidezza del suo ampio petto e, alla fine, mi addormentai, stremata da tutte quelle notizie e dalle lacrime.
 
Mi riscossi piano dal sonno. Testai salla mia destra, ma non trovai nessuno.
Dove era andato a finire Logan?
Mi girai piano e aprii lentamente gli occhi, mentre l'udito cominciava a funzionarmi correttamente.
Sentii il rumore dei tasti della tastiera del mio portatile e, dopo due secondi, vidi Logan seduto di spalle alla mia scrivania, con la pagina della mia e-mail aperta su qualcosa che mi era arrivato.
Il ragazzo giro' appena lo sguardo verso di me e chiuse subito il portatile, mentre la sua mano andava al piatto di biscotti accanto a una pila di libri.
Fece girare la sedia verso di me e mi guardo' male portandosi un biscotto alle labbra, dandogli un morso.
-Non mi hai detto che hai fatto domanda a Yale. E non mi hai nemmeno detto che ti hanno ammessa.- mi rimprovero' dopo aver inghiottito.
Sorrisi leggeremente e mi misi seduta -E chi ti ha dato il permesso di scavare nella mia e-mail e di mangiare i miei biscotti?-.
Lui alzo' le spalle, mangiando un altro biscotto -Tu padre ha lasciato un biglietto dicendomi di fare come se fossi a casa mia, quindi...- disse vago.
Sorrisi di nuovo, leggermente -Ok, va bene. Basta che non mi distruggi la casa.- mormorai.
Lui annui' poi si sedette accanto a me, abbracciandomi -So a cosa stai pensando. E so che ti stai dando la colpa. Sai qual e' la soluzione migliore?- domando'.
Scossi la testa.
 -Distrarti, pensare a qualcos'altro.- mormoro'.
-Tipo?- chiesi guardandolo.
-Cambiati ed esci davanti casa.- disse solamente, poi usci' dalla camera.
Feci come disse, lavandomi via il trucco gia sbavato.
Scesi e la scena che mi trovai davanti mi spiazzo' totalmente.
Logan Henderson, con i jeans, giacca di pelle e camicia mezza aperta era appoggiato a una fantastica moto nera lucente metalizzata, con un casco sotto braccio, mentre l'altro in mano. E tutto questo accompagnato da un splendido sorriso sulle labbra.
-Sei mai salita su una moto?- chiese.
Scossi la testa e mi avvicinai a lui, prendendo il casco che mi porgeva.
Lui si sedette sulla moto e lo stesso feci io, allacciando le braccia attorno alla sua vita.
-Dove mi porti cavaliere col tuo destriero nero?- sussurrai.
Lui giro' leggermente il viso verso di me -In un posto che amerai.-
Annuii e mi strinsi alla sua schiena mentre partivamo e acquistavamo velocita'.
Era piacevole stare stretta alla sua calda schiena mentre l'aria gelida mi sferzava accanto.
Dopo una quindicina di minuti percepii che non eravamo piu' sull'asfalto, ma non mi andava di aprire gli occhi.
Sentii la moto rallentare, poi fermarsi.
-Puoi aprire gli occhi adesso- sentii la voce di Logan sussurrata.
Lo feci e mi trovai su una collinetta fuori citta', sotto la quale c'era un lago che rifletteva la luce della luna e delle stelle.
Alzai lo sguardo dopo essermi tolta il casco e rimasi a bocca aperta.
-Logan, e' fantastico qui, e' meraviglioso.- mormorai incantata.
Lui sorrise e mi lascio' un bacio sulla guancia -Sono felice che ti piaccia. Non ci vengo molto spesso e non credo che ci venga qualcun'altro. E' un posto perfetto per stare tranquilli.- mormoro'.
Annuii e mi lasciai accompagnare in cima alla collinetta, dove i stendemmo sull'erba soffice e verde, piacevole al contatto con il corpo.
Restammo sdraiati a lungo, fino all'alba, osservando le stelle, cercando di trovare quelle cadenti.
Alla fine ci riuscimmo e ne trovammo tre.
I miei desideri?
"Che mamma si trovi bene in qualunque posto si va dopo la morte", "Che papa' si ripreda dalla perdita" e "Restare in buoni rapporti in qualunque modo possibile con Logan".
Per quanto scettica io possa essere su queste cose, avevo espresso comunque dei desideri.
Continuammo a parlare per un bel po', finche' l'alba ci diede il buon giorno.






Angolo Autore
Salve ragazzi!
Questo č il penultimo capitolo. L'ultimo e' stato gia' proggettato, devo solo scriverlo.
Ma, buona (o cattiva) notizia: sto iniziando a scrivere il continuo, spero che continuerete a seguirlo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Buon pomeriggio,
Wiky
   
 
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